All’ombra dei Monti Sibillini – Visso (MC) e la bellezza perduta

Piccoli gioielli nascosti

Omaggio a ciò che è ridotto a brandelli dopo il terremoto del 2016, ricordi di una meraviglia senza tempo, magiche suggestioni profanate e mai più ritrovate.

La montagna, alta e solenne, che in un ampio abbraccio circonda e protegge la monumentale bellezza della Valnerina, si impone, superba, sulla quinta di un cielo azzurro appena screziato dal candore delle nuvole che si rincorrono e si accalcano per poi dissolversi.

Vera regina dalla cresta innevata, la montagna, sovrana maliarda di questi luoghi, svela, indolente, la magia di piccole vallate, l’incanto di minuscoli borghi e il fascino misterioso di boschi e radure di cui si ammanta.

Come uno scrigno pieno di preziosi, le pareti rocciose della Valnerina schiudono e svelano la propria anima mostrando la loro perla più preziosa: Visso.

Visso

Antichissimo insediamento, Visso viene ricostruita varie volte, nel corso dei secoli, tra il fondovalle e l’altura circostante secondo le necessità del momento chiamando la prima fondazione con il nome di Castel San Giovanni per poi nobilitare le sue origini con l’antico toponimo di Vipse.

Appartenuta ai duchi di Spoleto e, successivamente, costituitasi come comune autonomo, la cittadina è oggi circondata da una ghiera montuosa su cui insiste il medievale sistema difensivo costituito da tratti di mura e torri di avvistamento.

Le mura protettive di Visso

Così protetta, Visso si stende placida nel fondo valle con i suoi tipici edifici di pietra bianca scolpita dalle esperte mani dei mastri petraioli locali che, da bravi montanari dal carattere forte e ruvido, avvezzi da sempre alla fatica, hanno diffuso in queste vallate, il loro rude e spigoloso canto poetico ancora leggibile nei portali, intorno alle finestre, lungo cornici e cornicioni.

Colonnine, leoni stilofori, fregi, timpani, lunette, tutto mostra la concretezza del sapiente lavoro manuale dove la cura del dettaglio rende il lavoro artigiano un vero capolavoro.

Vero museo della città è la chiesa Collegiata sorta sul luogo di un miracolo che vede la Madonna protagonista indiscussa di una fervente e genuina fede popolare. L’immagine della Madonna bruna di Visso è ancora custodita all’interno della chiesa e si mostra agli occhi dei fedeli come splendida scultura lignea del XII secolo che, secondo la leggenda, portata a Visso da un viandante, non si è più spostata dal luogo in cui era stata posata.

“……e allora la Madonna bruna fece miracolo alla moglie di Trebonio molenaro che stia per morire. (…) Lu pellegrinu quando la volse piglià non la potette movre et ita restò con nui….”

Dall’iniziale cappellina costruita per accogliere l’immagine sacra, si è sviluppata l’attuale Collegiata nella quale si possono ammirare vari affreschi risalenti ad epoche diverse come il gigantesco San Cristoforo che campeggia sulla parete accanto all’ingresso e a cui la popolazione si rivolgeva per avere la sua protezione.

Sulla parete di fronte si apre la nicchia rinascimentale con raffinatissimo affresco dello Spagna, mentre l’abside maggiore conserva un meraviglioso ed inaspettato ciclo di affreschi trecenteschi di stampo giottesco che narrano le storie di Cristo. Accanto alla Collegiata si trova il complesso di Sant’Agostino trasformato in pinacoteca civica per accogliere le opere d’arte del territorio.

Accanto a sculture di pregio realizzate dalla locale scuola di intagliatori, la pinacoteca di Visso conserva numerose opere d’arte provenienti dalle chiese della zona insieme alla raccolta dei manoscritti originali di Giacomo Leopardi, tra cui spicca fra tutti la celebre poesia de “l’infinito”.

