Torino e oltre – Luci d’Artista 2020

Con i suoi oltre 2000 anni di storia, Torino non smette mai di sorprenderci. A partire dal mese di novembre la città, che da sempre è conosciuta per la sua architettura barocca, diventa invece la meta degli amanti dell’arte contemporanea, grazie a rassegne quali ARTISSIMA e PARATISSIMA.  Ma anche per chi non conosce in modo puntuale questo genere d’arte e dunque non frequenta le rassegne, si immerge nell’atmosfera contemporanea grazie ad un museo a cielo aperto che da 23 anni a questa parte “accende” la città nel periodo più magico dell’anno, quello che ci conduce, giorno dopo giorno, dal mese di novembre al Natale.

È dal 1998 che le strade e le piazze di Torino si trasformano in scenari atti ad accogliere la fantasia di artisti come Mario Merz, Giulio Paolini, Nicola de Maria, Mario Airò e tanti altri ancora. In totale, quest’anno, le installazioni di “Luci d’Artista” sono 26, di cui 14 nel centro cittadino e 12 nelle circoscrizioni.

Uscendo dalla stazione di Porta Nuova, chi arriva da fuori città, incontra nei giardini Sambuy il Presepe di Emanuele Luzzati: una composizione di 90 sagome in legno dipinto che rappresentano, oltre ai tipici personaggi del presepe, anche i protagonisti delle fiabe, in una sorta di bosco fantastico.

Lasciando i giardini alle spalle, la centralissima ed elegantissima via Roma risplende di una luce blu. È il Planetario, di Carmelo Giammello. Delle sfere illuminate dall’interno, collegate da sottili tubi al neon blu, su delle reti cosparse da una sorta di pulviscolo che emette una luce bianca, creano una Via Lattea metropolitana. Se l’inquinamento luminoso della città non permette di ammirare il cielo e il firmamento, Giammello ce lo ha abbassato, così da poter godere di tutto il suo splendore.

Spostandoci in via Alfieri, in questo particolare periodo dell’anno, è possibile varcare la soglia del prestigioso palazzo Valperga Galleani, dove l’artista Richi Ferrero ha allestito, in modo permanente il Giardino Barocco Verticale: un albero di ferro zincato alto 6 metri, “appeso” tra il primo e il terzo piano. Sui suoi 13 rami, 78 puntali luminosi cambiano colore creando giochi cromatici differenti, mentre il pavimento del cortile diventa un parterre barocco, grazie a dei led a forma di ciottoli, che riproducono le aiole geometriche dei giardini del Seicento.

Il Giardino Barocco Verticale

Per chi ama la tradizione, un maestoso Albero di Natale alto 22,5 metri illumina piazza San Carlo con 27.000 led di diversi colori.

L’albero di Natale di Torino – Foto di Mario Alesina

Per i più piccini, c’è il Calendario dell’Avvento di Emanuele Luzzati, le cui caselline vengono aperte ogni sera dai Vigili del Fuoco che con il loro camioncino rosso arrivano alle 16.00, puntualmente, a regalare a tutti un momento di gioia, nell’attesa del Natale.

Il Calendario dell’Avvento di Emanuele Luzzati

Su piazza Carignano, dei grossi proiettori fissati ai lampioni, danno vita alle Cosmometrie di Mario Airò. Si tratta di 42 disegni tratti dal libro “Articoli 160 Ad versus Mathenaticos” di Giordano Bruno, che illuminano la piazza come fossero dei tappeti, o dei mandala e su cui lo spettatore è invitato a camminare diventando parte dell’opera stessa.

Cosmometrie di Mario Airò – Foto di Mario Alesina

Nella pedonale via Carlo Alberto fa bella mostra il testo illuminato “Luì e l’Arte di Andare nel Bosco”, una fiaba scritta dal maestro elementare e scrittore, Guido Quarzo. Questa scultura post concettuale, creata con neon colorati, ci narra di come Luì, un uomo un po’ matto, sia riuscito a salvare tutti coloro che si erano addentrati nel bosco silenzioso e lì si erano persi. Luì usò la sua fantasia, ascoltò le pietre e gli alberi. Creò dei sonagli che ruppero il silenzio del bosco e, come per magia, fece comparire tutti i dispersi. È una metafora che rivela come la salvezza arrivi dall’arte.

La Fiaba di Guido Quarzo – Foto di Mario Alesina

Via Po da tanti anni si illumina con l’installazione di Giulio Paolini “Palomar”. Un tripudio di soli, lune, stelle e pianeti dal tipico colore d’oro si dipana lungo la via. Il fulcro dell’opera è alla fine, verso piazza Vittorio, dove un uomo, il signor Palomar, sta in equilibrio su una sfera, come fosse un giocoliere. Rappresenta ognuno di noi, a cavallo tra il mondo conosciuto e quello sconosciuto.

Il nome, Palomar, viene dall’osservatorio astronomico americano di Mount Palomar e l’opera è un’interpretazione di versi dell’omonimo libro di Italo Calvino: “Il signor Palomar vede i fatti minimi della vita quotidiana in una prospettiva cosmica. Scruta con occhio analitico oggetti ed eventi della realtà e li descrive, nel continuo tentativo di avvicinarsi alla saggezza, cercando di dare una sistemazione razionale alla varietà e molteplicità del mondo”.

