Alta Valle Tanarello: nel cuore della comunità Brigasca in Liguria

 Le Alpi Liguri, inizialmente riconosciute facenti parte del più ampio gruppo delle Alpi Marittime, sono state proposte come gruppo autonomo all’interno della nuova classificazione SOIUSA oggi largamente condivisa in diversi ambiti accademici e pubblici ma ancora oggetto di critiche da parte di alcuni ambienti scientifici dei paesi alpini di lingua tedesca. Le caratteristiche di unitarietà storico-insediativa e di specificità sotto molti aspetti ambientali sono le ragioni della loro indiscutibile importanza a livello globale. Un vero e proprio unicum, non a caso fortemente studiato da specialisti d’Oltralpe fino dalla prima metà del XIX secolo. Il compattamento spaziale tra costa e montagna, la contiguità con importanti conurbazioni costiere in contrapposizione con ambiti di medie ed alte valli in incipiente depopolamento e l’articolazione dei paesaggi producono un insieme da potenzialità e criticità che sono alla base del presente contributo.

 Da un punto di vista puramente geografico le Alpi Liguri sono tradizionalmente distese tra la Provincia di Savona (Colle di Cadibona) ed il confine Italo-Francese del Colle di Tenda.  La ricchezza geologica e geomorfologica delle Alpi Liguri insieme agli altri aspetti accennati valgono oggi la richiesta di riconoscimento all’UNESCO come patrimonio dell’umanità attraverso la formazione di un partenariato molto ampio denominato Le Alpi del Mediterraneo che comprende, tra gli altri, tutti Parchi naturali della regione (Nazionale del Mercantour per la Francia, regionali del Marguareis, delle Alpi Marittime per il Piemonte; delle Alpi Liguri per la Liguria), il Principato di Monaco, il Dipartimento 06 francese, la Provincia di Imperia e molti altri.

 Pur tuttavia, nonostante questa evidente eccezionalità territoriale, permangono fattori importanti di declino che rischiano di compromettere sensibilmente ampie parti di questo complesso territorio.

L’alta Valle Tanarello vista dal Redentore (M.Saccarello -Monesi)

L’alta Valle Tanarello e l’Area Brigasca

Questa realtà ha le sue origini nell’antico Comune di Briga Marittima, oggi La Brigue in Francia, di cui gli altri sette centri erano maṡàgi ossia fondazioni legate agli spostamenti dei suoi pastori, specialmente per motivi di pascolo. I centri dell’area culturale in questione, oggi denominataTèra Brigašca, sono: Briga (La Brigue), Morignolo (Morignole), Realdo, Verdeggia, Piaggia, Upega, Carnino e Viozene.

Fino alla seconda guerra mondiale tutti, eccetto Verdeggia e Viozene, che appartenevano rispettivamente ai Comuni di Triora e di Ormea, facevano parte del Comune di Briga. Dopo il conflitto, con la cessione di territori italiani alla Francia, Briga Marittima e Morignolo sono diventati francesi; Realdo è passato a far parte del Comune di Triora, in provincia di Imperia; Piaggia, Upega e Carnino hanno dato origine al Comune di Briga Alta, in provincia di Cuneo. I Brigaschi, quindi, oggi si trovano sparsi tra due Stati (Italia e Francia), tre regioni (Piemonte, Liguria e P.A.C.A.- Provence, Alpes, Côte d’Azur -), tre provincie (Cuneo, Imperia e Département Alpes Maritimes) e quattro comuni diversi (La Brigue, Briga Alta, Ormea e Triora).

Nonostante le travagliate vicende storiche ed amministrative, tutti i centri della Tèra Brigašca mantengono una forte unità culturale, oggi ancora particolarmente evidente nell’espressione linguistica e nella cucina, ma fino ai primi decenni del secolo scorso anche nelle usanze e in modo particolare nel vestiario tradizionale, che nei vari paesi presentava una sostanziale identità dei modelli e anche dei tessuti caratteristici con cui veniva confezionato. La forte unitarietà si sempre mostrata, inoltre, nelle attività agricole e nella tradizione gastronomica che rappresentano una delle più affascinanti ed importanti risorse.

