Vi ricordate di Otto Geleng, il pittore tedesco che determinò l’inizio della fama di Taormina?

Quando si lanciò nella sfida di reclamizzarla come meta di villeggiatura, faticò non poco nel 1874 a convincere il proprietario dell’abitazione accanto al teatro, Francesco La Floresta, che già lo aveva ospitato in occasione della sua prima venuta dieci anni prima, ad adibire alcune stanze della sua dimora come albergo. Il nome lo scelse Otto Geleng stesso, dipingendolo su di una insegna da apporre all’entrata: Timeo, figlio di Andromaco, fondatore della città greca nel 358 a.C., che dopo la distruzione di Naxos da parte del tiranno Dionigi il Vecchio di Siracusa, ottenne il permesso di rifondare una città e lo fece in collina, per essere in posizione strategicamente più sicura. Si chiamerà Tauromenion, da toro, in lingua greca, simbolo impresso anche sulle monete emesse dalla città.
Timeo fu soprattutto un importante storico, a cui va riconosciuta la brillante idea di utilizzare come riferimento temporale le Olimpiadi per datare con precisione gli eventi del passato.
Per tornare ad Otto Geleng, questo artista finì per sposare una bellissima nobildonna della città, Filomena Zuccaro, dalla quale ebbe cinque figli e oltre ad aprire un suo atelier sul Corso Umberto, per dieci anni ricoprì la carica di prosindaco, dando, da buon prussiano quale era, grande impulso alla riprogettazione logistica di strade, fognature, illuminazione e infrastrutture pubbliche della città. Si integrò talmente bene nel nuovo tessuto sociale, da parlare correntemente il dialetto locale e fu sempre lui ad invitare a Taormina il tedesco che più di tutti gli altri rese il nome di Taormina indelebile nella storia semi recente della città: Wilhelm von Gloeden.
Appartenente ad una famiglia aristocratica tedesca, approdò a Taormina nel 1878 per curare, pare con successo, una forma di tubercolosi su suggerimento del suo amico pittore e poco dopo aprì uno studio fotografico di fronte al monastero dei domenicani, dove al suo posto oggi troviamo la sede della polizia di Taormina. Come suo cugino Wilhelm von Plüschow faceva già a Capri, anche lui si dedicò, in verità con maggior talento e fortuna, a ritrarre giovinetti nudi in pose artistiche ispirate ad una idea idilliaca di Arcadia. Queste immagini ebbero notevole successo nei salotti bene del Nord Europa, mascherando sotto un velo di artisticità, la natura pedofila delle stesse. Da allora in poi Taormina si procurò la fama di luogo dove l’omosessualità non era perseguitata, ma anzi accettata senza troppi pudori e per questo visitata in seguito da artisti ed autori come Oscar Wilde, Roger Peyrefitte, André Gide, Tennessee Williams e Truman Capote.
Considerando che il periodo di cui stiamo parlando è quello della Belle Epoque a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e che l’ambiente dove si svolsero questi eventi era pur sempre una Sicilia dove la morale cattolica aveva radici profonde, dobbiamo ammettere che si tratta di un caso piuttosto originale. Non va negato però che ciò fu possibile anche a causa del contesto di grande miseria in cui versava all’epoca la popolazione locale e che le famiglie di quei ragazzi erano consapevolmente disposte a farli prostituire pur di riceverne in cambio un beneficio economico, non diversamente da come ancora tristemente accade in molta parte del mondo, dove si è sviluppato il cosiddetto turismo sessuale.
Dopo la sua morte avvenuta nel 1931, durante il fascismo furono sequestrate e distrutte molte delle sue complessive oltre 3000 opere, fotografate prevalentemente prima dello scoppio della prima guerra mondiale e messe sotto processo nel 1939 con l’accusa di pornografia perché considerate erotiche. Il suo assistente tuttofare e in gioventù anche suo modello ed amante, Pancrazio Buciunì, detto il Moro, riuscì a salvarne una buona parte, i cui negativi originali su lastra di vetro sono tutt’oggi gelosamente custoditi negli archivi della fondazione Alinari di Firenze.
Celebre tra le altre, l’immagine di Maria Intelisano, nipote del parroco della vicina Castelmola, ritratta nella tipica posa assunta dall’attrice Eleonora Duse, musa di Gabriele d’Annunzio, che si rifiutò di posare per lui di persona, perché ormai non più giovanissima.
Sepolto nel cimitero di Taormina, a lui la città ha naturalmente intitolato una via per ricordare giustamente il grande contributo dato da questo personaggio alla notorietà della stessa.
Per approfondire:
https://www.barnebys.it/blog/gli-uomini-nudi-di-taormina
Vi aspetto per scoprire insieme le bellezze di Taormina!
Ciao, mi chiamo Chiara Rozzi. Sono nata a Milano, cresciuta al lago di Garda a Salò dove mi sono trasferita all’età di 7 anni. Dal 1987 opero nel turismo come accompagnatrice e poi come guida autorizzata. Vivo a Taormina in Sicilia dal 1989.
Fantastico, un tuffo nella storia di Taormina ! Suoni, colori, armonie di giovani corpi immortalate dal grande Von Gloeden …. ancora tante emozioni e ricordi, di quando passeggiavo da bambina lungo il corso Umberto e senza capire ne sapere, mi fermavo a guardare nelle vetrine le riproduzioni di queste foto in vendita per i turisti, rimanendone allora, incomprensibilmente affascinata … adesso so.
Grazie Chiara.