Erice è uno dei borghi più belli e famosi della Sicilia. Sulla cima del monte omonimo a 751 metri s.l.m. la cittadina mantiene intatto il suo aspetto medievale: stradine selciate di pietra, piccole case, cortili fioriti, piena di chiese e conventi.
Il panorama che si gode dal giardino del Balio è ritenuto uno dei più belli del mondo: da un lato il Mediterraneo con Trapani e le Saline, le isole Egadi e Marsala; dall’altro il Tirreno, il monte Cofano, la baia di Cornino, la costa che arriva a San Vito lo Capo e oltre fino a Ustica.

Mi sembra già un ottimo inizio! Voi che dite?
Erice in un giorno di sole è meravigliosa, fresca, luminosa e in inverno è magica e misteriosa avvolta nelle nuvole dona al viaggiatore la sensazione di trovarsi in un luogo fuori dal tempo.
Passeggiando per le vie strette del centro vi sentirete immediatamente tranquilli e sereni. Lasciatevi sedurre dai suoi colori e dal profumo di vaniglia e mandorla delle sue famose pasticcerie. È d’obbligo qui abbandonarsi ai piaceri dei dolci tipici ericini.
Ma andiamo per ordine! Lasciate che vi racconti prima un po’ della sua storia e poi dulcis in fundo i piaceri del palato.
Erice è ritenuta città elima e degli Elimi si conosce ancora poco. Sull’origine di questa popolazione che s’insediò nella Sicilia occidentale ci sono diverse ipotesi. Gli storici del mondo antico (Tucidide, Cicerone, Virgilio) concordano con l’ipotesi che gli Elimi provenissero dall’Anatolia e che fossero troiani in fuga a causa della guerra di Troia.
Virgilio nella sua Eneide ci racconta di come Enea prima di recarsi verso il Lazio passò in Sicilia ed ebbe riparo proprio presso gli Elimi per comunanza di stirpe.
Secondo lo storico greco Ellanico gli Elimi erano una popolazione di origine italica, giunta in Sicilia dopo aver combattuto una guerra con gli Enotri.
Oggi questa tesi sembra essere la più accreditata.
Le città principali degli Elimi furono tre: Se gesta (capitale politica), Erice (centro religioso) ed Entella.
Elimo, nella mitologia greca, era un figlio illegittimo di Anchise e giunse in Sicilia con Enea e l’amico Aceste e secondo il mito la città di Se gesta sarebbe stata fondata da Aceste, figlio della nobile troiana Egesta e del dio fluviale Crimiso.
È certo, comunque, che gli Elimi fortificarono Erice e la resero un centro religioso molto importante per tutti i popoli del Mediterraneo che si incontrarono sulla sua alta vetta. Nell’antichità, Erice era nota per il suo tempio dove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite ed i Romani Venere. Il monte Eryx era un punto di riferimento per i navigatori dei quali Venere divenne la protettrice. La fama di Venere Ericina divenne tale che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo.
Per secoli accorsero al santuario folle di pellegrini che partecipavano a banchetti e libagioni, ma si accostavano anche alle hieròdulai, le prostitute sacre, le sacerdotesse del tempio. I governatori romani sacrificavano alla Dea e gareggiavano nell’arricchire il tesoro del tempio con nuovi doni. Ma in epoca normanna (XII sec.) il santuario era ormai diroccato ed al suo posto fu costruita una fortezza, cinta da mura e protetta dalle torri del Balio, un tempo collegate al castello tramite un ponte levatoio. Esso si erge sulla rupe cilindrica tanto famosa nell’antichità e da qui lo sguardo spazia tutt’intorno offrendo la vista su Trapani e sulle Egadi.


Il giardino ottocentesco del Balio circonda il castello; il nome deriva dal governatore normanno (Baiulo) che qui dimorava. Su una piattaforma rocciosa c’è la torretta Pepoli, una residenza in stile moresco fatta costruire nel 1870 dal Conte Agostino Pepoli. Oggi osservatorio di Pace e Faro del Mediterraneo.


La passeggiata lungo la cinta muraria del borgo ve la consiglio assolutamente. Mura possenti lungo le quali anticamente c’erano 25 torri e tante piccole postierle utilizzate per rapide uscite evitando di aprire le grandi porte.
Tre sono le porte di accesso al borgo: porta Trapani, porta Carmine e porta Spada.

Varcato l’arco di porta Trapani subito a sinistra, attraverso una stretta stradina, si arriva alla chiesa Madre, edificata da re Federico d’Aragona nel 1312. La chiesa è totalmente decentrata e sapete perché? Il tempio cristiano venne eretto in posizione opposta al tempio pagano con lo scopo di interrompere il percorso nei secoli seguito dai pellegrini.

