Ogni città marchigiana è connotata da storie e leggende che fanno parte della cultura e del folklore locale e che un tempo erano i racconti preferiti dai bambini. Voci dal passato, fedeli testimoni di epoche lontane e dimenticate, “le storie ai confini della realtà”, narrate e tramandate da intere generazioni, fanno parte di quella cultura dell’oralità ormai persa, dove antiche usanze, condizionamenti pagani, religiosità semplice ed ingenua si mescolano con la volontà di lasciare un
insegnamento, un ricordo, un esempio da seguire.

Volendo mantenere tale tradizione e onorare, allo stesso tempo, i tanti narratori cari alla memoria locale che hanno saputo popolare la fantasia di grandi e piccoli, ecco riemergere nel ricordo popolare la leggendaria figura di San Giuliano l’ospitatore.
Patrono della città fin da sempre e oggi festeggiato dall’intera città con la famosa fiera del 31 agosto, la figura di San Giuliano affonda le radici nella notte dei tempi e, a metà tra Edipo e il soldato traditore, poi pentito, dell’esercito di Carlo Magno, dalla Spagna, approda lungo le sponde del locale fiume Potenza.

Vicenda ingarbugliata quella di Giuliano che dopo aver ucciso i genitori per sbaglio, insieme alla moglie, si converte ad una vita completamente dedicata agli altri e si stabilisce proprio nelle terre maceratesi, laddove, un tempo, sorgeva la città romana di Helvia Ricina.
Aiutando viandanti e pellegrini in viaggio verso le basiliche di Loreto e di Roma ad attraversare il fiume Potenza, allora ricco d’acqua e soggetto a frequenti piene, ecco che Giuliano diventa il traghettatore e protettore di tutti coloro che si mettono in viaggio e che, recitando l’antica preghiera del “Padrenostro di San Giuliano”, si assicurano alla sua vigile protezione.
La festa del patrono di Macerata è un appuntamento atteso e sempre molto partecipato sia per la grande fiera nel centro cittadino, sia per il tradizionale pranzo che vuole seduti a tavola non solo i componenti della famiglia ma anche uno o più ospiti in osservanza dell’azione di accoglienza svolta dal patrono il cui titolo è, appunto, “l’ospitaliere”.
Il piatto tipico per eccellenza di tale festa sono gli gnocchi o le tagliatelle con il ragù di papera, seguito dalla papera arrosto o in umido accompagnata, a sua volta, da patate al forno.

Macerata riserva, però, ancora altre originali sorprese e questa volta si tratta di un coccodrillo presente in una delle chiese della città. Entrando nel bellissimo Santuario di Santa Maria dei Vergini di bramantesca memoria, si nota un coccodrillo appeso ad un pilastro e intorno al quale si narrano diverse storie.
C’è chi afferma che tale animale sia stato portato in dono dai crociati maceratesi di ritorno dalla terra Santa, c’è invece, chi racconta che il coccodrillo sia stato un dono, alquanto originale, di un papa mentre la versione più diffusa parla di un miracolo compiuto dalla Madonna. Il coccodrillo, che in passato, infestava questa zona della città a circa 2 km dal centro storico, venne ucciso da un contadino per difendere la propria figlia adocchiata come preda dal coccodrillo stesso. Ucciso con i pochi attrezzi agricoli grazie all’intercessione della Madonna e, successivamente impagliato, il coccodrillo venne donato alla piccola chiesa della zona che venne riedificata in forme bramatesche per omaggiare il luogo del miracolo.
Ancora oggi, all’interno della chiesa dove un tempo c’era l’altare principale, si conserva l’affresco cinquecentesco che rappresenta la Madonna protettrice dei vergini, fanciulli e fanciulle. Dal XVI fino ai primi anni del XX secolo, per ricordare l’evento miracoloso ed invocare l’aiuto della Vergine, i maceratesi erano soliti recarsi in processione al santuario con bambini e bambine della città che recavano doni all’immagine della Madonna.

