Dopo aver lasciato alle spalle il Mar Tirreno, compare all’improvviso, racchiuso e custodito dai rilievi che delimitano la lussureggiante Valle del Fiume Argentino, il caratteristico borgo di Orsomarso.
Un piccolo paese che merita senza alcun dubbio una visita per chi si trovasse di passaggio, o a villeggiare, tra i turistici centri della Riviera dei Cedri, a ridosso del Parco Nazionale del Pollino.
Questo piccolo paese di circa 1.200 abitanti, ha il vanto di dare il nome a tutto il Massiccio montuoso che si dirama nel settore sud-occidentale dell’area protetta più grande d’Italia; un’area conosciuta tra gli amanti del trekking e della natura per le sue bellezze incontaminate.
Orsomarso, sviluppato inizialmente ai piedi dello sperone di roccia oggi chiamato Torre dell’Orologio, punto di riferimento del paese da cui si gode un’ottima vista di tutta la valle, si è poi ampliato man mano sul crinale circoscritto tra il corso del Torrente Portalaterra e quello del Fiume Argentino.

Tanti sono coloro i quali arrivano nel paese per visitare l’importante Riserva Statale della Valle del Fiume Argentino, ora inglobata nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, ma altrettanti si perdono le tante caratteristiche del piccolo e interessante centro storico. Difatti, lasciata l’auto nell’ampio parcheggio antistante la piazza principale, appare subito evidente la presenza di una delle chiese più importanti del paese: la Chiesa del Santissimo Salvatore. Qui oltre l’imponente struttura cinquecentesca a navata unica, si possono ammirare due importanti peculiarità poco conosciute: il campanile, di chiara fattezza medievale, che alterna numerose forme geometriche, da quella quadrata a quella ottagonale fino alla cilindrica e semisferica sulla cima; e i frammenti di un portale lapideo romanico dell’XI secolo, dell’antico impianto della chiesa, con un’elegante colonnina tortile e un capitello decorato con foglie di edera a sbalzo.
Il Campanile della Chiesa di San Salvatore Colonna tortile e capitello del XI sec. – Chiesa di S. Salvatore
Procedendo da qui, per pochi minuti a piedi, si raggiungono altri tre dei monumenti più importanti: la base della Torre dell’Orologio, il Palazzo Baronale, e la Chiesa di San Giovanni Battista.
Potete salire fin sulla cima della Torre e godervi il panorama; ammirare la costruzione del Palazzo Baronale dove i diversi signori e signorotti locali nel tempo hanno trasferito periodicamente la loro residenza; oppure entrare nella Chiesa di San Giovanni Battista e, oltre che ammirare la pregevole serie di affreschi presenti nell’area presbiteriale di cui vi parlerò tra poco, fare capolino nella sagrestia ed osservare un altro trio di opere davvero meravigliose; ma andiamo con ordine!
Entrati nell’attuale Chiesa di San Giovanni Battista, l’attenzione va tutta verso gli affreschi del presbiterio, realizzati con pregevole fattura nella metà del XVII secolo da un sacerdote e pittore locale Giovanni Battista Colimodio, coevo di Mattia Preti, della scuola di Luca Giordano. Sono così suddivisi: sulle pareti laterali vi sono due scene che rappresentano la vita di San Giovanni Battista, “Decollazione” e “Predicazione“, oltre che la “Venerazione dei Magi” facente parte della vita di Cristo. Mentre la volta del presbiterio è decorata con la “Gloria del Padre circondato da una schiera di Santi” (nello specifico S. Caterina da Siena, S. Tommaso d’Aquino, S. Bernardo da Chiaravalle, S. Gennaro, S. Silvestro, S. Orsola, S. Agnese, S. Rosalia).

Fra queste meraviglie però, non bisogna assolutamente perdersi altri affreschi, che si possono raggiungere soltanto oltrepassando la sagrestia, aprendo una piccola porta di legno che lascia entrare in uno spazio che rimane a noi come testimone dell’antico impianto a croce greca, appartenente al nucleo originario. Qui compaiono con tutto il loro splendore, tre affreschi dai colori e dalle forza rappresentativa unici. Assegnati al XV secolo essi rappresentano: “Santa Sofia” di cui si nota la simbologia legata alla “sapienza”, la “Madonna del Soccorso con l’Albero di Jesse“, e un “Santo Martire” ad oggi di identità sconosciuta. Queste tre opere sopravvissute ai rifacimenti della chiesa grazie ad un’intercapedine creata per la loro salvaguardia, sono giunti fino a noi, praticamente integri e in ottime condizioni: una grande fortuna, ed una chicca per gli appassionati che visitano il borgo! Si notano molto bene i colori accesi e in particolari il rosso e il giallo utilizzati spesso per dare maggiore regalità alle figure sacre rappresentate.
Affresco del XV secolo – Santa Sofia Affresco del XV secolo – Madonna del Soccorso con l’Albero di Jesse
Terminata la visita in chiesa e uscendo nella piazza principale, avrete modo di essere a pochi passi da un’altra attrazione decisamente più turistica: la Casa del Peperoncino. Questa abitazione è stata convertita possedendo ora al piano terra con un negozietto di ortofrutta dove poter trovare in vendita il famoso simbolo calabrese, il peperoncino, e parte di ciò che con esso si produce; salendo al primo piano invece avrete la possibilità di fare una foto con i caratteristici filari di peperoncini appesi: da cartolina.

Approfittatene poi per assaggiare ed eventualmente acquistare dei prodotti gastronomici di qualità che questa località offre: dal gelato artigianale al peperoncino o al cedro del “Bar Battaglia, agli ottimi prodotti (carni, salumi e formaggi) della Macelleria – Fortunato Giuseppe (https://www.facebook.com/macelleriafortunatog); tutti a pochissimi passi dalla Piazza Municipio.

Se vuoi inoltre mangiare o alloggiare in questa zona ti consiglio l’Agriturismo Biologico I Cedri, “un’azienda moderna che, però, non ha dimenticato le coltivazioni tipiche del territorio, specializzandosi nella coltura del cedro, degli agrumi e dell’olivo” (https://icedriagriturismo.it).
Tanto altro ci sarebbe da dire su questo piccolo borgo, dalla ricchissima storia e dalla florida natura. Ti invito a visitarlo con me, contattandomi ai seguenti riferimenti:Email: and.vacchiano@gmail.com
Cellulare e Whatsapp: 348.2745771
Facebook: http://www.facebook.com/allascopertadelpollino
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Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici. Sarò contento di accompagnarti, ti aspetto!