Nel corso del 1800, il Piemonte ha dato i natali ad alcuni tra i Santi Sociali più conosciuti, e tra essi non si può dimenticare San Giovanni Bosco, fondatore dell’ordine dei Salesiani.
A metà strada tra Torino e Asti, immerso nelle colline astigiane, si trova il grandioso complesso del Colle Don Bosco, realizzato sul luogo in cui Don Bosco nacque il 16 agosto del 1815.

Don Bosco nacque nella cascina Biglione, situata ai Becchi, piccola frazione di Morialdo presso Castelnuovo Don Bosco. Il padre vi lavorava come mezzadro e lì aveva un piccolo alloggio dove già viveva con la prima moglie, Margherita Cagliero, morta nel 1811. Sempre in quelle povere stanze continuò a vivere con la seconda moglie, Margherita Occhiena, da cui ebbe due figli, Giuseppe e Giovanni, a cui si aggiungeva Antonio, nato dal primo matrimonio.
La cascina Biglione oggi non esiste più: in stato fatiscente, venne abbattuta tra il 1957 e il 1958 per fare posto alla grande basilica che oggi troneggia sulla collina e che, nelle giornate limpide, è visibile da lontano con la sua maestosa cupola. L’idea di costruire una grande basilica dedicata a Don Bosco, canonizzato nel 1934, era già stata concepita negli anni ’30 del 1900, ma si realizza solamente negli anni ’60 grazie all’impegno dell’Ordine dei Salesiani.

Il maestoso complesso è costituito da due chiese sovrapposte: la prima pietra fu posata l’11 giugno del 1961 e il 16 agosto 1965, per il 150° della nascita di Don Bosco, vi fu la solenne inaugurazione, benché il complesso non fosse ancora del tutto completato. Infatti, la chiesa superiore venne conclusa agli inizi degli anni ’80 e proprio qui, nel 1988, Papa Giovanni Paolo II beatificò la giovane cilena Laura Vicuna, esempio di gioventù salesiana.

Dal grande piazzale si accede lateralmente alla chiesa inferiore, consacrata nel 1965. All’altare maggiore colpisce un grande dipinto del salesiano Caffaro Rore con Don Bosco ai Becchi circondato dai suoi ragazzi: in autunno, e in particolare per la Festa della Madonna del Rosario, Don Bosco era solito organizzare delle passeggiate fino ai Becchi partendo dal complesso di Valdocco a Torino, cuore dell’oratorio salesiano. Nel dipinto sono evidenziati due stendardi rappresentanti l’Eucarestia e Maria, elementi centrali della spiritualità salesiana. Nel transetto di destra campeggia un dipinto rappresentante San Francesco da Sales, ispiratore e patrono dei Salesiani. Dietro l’altare maggiore, è presente una reliquia di Don Bosco ad indicare il luogo in cui egli è nato, e alcuni dipinti narrano le vicende dell’infanzia del Santo: il matrimonio tra il padre Francesco e la madre Margherita, il battesimo di Giovanni, la prematura morte del padre in seguito ad una brutta polmonite, il trasloco della famiglia dalla cascina Biglione al povero fienile sistemato in fretta per poterci vivere.
Agli altari laterali, delle belle vetrate colorate rappresentano Santi legati alla tradizione salesiana e italiana: Santa Cecilia, patrona dei musicisti, a sottolineare il valore educativo che la musica ha rivestito e ancora oggi riveste per il salesiani; Santa Maria Mazzarello, cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice; San Giovanni Battista, San Luigi Gonzaga; Santa Caterina e San Francesco d’Assisi, patroni d’Italia; San Giovanni Bosco e San Giovanni Evangelista; infine il giovane San Domenico Savio, protettore delle madri in attesa di un bimbo, anch’egli di questa zona. Da notare il grande organo con 2500 canne, realizzato dalla ditta Tamburini.
Uscendo, si può ancora ammirare una fotografia a grandezza naturale dell’Ultima Cena di Leonardo. Salendo la grande scalinata che conduce alla chiesa superiore, consacrata nel 1984, si viene accolti dalla statua bronzea di Don Bosco, dono degli insegnanti italiani nel 1929 per la beatificazione di Don Bosco. Al di sopra del portale di accesso alla chiesa si può ammirare un affresco di Bogani a ricordo dell’attività missionaria salesiana nel mondo.

Entrati in chiesa, ci si sente come avvolti in un grande abbraccio: l’interno è totalmente rivestito in pannelli di legno di faggio, aggiunti durante i restauri del 1999/2000 per ovviare a problemi di riscaldamento e di eco. Il caldo rivestimento segue un andamento curvilineo e avvolge il fedele invitandolo alla preghiera e a lasciarsi avvolgere dall’abbraccio divino. Ricorda una grande arca che, ricollegandosi a quella di Noé, invita a lasciarsi accogliere e guidare da Gesù nei momenti di difficoltà della vita. Ecco allora all’altare maggiore la monumentale statua in legno di tiglio del Cristo Risorto: realizzata dallo Studio Demetz di Ortisei, misura 8 m di altezza, la testa sola misura 1,10 m, la larghezza delle braccia è di ben 6 m e il peso è di 30 q. Il Cristo Risorto accoglie il visitatore e trasmette il senso della gioia della risurrezione.