Nel Medioevo la Matrice diventa il nuovo polo religioso della città. La chiesa, in stile gotico chiaramontano, ha una facciata austera ma non lasciatevi ingannare dalla sua semplicità perché l’interno è sorprendente. Le volte presentano una ricca decorazione a stucco con motivi moreschi e richiamano atmosfere arabe. Sembra un vero e proprio merletto.

Vi segnalo altre due chiese da visitare: la chiesa di San Giuliano e quella di San Martino. La chiesa di San Giuliano fu edificata dal Gran Conte Ruggero nel 1076, in ringraziamento a San Giuliano per il soccorso prestatogli nell’assedio del monte ancora in mano ai musulmani. Per lo stesso motivo egli decise che il nome del monte e della città cambiassero in Monte San Giuliano, mantenuto poi fino al 1936 quando Erice riprese l’antico nome.

La chiesa di San Martino sorge nell’area occupata da una preesistente chiesetta dedicata, in epoca normanna, allo stesso titolare. L’antica chiesa fu modificata ed ampliata nel 1682.

L’interno è decorato con stucchi, affreschi e pitture di Antonio e Vincenzo Manno. Bellissima è la statua lignea policroma del 1556 che rappresenta San Martino a cavallo e il povero.

Se avete ancora un po’ di tempo raggiungete il quartiere spagnolo che si trova fuori le mura del borgo su un ampio sperone roccioso. Qui troverete un edificio del XVII sec. che serviva ad ospitare una guarnigione di soldati spagnoli. Da qui parte il sentiero chiamato delle orchidee, che consente di ammirare oltre al panorama sul monte Cofano questi bellissimi fiori lungo tutto il percorso.

Oggi all’interno della antica caserma spagnola c’è il Museo Multimediale delle attività Marinare trapanasi e la Mostra “Arti e Mestieri di una volta”.
Erice è anche la città della Scienza e della Pace, sede del centro Internazionale di Cultura scientifica “Ettore Majorana”, fondato dal fisico trapanese Antonino Zichichi nel 1962 a Ginevra e spostato ad Erice l’anno seguente. Oggi il centro ha la sua sede nel Ciclope e in tre ex monasteri restaurati: San Francesco, San Domenico e San Rocco.
Come promesso dulcis in fundo….i dolci ericini!
La pasticceria di Maria Grammatico è conosciuta in tutta la Sicilia, anzi in tutto il mondo. La fama della signora Maria è internazionale.

È in convento che Maria apprende l’arte pasticcera e nel 1964 decide di aprire un piccolo negozio.
Entrate nel suo laboratorio e soprattutto mettetevi comodi per le sue straordinarie degustazioni! Amaretti, genovesi, pasta di mandorla e torroni accompagnati da un ottimo vino della tradizione marsalese.
Se ai dolci preferite il salato siete sempre nel posto giusto. Qui a Erice troverete ottime trattorie dove gustare piatti tipici e tradizionali.
Il posto d’onore spetta al couscous, la nota pietanza araba fatta di granelli di semola pura imbevuti di brodo di pesce. Oppure ordinate le busiate al pesto trapanese, ricetta tipica della Sicilia occidentale. A Trapani si fermavano le navi genovesi provenienti dall’oriente e i marinai genovesi fecero conoscere il pesto ai siciliani. Ma i trapanasi modificarono la ricetta del pesto aggiungendo gli ingredienti tipici del loro territorio: mandorle e pomodori freschi.
Le busiate col pesto trapanese Il Cous Cous di pesce
È un piatto delizioso, delicato e molto aromatico!
Concludo consigliandovi di visitare questo borgo affascinante con una guida abilitata che conosce il territorio e che vi saprà raccontare tante piccole storie della Sicilia occidentale. Vi aspetto ..non esitate a contattarmi!
Mi chiamo Paola Ponte e sono una guida turistica dal 1997, laureata in Storia dell’Arte, parlo francese, inglese e spagnolo. Vivo a Palermo dove svolgo principalmente la mia professione, abilitata inoltre per tutta la Sicilia.
Le tre parole che descrivono meglio il mio lavoro sono: passione, condivisione, bellezza. E’ un lavoro emozionante e non avrei potuto scegliere di meglio. Ogni giorno è diverso, nuove opportunità, straordinarie esperienze, la fortuna di conoscere persone nuove e condividere con loro l’amore per la mia terra.
La Sicilia è una terra antica, fatta di storia, arte, leggende, tradizioni e con una natura esplosiva. Ecco perché un viaggio in Sicilia è sempre una buona idea!
Per saperne di più leggi gli articoli che ho scritto per il blog e troverai tanti consigli utili per vivere un’esperienza unica!
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