“Come la bontà buono e come la virtù vertuoso”: così Pietro Aretino apostrofava Lorenzo Lotto intorno al 1547 quando ormai il grande maestro veneziano aveva già dato prova del proprio valore. Ma la critica, fin dai tempi antichi, non è stata sempre generosa con questo artista inquieto che ha vagato per una vita intera tra la propria città, Venezia, dove era nato intorno al 1480, e le Marche, Bergamo, Roma, Treviso… Spirito irrequieto e sempre in difficoltà economica, Lorenzo Lotto possiede ancora oggi tutte le caratteristiche e la statura dei grandi e insuperati pittori dell’arte italiana. La sua sola, iniziale, sfortuna è stata quella di nascere, formarsi e lavorare negli stessi luoghi del grande erede del colore di Giovanni Bellini, quel Tiziano Vecellio di cui ancora oggi ammiriamo l’opera. E di aver abbracciato un modo tutto nuovo di dipingere. Eppure, nonostante i contemporanei non l’abbiamo mai veramente celebrato, Lotto è raro e raffinato interprete del proprio tempo e, cosa ancora più incredibile, precursore della pittura di ricerca psicologica che arriverà nei secoli successivi.
Possiamo incontrare i più importanti quadri di Lotto nei principali musei del Mondo (Napoli, Roma, Edimburgo, Washington, Vienna, Londra, Parigi, Madrid… solo per citarne alcuni) e in varie chiese (Asolo, Venezia, Loreto, Bergamo, Treviso…), ma dobbiamo prendere del tempo, dobbiamo soffermarci, rallentare la visita, per apprezzare la grandezza di questo artista. Lorenzo Lotto non ha aderito alla ricerca del colore introdotta da Giorgione e non ha neppure seguito le principali correnti del suo tempo. Ha creato uno stile tutto suo, in cui il colore fa da padrone e si staglia netto e squillante contribuendo a definire la psicologia, il pathos e, in generale, l’emozione che muove i suoi personaggi come in un teatro ideale dove, che si tratti di Madonne, Santi, mercanti o gente comune, ognuno rivela la profonda umanità che accomuna tutti.
Lo so, e lo dico sempre ai miei turisti: l’arte è soggettiva e ognuno di noi ama forme artistiche diverse. Eppure il valore di chi ci ha lasciato in eredità pitture, sculture, fotografie, affreschi che ancora oggi possiamo ammirare è, e deve essere, universale. Così, per chi viaggia verso o ritorna da Treviso, diventa sosta immancabile la visita alla Chiesa di Santa Cristina di Quinto, chiesa moderna in stile neogotico, che vanta all’interno, sull’altare maggiore, la meravigliosa e solenne pala del Lotto.

Commissionata nel 1504 e portata a termine due anni dopo, la pala è la prima opera di carattere pubblico e di grandi dimensioni realizzata dal nostro pittore. Il quadro si compone di due parti, una inferiore in cui sono raffigurati la Madonna con il Bambino e i Santi Pietro, Cristina, Liberale e Girolamo, e una superiore in cui si riconosce il Cristo morto sorretto da due angeli. La pala risente dell’influsso di Giovanni Bellini e la composizione di volti, mani e espressioni gioca tutta sulla tensione verso il futuro: il sacrificio di quel Cristo, ora piccolino in braccio alla madre, che donerà se stesso per la salvezza dell’Umanità. Nessuna fotografia è in grado di donarci la ricchezza e l’eccezionalità del colore di Lorenzo Lotto. Non ci resta dunque che andare a vederla dal vivo. Non ci deluderà.

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