Alle pareti laterali campeggiano sei grandi tele di Mario Bogani che ripercorrono l’esistenza di Don Bosco. Si tratta di dipinti che si sviluppano su più livelli, e che mostrano scene legate a un certo tema della vita del Santo. Il primo dipinto narra il sogno dei 9 anni, dove, sotto la guida di Maria, il giovane Giovanni apprende che farà amicizia coi ragazzi non grazie alla violenza e alla forza, ma alla mitezza e all’amore. Questo sogno segnerà la vita e le scelte di Don Bosco e i dipinti successivi ne mostrano la realizzazione. Nel dipinto seguente, Don Bosco viene portato in trionfo dai ragazzi dell’oratorio creato con tanta fatica e con l’aiuto della Provvidenza; lo si vede poi insieme a Madre Maria Mazzarello, cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice; un altro dipinto mostra le chiese fondate da Don Bosco, due a Torino e una a Roma; il penultimo dipinto è dedicato ai primi missionari salesiani che hanno diffuso il Vangelo in particolare in Sud America e in Giappone.
Guardando verso l’uscita, l’ultimo dipinto racconta l’episodio dei discepoli di Emmaus, invito ai fedeli a diffondere la Parola di Dio proprio come hanno fatto i suoi discepoli.
Anche nella chiesa superiore molto belle sono le vetrate colorate che evidenziano la spiritualità salesiana: la centralità dell’Ostia consacrata e della figura di Maria.
Nel transetto di sinistra spicca l’imponente organo costituito da ben 3328 canne e realizzato dalla ditta Pinchi di Foligno. Lungo le pareti delle navate laterali, la chiesa mostra, primo luogo al mondo, le 14 tavole lignee della Via Lucis, opera dell’artista Giovanni Dragoni di Roma: esse rappresentano le apparizioni di Cristo dalla Resurrezione alla Pentecoste, evidenziando la grazia della luce che viene dal Risorto.
Uscendo dalla chiesa, ci si dirige verso gli edifici circondati da prati e alberi. Sulla sinistra, è il prato visto dal giovane Giovanni nel sogno dei 9 anni, ricordato da un pilone, e poco oltre la fontana dove mamma Margherita si recava ad attingere l’acqua.

A destra, la statua di Mamma Margherita ricorda l’amorevole, ma fermo ruolo educativo avuto dalla madre di Don Bosco per la crescita dei figli e come madre per i ragazzi dell’oratorio torinese.

Si raggiunge quindi la casetta acquistata dal padre di Don Bosco nel 1817 per riporvi gli attrezzi da lavoro; dopo la sua morte venne sistemata per accogliere Margherita, i tre figli e la suocera. Era la casetta più povera dei Becchi, costituita da una stalla, dalla cucina e da due piccole camere da letto al piano superiore. La casetta è stata risistemata ed oggi è possibile accedere a una parte moderna in cui fotografie, testi e oggetti permettono al visitatore di comprendere al meglio le vicende avvenute in questi luoghi e di conoscere più approfonditamente i loro protagonisti, e contemporaneamente osservare le povere stanze in cui la famiglia di Don Bosco visse.

Accanto alla casetta, il monumento di Giovanni Bosco giocoliere ricorda i giochi di magia e le acrobazie che il ragazzo faceva con i suoi amici, seguiti poi dalla preghiera e dal catechismo.

Di fronte alla casetta, si trova il piccolo santuario di Maria Ausiliatrice, costruito tra il 1915 e il 1918 per ricordare l’istituzione della festa di Maria Ausiliatrice nel 1815 da parte di papa Pio VII e il centenario della nascita di Don Bosco. Il santuario venne edificato grazie alle donazioni di ragazzi da tutto il mondo, ricordati negli stemmi nazionali rappresentati sotto il cornicione del tetto, per chiedere la fine della Prima Guerra Mondiale.
Accanto al santuario, è visitabile la casa del fratello Giuseppe, dove si trovava una stanza riservata a Don Bosco durante le sue visite. Al piano interrato è presente un interessante Museo della Vita Contadina con strumenti e suppellettili che ricordano la vita contadina del 1800 attraverso gli ambienti tipici di una casa rurale dell’epoca. Alcuni ambienti sono quelli di Giuseppe, come il forno, la cantina e la stalla.
Del complesso, fa parte anche un Museo Etnologico Missionario, che documenta la vita e la storia dei popoli avvicinati dai missionari salesiani.

