“A piè del monte la cui neve è rosa
In su’l mattino candido e vermiglio,
lucida, fresca, lieve, armoniosa
traversa un’acqua ed ha nome dal giglio.”
Giosué Carducci (1898)

Nella splendida Valle del Lys, in località Belvedere di Gressoney-Saint-Jean in provincia di Aosta, si scorge, celato tra gli alti larici, un castello fatato con cinque torrette cuspidate una diversa dall’altra: è Castel Savoia, un regalo da parte di Re Umberto I a sua moglie Margherita di Savoia, prima Regina d’Italia, costruito dal 1899 al 1904 con pietra e legno locale.

La sovrana amava molto la Valle d’Aosta e trascorreva le sue estati a Courmayeur, cittadina al cospetto del Monte Bianco già nota al turismo di lusso: è proprio qui che, nel 1888, incontra il barone Luigi Beck Peccoz che, offrendole un mazzo di fiori di montagna, la invita a scoprire la sua aspra vallata ai piedi del gruppo del Monte Rosa. Quegli occhioni neri, duri ma intensi e quel savoir-faire da gentiluomo, fiero e imperioso convincono la Sovrana a cambiare meta per le sue vacanze estive, ospite della famiglia Peccoz a Villa Margherita, l’attuale municipio, dove ancora si possono leggere i versi del Carducci ad essa dedicati:
“Il sole ti accarezzi coi suoi raggi
Le rose adornino le tue pareti
O mia villa diletta
Che avesti l’invidiato onore
Di albergare tra le tue mura
La Regina d’Italia Margherita.”

Le estati a Gressoney rappresentano per la Regina una vera e propria evasione dall’etichetta di corte e dalla monotonia, “una vita selvaggia” in un luogo dove riscoprire se stessa e la sua sensibilità, ammaliata dal fascino del Monte Rosa e dalla ritrovata semplicità. “Sono belle queste montagne e quiete e grandi e portano lo spirito in su e fanno pensare che al di sopra delle miserie umane vi sono spazii dove il pensiero può alzarsi e riposare. Ciò che è veramente bello diventa sempre più bello dinnanzi agli occhi e all’anima, più lo si vede e lo si conosce: così è capitato per me con Gressoney.” – scriveva sul suo diario di pensieri appuntati in lingua tedesca. Margherita, autentica alpinista e grande appassionata di escursioni in montagna, colleziona diverse ascensioni tra le quali la più rilevante a Punta Gnifetti, a 4.554 metri d’altitudine, dove sorge il rifugio in suo onore, la Capanna Margherita, inaugurato nel 1893.

Purtroppo, nel 1894 Luigi muore stroncato da un infarto sul ghiacciaio del Grenz tra le braccia della Regina che, scioccata dall’improvvisa perdita, decide di non salire mai più su quelle vette che tanto amava e di ammirarle solo da lontano. Esattamente 5 anni dopo, il 24 agosto 1899, viene posata la prima pietra con una cazzuola d’argento per la costruzione della Real Palazzina progettata dall’architetto Emilio Stramucci: lo stile eclettico spazia dal liberty al gotico, riprendendo alcuni particolari dai manieri medievali valdostani come i soffitti in legno a cassettoni decorati e perfettamente conservati, i motivi a pergamena intagliati nel legno, i finti arrazzi dipinti e le bifore della sala da pranzo. Le splendide pitture ornamentali sono state realizzate dal giovane Carlo Cussetti. Il Re non ha mai potuto vedere i lavori ultimati in quanto nel luglio del 1900 viene assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci. Il castello dal 1981 è di proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta.

La visita guidata comincia nell’atrio d’ingresso dove si viene accolti dalla Regina ritratta nel quadro di Giuseppe Bertini del 1890 mentre indossa il costume tipico di Gressoney dinnanzi ad un imponente scalone in rovere, opera d’arte dell’intagliatore Michele Dellera che sicuramente chi ha visto il film “Il peggior Natale della mia vita” ricorderà. Si entra poi nella sala da pranzo – dove si scopre che le cucine erano distanti dal castello e collegate da una galleria sotterranea dove i vassoi venivano trasportati su carrelli (una piccola ferrovia décauville) e, tramite montacarichi, raggiungevano un locale dove venivano scaldati i piatti prima di essere serviti a tavola – passando poi attraverso la veranda panoramica, il salotto con il biliardo, la sala lettura e l’ingresso dello staffiere: tutti gli ambienti ospitano i tipici simboli sabaudi come lo stemma con la croce di San Maurizio, il motto “FERT” (dal significato ancora misterioso, tra i più conosciuti si rammenta la terza persona singolare del verbo latino “fero”, ovvero portare ma anche sopportare), l’aquila della Moriana (la regione d’origine della famiglia reale), la margherita (il fiore eponimo della Regina), i nodi Savoia, il motto “Sempre avanti” e le iniziali della Sovrana.

