Calabria Terra da Vivere – Un capolavoro Angioino a Scalea

Ai confini con il Parco Nazionale del Pollino, e lungo la Riviera dei Cedri sorge la cittadina di Scalea: quasi 11.000 abitanti ed un nucleo urbano subito a ridosso del pregevole Mar Tirreno. Località turistica e balneare per eccellenza ormai da anni dell’Alto Tirreno Cosentino, nasconde un particolare centro storico che dal livello del mare raggiunge i ruderi del Castello di epoca Normanna seguendo una serie di gradoni e scalinate che ne hanno contraddistinto l’espansione.

Durante lo sviluppo del centro storico sono state ben inglobate due chiese, chiamate comunemente dalla popolazione locale come “la chiesa di sopra”, Santa Maria d’Episcopio dell’VIII secolo e “la chiesa di sotto”, San Nicola in Plateis dell’XI secolo. Evidenti fin da subito grazie ai loro campanili che svettano sul resto delle abitazioni e delle costruzioni del paese.  

Seppur la prima si direbbe immediatamente più antica, bisogna considerare che la Chiesa di San Nicola nasconde bene alcuni particolari di non poca rilevanza, oltre ad ospitare una delle opere monumentali più importanti di tutta l’epoca Angioina in Calabria.

Infatti, mentre il corpo principale dell’attuale chiesa risale al periodo Normanno, subito al di sotto della superficie di camminamento esiste una cripta, oggi dedicata all’Addolorata che è sicuramente di epoca più antica, probabilmente romana oltre che ipotetico luogo di culto di epoca bizantina. L’attuale cripta, a pianta basilicale, venne definita dallo storico Biagio Cappelli in stile romanico-amalfitano. Caratteristica da notare è la serie di forme e materiali differenti con cui sono state realizzate le colonne, probabilmente prelevate da altri luoghi di culto e/o origine, e utilizzati successivamente per decorare la cripta.

Cripta dell’Addolorata

Ritornando invece all’attuale luogo di culto, dal quale si accede attraverso un’entrata dal piazzale panoramico che probabilmente, ha fatto in modo che al nome della chiesa venisse aggiunto “in plateis”, prima di dedicare il resto del nostro articolo al capolavoro angioino, menzione va fatta all’opera in olio su tela del XVII secolo raffigurante la Madonna del Carmine (patrona di Scalea) tra i santi Nicola e Carlo Borromeo con due ragazzi in abito gentilizio, dipinto dal tardo-manierista Giovan Bernardo Azzolino, pittore siciliano che operò tra Napoli e la Calabria con uno stile spiccatamente classico.

Ed ora giungiamo alla ciliegina sulla torta, quello che è stato definito come “la più alta testimonianza della scultura trecentesca in Calabria”: il Monumento Funebre di Ademaro Romano.

Ma prima di tutto, chi era Ademaro?

Nato verso il 1280 da una ricca e facoltosa famiglia in epoca angioina, ne diventerà il massimo esponente diventando Consigliere del Re Roberto d’Angiò e Vice Ammiraglio della flotta Angioina. Combatterà infatti in diverse battaglie a fianco della corona Angioina meritandosi la fiducia che verrà accordatagli dal Re. Nella Chiesa di San Nicola, Ademaro fa erigere a sue spese la Cappella di Santa Caterina, ottenendo da Papa Giovanni XXII il diritto di patronato e il privilegio di sepoltura.

Alla sua morte infatti, avvenuta nel 1344, verrà deposto all’interno della Cappella di Santa Caterina all’interno di un sontuoso mausoleo in stile gotico, stilisticamente opera della scuola di Tino di Camaino.

Monumento funebre di Ademaro Romano 1344

Tutto il monumento è realizzato in marmo bianco; sostenuto da due leoni troviamo subito il sarcofago che presenta sulla fronte 5 bassorilievi che rappresentano in ordine da sinistra a destra: San Giovanni Battista, Santa Margherita d’Antiochia, Madonna con Bambino, Santa Caterina d’Alessandria e San Giovanni Evangelista. In più sui lati del sarcofago troviamo a destra lo stesso Ademaro Romano in ginocchio che regge lo stendardo Angioino; e a sinistra lo stemma della famiglia Romano.

Sul sarcofago è ovviamente rappresentato Ademaro, in armatura completa ed armi a fianco, sormontato da baldacchino ad arco quadrilobato, sostenuto da due colonnine tortili con plinti e capitelli corinzi.  Infine: “il baldacchino è un capolavoro d’eleganza aerea: alto sulle colonne attorcigliate, ed annodate a metà, finisce in due svettanti pinnacoli che tendono le ali del timpano, lobato e dentellato, inciso sulla fronte di preziosi rilievi. Mentre la volta interna ha, nel soffitto, un doppio affresco in fondo azzurro che porta, in campo bianco, il leone rampante dei Romano” (C. Andreoli).

Particolare del baldacchino

Ademaro venne “disturbato” un’ultima volta nel 1552, quando i pirati ottomani di Dragut Rais, assaltarono e depredarono Scalea, penetrando anche nella Chiesa di San Nicola e a quanto si racconta nelle cronache dell’epoca, non risparmiando al saccheggio nemmeno il sarcofago che venne profanato per rubare la spada del famoso ammiraglio defunto.

Il segno dell’apertura e del probabile saccheggio del sarcofago è ben visibile a sinistra del monumento, dove il volto di quello che è San Giovanni Battista è stato risolto riparando in maniera grossolana lo stupendo bassorilievo.

Bassorilievi del sarcofago

Ed è dunque qui, a Scalea, che si può ammirare uno dei monumenti più importanti ed evocativi di tutta la Regione, in un territorio che ha accolto tanti popoli, e tante dominazioni. E che ha adottato personaggi importanti e fedeli come Ademaro, Vice Ammiraglio del Re della dinastia Angioina.

Scalea regala come ogni nostra fortunata località, tante altre attrattive. Di sicuro, se vi trovaste a visitare la cittadina, un’ottima pausa per il pranzo sarebbe quella presso l’Agriturismo La Rondinella: “un progetto fatto di cucina semplice, di tradizione gastronomiche da portare sulle tavole degli ospiti per far rivivere gusti e sapori di un passato che sembra lontanissimo. La cucina della nonna con ingredienti che passano direttamente dalla terra alla tavola” (http://www.la-rondinella.it/).

Un centro della costa tirrenica calabrese ricco di storia e di luoghi che meritano di essere vissuti in prima persona! Racconti e storie del passato da ascoltare passeggiando nel suo suggestivo centro storico. Ti invito a visitarlo con me, contattandomi ai seguenti riferimenti:
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Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici. Sarò contento di accompagnarti, ti aspetto!

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