Se fem en Brianza – Il Duomo di Monza

Ori, tesori, colori

Raggiungendo oggi piazza Duomo in Monza, si è letteralmente catturati dalla bellezza della facciata della basilica, i cui restauri sono stati completati nel mese di settembre 2020.

L’imponenza della facciata, il gioco di colori bicromi chiaro/scuro, la moltitudine di ricami marmorei, la presenza del grande rosone fanno dell’edificio un bellissimo biglietto da visita. Lo spettatore è riportato indietro nel tempo; un tempo che segnalava potere e privilegi per Monza.

Il Duomo è ancora oggi la chiesa centrale della città, certamente modificato, ricostruito, ma che riesce ancora a conservare e a condividere una storia antica dal sapore principesco.

L’interno è un tripudio di colori, di decori spesso aggiunti tra il XVI e XVIII secolo e che rendono l’edificio eclettico, ma unico nel suo genere, leggendo poco per volta tutti i passi che l’hanno portato ad essere tale.

L’Albero della Vita – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

Un’opera di prestigio è certamente L’Albero della Vita posto sulla parete del transetto destro.

La richiesta di quest’opera da parte della chiesa risale al 1556 e gli artisti che la realizzarono furono i milanesi Giuseppe Meda e Giuseppe Arcimboldo. Subito il nome dell’Arcimboldo dovrebbe balzare alla mente! Certamente l’opera monzese è rilevante: unico e noto è questo suo dipinto di carattere sacro, ma il pittore è davvero conosciuto ovunque per le opere realizzate nei decenni seguenti, presso le corti di Vienna e Praga. Stiamo parlando delle famose teste; Elementi e Stagioni realizzate con una moltitudine di esemplari di flora e fauna. Addirittura il suo Vertumno fu preso d’ispirazione per la creazione di Foody, la mascotte di Expo Milano 2015. Nel nostro Albero della Vita si notano già i particolari naturalistici dell’albero di cedro, che accompagna la struttura dell’opera religiosa.

Ma ci sono epoche ancora più lontane che rimangono essere protagoniste indiscusse del Duomo di Monza: l’epoca del Quattrocento visconteo e sforzesco, l’epoca longobarda della regina Teodolinda.

La cappella di Teodolinda è lo spazio per rivivere e perdersi in questa storia passata, una favola in  cui gli attori sono personaggi di corti principesche e tesori.

1.4.4.4.
Osserva, tu che passi, come i volti appaiano
vivi / e quasi respirino, e come i gesti
corrispondano in tutto alle parole /
Questa cappella è stata decorata
dagli Zavattari /
ad eccezione dei dipinti
della convessa volta in anno.

La Cappella di Teodolinda – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

La Cappella conserva opere eseguite tra il 1445 e il 1450 circa. Il ciclo pittorico, che ricopre interamente la superficie di circa 500 mq, è composto da 45 scene rettangolari distribuite in 5 registri sovrapposti: un libro aperto da leggere da sinistra a destra, dall’alto al basso.  Le storie sono tratte dalla Storia dei Longobardi di Paolo Diacono e dalla Cronaca Monzese trecentesca dello storico locale Bonincontro Morigia.

Il ciclo di affreschi della cappella è considerato uno dei capolavori della pittura gotico internazionale del nord Italia, nonché il più importante lavoro da parte della famiglia Zavattari, pittori milanesi attivi in Lombardia per tutto il Quattrocento. Nonostante si è abituati a chiamare le opere pittoriche affreschi, si è ben certi come le tecniche utilizzate siano miste, con decorazioni in pastiglia dorata, argentature in foglia, parti a secco e ad affresco, materiali preziosi. Anche la cappella ha subito una pulitura conservativa tra il 2008 e il 2014 e specialmente la salvaguardia della pellicola pittorica.

In particolare, le scene:

  • dalla n° 1 alla n° 23 indicano la storia del re longobardo Autari, le nozze con la principessa Teodolinda di Baviera, fino alla morte stessa del re;
  • dalla n° 24 alla n° 30 rappresentano l’incontro e le seguenti nozze tra la regina Teodolinda e il secondo marito Agilulfo;
  • dalla n° 31 alla n° 41 raffigurano la fondazione e le vicende iniziali della basilica di Monza, seguite dalla morte di re Agilulfo e della regina Teodolinda;
  • dalla n° 41 alla ° 45 illustrano lo sfortunato tentativo di riconquistare l’Italia da parte dell’imperatore d’Oriente Costante e il suo rientro a Bisanzio.
Il banchetto di nozze nella Cappella di Teodolinda – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

Grandi stemmi dipinti sulle pareti rimandano al duca di Milano, Filippo Maria Visconti, e a Francesco Sforza, marito dal 1441 di Bianca Maria Visconti, figlia del duca. Nel 1444 era nato l’erede al trono della coppia, Galeazzo Maria Sforza. Oltre la chiesa, sono questi personaggi i committenti del ciclo pittorico: in parallelo alla storia della  nobile figura di Teodolinda, non è difficile leggere la storia di Bianca Maria, che aveva assicurato la continuità dinastica e la trasmissione del potere. E così il secondo matrimonio di Teodolinda con Agilulfo, segnala come il potere si tramandasse e venisse confermato per mano femminile.

