Torino e oltre – Torino dolce Torino

I pomeriggi d’autunno sono il momento ideale per passeggiare sotto i portici di Torino, visitare i luoghi di interesse storico o i musei cittadini e poi concedersi una pausa per qualche peccato di gola. Le vetrine delle pasticcerie e dei caffè storici offrono una selezione di cioccolato e di prelibatezze a cui è difficile rinunciare.

Il caffè Mulassano

Il cacao arrivò in città nel XVI secolo, quando il duca Emanuele Filiberto portò la capitale del Ducato a Torino. Egli aveva combattuto a fianco degli Spagnoli e quando suo figlio, Carlo Emanuele I, sposò l’infanta di Spagna Caterina Micaela nel 1585, la “bevanda degli dei” venne introdotta a corte. Sarà la seconda Madama Reale, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours a concedere la prima licenza di vendita al pubblico di cioccolata ad un produttore, tale Giovanni Antonio Ari nel lontano 1678. Da quel momento si diffuse l’abitudine della Merenda Reale.

La Merenda Reale di Torino – turismotorino.org

Ancora oggi, presso le Residenze Sabaude o in alcuni caffè storici, è possibile provarla (per informazioni http://www.turismotorino.org).Durante la Merenda si serve la tipica tazza di cioccolata calda, fatta secondo tradizione, ovvero facendo fondere del cioccolato a bagno Maria con la sola aggiunta di acqua. Insieme alla bevanda vengono serviti i “bagnati”, ovvero biscotti della tradizione. Tra i più popolari ci sono i biscotti savoiardi, la cui origine sembra essere antichissima. Si narra che verso la metà del 1300, il pasticcere di corte di Amedeo VI di Savoia, fu incaricato di preparare dei dolci per ricevere in modo regale il re di Francia, senza però spendere troppo! Il pasticcere riuscì a creare una vera e propria prelibatezza, usando solo pochi ingredienti, ovvero zucchero, farina e uova.

A Merenda la cioccolata calda può essere sostituita dal “bicerin”, divenuto di gran moda a partire dal 1840 circa. E’ una bevanda servita in un piccolo bicchiere di vetro ( in piemontese “bicerin”), così da vedere i tre strati che lo compongono: in alto la crema di latte, poi il caffè e infine la cioccolata calda. Bisogna assaporarlo senza rimescolarlo, in modo da percepire in sequenza la freschezza della crema, l’amaro del caffè  e il dolce della cioccolata.

Il “bicerin”

Fino alla Prima guerra Mondiale  il “bicerin” aveva un prezzo imposto di 15 centesimi, in modo che tutti potessero permettersi la prima colazione.

Il bicerin lo si può degustare in tutti i caffè torinesi, ma “Al Bicerin”, in piazza della Consolata la ricetta è la più originale.

Il cioccolatino tipico di Torino è il Gianduiotto. Il nome viene dalla maschera della città, Gianduia . ed è durante il carnevale del 1865 che la ditta Caffarel lo lanciò per la prima volta sul mercato. Le storie a riguardo dell’invenzione e della paternità del gianduiotto sono diverse. C’è chi dice che l’impasto sia nato durante il periodo napoleonico, quando i Francesi misero un embargo alle navi inglesi che  portavano il cacao in Europa. I pasticceri piemontesi, essendo a corto di materia prima, aggiunsero dunque le nocciole di Langa al cacao ricavando un cioccolato dolce e cremoso. Altri invece dicono che la paternità sia di Michele Prochet, altri ancora di Paolo Caffarel, ma la cosa importante è non farseli mai mancare ! Quelli artigianali possono avere fino ad un 40% di nocciola IGP.

Il gianduiotto è anche il primo cioccolatino incartato. Quello tradizionale ha una carta dorata. Questo perché, per la presenza della nocciola, il cioccolato non “brilla”. Dunque si temeva che gli acquirenti non fossero attratti da un cioccolatino così opaco.

Un prodotto tipico piemontese  difficilmente reperibile in altre Regioni è il “Cri Cri”, una nocciola tonda e gentile del Piemonte ricoperta da cioccolato fondente e granellini di zucchero. Incartati come fossero caramelle, sono le tipiche praline delle festività natalizie ed anche il tipico dolcetto che ogni bambino trova nella calza della Befana. Fu un confettiere di Torre Pellice (To) che iniziò la produzione nel 1886, ma l’origine del nome sembra sia legato alla storia romantica di un giovane studente innamorato di una fanciulla chiamata Cristina. Quando poteva uscire con lei, non mancava  mai di passare in pasticceria per comprare qualche pralina da portare all’appuntamento. Ormai la commessa conosceva la storia tra il giovane e Cristina, quindi appena lo vedeva entrare in negozio gli  chiedeva “Cri ?” e lui rispondeva “Cri” ed ecco il nome “Cri Cri”.

Cri Cri

Si evince da questi racconti che il cioccolato è il vero protagonista della città. Infatti con il tempo i cioccolatai diventarono così ricchi, che quando uscivano per la città utilizzavano delle ricche carrozze trainate da 4 cavalli. Il modo di dire piemontese “ Fare la figura del cioccolataio”, per dire fare una gaffe, una brutta figura, è legata a questa ricchezza che molti artigiani del cioccolato ostentavano per la città. Ce n’era uno in particolare che fu apostrofato dal re Carlo Felice. Il re infatti, andando in giro per la città con la sua carrozza tirata da una quadriglia, non gradiva di certo essere confuso lui, ovvero “fare la figura del cioccolataio!”