Avvicinandosi al Po, siamo colpiti dai Piccoli Spiriti Blu di Rebecca Horn: un insieme di neon circolari, di colore blu, che sembrano sollevare dalle nebbie invernali la chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini.

Piccoli Spiriti Blu – Foto di Mario Alesina

Il simbolo della città, la Mole Antonelliana, diventa il supporto per Il Volo dei Numeri di Mario Merz. In rosso la serie del matematico medievale Fibonacci, che rimanda all’idea di espansione, crescita esponenziale, temi tanto cari all’autore scomparso nel 2003.

Il volo dei numeri di Mario Merz

Tra le installazioni più amate dai Torinesi c’è Il Regno dei Fiori: Nido Cosmico di Tutte le Anime, del maestro della Transavanguardia Nicola de Maria. Questa installazione è una creazione per rendere omaggio alle piazze auliche di Torino. Quest’anno è stata installata in piazza Carlo Emanuele II. Si tratta di fiori che, attraversati dalla luce, diventano nidi per accogliere tutte le anime dell’universo.

In piazzetta Mollino si viene letteralmente investiti dal colore caldo e luminoso del Vento Solare di Luigi Nervo. L’artista ha voluto interpretare questo fenomeno scientifico in modo artistico, fantasioso: un sole che emette colori e forme, spazzolate dal vento.

Vento Solare di Luigi Nervo

Tra le opere più romantiche c’è “Noi”, di Luigi Stoisa. Via Garibaldi è illuminata da un’installazione antropomorfa fatta con dei neon rossi, colore del Natale e dell’amore: sono un uomo ed una donna con le teste unite e i piedi verso i margini della strada. La composizione diventa una fuga di archi che protegge chi ci passano sotto, come fosse un gesto di buon augurio.

Anche il Tappeto Volante di Daniel Buren, montato in piazza Palazzo di Città è tra le installazioni più amate. Camminare a naso all’insù, guardando i cubetti luminosi a strisce bianche, rosse e blu, ti da quasi un giramento di testa, come essere in bilico su un vero tappeto di Aladino, in volo sulla città.

Il Tappeto Volante – Foto di Mario Alesina

Nell’area del mercato di Porta Palazzo si possono ammirare, in galleria Umberto I “L’energia che Unisce si Espande nel Blu”, di Marco Gastini e sull’antica tettoia dell’Orologio in Piazza della Repubblica “Amare le Differenze” di Michelangelo Pistoletto. Gastini ha utilizzato una griglia come fosse una tela su cui dipingere con colori spatolati, spessi e materici. Ma al posto degli oli la rete sostiene dei tubi al neon di colore blu che sembrano esplodere ed implodere come se movimentati da forze centrifughe e centripete.

Michelangelo Pistoletto ha illuminato la tettoia del mercato più grande d’Europa con 40 frasi, scritte in 40 lingue diverse, ma che significano tutte “Amare le Differenze”: un messaggio importante in un quartiere della città così vivace e multi-etnico.

Andando per le varie circoscrizioni, ammiriamo installazioni che anni fa avevamo visto nel cuore della città e che oggi rallegrano i quartieri periferici. Tra le tante ricordiamo Illuminated Benches del danese Jeppe Hein. Si tratta di panchine posizionate in piazza Risorgimento che si illuminano di colori diversi quando qualcuno si siede sopra. L’installazione diventa un gioco, in continuo cambiamento, a seconda delle persone che si siedono, diventando parte attiva dell’opera stessa.

Davanti all’Ospedale infantile Regina Margherita un’installazione coloratissima e da poco restaurata: Concerto di Parole di Marco Molinari. Forme astratte in polistirolo, grandi ma leggere, donano colore e richiamano l’attenzione dei passanti.

Sempre in quella zona troviamo Luce, Fontana e Ruota di Gilberto Zorio: una stella a 5 punte che gira, nel laghetto di Italia ’61 sollevando spruzzi d’acqua illuminati da fotocellule.

L’atmosfera del Natale 2020 è diversa dal solito. Ci sono meno persone a passeggio sotto i portici, ma la città è viva, è calda e accoglie i suoi abitanti e coloro che anche solo per un giorno vengono da fuori città ad ammirare la sua bellezza, resa ancora più vera dalle luminarie. La XXIII edizione di Luci d’Artista termina il 10 gennaio 2021.


Ciao, sono Donatella. Avete sentito dire che Torino è una città industriale, grigia? O che in Piemonte non c’è molto da vedere, salvo le montagne? Allora il mio obiettivo sarà quello di farvi innamorare del mio territorio, non solo con gli articoli che scrivo, ma anche con delle visite pensate ad hoc per ogni esigenza. Mi piacciono la storia, l’arte, l’enogastronomia, le curiosità legate alla mia Regione e le lingue. È per me fantastico lavorare con turisti di altre Regioni d’Italia e con stranieri. Soprattutto quando tornano a casa con un po’ di Piemonte nel cuore.
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