La storia di Teodolinda è raccontata in cappella circa 800 anni dopo la sua vera esistenza, trovando in questa vicenda uno specchio col mondo ducale, la sua vita cortese, gli abiti, le armi e le armature del Quattrocento. Una “fotografia” del passato che indica tutto lo sfarzo della corte ducale e del potere che rivendicava in Lombardia.

Una scena molto curiosa è proprio la n° 30, il banchetto delle nozze tra Teodolinda e Agilulfo. I commensali gustano dalla tavolata e dai calici dorati dei confetti bianchi, in realtà ancora inesistenti al tempo della regina longobarda, tra il 550 e il 650 d.C..

Nella cappella la storia di Teodolinda è però sempre ricordata per il fervore religioso; la storia di questa regina cattolico-cristiana che cerca di avvicinare al cristianesimo i longobardi ancora ariani se non addirittura pagani.

Ed è con la scrittura medioevale locale che si racconta come mai Teodolinda scelse di risiedere a Monza, mai stata capitale del regno, e far costruire una chiesa. Sì, proprio quella chiesa che con ricostruzioni e ampliamenti è il nostro attuale Duomo.

La leggenda della Colomba Modo Etiam – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

Una volta Ella stava cavalcando tra il fiume Adda e il Ticino, in un bell’angolo del regno dei Lonfobardi. Quel giorno, essendosi molto stancata, la regina vide un albero alto vicino al quale c’era una vite grande e grossa. La gloriosa regina Teodolinda scese allora da cavallo perché voleva riposare in quel luogo. E stando a meditare nel dormiveglia, improvvisamente sopra la vite le apparve una colomba. Una voce le disse: “Modo”, come volesse dire: Resta pure in questo santo luogo. La beata regina rispose: “Etiam”, così sia – costruirò questa chiesa.”.

Così fu verso l’anno 650 d.C. e l’edificio venne dedicato a San Giovanni Battista, ancora oggi patrono della città.

La leggenda vuole che proprio unendo le parole “Modo” ed “Etiam”, si formi la parola Modoetiam, nome medioevale di Monza.

Sempre seguendo le opere pittoriche e la Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, si apprende come Teodolinda ornò la basilica di un vero e proprio tesoro, di molti oggetti d’oro e d’argento e che in parte sono visibili ancora oggi.

In realtà nell’altare collocato al centro della cappella si conserva già un enorme tesoro, la famosa Corona Ferrea.

La Corona Ferrea – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

La Corona Ferrea è composta da 6 piastre d’oro rettangolari decorate con gemme, roselline e smalti. All’interno del manufatto corre tutto un cerchio di metallo che da il nome ferrea alla corona, e che si ritiene essere stato uno dei chiodi utilizzati per la crocifissione di Gesù. Una reliquia dunque, che ancora oggi è conservata esclusivamente nel Duomo, la cui festa è festeggiata ogni anno la terza domenica di settembre con cerimonia solenne. Per mancanza di documenti non è chiaro come questo prezioso oggetto sia arrivato a Monza, ma si ritiene che possa essere stato un’insegna regale gota passata ai longobardi o ai sovrani carolingi. Le analisi indicano che gran parte dei materiali analizzabili della corona vadano a datare al IX secolo circa.

Oltre il grande significato religioso, la Corona Ferrea è stata riconosciuta come grande insegna del potere imperiale, incoronando teste celebri rivendicanti il Sacro Romano Impero. Conosciuti sono quindi i nomi di Carlo Magno, Federico Barbarossa, Carlo V, Napoleone Bonaparte.

Il Duomo di Monza si dota però di un altro spazio, il Museo e Tesoro del Duomo, dove è davvero possibile ammirare in tutta bellezza quegli oggetti che anche Teodolinda aveva donato.

Primeggia fra tutti la nota Chioccia con i Sette Pulcini, opera a tutto tondo di oreficeria longobarda e precedente, che si indica trovata nella sepoltura terranea della regina nella sua chiesa. Ancora la mancanza di documenti non aiuta a capire a fondo tutta la sua vicenda, ma si è certi che sia un’opera  unica e di grandissimo prestigio, ricca di dettagli naturalisti e simbolici.

La Chioccia con i sette pulcini – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

Vi è poi la Coperta dell’Evangeliario di Teodolinda, copertina di un testo religioso appartenuto alla regina e a seguito disperso. Un’opera riccamente dorata e riempita di gemme, di cammei addirittura romani e dove la croce è protagonista. L’opera reca anche un’iscrizione che indica come sia stata proprio Teodolinda a donare l’oggetto alla chiesa di Monza da lei fondata, dedicata a San Giovanni Battista e vicina al palazzo reale.