Curiosità e dettagli si possono ammirare anche attraverso le caratteristiche stradine del centro storico che mostrano antiche porte d’ingresso, palazzetti signorili, balconi fioriti, pittoreschi acciottolati per arrivare lungo il torrente Ussita che proprio a Visso incontra ed accompagna il fiume Nera nel suo lungo e lento percorso verso il Tirreno.

Le specialità gastronomiche di Visso

  • Il ciauscolo, salume morbido, spalmabile sul pane e leggermente aromatizzato con l’aglio.
  • Pecorino in foglia di noce: è’ un prodotto di antica tradizione. Originariamente le foglie di noci. venivano utilizzate per le proprietà anti- acaro per proteggere i formaggi durante la stagionatura.
  • Miele allo Zafferano: Il miele millefiori viene arricchito con gli stimmi trifidi dello zafferano aggiungendo quel tocco di originalità e sapore dovuto al connubio tra due prodotti naturali e genuini.
  • Ricotta fresca: ottenuta dal siero rimasto dalla lavorazione del formaggio, è fresca e cremosa con basso contenuto di grassi.
  • La Torta di Ricotta è un cult locale anche se non sempre si trova.

Una ricetta tipica: il Frustingo

In autunno si prepara il castagnaccio con mele mentre a Natale ci si lecca i baffi con il Frustingo, dolce tipico marchigiano con varianti ma molto diffuso nelle zone montane.

Ricetta tradizionale: il frustingo marchigiano – Ilgraffio.online

Ecco la ricetta per prepararlo a casa!

Ingredienti

  • 1 kg di fichi secchi
  • 200 gr di mosto cotto di uva mista
  • 500 gr di misto di noci, mandorle e pinoli
  • 300 gr di uva passa
  • 200 gr di canditi misti di arancia e cedro
  • 50 gr di caffè in polvere
  • 200 gr di caffè 250 g di farina integrale o di grano turco
  • 300 g di cacao amaro
  • 200 g di zucchero
  • 200 g di rhum
  • 200 gr di liquore a base di anice
  • 200 g di olio extra vergine di oliva buccia tritata di limone mandarino e arancia in quantità a piacere
  • 1 pizzico di noce moscata
  • 1 pizzico di cannella
  • 1 pizzico di pepe

Preparazione
Tagliare a pezzetti i fichi, farli bollire con il mosto cotto e far riposare il composto per un giorno intero. Nell’impastatrice mettere l’impasto del giorno prima e aggiungere tutti gli altri ingredienti lasciando in ultimo la farina.
L’impasto deve essere amalgamato per almeno 15 minuti e poi deve riposare per 10 minuti; oliare degli stampi tipo quelli del plum cake e poi passare del pan grattato.
Mettere l’impasto negli stampi per almeno 5 centimetri. Una volta riempiti gli stampi, mettere sopra un goccio di olio di oliva e decorare con mandorle, noci e ciliegie tritate.
Cuocere in forno a 200 ° C per 30-40 minuti da controllare dopo 30 minuti per vedere se il dolce è asciutto.
Buon appetito!

Cosa dire di più questa cittadina se non invitarvi a visitarla?
Se siete abbastanza curiosi e amate scoprire aneddoti, tradizioni e leggende, sarò ben lieta di essere la vostra Guida!


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Mi chiamo Daniela, abito nelle Marche e precisamente a Macerata e lavoro come guida e accompagnatrice turistica da 25 anni. Svolgo la professione di guida turistica principalmente da Ancona fino ad Ascoli Piceno passando per piccoli ed incantevoli borghi dell’entroterra e adoro condurre i visitatori nel cuore autentico delle Marche svelando loro suggestivi ed infiniti angoli sconosciuti delle Marche “….ove per poco il cor  non si spaura”.
Amo narrare la bellezza della mia terra in modo insolito con letture e piccole teatralizzazioni affinché i visitatori conservino il ricordo di un viaggio che è vera esperienza. Se desiderate, dunque, conoscere meglio questo piccolo angolo di mondo, non esitate a contattarmi!

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