L’Area Brigasca nel complesso

L’identità territoriale si è strutturata anche nei modelli insediativi sul territorio con forti similitudini sull’uso dei suoli agricoli, dei pascoli, degli spazi pubblici e comuni nonché dell’architettura tradizionale. La caratterizzazione del paesaggio e dei nuclei abitati – sia permanenti che temporanei- è determinata dalla complessità del disegno orografico in cui spiccano le principali montagne delle Alpi Liguri: il Marguareis (2651m), il Mongioie (2635 m), il Pizzo d’Ormea (2341 m) e più a sud il Saccarello (2200 m) ed il Pietravecchia (2035). I profondi solchi vallivi sono stati storicamente messi in comunicazione da una rete viabile in quota che ha diffuso le attività silvopastorali fino alle quote più alte. Gli estesi lariceti ancora oggi così caratterizzanti si originano da una vera e propria diffusione colturale attuata tra il 1500 ed il 1900.
La Comunità Brigasca si caratterizza, in passato come oggi, per una specificità culturale e linguistica che ne fa un piccolo popolo orgoglioso delle proprie radici e delle proprie tradizioni, immune da intendimenti separatistici in ordine alle rispettive appartenenze nazionali, nelle quali sempre i Brigaschi si sono pienamente riconosciuti. L’allevamento del bestiame in quota e la forte connotazione pastorale sono tratti storici ancora pienamente riscontrabili oggi nonostante la rarefazione demografica e la continua contrazione delle attività tradizionali.

Vista di Mendatica dai pascoli della Valle Arroscia

La comunità

Si tratta di un popolo a fortissima vocazione pastorale, nato e sviluppatosi intorno al fiorente centro di Briga che, dal Medioevo all’Ottocento, ha conosciuto una significativa floridezza sociale, economica ed artistica. Si è venuta così costituendo la sua identità culturale, della cui specificità i Brigaschi sempre sono stati orgogliosi e hanno fatto motivo di differenziazione rispetto ad altre realtà. Questa identità culturale ha beneficiato degli apporti delle culture confinanti (ligure e provenzale) per l’apertura verso la zona costiera a motivo della transumanza e dei commerci e si è conservata attraverso i secoli senza dubbio anche per la posizione dei suoi insediamenti chiusi tra le montagne. Il secondo conflitto mondiale, con le note vicende politiche che lo hanno seguito e di cui abbiamo già detto, ha segnato un punto d’arresto in questa continuità, operando una violenta lacerazione della Comunità Brigasca dal punto di vista territoriale ed amministrativo, creando condizioni di pesante sofferenza e precarietà in molti dei suoi componenti.
Negli anni Ottanta, nell’ambito di alcuni studi scientifici sull’Area Brigasca condotti dall’etnologo Pierleone Massajoli e da Luigi Felolo con l’aiuto di altri studiosi, è stata riscoperta questa singolare realtà umana e culturale ed è nata una fiorente associazione scientifica e culturale (R ni d’Agura – Il Nido d’Aquila) che ha fortemente ispirato anche alcuni gruppi ed associazioni locali. Da allora i Brigaschi hanno avviato un processo di riappropriazione delle proprie radici e della propria identità di popolo che continua tuttora e va incrementandosi.  A partire dai primi anni ’90 in corrispondenza dell’elaborazione di progetti di cooperazione transfrontaliera favoriti da importanti risorse finanziarie della Comunità Europea; si sono determinate situazioni favorevoli ad una migliore integrazione tra la parte di comunità francese e quella italiana l’attenzione si è spostata per la prima volta su una visione non più esclusivamente etnografica e storica ma  soprattutto di incentivazione (economica e territoriale contemperata con l’evidenza di un paesaggio di eccezionale pregio. Il concetto di mise en valeur alla francese, che suona meglio della valorizzazione da noi utilizzata; risulta in questi territori più efficace grazie ad un maggiore interventismo delle amministrazioni pubbliche, Consiglio Generale e Dipartimento in particolare.  Tra le Valli delle Alpi Meridionali ed Occidentali quelle brigasche risultano avere dei fondamentali economici fortemente compromessi e ciò appare parzialmente inspiegabile se si evidenziano alcuni fattori di potenzialità mai del tutto espressi tra cui il principale, almeno per il versante Ligure, è la vicinanza alla costa.