La zona offre aree verdi per la riflessione, ma anche per un pic-nic tra amici per trascorrere la giornata in compagnia ed allegria. Per chi lo desidera, la visita può proseguire con una passeggiata verso la frazione di Morialdo. Lungo la via, si incontrano i 14 piloni della Via Biblica giovanile, che raccontano la storia di giovani citati nella Bibbia. Un po’ più avanti, sulla destra, una lapide su una casa rurale in mattoni a vista ricorda che lì visse per alcuni anni san Domenico Savio, che frequentò anche la vicina chiesetta di S. Pietro col padre. Proprio presso quella chiesa, il piccolo Giovanni ricevette le sue prime lezioni di avvicinamento al latino tenute da Don Calosso.
Il sacerdote aveva incontrato il ragazzo sulla strada tra i Becchi e Buttigliera d’Asti e ne aveva subito riconosciuto la profonda intelligenza e le grandi potenzialità. In lontananza si scorgono le
dolci e a volte selvagge colline del Monferrato astigiano ricoperte da boschi, da cui fanno capolino piccoli paesi. Si distingue il campanile della chiesa di Buttigliera d’Asti, il più alto del Monferrato, dove Giovanni Bosco ricevette la cresima.
A pochi chilometri di distanza si trova Capriglio, paese natale di Mamma Margherita, dove Giovanni bambino frequentò per qualche tempo la scuola elementare. In una frazione del paese esiste ancora la casa natale della donna.
Infine, ci si può attardare a passeggiare nel centro di Castelnuovo Don Bosco, dove il giovane Giovanni riuscì a frequentare in modo un po’ più serio e sistematico la scuola prima di trasferirsi nella città di Chieri per proseguire la sua formazione. In paese si trova la chiesa parrocchiale di S. Andrea, dove il piccolo Giovanni fu battezzato. Oltre ad essere legato alla vita del santo, Castelnuovo Don Bosco presenta un piacevole centro storico abbarbicato sulla collina sulla cui cima si trova la torre dell’ormai scomparso castello dei Rivalba, e l’antica chiesa Madonna del Castello.

Giungendo dai Becchi, prima di entrare in Castelnuovo Don Bosco si possono fare due tappe per degustare e acquistare prodotti tipici della zona.
Appena ai piedi del Colle, sulla destra si trova il Birrificio dei Santi che produce una serie di birre artigianali in piccole quantità e in modo naturale, senza conservanti, utilizzando i migliori malti e luppoli. Le birre sono dedicate a santi i cui nomi fanno riferimento a personaggi famosi della storia della birra.

Procedendo, poco prima di entrare in paese, sulla sinistra si trova la cantina Terre dei Santi, nata nel 2004 unendo la Cantina del Barbera di S. Damiano d’Asti e la cantina Sociale del Freisa di Castelnuovo Don Bosco, fondata nel suo primitivo nucleo già nel 1953.

Tra i vini locali da scoprire, da ricordare sono il Freisa di Chieri e il Freisa d’Asti, prodotti da uve Freisa, particolarmente tipiche della Collina Torinese e del Monferrato sebbene coltivate anche in altre zone del Piemonte; il dolce e aromatico Malvasia di Castelnuovo Don Bosco; l’Albugnano, prodotto da uve nebbiolo provenienti da quattro comuni intorno ad Albugnano, paese situato nella zona settentrionale della provincia di Asti. Questo vino viene affinato per almeno 12 mesi in botti di rovere e per altri 6 in bottiglia. E ancora il Cari, un vino dolce ormai piuttosto raro e prodotto in piccole quantità, dal 1600 molto apprezzato dagli aristocratici; il Cornareto, un rosato fresco e leggermente vivace prodotto da uve Freisa, Malvasia e Barbera; e infine il Barbera d’Asti e il Barbera del Monferrato, tra i vitigni più rappresentativi della regione.

Mi chiamo Raffaella, sono guida abilitata per il Basso Piemonte e lavoro principalmente con ospiti stranieri, per lo più di lingua tedesca. I miei tour toccano diversi aspetti: storico-culturale ed enogastronomico, per unire le eccellenze che il Piemonte sa offrire ai suoi visitatori. Amo la mia regione ricca di cittadine piene di arte e di storia; amo la tranquilla bellezza dei paesaggi delle colline del Monferrato e delle Langhe che invitano a rilassanti passeggiate immersi nella natura, nella cultura e nelle tradizioni.
Cerco di trasmettere ai miei ospiti questo amore con passione e professionalità, mostrando attenzione e sensibilità verso le esigenze di ognuno. Insieme scopriremo le sfaccettature più o meno note di un territorio variegato: dai bellissimi scorci panoramici alle prelibatezze gastronomiche, dai prodotti vitivinicoli conosciuti nel mondo ai paesi adagiati sulle colline con le loro curiosità Spero che ne sarete affascinati e che potrete innamorarvi e appassionarvi al Piemonte, portando con voi e trasmettendo a chi incontrerete le emozioni e le esperienze provate!
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