Ottobre, tempo di vendemmia, tempo di sagre dedicate al dio Bacco. Anno particolare però questo 2020… e anche a Cupramontana, la capitale del Verdicchio, quest’anno, non si è potuta celebrare, come gli altri anni, la famosa Sagra dell’Uva.

Nell’attesa di poterla festeggiare il prossimo anno con tutti gli onori dovuti, oggi vi voglio raccontare la Sagra dell’Uva di Cupramontana, la più antica in regione e tra le più antiche d’Italia!
Comincio con il presentarvi il vino Verdicchio, vitigno autoctono del territorio, pure se l’analisi genetica ne ha evidenziato una parentela molto stretta con il Trebbiano di Soave (Veneto).

Infatti intorno al 1470, il comune di Jesi, la città che dominava Cupramontana e gli altri castelli circostanti, invitò gli abitanti della Lombardia e del Veneto a venire ad occupare le case vuote e i terreni abbandonati, a causa di una pestilenza che aveva decimato il territorio, per stabilirsi in questi luoghi e ripopolarli.
Molte famiglie dunque giunsero da tali regioni a Jesi e nei suoi castelli, vi si insediarono, diventando: agricoltori, artigiani, piccoli imprenditori ed è molto probabile che si debba proprio a loro l’introduzione del vino Verdicchio.
Nel 1968 intanto, da semplice vino da tavola come era nato, il Verdicchio otteneva il riconoscimento D.O.C. e proprio la scorsa estate, un articolo del New York Times, lo celebrava come il vino bianco più buono al mondo!
Vi voglio ricordare anche che la produzione industriale, era cominciata nel primo ‘900, quando erano sorte, nella cittadina, una ventina di aziende vinicole dove si produceva anche lo spumante che insieme al Verdicchio, veniva esportato in tutte le regioni italiane.
Tornando alla Sagra dell’Uva, la prima edizione venne celebrata la domenica 23 settembre del 1928, posticipata di una settimana perché, la domenica precedente, c’era stata la pioggia.
I cuprensi, simpaticamente, scrivevano così nella locandina della Sagra:
“se Giove Pluvio ha avuto l’idea, proprio sbagliata, di turbarci la Festa, domenica passata, non disperiam per questo e il giorno 23 farem vedere al pubblico il coraggio che c’è! Si dice per proverbio che, Festa rimandata, è come una minestra o zuppa riscaldata. Ma noi ci proponiamo, se Giove lo consente, di sfatare il proverbio, sfatarlo arditamente. E la festa rimessa , sarà pur migliorata, onde la gente accorsa, non resterà ingannata. Se Giove…Ma che Giove!!! ABBIAM CON NOI Giunone , la moglie, che saprà pigliarlo con le buone. Che se ciò non bastasse, gli potrà dir : “Canaglia, se il 23 piovesse, ti mando in Corno…. Vaglia!!! E Giove, a tal minaccia della sua dolce fiamma, farà che possa svolgersi il seguente programma:…..”
E dopo questa prima locandina, con programma annesso, anno dopo anno, tra settembre e ottobre inizialmente, la prima domenica d’ottobre in seguito, a Cupramontana, si è celebrata la Sagra dell’Uva, ad esclusione degli anni della II guerra mondiale, fino ad arrivare a quella ridotta di quest’anno, l’ 83ima, dove comunque le cantine locali, nel cuore storico del paese, hanno allestito uno stand, per far degustare “il nettare degli dei” a tutti gli affezionati della Sagra e per dare un tocco di normalità allo strano anno in corso.
La Sagra dell’Uva , tanto “sacra” ai cuprensi di ogni età, è la festa del raccolto che diventa vino, della fecondità di questa terra , dei vigneti di Verdicchio!
Vi ricordo che il nome “Cupra” deriva proprio dalle dea Cupra, venerata dai Piceni che avevano fondato la città intorno al V / VI s. A.C., dea della fertilità, della fecondità, dell’amore.
La Sagra/Festa, da vari anni ormai, ha inizio il giovedì precedente la prima domenica di ottobre con l’apertura degli stands enogastronomici , le “capanne” così chiamate dai cuprensi, che sono allestiti in tutto il centro storico, dove si possono degustare i piatti tipici della cucina marchigiana : polenta, tagliatelle , gnocchi con sughi alla papera, al cinghiale, al ragù, o panini e piadine alla salsiccia, al salame marchigiano “ciauscolo”, e tante altre specialità, ovviamente il tutto accompagnato dal buon Verdicchio!!!

Per le vie del centro, in mezzo alle migliaia di persone che giungono a festeggiare da ogni parte, girano i gruppi locali di suonatori e cantori di stornelli, accompagnati dal suono della fisarmonica e l’organetto, come si faceva una volta in campagna quando, sul finire della dura giornata di lavoro passata sui campi, ci si voleva divertire e alleggerire, cantando, suonando e danzando.