Le ragioni dell’eccellenza territoriale

Non tutti i frequentatori della montagna alpina conoscono i pregi del territorio ligure-alpino: la cifra dell’importanza di questo territorio è fornita da un dato importante: oltre il 60% delle specie vegetali europei sono presenti sulle montagne mediterranee. Tra queste le Alpi Liguri possiedono una diversità biologica effettivamente superiore ad altri contesti. Non a caso essa è stata visitata da generazioni di botanici europei fin da diciottesimo secolo (Bicknell, Hambury, Batt, Viviani, il marchese Durazzo e molti altri). Parte della storia turistica della Riviera Ligure, delle Valli alpine ivi confluenti (Roja, Nervia, Argentina) e del Nizzardo devono la loro crescita turistica anche a questa fama di luoghi del viaggio scientifico ante litteram. La straordinaria biodiversità vegetale, proporzionalmente ancora più accentuata di quella faunistica; è legata in gran parte alle forti diversità fisografiche e morfologiche del territorio che determinano progressioni climatiche ed assetti geopedologici molto diversi in spazi ridotti. La vetta più alta (della Liguria e della testata delle valli), cioè il Monte Saccarello che è la vetta che domina Monesi, raggiunge i 2200 mslm nello spazio di 30 km in linea d’aria dal mare.

L’impressionante versante terrazzato sopra i nuclei di Monesi e Piaggia

La montagna alpina nasce dalla linea di costa senza l’intermediazione di una fascia prealpina. I piani altitudinali si succedono senza soluzione di continuità e la vegetazione progredisce con la stessa continuità passando da condizioni xeriche a condizioni microterme con un’infinità di situazioni intermedie. La cosa più affascinante, da questo punto di vista, è la risalita delle xerofite fino al limite del piano alpino e la discesa di specie micoterme, circumboreali o dei piani sommitali fino al limite della macchia mediterranea.  Salendo a Monesi dall’Alta Valle Arroscia (da Albenga o da Imperia) e già nei pressi di Mendatica (Il cui confine amministrativo passa al di sotto del Monte Saccarello) arrivati alla quota di circa 750 mslm convivono vigneti (di pregiato vitigno Ormeasco), oliveti, macchie di larice, boschi misti di faggio ed abete bianco. La diversità agricola segue da vicino quella floristica, distinguendo un territorio di grandi – sottovalutate- risorse agroalimentari. La testata del’Alta Valle Tanarello è interessata dal ZSC Saccarello-Frontè ma se si sì estende l’analisi al comprensorio brigasco (quindi comprendendo le altre vallate) si trovano altri ZSC (Monega-Prearba, Piano Cavallo, Gouta-Gerbonte-Testa d’Alpe, Alta Valle Argentina, Giara di Rezzo) che corrispondono in buona parte al territorio del Parco Regionale delle Alpi Liguri. L’insieme degli aspetti floro-faunistici e paesaggistici della zona di Monesi può essere efficacemente descritta dalla scheda di sintesi del Sic del Monte Saccarello di seguito sintetizzata. Un aspetto non trascurabile riguarda lo sviluppo dell’alta Via dei Monti Liguri, affascinante percorso di crinale tra Ventimiglia e La Spezia e che in questo tratto attraversa tutto lo spartiacque italo-francese. Questo è uno dei tratti maggiormente percorsi, in particolare da escursionisti stranieri, ed è in corso un progetto di manutenzione straordinaria dei tratti più compromessi e di alcuni anelli di collegamento con i centri di fondovalle.  Il trekking di lunga percorrenza è uno dei punti di forza dello sviluppo delle attività di turismo sportivo nell’area.

