Napule è – L’universo dei Quartieri Spagnoli di Napoli, tra stereotipo e turismo

Dici Quartieri Spagnoli e pensi ai panni stesi, agli scooter che sfrecciano, alla spazzatura e agli scippi. Tutto qui? Ovviamente no! Anche i turisti l’hanno capito.  Internet  è un formidabile strumento per chi viaggia e la curiosità è più forte (a volte) di qualsiasi pregiudizio. Chi soggiorna nei quartieri sperimenta cosa vuol dire ricevere Accoglienza, quella con la A maiuscola,  che qui è di casa. Lo testimoniano i numerosi B&B, le trattorie, le botteghe artigiane, i numerosi commercianti e i due teatri, Teatro Nuovo e Galleria Toledo.

I Quartieri Spagnoli sono stretti tra  Corso Vittorio Emanuele, via Toledo e via Chiaia. Basterebbe già questa connotazione geografica per intuire cosa può riservare questa parte di Napoli, che chiamarla quartiere è sicuramente riduttivo. È piuttosto un universo, un buco nero che inevitabilmente ci attrae, ci risucchia.  La Napoli nobile, aristocratica e  borghese, da cinquecento anni deve convivere con il suo lato oscuro, che in maniera complice lo ha anche alimentato, come quando spazzando si vuole nascondere la polvere sotto il tappeto.

I Quartieri Spagnoli di Napoli

I Quartieri Spagnoli sorgono nel XVI secolo, quando don Pedro de Toledo decise di alloggiare qui, alle pendici della collina del Vomero,  le guarnigioni militari spagnole. Fin dall’epoca della loro nascita, i quartieri presentarono fenomeni di criminalità e soprattutto prostituzione, legata alla continua ricerca di “divertimento” da parte dei soldati.  Lo stesso fecero molti anni dopo i soldati americani; ricordate il verso di Tamurriata Nera di  Carosone? “…Chillo ‘o fatto è niro niro, niro niro comm’a cche…” Le donne di Napoli del secondo dopo guerra lo ricordano bene.

I quartieri ci raccontano anche di donne santificate, come Santa Maria Francesca. Nata nei quartieri, è stata beatificata nel 1843 e santificata  da Papa Pio IX 1867. È vissuta gli ultimi 38 anni in un palazzo in Vico Tre Re a Toledo. La chiesa fa angolo con via Speranzella e la sua costruzione fu voluta, direttamente da Ferdinando II di Borbone che, in un rescritto del 12 novembre 1856, ordinò che fosse acquistato il palazzo dove aveva vissuto la beata. La casa custodisce ancora la sedia dove la santa riposava quando avvertiva i dolori della Passione, per questo motivo è meta di pellegrinaggio. Oggi su quella sedia numerose donne pregano per ricevere la grazia della gioia di un bambino. E i miracoli spesso accadono, come testimoniano i numerosi ex voto, i fiocchi rosa e azzurri che riempiono le pareti.  

Qui ai quartieri anche i femminielli partoriscono. Un rito ancestrale, esorcizzatore, che allude alla vita. I femminielli, non sono semplici transgender, sono personaggi intimamente legati alla cultura di questa città. Mai discriminati, sempre rispettati, anzi per gli abitanti sono beneauguranti, spesso infatti i bambini appena nati vengono messi tra le loro braccia. Tarantina è l’ultimo dei femminielli, simbolo de quartieri spagnoli,  immortalata recentemente anche in un bellissimo murales di Vittorio Valiante.

Murales di Tarantina – Quartieri Spagnoli di Napoli

La street art è sempre più diffusa nei quartieri, segno di una vivacità culturale che ha nella Fondazione Foqus uno dei motori propulsori. Proseguendo lungo via Portacarrese a Montecalvario dove ha sede la Fondazione, si possono  scoprire altri murales, di cui uno dedicato a Maradona, un altarino votivo che vuole  santificare uno dei personaggi più amati città. Proseguendo oltre si incrocia via Nuova s. Maria Ogni bene, quasi a ridosso di corso vittorio Emanuele. Qui si incontra palazzo Cammarota dove  una targa commemorativa ricorda che qui soggiornò Giacomo Leopardi dal dicembre 1833 al maggio 1835, trovando nei quartieri quindi un luogo di accoglienza e riposo per gli affanni della sua malattia.

La Fondazione Foqus

I quartieri si sono concessi anche un tocco di modernità, infatti si può prendere la metro. Un lungo tapis roulant con le foto di Olivero Toscani ci accompagnano fino a Toledo e viceversa. Un investimento che vuole collegare fisicamente due parti della città che per secoli hanno vissuto quasi in antitesi e che ora finalmente sono complementari.

La metropolitana nei Quartieri Spagnoli di Napoli

Dove mangiare

Trattoria da Nennella, vc Lungo Teatro Nuovo
Trattoria accogliente e ambiente familiare. Sapori e gusti della cucina tradizionale napoletana. Clicca qui per il sito web

Osteria il Gobbetto – Via sergente maggiore 8, a pochi passi da via Toledo
Cucina casereccia e gustosa. Si possono mangiare i principali piatti della tradizione napoletana, dalla pasta e patate al baccalà. Clicca qui per il sito web

Arcangelo Pisano, Guida Turistica Regione Campania
Flegreo di nascita e napoletano per identità culturale, ho maturato un’ esperienza decennale nell’accompagnamento di singoli e gruppi alla scoperta dei tesori del territorio campano. La passione per il trekking urbano e quello naturalistico mi permette di offrire servizi di guida che spaziano a 360 gradi su quella che è l’offerta culturale del territorio, con particolare attenzione all’ artigianato e all’enogastronomia. Svolgo da diversi anni laboratori di teatro e scrivo articoli per magazine che si occupano di turismo.

Contatti:
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