Oggi si cammina per sentieri non segnati, lungo un itinerario dove i passi evocano momenti di vita montanara fatta di sacrifici, dove anche il più piccolo pezzetto di terra coltivata significava sudore, fatica e duro lavoro.
Arrivo con un po’ di anticipo (come di solito fa una brava Guida Ambientale Escursionistica) e aspetto il mio gruppo di camminatori nel parcheggio di Idro – Ecomuseo delle Acque di Ridracoli. Siamo nel cuore della Romagna, poco sopra il paese di Santa Sofia, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Il sentiero di oggi è di media difficoltà, (classificato E, cioè escursionistico) in virtù del fatto che sia la lunghezza (poco più di 10km) che il dislivello positivo (circa 850m) non pongono particolari problemi ad un escursionista mediamente allenato. La difficoltà oggettiva di questo tracciato è riuscire a capire dove andare!
Sì perché a parte il primo tratto, per il resto si sviluppa tutto su vecchie mulattiere, molte delle quali ormai invase dalla vegetazione rigogliosa, che rende particolarmente difficile riconoscere la via.
Man mano arrivano i camminatori, alcuni dei quali sono clienti abituali che non vedevano l’ora di percorrere questo tracciato che, affrontato senza l’accompagnamento di una Guida, potrebbe rivelarsi pericoloso.
Il gruppo è ristretto (circa una decina di persone) e, terminato il consueto briefing iniziale, partiamo subito a camminare lungo la parte iniziale del Sentiero Natura di Ridracoli che si intitola “Una valle, una lago, una storia secolare”.
Il tracciato è stato rivisitato e ammodernato alcuni anni fa e l’imbocco è semplice da trovare, ai margini del parcheggio del Museo, a fianco di un grande pannello esplicativo.
Già da subito si può notare la caratteristica comune a tutti i Sentieri Natura del Parco: il percorso è tutto sommato facile, senza particolari difficoltà e, soprattutto, è possibile trovare dei pannelli esplicativi e divulgativi che raccontano il tema che contraddistingue l’itinerario.
La prima sosta la facciamo sotto una grande parete rocciosa di arenaria (la formazione marnoso-arenacea e quella tipica dell’Appennino romagnolo), dove è possibile avvistare una bella colonia di Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris). Un pannello ci spiega le sue caratteristiche morfologiche e come poterlo distinguere da Rondone comune, Rondine e Balestruccio, altre tre specie di Irundinidi che spesso vengono confusi tra loro dai meno esperti.
Proseguiamo tra boschi misti di roverella e cerro (la due querce più diffuse) e attraversiamo un grande prato a ridosso di un rudere: anche qui un pannello ci spiega la storia delle popolazioni dell’epoca.
Si sale un poco, si cammina parallelamente, ma molto sopra, la strada asfaltata che conduce alla biglietteria della Diga del Lago di Ridracoli. Lungo il sentiero un altro pannello ci spiega come è stata costruita e come è cambiata la morfologia della vallata mentre una ulteriore bacheca, posta a fianco di un’edicola votiva (le cosiddette “maestà”), ci narra del sentimento religioso che animava le popolazioni che abitavano.

Tra sali-scendi non troppo impegnativi arriviamo finalmente al punto in cui il Sentiero Natura incrocia la strada asfaltata che conduce al coronamento della Diga. Dopo una breve sosta presso la fontana a bordo strada riprendiamo il cammino tagliando un paio di curve fino a giungere all’imbocco della traccia di sentiero che ci condurrà a San Paolo in Alpe.
Ora la salita si fa sentire, ma siamo in mezzo al bosco e, nonostante la temperatura estiva, il sole non ci da poi così fastidio. Saliamo con calma, senza fretta, osservando le caratteristiche naturalistiche di questo tratto di bosco: ornielli, carpini, cerri e roverelle, queste sono le essenze arboree tipiche di queste quote (siamo circa a quota 600 m).
L’ultimo tratto di sentiero ci porta al tanto agognato Crinale della Vacca, una lunga cresta affilata che si affaccia sul Fosso del Molinuzzo e sul ramo destro del Lago di Ridracoli. L’azzurro dell’acqua del lago è affascinante e spicca fra gli altri colori della foresta!
Proseguiamo lungo il percorso che, tutto sommato, è intuitivo sebbene in certi passaggi la lettura e l’interpretazione della carta escursionistica siano di fondamentale importanza.