Da vari anni poi, il venerdì e il sabato sera, si esibiscono sul palco, importanti cantanti o gruppi italiani facendo arrivare da ogni parte, anche da fuori regione, giovani ad assistere ai loro spettacoli e a festeggiare, mentre la domenica tardo pomeriggio, dopo la sfilata dei carri allegorici, si esibisce sul palco un cantante, gruppo o uomo di spettacolo, di solito più consone ad un pubblico più adulto.
Tra i cantanti/gruppi esibitisi negli ultimi anni, ve ne ricordo alcuni: Bennato, Pelù, Carmen Consoli, Capossela, J- Ax, Anna Oxa, Franco Califano, Modena City Ramblers, ecc….
Il primo concerto che si ebbe alla Sagra dell’Uva, risale al 1972 , con l’esibizione in piazza di Orietta Berti.
Dopo i concerti e gli spettacoli, sul palco si esibiscono le varie orchestre per far danzare il popolo cuprense fino a tarda notte.
Gli stessi stands, da alcuni anni, oltre a servire cibo e vino, si sono organizzati con i dj del luogo, che intorno alle 23,00, fino a mattina presto, fanno ballare e divertire i giovani cuprensi che per quei 4 giorni, si dimenticano della scuola, degli impegni quotidiani, per festeggiare felici, appoggiati dai loro genitori che pur se un po’ più adulti, festeggiano leggeri anche loro, i giorni della sagra, in onore del dio Bacco incarnatosi nel Verdicchio!
Il clou della Festa si ha comunque nelle giornate di sabato e ovviamente di domenica. Il sabato, i rappresentanti dei vari comuni di produzione del Verdicchio, si sfidano nel “Palio del Verdicchio”, gara di pigiatura con i piedi, con un vincitore finale, ma è la domenica la vera giornata della festa: dal mattino sfilate dei gruppi folklorisitici locali che si esibiscono per il centro ballando il saltarello accompagnati dal suono della fisarmonica e dell’organetto, gli stands sono già aperti per il pranzo delle tante persone che giungono in mattinata nella cittadina per assistere alla sfilata dei carri allegorici alle 15,30 e rimanere per lo spettacolo del tardo pomeriggio, per chiudere infine la festa, con un ultimo buon bicchiere di vino e i fuochi d’artificio.

La tradizione dei carri allegorici, ebbe inizio con la I Sagra dell’Uva, nel 1928, e anno dopo anno, in un mese o poco più, i giovani cuprensi, con la cartapesta, il polistirolo e tutto ciò che poteva e può loro servire, hanno creato e creano ancora oggi carri da sogno, con tanto lavoro, tante ore di sonno perse, ma con tanto entusiasmo, dedicandoli sia a temi del momento: politica, personaggi del mondo dello spettacolo, ambiente, sia a fiabe, cartoni animati, film dell’anno, ecc…. in ogni caso, qualsiasi sia il tema a cui il carro è ispirato e la storiella che i ragazzi ci recitano sopra, il movente finale, l’ elemento cui tutto gira intorno, è il VERDICCHIO!!!
Oggi vi sono 5 contrade che preparano il loro Carro e dopo la sfilata della domenica pomeriggio, viene eletto e premiato il carro vincitore!
Con questo riassunto della Sagra dell’Uva di Cupramontana e della sua storia, la speranza è quella di festeggiare ancora questa Sagra, così cara al popolo cuprense da entrarne a far parte della storia millenaria della cittadina.
Ciao, mi chiamo Cristina, lavoro nel turismo da 30 anni e dopo aver viaggiato qua e là per il mondo, per lavoro, sono tornata nelle Marche, nel mio paese, in collina, decisa a restare e far conoscere agli altri le meraviglie di questa discreta terra.
“L’Italia in una regione”. così la definiva Guido Piovene nel suo libro “Viaggio in Italia” e non si sbagliava, infatti in pochi km di territorio troviamo di tutto: dalla costa con il suo mare e le sue spiagge di sabbia o le baie rocciose del Conero, alle affascinanti montagne dell’Appennino Umbro-Marchigiano, ricche di tradizioni e leggende, alle dolci colline con le “città balcone”, da cui godere di panorami mozzafiato!
Poi ci sono le città, ricche di arte, di storia, le chiese, quelle discrete e affascinanti romaniche, le abbazie nascoste, gli importanti santuari, come quello di Loreto, i parchi archeologici, i parchi naturali protetti, i piccoli incantevoli paesini e i borghi di collina e a completare e deliziare il tutto, l’ottimo cibo tipico di questa terra e i vini bianchi (in primis il Verdicchio) e rossi, prodotti nelle colline, a darci un po’ d’allegria.
Premesso tutto ciò, svolgo con passione il mio lavoro di guida turistica, anche in lingua francese, da 20 anni, da Ancona, a Loreto e Recanati, Jesi, Fabriano, Arcevia, Corinaldo, Numana, Sirolo, e tutto il territorio della provincia di Ancona, compresi i musei o le raccolte d’arte sparse nel territorio un po’ ovunque.
Collaboro anche con i Traghettatori del Conero e in estate potrete approfittare di un’escursione in barca per ammirare dal mare, delle bellezze della riviera del Conero.
Infine, da alcuni anni, sono anche istruttore guida in italiano, alle Grotte di Frasassi, tra i complessi ipogei più belli al mondo.
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