Un dettaglio dell’Evangelario – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

Ma ci sono altri oggetti sorprendenti.
Una Tazza definita di zaffiro sebbene il colore blu sia definito dal minerale cobalto. La tradizione vuole che fosse la coppa che Teodolinda aveva porto ad Agilulfo durante l’incontro tra i due a Lomello per suggellare la loro unione.

La coppa detta di zaffiro – ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza

E ancora il cosiddetto Pettine di Teodolinda, un’opera di cui non si è certi né della provenienza, né esattamente a chi appartenesse. Nonostante ciò è magnificamente conservato  e presenta i materiali più ricchi tra cui l’avorio e l’argento.

Questi però non sono gli unici pezzi del tesoro, ce ne sono altri e ci sono poi tutte le altre opere che man mano sono state aggiunte nei secoli. Il tutto è visibile presso il Museo e tesoro del Duomo di Monza, che aspetta solo di essere pienamente scoperto.

Ti ricordo che per visitare la cappella di Teodolinda con la Corona Ferrea è obbligatorio prenotare. Anche io posso accompagnarti a scoprire tutte queste meraviglie. Contattami se hai qualche dubbio sull’organizzazione della tua visita!

Le foto dell’interno del Duomo, della Cappella di Teodolinda e dei Tesori sono ©Museo e Tesoro del Duomo di Monza.

Dove mangiare nelle vicinanze del Duomo di Monza

Diversi sono i luoghi in cui sostare nel centro storico. Tre meritano particolare attenzione.

Osteria del Cavolo

Il nome, a dir poco curioso, deriva dal fatto che la titolare precedente, una signora esperta di gioielli, insisteva da tempo con il marito per dare vita ad un ristorante, e un giorno l’uomo, esasperato dalle pressioni esercitate per anni, esplose con la frase: “…e facciamola questa Osteria del Cavolo!” cedendo così a tanta determinazione della donna.

Nel ristorante è possibile trovare un’ampia scelta di piatti, partendo dalla tradizione lombarda, rivisitando o riproponendo piatti tipici, ma non solo. Emiliano Genoncelli, sommelier, sa consigliare al meglio i vini giusti che qui non mancano, dato che sono presenti oltre 120 etichette nazionali ed internazionali.
Sito web: https://www.osteriadelcavolo.com/?v=d7541d5b811f

Trattoria dell’Uva

Si dice che lo scrittore Manzoni abbia visitato questo edificio e che qui abbia ambientato una scena del famoso romanzo “I Promessi Sposi”. In questo luogo Renzo fece tappa durante la sua fuga da Milano. Infatti, i documenti storici attestano che l’Antica Trattoria dell’Uva esisteva sin dal XVI secolo, probabilmente era una stazione per cavalli e un punto di ristoro con alloggio per i viaggiatori che attraversavano Monza. Il nome “dell’Uva” ha origini antiche infatti la piazza su cui affaccia l’albergo era adiacente ad un vigneto appartenente ai sacerdoti Barnabiti. L’unica prova residua di queste viti risaliva agli anni ’50, quando l’area su cui si affacciava il ristorante era ombreggiata da queste viti. Negli anni ’60 la famiglia Villa acquistò l’edificio e nel 1972, dopo un’accurata ristrutturazione, fu inaugurata l’Antica Trattoria dell’Uva ancora presente oggi dopo ulteriori riammodernamenti.
Gli ospiti possono deliziare il loro palato con sapori della tradizione lombarda e più precisamente brianzola, senza però dimenticare piatti tipici della cucina italiana. La caratteristica della nostra cucina è la cura nella preparazione, ancora totalmente artigianale e casalinga e la genuinità delle materie prime.
Sito web: http://www.anticatrattoriadelluva.it/index.asp

La Trattoria dell’Uva in passato

Trattoria Caprese

Aria intrisa di profumi di pizza, di cucina verace, di suoni e di accenti partenopei. Un ambiente familiare dove trascorrere momenti di relax avvolti in un’atmosfera di vera convivialità. L’ obiettivo è far sentire il cliente come a casa propria, costruendo un rapporto personale e coinvolgendolo in un contesto informale e piacevole, di gusti e sapori, con portate abbondanti e di qualità, ingredienti sempre freschi e selezionati ogni giorno in base al territorio e alla stagione.
Sito web: http://www.trattoriacaprese.it/

Ti aspetto a Monza!


Sono Laura Valleri, guida turistica abilitata in Milano, Monza e Brianza.
Lo scopo del mio lavoro è questo: far sì che le persone possano sapere di più dei luoghi in cui abito, affinché la loro storia, i monumenti, le tradizioni possano continuare ad essere tramandati.
Svolgo servizi di visite guidate da più di 10 anni in italiano, spagnolo e inglese,  per diversi target di clienti.
Al lavoro di guida turistica affianco il progetto di rivelare scritti locali oramai persi e dimenticati nel tempo: promuovo e consiglio la lettura di svariati libri o articoli sul mio territorio.

Contatti
E-mail: lauramilanomonza@gmail.com
Sito web: https://www.guidamilanomonza.com/
Sulle Ali dell’Arte in Milano, Monza e Brianza: https://aliartemilano.blogspot.com/
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