Calabria Terra da Vivere – La “Monaca”, miniere antiche

La Calabria è un territorio molto complesso, e che per grande varietà di altitudini, di orografia e di composizione geologica gode di una serie molto diversificata di ambienti, ognuno ottenuto grazie alle interazioni nel tempo fra questi e il loro clima.

Tra gli ambienti più interessanti e che destano spesso molta curiosità dobbiamo considerare assolutamente le cavità nelle pareti di roccia, più o meno sviluppate, che da tempo immemorabile hanno dato riparo all’uomo preistorico e che in tempi successivi sono state utilizzate anche per i materiali che esse contenevano. Dimore dei primi uomini primitivi, antiche pareti che hanno conservato le prime tracce di “arte” dell’uomo, nicchie utilizzate come aree funerarie o di sepoltura, antiche miniere ed attività estrattive delle prime civiltà. Tanti gli aspetti che spingono ad oggi le ricerche in questi luoghi.

A Sant’Agata di Esaro (CS), nel Parco Nazionale del Pollino, vi è sicuramente una delle più importanti testimonianze di queste vicissitudini a livello Europeo: la Grotta della Monaca, cavità che domina con un maestoso ingresso l’alta valle del fiume Esaro.

Nella roccia calcarea del Massiccio dell’Orsomarso, è incastonata la Grotta della Monaca: importante sito archeologico utilizzato fin dal Paleolitico superiore e in epoca medievale come miniera per l’estrazione di minerali ferrosi e cupriferi; in uso come sepolcreto in età protostorica, così come indicato dalle datazioni radiocarboniche, attorno a 3.500 anni da oggi.

Giunti all’entrata si nota subito, grazie alle colorazioni delle rocce e del suolo, la presenza di minerali che non è comune osservare. L’ingresso della grotta induce quell’interesse che, chi decide di visitarla proverà lungo il percorso. Procedendo è subito chiara la presenza dei segni di chi, “qualche” millennio e secolo fa, ci ha anticipato sfruttando la coltivazione della miniera.

Il passaggio attraverso il diaframma per accedere alla Sala dei Pipistrelli è simbolico: sembra proprio come entrare definitivamente nelle viscere della Terra. Da lì in poi sarà impossibile vedere un raggio di luce che acceda dall’esterno e sarà necessario utilizzare le torce dei caschi. Anche l’odore dell’aria cambia in modo evidente; per via dell’umidità, e per via del guano della nutrita colonia di pipistrelli che qui vive. Queste sensazioni arrivano poco prima di incontrare, superato questo passaggio, la protagonista e “proprietaria” della grotta: “la Monaca“.

Questo particolare elemento che dà il nome a tutta la grotta, è una concrezione di calcite presente lungo una parete della Sala dei Pipistrelli.  C’è da considerare però che per quanto affascinante il volto della “Monaca” è frutto di mano umana: sia gli occhi che il mento sono stati modificati. Il motivo ad oggi ancora non è accertato, ma rimane sicuramente la suggestione dell’opera.  Guardandosi intorno oltre lei, sono notevoli anche i dettagli dei minerali presenti: le colorazioni e le mineralizzazioni assunte dal ferro, e più avanti dal rame sono qualcosa che viste per la prima volta sicuramente colpiscono l’occhio curioso di chi osserva intorno a sé con la luce della sua torcia.

Sono presenti anche dettagli fenomenali: in un cunicolo di scavo, vi sono i segni lasciati da chi parecchie vite fa ha scavato per estrarre i minerali. C’è da considerare che “il prelievo dei minerali cupriferi avveniva impiegando due distinte tecniche, dette convenzionalmente di “scalfittura” e “sbancamento”. La tecnica di scalfittura rappresentava una soluzione estrattiva immediata, implicando il diretto distacco dei minerali a vista dalle pareti rocciose. Essa è facilmente riconoscibile, soprattutto all’interno dei Cunicoli terminali, per via di chiare raschiature presenti sulle chiazze verdastre di malachite aderenti alla roccia. La tecnica di sbancamento consisteva invece nell’aggressione violenta dei depositi presenti al suolo, allo scopo di recuperare i minerali di rame inglobati al loro interno”.

Risalendo brevemente prima di dirigersi nell’area terminale della grotta, si passa proprio sotto la colonia dei chirotteri, che arricchiscono invece il particolare ecosistema che in una cavità rocciosa si può sviluppare, ovviamente questo passaggio viene realizzato cercando di arrecare il minor disturbo possibile, permettendo al visitatore di discendere fino all’area destinata a Sepolcreto. Circa un centinaio di inumati sono stati recuperati durante le operazioni di scavo, testimoniando il pressante utilizzo della grotta come luogo di sepoltura. Anche questo sottolinea quanto importante, seppur per un’altra funzione, fosse la cavità.

Solo con le ricerche più moderne, l’uso funerario della grotta viene accertato in tutta la sua complessità. Seppur resti umani sono stati ritrovati anche negli altri spazi, la maggiore concentrazione di sepolture è localizzato nei Cunicoli terminali. Tanto che sono stati trovati i resti di gruppi di defunti,  anche accompagnati da elementi di corredo funerario, cosa che fa supporre anche la possibilità di realizzazione di rituali funerari. Questo per la complessità strutturale e sociale delle comunità passate è un passaggio importante che ci differenzia sempre più come esseri umani e non come “normali” animali.

Un sito sicuramente da non perdere, soprattutto per gli appassionati e gli amanti della speleologia quanto dell’archeologia! Una località unica che testimonia la presenza di uomini in un passato arcaico del nostro territorio. Prima delle grandi colonie Greche e dell’arrivo dei Romani.

Per approfondire questo magnifico e importante luogo consiglio il sito della Grotta della Monaca: http://www.grottadellamonaca.it/ dove avrete nel dettaglio tutte le informazioni e i contatti necessari.

Una realtà del territorio tanto importante quanto ancora poco conosciuta. Una storia antichissima che ha visto il passaggio di uomini e civiltà all’inizio dello sviluppo di una regione che ha conosciuto lo splendore della Magna Grecia e il susseguirsi di popoli e dominazioni. Ti invito a visitarlo con me contattandomi ai seguenti riferimenti:
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Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici.

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