Terra di tesori nascosti, di diavoletti e spiritelli, Macerata e la sua campagna convivono con strane presenze che si manifestano nei modi più svariati. Si racconta di maghi locali che per scovare tesori nascosti sorvegliati dall’abatello, cioè il diavoletto dei tesori, avessero escogitato l’infallibile sistema della palla simpatica! Una palla in legno a cui era legata una calamita capace di attirare a sé i metalli preziosi. Il rituale imponeva il silenzio assoluto da parte degli astanti perché il minimo sussurro avrebbe attirato l’attenzione dell’abatello che avrebbe fatto scomparire le ricchezze e spazzato via il cercatore.
Proseguendo, ancora per un istante, nel misterioso mondo degli spiriti, i maceratesi chiamano “Mazzamurelli” quesgli spiritelli che sono soliti battere sui muri e a cui si attribuiscono banali eventi negativi come lo smarrimento di oggetti, lo strano scricchiolo dei mobili, lo sbattere di una persiana. Si pensa che tali presenze siano le anime dei defunti che chiedono preghiere in loro suffragio. I rumori provocati dai mazzamurelli rendono la vita impossibile agli abitanti della casa che può essere liberata solo da un solenne De Prufundis.
Una volta svolto tale solenne rito, i Mazzamurelli lasciano in pace la casa e chi ci abita.
RISTORANTI IN CUI ASSAGGIARE GLI GNOCCHI CON LA PAPERA E ALTRI SPECIALITÀ’ LOCALI:
• Ristorante da Secondo
• Osteria dei fiori
• Osteria la volpe e l’uva
RICETTA DEGLI GNOCCHI CON LA PAPERA
70 min di preparazione, 70 min di cottura – In tegame o Padella per 5 persone
Per gli gnocchi: 1 kg di patate vecchie; 200 g circa di farina; 1 uovo.
Per il sugo: 1 anatra (papera) pronta per la cottura di circa 1 kg; 800 g di pomodori freschi (o
500 g di pelati; 1 cipolla; 1 costa di sedano; 1 carota; 1 chiodo di garofano; 2-3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva; 1 bicchiere di vino bianco; maggiorana; noce moscata; sale e pepe. Per completare: parmigiano grattugiato.
Fiammeggiate l’anatra, ripulite bene la pelle dalle pennette quindi dividetela in ottavi scartando contemporaneamente i depositi di grasso all’interno. Lavatela e asciugatela tamponando con la carta da cucina.
Preparate un trito con cipolla, sedano e carota. Scaldate l’olio in un largo tegame e unite il trito di aromi e il chiodo di garofano. Appena comincia a soffriggere, unite i pezzi di anatra e fate rosolare lentamente il tutto girando ogni tanto i pezzi di anatra in modo che le verdure e la carne si rosolino contemporaneamente prendendo un bel colore dorato. Salate, pepate e, quando il soffritto sarà asciugato, bagnate con il vino.
Quando il vino è sfumato, coprite e proseguite la cottura per una mezz’ora prima di unire i pomodori, una grattatina di noce moscata e poca maggiorana (se usate i pomodori freschi, lavateli, scottateli e passateli al passaverdura. Quelli pelati, tritateli grossolanamente e se desiderate un sugo dal gusto più intenso, unite anche un cucchiaio di concentrato).
Lasciate cuocere ancora per un’oretta fino a quando la carne sarà molto tenera e nel frattempo preparate gli gnocchi. Lessate quindi le patate e, appena cotte, pelatele e passatele dallo schiacciapatate. Impastatele con l’uovo e la farina (la quantità dipende dalla capacità di assorbimento delle patate) e, quando l’impasto è pronto, fatene dei bastoncini e tagliateli a pezzetti lunghi circa due centimetri e passateli sul retro della grattugia.
Quando il sugo è pronto regolate il sale e, se necessario, eliminate un po’ del grasso affiorato.
Tuffate gli gnocchi in abbondante acqua ben salata in ebollizione e quando affiorano, tirateli su con la schiumarola e conditeli con il sugo di papera e il formaggio grattugiato.
Servite la carne come secondo piatto.
Questa è la versione più semplice. Se desiderate un sugo più corposo potete far rosolare insieme allle verdure e alla papera, un po’ di carne macinata o due fette di prosciutto tritate o una salsiccia sbriciolata. Oppure, a fine cottura, potete disossare uno o due pezzi di papera quindi sfilacciare la polpa e amalgamarla al sugo che ovviamente è ottimo anche con la classiche tagliatelle all’uovo.
Cosa dire di più questa cittadina se non invitarvi a visitarla?…. Se siete abbastanza curiosi e amate scoprire aneddoti, tradizioni e leggende, sarò ben lieta di essere la vostra Guida!
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Mi chiamo Daniela, abito nelle Marche e precisamente a Macerata e lavoro come guida e accompagnatrice turistica da 25 anni. Svolgo la professione di guida turistica principalmente da Ancona fino ad Ascoli Piceno passando per piccoli ed incantevoli borghi dell’entroterra e adoro condurre i visitatori nel cuore autentico delle Marche svelando loro suggestivi ed infiniti angoli sconosciuti delle Marche “… ove per poco il cor non si spaura”.
Amo narrare la bellezza della mia terra in modo insolito con letture e piccole teatralizzazioni affinché i visitatori conservino il ricordo di un viaggio che è vera esperienza. Se desiderate, dunque, conoscere meglio questo piccolo angolo di mondo, non esitate a contattarmi!