I rodoreti della Valle dell’Angelo sotto il M.Frontè

La cucina Bianca

La Cucina Bianca è una particolare tradizione alimentare e gastronomica nata lungo le pendici delle Alpi Liguri e Marittime, luoghi in cui un tempo la transumanza avvicinava le popolazioni della montagna ligure, del cuneese e delle valli occitane, sviluppando una caratteristica cucina fatta di ciò̀ che cresce a più̀ di 1.000 metri, di ingredienti “poco colorati” (da qui deriva il nome di Cucina Bianca), come farinacei, latticini, patate, porri, aglio, rape e frutti spontanei dei boschi e dei prati. Il menù era composto solitamente da un piatto unico, gustoso ed energetico, che non necessitava di una lunga e complicata preparazione. Per tutelare e promuovere i prodotti delle Alpi Liguri e Marittime è stata recentemente istituita una strada di prodotto denominata Strada della Cucina Bianca – Civiltà̀ delle Malghe. La Strada collega i comuni liguri di Cosio di Arroscia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pornassio, Triora e termina con La Brigue (nel Dipartimento francese delle Alpi Marittime) e con Briga Alta, in provincia di Cuneo. A Mendatica, da qualche anno, a fine agosto, si tiene la Festa della Cucina Bianca, con itinerari gastronomici tra i carrugi del centro storico. Nonostante la relativa vicinanza chilometrica al mare, la cucina mediterranea appare distante: l’olio ad esempio è considerato una sorta di medicina, un bene prezioso da usare con parsimonia: “cu u truncu” (la dose si otteneva intingendo un rametto nella bottiglia).

L’unione tra attività outdoor, accoglienza e solide tradizioni trova in queste valli un’espressione altissima anche se ancora poco valorizzata.

La strada costituisce un percorso attraverso i territori montani attorno al Monte Saccarello. Si tratta di luoghi caratterizzati dalla presenza delle malghe, minuscoli paesini in cui per secoli si è svolta la transumanza agricola e pastorale per sfruttare tutte le risorse di un territorio particolarmente difficile e scosceso. I prodotti della Strada sono esclusivamente autoctoni: sfruttando metodi di produzione tradizionali, garantiscono al consumatore prodotti sani e naturali, nonché prospettive di sviluppo sostenibile e di mantenimento delle tradizioni del territorio di origine.

 Non possiamo, tra le tante stupende ricette, non citarne almeno tre per invogliare al viaggio ed alla conoscenza di questo magnifico territorio:

BRUSSUSA: con gli avanzi dell’impasto del pane si preparava la brussusa. Spianata e ripiegata su se stessa, con ripieno di aglio e brusso, veniva cotta nel forno a legna. È particolarmente diffusa nell’area brigasca dove si produce il “bruss o brusso”, specie di ricotta fermentata pastosa, estremamente aromatica.

RAVIORE: ricetta tipica di Montegrosso Pian Latte. Sono fagottini ripieni di erbe selvatiche tra cui l’erba amara, l’erba luisa, gli spinaci selvatici, menta, ortica ecc. Da sempre conditi con acqua di cottura, poco burro e abbondante formaggio pecorino; oggi si preparano anche con l’olio extravergine di oliva che ne esalta il sapore ed il legame con la Valle Arroscia che scende al mare. Esiste una variante a Cosio d’Arroscia di dimensioni più grandi, sono cotte sulla piastra del forno.

SUGELI: gnocchetti di acqua e farina, con dimensioni variabili nelle diverse valli c e forma simile alle orecchiette. Preparate usualmente con una salsa chiara e densa a base di brusso sono diffuse in tutte le Alpi Liguri e Marittime meridionali. La loro origine nel più ampio areale occitano è dimostrata da diverse varianti di condimento nelle vallate delle Alpi Cozie, in tutta la terra brigasca e nelle valli Argentina e Nervia.

Il vino Ormeasco: non è possibile non accompagnare questa scelta di ricette con un bel vino di montagna, rosso ed eroico come si conviene a queste valli complesse. Diffuso tra Pornassio, Mendatica e Pieve di Teco è costituito da vitigni 95% Dolcetto (Ormeasco) è uno dei vitigni storici della montagna ligure. Asciutto, sapido, con lieve nota amarognola e sentori di resina è particolarmente adatto ai formaggi di queste montagne (soprattutto morbidi) ed a tutto il repertorio di carni (selvaggina, capra ed arrosti) comunque caratteristiche della Liguria interna.

