Ponte Sisto è riconoscibilissimo grazie al suo “occhialone”, quella specie di grande foro circolare che sta proprio al centro della struttura. In realtà esso non è solo un vezzo estetico, poiché ha una funzione ben specifica: si diceva, infatti che “sò dolori se l’acqua arriva all’occhialone”. Era, soprattutto in passato, un modo per tenere sotto controllo e monitorare il fiume e la portata d’acqua. Ma Ponte Sisto, il cui nome è indissolubilmente legato a quello del Pontefice che lo ha completamente rinnovato, ha molto altro da raccontare…

Da dire, innanzitutto, che il nome Ponte Sisto deriva proprio da quel Papa, Sisto IV, che nella seconda metà del ‘400 commissionò la realizzazione, partendo da una struttura preesistente, di un ponte. Sisto IV è il celebre pontefice della Cappella Sistina (da cui prende il nome) ma, soprattutto, lui passò alla storia per la sua renovation urbis. In previsione del Giubileo del 1475, ma proprio per una sua visione personale, Sisto IV promosse numerosi interventi edilizi ed urbanistici, per rendere Roma una città moderna per l’epoca. Restauri, ricostruzioni, nuovi edifici, sistemazioni viarie e non solo furono il fulcro del programma politico di questo Papa, che davvero rinnovò il volto dell’Urbe. Anche il ponte fu soggetto a pesanti interventi, soprattutto pensando a ciò che Sisto IV aveva a disposizione una volta eletto pontefice…
Da sapere, infatti, che Ponte Sisto fu costruito semplicemente riutilizzando (ma anche ammodernando e ricostruendo), un precedente ponte qui esistente. Immaginate come fu Caracalla, agli inizi del III secolo d.C., a commissionare un nuovo ponte in questa zona. Ovviamente la motivazione principale fu quella di collegare le due sponde del Tevere ma, allo stesso tempo, pare che Caracalla puntasse a rendere meglio raggiungibili e possedimenti che l’imperatore aveva a Trastevere, sul lato destro del fiume che attraversa Roma. Ecco, proprio il fiume è protagonista della storia di questo ponte (così come quello degli altri). Nel corso dei secoli, infatt, le acque poterono farsi talmente impetuose da erompere dagli argini, inondando la città di Roma e distruggendo moltissimi edifici. Per tale ragione, ad esempio, a causa di una alluvione il ponte di Caracalla fu danneggiato nel 792 d.C. Questo evento, e quelli successivi, stuzzicarono la fantasia dei Romani se è vero che il ponte venne prontamente rinominato Pons Ruptus, Pons Tremulus o Pons Fractus. Dobbiamo aspettare Sisto IV e le sue politiche di ricostruzione per vedere nuovamente il ponte in piedi, nelle sue nuove forme quattrocentesche. Ponte Sisto, però, ha anche altro da raccontare…

Secondo la tradizione, infatti, alla cerimonia della posa della prima pietra partecipò il pontefice in persona, accompagnato da numerosi cardinali ed altri importanti prelati. Si dice, alcune fonti ce lo confermano, che vicino alla prima pietra Sisto IV avrebbe lasciato una borsa piena di monete d’oro con la sua effige. Un modo per augurare buona fortuna e sorte per il progetto ed il futuro del suo ponte. Ma non finisce qui. In entrambi i lati di Ponte Sisto vi sono delle iscrizioni. Una, in particolaare, colpisce molto per l’invito a pregare per i pellegrini, per il Papa e per tutti coloro che passarono e passeranno per il ponte. Vi lascio con il testo completo delle iscrizioni in questione: “A Sisto IV, pontefice massimo, a beneficio del popolo romano e della moltitudine di pellegrini che arriverà al Giubileo ricostruì dalle fondamenta (…)”. L’altra iscrizione recita: “Tu che passi grazie al beneficio di Sisto IV, chiedi alla Divina Provvidenza che ci conservi a lungo e in buona salute questo pontefice ottimo e massimo e pure tu, che rivolgi questa preghiera, stia bene, chiunque tu sia”.
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