Tour stuzzicante del centro di Milano, tra tradizione e modernità

Il punto di partenza ideale di questo tour è il Castello Sforzesco, in pieno centro: uno dei monumenti più visitati di Milano, sede di importanti musei tra i quali quello della Pietà Rondanini di Michelangelo, l’imponente costruzione che fu dimora dei signori di Milano e fortezza è affacciata su un’area brulicante di negozi, caffè e naturalmente di storia.

Il momento ideale di partenza del nostro tour è alla mattina, possibilmente a stomaco (quasi) vuoto, in modo da poter gustare appieno le prelibatezze che ci aspettano.  Dopo una veloce passeggiata per ammirare le imponenti strutture del Castello, dalle torri ai bellissimi cortili interni, delle Armi, Ducale e Rocchetta, usciamo dal punto di accesso principale, quello della torre del Filarete, affacciata su Piazza Castello e la grande fontana. Ci dirigiamo verso il primo appuntamento del nostro tour gastronomico, il caffè Panettoni Giovanni Cova (in via Cusani 10), raggiungibile in pochi minuti.

L’azienda Giovanni Cova affonda le sue radici nel secolo scorso, precisamente negli anni della Belle Époque quando il pasticcere Angelo Grioni avviò la sua attività in un altro quartiere simbolo di Milano, Porta Nuova. Negli anni ’30 gli eredi di Grioni si unirono con il pasticcere Antonio Cova, con la felice intuizione di riprodurre artigianalmente il panettone dell’antica ricetta milanese: nacque così il “panettone con la corona”, da allora prodotto con attenzione al processo produttivo e selezione delle migliori materie prime, come il lievito madre…e naturalmente le uvette, le scorze di cedro, uova, farina, burro. Tutto quello che insomma ha reso il panettone il dolce simbolo di Milano, fin da quando, nel 1400, un cuoco al servizio del duca Ludovico il Moro dimenticò sul fuoco, carbonizzandolo, il dolce per il pranzo di Natale. E venne salvato in corner da un ingegnoso sguattero, Toni, che con quanto rimasto in dispensa, farina, uova, burro, scorza di cedro e qualche uvetta, diede vita al dolce che acclamatissimo, venne da allora chiamato Pan de Toni. Così recita una delle leggende connesse alla nascita del panetùn! In casa Giovanni Cova il panettone è in mille varianti ora, dall’albicocca alle pere e cioccolato a quello farcito con i pistacchi di Bronte ma per noi il migliore resta quello classico, dal gusto morbidissimo e rotondo. E ne basta poco per saziarsi. Se poi si vuole prendere un souvenir, non c’è che l’imbarazzo della scelta tra le bellissime confezioni incartate o in scatole di latta tra le quali spicca la linea dedicata all’archivio storico Ricordi e alle eroine dell’opera.

È ora il momento di dirigersi verso la seconda tappa del nostro tour gastronomico: attraverso l’elegante e stretta via del Lauro, nel cui sottosuolo sono state trovate importanti vestigia romane e l’austera via Verdi arriviamo in Piazza della Scala, dominata dal Teatro d’opera a cui fa da contraltare in un eterno dialogo la statua di Leonardo da Vinci.

Pochi passi più in là in via Santa Radegonda, minuscola traversa di Piazza Duomo, c’è Luini, un classico dello street food milanese dal lontano 1949 e una storia esemplare del “Gran Milàn”.

Era stata la signora Giuseppina Luini, trasferitasi dalla Puglia a Milano con la sua famiglia nel 1949 a portare in terra meneghina la deliziosa ricetta tradizionale dei panzerotti: in origine realizzato con avanzi di altri impasti, il panzerotto è un cerchio di pasta chiuso su sé stesso a formare una mezzaluna e farcito con un ripieno che tradizionalmente è di mozzarella e pomodoro ma può anche contenere prosciutto, spinaci, olive, ricotta, salame, melanzane, scamorza e chi più ne ha più ne metta. Luini ne ha almeno 15 varianti di panzerotto anche se il pezzo forte è quello con mozzarella e pomodoro. Da mangiare bollente, il panzerotto, che ha riconoscimento PAT (prodotti agroalimentari tradizionali italiani), è da decenni il cibo da strada per eccellenza di generazioni di studenti in libera uscita dopo la scuola (e di conseguenza di adulti) che ne hanno decretato il grandissimo successo. Il bello è che il locale è rimasto praticamente tale e quale alle origini: una panetteria, appunto, con pochissimo spazio interno per mangiare rigorosamente in piedi. Ma dopotutto cosa c’è di meglio che gustare un panzerotto bollente e camminare riempiendosi gli occhi con la grande bellezza del Duomo di Milano, letteralmente a pochi metri?