Negli agriturismi e nelle raccolte trattorie dell’Alta Valle troverete sempre molte specialità del repertorio tradizionale e saranno anche lieti di insegnarvi ricette e curiosità di questa profonda cultura montana.

I vigneti di Ormeasco a Pornassio

Tanarello oudoor

Queste valli sono un’inesauribile fonte di idee per le attività sportive nell’ambiente. La piccola stazione di Monesi, una delle più moderne d’Italia negli anni ‘60 e con in discutibile impianto urbanistico (fortunatamente limitato), ha avuto un declino costante negli ultimi vent’anni a causa della crisi climatica e delle difficoltà di gestione. I Comuni della vallata e le associazioni locali da molto tempo sono impegnati nella valorizzazione delle attività silvo-pastorali e degli sport di montagna e l’accoglienza nelle poche strutture ricettive dell’Alta Valle è schietta e premurosa.

Escursionismo, trekking, equiturismo, bike (in tutte le forme possibil), scialpinismo, arrampicata, canyonig…. L’elenco potrebbe completarsi con le attività sportive e di esplorazione più intriganti a cui possiamo pensare: è impossibile elencare o scegliere tra decine di sentieri ed itinerari e ci limiteremo a dare un paio di suggerimenti per stimolare la visita. Le Guide Alpine e gli Accompagnatori di Media Montagna sapranno proporvi ed accompagnarvi negli itinerari più belli di questo angolo di Alpi. 

UNA PROPOSTA INVERNALE (Sci Alpinismo o Racchette da neve): Cima Missun

La dimensione canadese dell’Alta Valle Tanarello nella maestosa foresta delle Navette e quindi per ampie dorsali che fanno dimenticare la breve distanza dal mare… Vista imprendibile sulla costa, sulla Valle Roja, la Valle Tanaro, il mare di Montecarlo…

Quota di partenza (m):1450
Quota vetta (m): 2356
Dislivello complessivo (m): 906
Tipo itinerario: bosco rado, poi su dorsale
Difficoltà: MS\MR
Esposizione preval. in discesa: Nord-Est
Località partenza: le Salse (Mendatica, IM)
Punti di appoggio: Monesi di Triora- Piaggia
Cartografia: I.G.N. Marguareis-Mongioie N° 3

Gita ideale quando altrove ci sono situazioni poco sicure altrove, l’itinerario si svolge prevalentemente su crinale nella parte iniziale, bosco rado nella centrale ed ampi pendii con cresta terminale nel finale.

L’esposizione consente di avere un buon innevamento prolungato e spesso bella neve farinosa.
Si parte lungo la strada che da Le Salse sale al Passo della Colletta,(mt. 1623) di solito la strada è chiusa poco sopra la piccola frazione ma in caso di scarso innevamento si riesce a proseguire fino ai successivi tornanti. Dalla Colletta si prende il crinale e lo si segue fino a congiungersi alla strada militare (mt. 1861), proseguire a destra per raggiungere il vallone del Giairetot (mt. 1903).
Risalire a sin. del Torrente Giaireto e portarsi gradatamente a sin. fino alla quota 2270 sulla dorsale e seguirla fino alla vetta. In caso di neve dura sono utili i ramponi per gli ultimi 50 mt. di cresta. Discesa per la Costa Pian dei Termi, alla sin. orografica del Rio Malapula fino al ponte (mt. 1585 tavolini per pic nic) e risalire alla Colletta per Le Salse. Con sci d’alpinismo o ciaspole le pendenze sono sempre moderate ma mai banali.

UNA PROPOSTA ESTIVA (a piedi o MTB o cavallo): Cima Ventosa e Monte Saccarello e traversata al Frontè

Itinerario di crinale costantemente sospeso tra la luce del Mediterraneo e gli alpestri versanti settentrionali che fanno da testata alla conca di Monesi. Si toccano le vette più alte della Liguria in un contesto ideale per l’escursionismo.