Dalla veranda si può ammirare uno splendido scorcio sui ghiacciai del Monte Rosa e si notano ancora i fili elettrici con gli interruttori in ceramica poiché già all’epoca il castello disponeva di elettricità. Inoltre, ogni stanza era riscaldata da moderni termosifoni… erano proprio avanti! Al piano superiore, quello nobile, si possono visitare la stanza di Sua Maestà dotata di balcone, salottino panoramico e bagno privato con vasca e acqua corrente calda e fredda, la camera dell’ultimo Re d’Italia Umberto II e quella della dama di compagnia, la marchesa Paola Pes di Villamarina, dove sono esposte delle fotografie dell’epoca, oltre ad una slitta triposto e al quadro che ritrae il barone Luigi Beck Peccoz. Al centro si può ammirare un plastico del gruppo del Monte Rosa e le sue vallate, molto fedele alla realtà.

L’augurio gioioso da parte della Regina ai suoi ospiti in lingua latina “Hic manebimus optime” (“Qui staremo/soggiorneremo benissimo”) dipinto sul soffitto in cima allo scalone sembra essere rivolto anche ai visitatori, poiché dopo 116 anni continua ad essere una garanzia… d’altra parte, come darle torto: a Gressoney e in tutta la Valle d’Aosta si sta proprio bene!

Una volta terminata la visita guidata è possibile dare un’occhiata al giardino botanico in fiore, scattare le fotografie di rito con il castello alle spalle e imboccare la “Passeggiata della Regina” dal parcheggio sottostante: in soli 20 minuti si raggiunge il meraviglioso Lago Gover nel centro di Gressoney-Saint-Jean in una comoda camminata in piano nel bosco. Giunti in paese, è d’obbligo una tappa al ristorante per assaggiare le prelibatezze del luogo come i tipici Chnéffléne alla toma di Gressoney. Si tratta di piccoli gnocchetti insaporiti dal formaggio vaccino della vallata, un prodotto agroalimentare tradizionale buono da leccarsi i baffi! Potete accompagnare il piatto con buon vino rosso corposo come il picotendro (nebbiolo) che nasce sui pendii della bassa Valle, scoprendo così la viticultura eroica, oppure con una freschissima birra!


Merita una visita anche l’Alpenfaunamuseum Beck Peccoz a Gressoney-Saint-Jean, il museo regionale della fauna alpina, all’interno di una palazzina del 1903, per conoscere gli animali presenti sul territorio e, se avete tempo, scendendo verso Pont-Saint-Martin fermatevi a Chemp nel comune di Perloz per scoprire un piccolo villaggio sperduto abitato solamente da uno scultore e dalle sue creature in legno e pietra: un vero e proprio museo a cielo aperto dove ogni opera rappresenta una storia, un pensiero e un’anima che riportano indietro nel tempo, all’autenticità e alla bellezza delle piccole cose.



Note tecniche: le visite al castello sono sempre accompagnate e hanno luogo ogni mezz’ora (dalle 9 alle 18:30) tutti i giorni. È vivamente consigliata la prenotazione online in quanto il numero massimo di visitatori è pari a 15 per ogni giro. Sono ammessi solo cani di piccola taglia da portare in braccio per tutta la durata della visita. Il costo del biglietto intero è di 5 euro. Per ulteriori informazioni visitare il sito web http://www.regione.vda.it/cultura/patrimonio/castelli/default_i.asp
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Ciao a tutti, mi chiamo Caterina e sono giornalista, accompagnatrice turistica e guida museale. Nel tempo libero mi dedico alle altre mie passioni: l’arte, i viaggi e la promozione della mia amata regione, la Valle d’Aosta, un piccolo scrigno tutto da scoprire! Seguite i miei consigli per conoscere le curiosità e le meraviglie custodite tra le montagne più alte d’Europa. Siete pronti a partire?