Passiamo boschetti e radure, piccoli rimboschimenti e strette praterie dove il ginepro spunta qua e la a ricordarci che, se la sciato libero di crescere, piano piano andrà a colonizzare quei terreni un tempo usati per la coltivazione.

Verso la parte terminale del crinale troviamo una mandria di vacche al pascolo, da cui deriva il nome omonimo del luogo! Le aggiriamo con prudenza e dopo circa mezz’ora siamo a San Paolo in Alpe, uno dei luoghi simbolo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna.

In questo territorio ci si potrebbe fermare giorni a parlare di storia, natura, etnografia, paesaggi e tanto altro ancora. Noi ci fermeremo sulla piana di San Paolo in Alpe invece… per la sosta pranzo (al sacco).

Dopo il meritato riposo riprendiamo per la seconda parte dell’itinerario, quella più complicata dal punto di vista dell’orientamento. Qui, infatti, in diversi tratti il tracciato, rappresentato dai vecchi tratturi che venivano percorsi dai contadini del secolo scorso per raggiungere le altre abitazioni sparse lungo le pendici dei monti, sono ormai un ricordo.

Le ginestre piano piano hanno invaso i passaggi, e quelli che un tempo erano ampi sentieri oggi sono un debole segno percorso più che altro dagli ungulati o dai lupi. Per questo tipo di itinerari è sempre consigliabile affidarsi ad una Guida Ambientale Escursionistica che ben conosca il territorio, perché il rischio di perdersi è reale senza la strumentazione e le conoscenze di orientamento e di lettura della carta necessarie. In alcuni casi diventa anche fondamentale la tecnologia (GPS) per avere la certezza di essere sul giusto tracciato.

Ora il tracciato devia decisamente verso sud (e la carta escursionistica ce lo conferma). Siamo rapidamente scesi fra un boschetto di roverelle e carpini ed ancora scendiamo fino a giungere ai ruderi di Cà Val della Villa. Essi consistono in pochi muri arroccati su un pianoro dirimpettaio al Crinale della Vacca percorso in precedenza.

Torniamo un poco sui nostri passi fino a imboccare il sentiero che in rapida discesa ci porta ad altri ruderi (senza nome), e poi nuovamente all’abitato di Ridracoli da cui siamo partiti.

A conclusione di questa giornata, facciamo una sosta per una birra (o una merenda, per i più affamati) presso il ristorante-albergo “Il Palazzo”. Lo storico Palazzo Giovannetti, abitazione padronale di campagna, nell’Ottocento vide ospiti illustri come il Granduca di Toscana Leopoldo II o Aurelio Saffi.

Laureato in Scienze Faunistiche, sono Guida Ambientale Escursionistica dal 2006 e fondatore di Romagnatrekking®. Innamorato fin da piccolo di montagna, natura e soprattutto di animali selvatici, da molti anni ho fatto di questa passione il mio mestiere.
Accompagno in escursioni giornaliere e trekking di più giorni, in ogni ambiente naturale e area protetta dell’Emilia-Romagna e d’Italia. Mi occupo di Outdoor Education per scuole di ogni ordine e grado. Organizzo anche corsi di aggiornamento per Guide GAE e per chiunque voglia saperne un po’ di più di Natura. Sono docente nei corsi di formazione per aspiranti Guide Ambientali Escursionistiche.
Sono il Responsabile delle Attività Didattiche del Museo Ornitologico “F.Foschi” di Forlì e collaboro con altri musei naturalistici.
“Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori.” (R.Messner)
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