Quota di partenza (m): 1450
Quota vetta (m): 2096 e 2200
Dislivello complessivo (m): 646 + 160 + 220
Tipo di itinerario: su dorsale
Difficoltà: E
Esposizione preval. in discesa: Nord-Est
Località di partenza: le Salse (Mendatica, IM)
Punti di appoggio: Monesi di Triora- Piaggia

Da Monesi si segue il tracciato della strada (tagliole) fino ad arrivare al bivio (m.1840) dove, lasciata la sterrata a sinistra che sale al Redentore, si prosegue pianeggiando fino all’altezza del costone che scende dalla Ventosa e per questo la si raggiunge. Sempre per cresta, si scende al Passo Tanarello (importante valico storico, confine italo-francese) per riprendere a salire fino a raggiungere il Monte Saccarello e da qui a seguire il sotto cresta passando dal Redentore (statua edificata nel Giubileo del 1900), Rif. Sanremo, Passo Garlenda e per l’impennata finale al Frontè. Dal Frontè vista sugli alpeggi ed i nuclei rurali storici dell’Alta Valle Arroscia. Per la discesa si torna al Passo Garlenda e poi si scende per sentiero (ometti, segni) nel vallone fino a Monesi.

CLIMBING CADEAU

Due piccole falesie in un luogo di grande bellezza, intuite da Nico, strenuo difensore di Upega e primo gestore del Rifugio la Porta del Sole con l’aiuto dei giovani di Garessio ed Ormea. L’esposizione in pieno sud può addirittura consentire di arrampicare dopo una gita sulla neve sulla Missun o sulla Bertrand. Non è un luogo per top climber (ma a brevissima distanza troveranno pane per i loro denti) ma ideale per un soggiorno esplorativo e culturale lontani dalle folle cosmopolite. Ideale per ragazzi!

Quota falesia (m): 1400, difficoltà: dal 4 al 7a
Esposizione arrampicata: Sud
Località partenza: Madonna della Neve (Upega)
Punti di appoggio: Monesi (Mendatica, IM). Piaggia, Upega (Briga Alta, CN)
Al momento sono presenti circa venticinque lunghezze sui tre settori e la falesia è in espansione. Ottimo calcare prevalentemente verticale o appoggiato. Aderenza perfetta e bellissimo panorama di contorno.

Upega Madonna della Neve e Falesia della parabola

Inoltre da non perdere è la visita del Museo della Pastorizia e della Transumanza di Mendatica nonché i piccoli centri storici di Montegrosso Pian Latte, Mendatica, Cosio e Pornassio e se salite da Albenga non potete non fermarvi nel medioevale centro di Pieve di Teco, vera porta delle Alpi del Sud.


FABIO PALAZZO
Sono Guida Alpina UIAGM e Dottore Agronomo, docente a contratto di Pianificazione del Paesaggio presso l’Università di Genova. Vivo a Genova ma nel lavoro di Guida mi divido tra la Liguria, la Toscana, l’arco alpino e qualche bella esplorazione fuori dall’Europa.
Nelle due professioni, ormai da molti anni, cerco di unire le esperienze lavorative e personali in una sintesi che contribuisca ad arricchire chi entra nel mondo complesso ed emozionante delle montagne. Praticamente tutta la mia vita lavorativa è stata finora spesa nelle aree interne italiane. Che non sono solo montagne ma anche cultura materiale e comunità.
Accompagnando e formando come Guida o contribuendo al percorso dei giovani paesaggisti spero di condividere la consapevolezza per il valore e la sensibilità del territorio montano ed il suo riscatto attraverso la conoscenza e la pratica sportiva. Mai fine a se stessa.
Sono un Tecnico del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico ed un membro del Club Alpino Accademico Italiano nonché un socio ordinario dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio e della Società Italiana dei Territorialisti.
 Spero di condividere con tutti Voi non solo esperienze ed informazioni ma anche una presa di posizione nei confronti del mondo che cambia attraverso un modo responsabile e partecipativo di esplorarlo. Anche dietro la porta di casa!

E-mail: info@fabiopalazzo.it oppure fabio@hikeandclimb.it
Facebook: Hike&Climb
Facebook: The Summit Guide Alpine
Instagram: thesummit, hike_and_climb, fabio.palazzo_gadrago

Rispondi