Uno dei caffè storici dove apprezzare queste golosità è Baratti & Milano.

Confetteria del 1874, si affaccia con le sue vetrate in Galleria Subalpina dell’Industria e proprio qui Guido Gozzano si ispirò per scrivere la poesia “Le Golose” dove

“…. Signore e signorine,
le dite senza guanto, scelgon la pasta.
Quanto ritornan bambine!
Perché niun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
[……]
Perché non m’è concesso
O legge inopportuna!
Il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolate?
Io sono innamorato di tutte le signore
Che mangiano le paste nelle confetterie”

Le paste torinesi sono piccole, noi le chiamiamo “mignon” e non mancano mai al tavolo del pranzo domenicale. A fine pasto fanno bella mostra sul “cabaret” le bignole, i funghetti, i diplomatici, i baci di dama e gli immancabili chantilly.

I baci di dama e le paste secche

Un altro caffè storico, che era frequentato dai filo-sabaudi ( i cosiddetti “codini”) durante il periodo risorgimentale, è il Caffè Fiorio, in via Po. Qui il conte Cavour si intratteneva con i politici del tempo e qui fondò il circolo del Whist, un gioco di carte molto in voga al tempo.

I cremini, che fanno bella mostra nelle cioccolaterie, non sono nati a Torino, ma a Bologna. Sarà la Fiat ad incaricare la Majani di creare un cioccolatino per lanciare, nel 1911, la FIAT 4, ma oggi il cremino viene prodotto da tutti i migliori “maîtres chocolatiers” della città.

Percorrendo via Pietro Micca si incontra una chiesa, quella di San Tommaso. Al suo interno c’è un altare dedicato a San Pasqual de Baylon, protettore dei pasticceri. Secondo la tradizione torinese fu lui a dare la ricetta dello Zabaione alle donne che in confessione lamentavano la stanchezza dei mariti… La bevanda di “sanbayon”, ovvero lo “Zabajon” è a base di tuorlo d’uovo, zucchero e vino liquoroso.

Secondo altre leggende lo zabaione nacque a Reggio Emilia, dove il capitano Baglioni si accampò per alcuni giorni.

Sui ricettari di casa Savoia si trovano diverse ricette che usano lo zabaione , sia come salsa per le carni, che per accompagnare i dolci.

Un ottimo zabaione viene servito al caffè Torino, in piazza San Carlo. Caffè del 1903, è famoso per il suo “toro” vicino all’ingresso. I Torinesi, e non solo loro, hanno l’abitudine di camminare sugli attributi del toro come gesto scaramantico!

Il toro

Su piazza Carignano, proprio a fianco del Museo Egizio, è possibile acquistare, in qualunque stagione, un gelato da passeggio divenuto famoso e copiato in tutto il mondo: il Pinguino. Brevettato nel 1939 dal caffè Pepino, è il classico gelato su stecco, ricoperto di cioccolato e con un cuore che a scelta può essere di crema, caffè, fior di latte, gianduia, menta, viola oppure rosa.

Se qualcuno al dolce preferisce il salato,  può optare per un aperitivo. L’aperitivo per eccellenza è il Vermouth, nato nella liquoreria del sig. Marendazzo nel 1786. Fu l’aiutante di bottega Antonio Benedetto Carpano a mettere a punto questa ricetta a base di vino bianco, zucchero, erbe e spezie. Vermouth significa “assenzio”, uno degli ingredienti di questo prezioso vino che sostituì il rosolio alla corte di Vittorio Amedeo III.

Il Vermouth

Insieme al vermouth i bar torinesi offrono un ricco buffet di formaggi, salumi e piatti caldi. Non mancano mai in accompagnamento i grissini, quei “batôns” così amati da Napoleone che decise di importarli in Francia.

Anche un semplice caffè ha una sua storia a Torino. La prima macchina per il caffè espresso fu presentata nel 1884 all’Esposizione Nazionale di Torino da Angelo Moriondo che dimostrò come la sua macchina potesse fare 10 tazze di caffè ogni 2 minuti, ovvero 300 tazze l’ora. Pochi anni dopo, nel 1895, in via San Tommaso, nacque la drogheria Luigi Lavazza ed anche il caffè torinese divenne famoso in tutto il mondo.


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Ciao, sono Donatella. Avete sentito dire che Torino è una città industriale, grigia? O che in Piemonte non c’è molto da vedere, salvo le montagne? Allora il mio obiettivo sarà quello di farvi innamorare del mio territorio, non solo con gli articoli che scrivo, ma anche con delle visite pensate ad hoc per ogni esigenza. Mi piacciono la storia, l’arte, l’enogastronomia, le curiosità legate alla mia Regione e le lingue. È per me fantastico lavorare con turisti di altre Regioni d’Italia e con stranieri. Soprattutto quando tornano a casa con un po’ di Piemonte nel cuore.

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