Salerno bellissima città venuta alla ribalta negli ultimi anni, grazie alle magnifiche installazioni di luci che nel periodo natalizio, attirano un gran numero di turisti, ma pochi sanno che questa città che segna l’inizio di una delle più belle costiere del mondo, quella Amalfitana, ha una ricca storia millenaria che ha visto l’avvicendarsi di diverse popolazioni tra cui quella romana, longobarda, normanna che ne hanno segnato i confini con la costruzione delle mura cittadine a partire dal Castello di Arechi. E che ha ospitato anche se per pochi mesi, la prima sede del neo-governo italiano all’indomani dello sbarco alleato nel 1944. Ed è in una Salerno più nascosta, lontana dal caos del lungomare, dei locali, dei negozi del centro, che esiste una città quasi segreta, meno conosciuta, in un quartiere chiamato “Plaium Montis” dove sorgeva il primo insediamento della città, una volta caratterizzato da fonti d’acqua e bellissimi orti terrazzati, oggi circondato da antichi palazzi e vecchie abitazioni tradizionali.

Ed è qui che perdendosi tra l’intrico di questi vicoli, dove a volte la salita appare faticosa, che si ci può fermare a ristorarsi in un Giardino Segreto, Il Giardino della Minerva oggi sede di un inusuale Orto Botanico, ma che lega la sua fondazione alla medievale Scuola Medica Salernitana. Sì perché nel medioevo Salerno vantava la prima Scuola Medica, una sorta di università della medicina le cui origini si perdono nel tempo tra leggenda e realtà. La storia la vuole fondata da 4 maestri di diverse origini: un latino, un greco, un ebreo e un arabo che mettendo insieme i loro saperi diedero vita ad una delle prime e più importanti scuole di medicina della storia, che vide tra i suoi allievi e poi futuri medici anche una donna dal nome “Trotula”, autrice di un Libro sulle” Malattie delle Donne”.

Nel corso del tempo e grazie a re come Ruggero II si volle regolamentare la professione e permettere di esercitare solo a chi avesse conseguito un regolare esame con tanto di laurea. Ma la scuola col passare dei secoli vide man mano il suo declino, fino alla soppressione operata da Gioacchino Murat nel 1811.
Il Giardino della Minerva nacque come uno dei tanti giardini privati che si estendevano su terrazzamenti, fatti costruire dalle nobili famiglie salernitane e questo viridario apparteneva alla famiglia Silvatico già dal XII sec., come appariva in un documento conservato nella Badia Di Cava Dei Tirreni.

Ma fu con Matteo Silvatico, medico e insegnante presso la scuola medica, che il giardino privato fu trasformato nel “Giardino dei semplici”, ovvero una specie di orto con funzionalità didattiche dove si istruivano i giovani studenti di medicina sulle proprietà curative delle piante. Matteo Silvatico scrisse un’opera rigorosamente scientifica dove spiegava tutte le proprietà delle piante e le loro caratteristiche e la sua fama come medico fu tale, da essere scelto dal re di Napoli Roberto D’Angiò, quale suo medico personale e divenne anche il protagonista della decima novella di Boccaccio nel Decamerone.
Il giardino oggi come allora era suddiviso in terrazzamenti e per via del suo microclima e di un sistema di irrigazione e distribuzione delle acque, fatto di canali e fontane di derivazione islamico, che ancora si possono ammirare al suo interno, permetteva nel primo parterre la coltivazione di quelle piante dalle proprietà curative.
Il Primo terrazzo ricalca quello che doveva essere l’aspetto antico diviso in 4 parti da vialetti perpendicolari, ed è qui che erano coltivate le piante che avrebbero dovuto curare e regolare i diversi “umori” del corpo umano, ovvero quell’equilibrio proprio di ogni individuo, che se alterato avrebbero portato all’insorgere di gravi malattie. Le piante erano così suddivise secondo la Teoria dei 4 elementi e grazie alle loro peculiari caratteristiche e proprietà: fuoco, aria, acqua e terra che corrispondevano a loro volta a secco, freddo, caldo, umido. Questa teoria dei 4 elementi della terra ha avuto tanta parte nella storia medica e non da restare in vita fino al 1858 e da essere talvolta rappresentato anche in affreschi e dipinti, perché dall’equilibrio di queste forze sarebbe dipeso anche l’equilibrio dell’universo.
Oggi il giardino della Minerva dopo attenti restauri cominciati nel 2000, ha ritrovato nuova vita e pur ricalcando l’aspetto di un tempo.

Con la sua parte più antica, costituita da una bellissima scalea pergolata che fu costruita sui resti delle antiche mura della città e che permette la comunicazione tra i diversi livelli del giardino, è diventato un “Inusuale Orto Botanico” cittadino e come tale va inteso nel suo passato di storia della medicina e di giardino mediterraneo, esso è capace di riportarci indietro nel tempo, di farci respirare un po’ di influenze arabo-normanne, di regalare una piacevole pausa fermandosi a sorseggiare una buona tisana e godendosi il meraviglioso panorama che si staglia sul golfo di Salerno e il centro antico.

Info: per chi volesse visitare Il Giardino Minerva è possibile raggiungerlo grazie ad un ascensore pubblico detto delle Fornelle, sito nel quartiere di fronte al Comune.
Costo del Biglietto: 3 euro
Ciao, sono Roberta Paparo, guida turistica della Regione Campania dal 2011 e laureata in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. Amo il mio lavoro perché adoro la mia terra e tutto ciò che di bello ha da offrire.
Lavorare come Guida mi dà al possibilità di studiare e scoprire aspetti sempre nuovi ed interessanti del territorio campano, dalle bellezze storico-artistiche a quelle del paesaggio, dalle tradizioni popolari e folkloriche alle leggende e ai miti, rinnovando le mie conoscenze e visitando luoghi diversi ogni giorno.
Inoltre, amo anche l’arte a 360°, dalle arti figurative al teatro, dalla danza alla musica. Proprio per questo, recito nella compagnia teatrale amatoriale “Gli ardisti” da oltre 20 anni ed ho partecipato a diversi laboratori teatrali che mi hanno aiutata anche nell’approcciarmi in modo diverso rispetto ad una semplice visita guidata, cercando di coinvolgere i turisti in una esperienza che gli permetta di essere protagonisti e non passivi ascoltatori, con la speranza che tornando a casa possano portare con sé un po’ di Napoli nel cuore.
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