Adesso è arrivato il momento di riscaldarsi un po’ in uno dei locali più famosi di Milano, il Camparino in Galleria, all’angolo tra Piazza Duomo e la magnifica Galleria Vittorio Emanuele II.

La Galleria Vittorio Emanuele II

Gustando uno degli iconici aperitivi preparati dallo staff gustiamo anche un po’ di storia di Milano … Il caffè Camparino nasce infatti nel 1918 dall’iniziativa di Davide, figlio di Gaspare Campari, inventore dell’omonimo bitter e capostipite dell’azienda. Costruito in stile Liberty, da subito diventa il luogo à la page dove la buona società milanese si ritrova per gustare un Campari Seltz oppure un Lavorato secco, cocktail all’epoca molto in voga. Da allora, il Camparino è diventato uno dei simboli di Milano. Suggeriamo di gustare un aperitivo al bancone, ammirando i mosaici, i ferri battuti, gli intarsi dell’arredamento realizzati da grandi artisti e artigiani dell’epoca quali l’ebanista Eugenio Quarti, il pittore Angelo D’Andrea e il mastro ferraio Alessandro Mazzucotelli e di recente restaurati. Al momento l’aperitivo più gettonato è lo spritz, delizioso e rifrescante grazie al mix di Prosecco, soda e Campari oppure Aperol (se si preferisce un gusto più dolce e una minore gradazione alcolica). Vanno forte anche il Negroni, il Negroni sbagliato oppure per chi ama gusti più fuori dal comune, il Lavorato secco (liquore centerbe Zucca, Campari, Rabarbaro Zucca, soda e zest di arancia). Per gli astemi, un Crodino è perfetto per restare nel mood.

La quarta tappa del nostro tour ci porta invece in uno degli storici distretti del food milanese, a pochissimi minuti di cammino: si tratta del cosiddetto “quadrilatero del gusto”, nei dintorni di via Orefici, tra il Duomo e Piazza Cordusio. **Peck Ci arriviamo attraversando il cuore amministrativo e politico di Milano in età comunale: Piazza dei Mercanti, al cui centro troneggia il più vasto e famoso dei palazzi medievali lombardi, il Palazzo della Ragione, recentemente di nuovo visibile dopo alcuni anni di restauro. La destinazione è la Pasticceria Giovanni Galli, in via Victor Hugo, a pochi passi dalla Piazza dei Mercanti, da via Dante e dalla Pinacoteca Ambrosiana. Famosissima per i suoi marron glacé e non solo, la Pasticceria è uno dei pochi esempi di botteghe storiche milanesi rimaste sotto il controllo della famiglia fondatrice per più di 100 anni. Fondata nel 1911 dal pasticcere Giovanni Galli con un primo negozio nell’allora via Roma (oggi corso di Porta Romana) e diventata sempre più famosa per i boeri e naturalmente i marron glacé, la pasticceria raddoppia nel secondo dopoguerra aprendo un altro negozio proprio in via Victor Hugo. La notorietà dei Galli cresce; tra i clienti affezionati c’è Luchino Visconti, appassionato di pasta di mandorle. Tra le commesse, Lucia Bosé, bellissima milanese. Il resto è storia. Passano gli anni ma la reputazione di Giovanni Galli non passa: anche perché la lavorazione di marron glacé e praline avviene quasi interamente a mano, senza l’aggiunta di alcun conservante. Entrare qui è come fare un passo indietro nel tempo. L’eleganza è ancora quella d’antan nel piccolo negozio dove i dolci la fanno da protagonisti in una cascata di colori: marron glacé, che qui chiamano all’italiana “marroni canditi”, paste di mandorla, boeri e alchechengi, praline, frutte candite e violette candite.
Consigliamo di provare, oltre naturalmente ai marron glacé i boeri, classico dolce che consiste in una ciliegia sotto spirito avvolta col suo liquore in uno spesso guscio di cioccolato fondente oppure l’alchechengi con maraschino e cioccolato.

Come chiudere in bellezza il nostro tour che ci ha regalato sapori tra il dolce e il salato? Con un buon caffè. Ci avviamo quindi all’ultima tappa: un luogo inaspettato che rompe con la tradizione, ma fino a un certo punto. È la Starbucks Reserve Roastery, che ci accoglie all’interno del bellissimo ex palazzo delle Poste (1901) in Piazza Cordusio, il cui ingresso è fiancheggiato dalle grandi sculture del Lavoro e del Commercio.

Gli interni sono fiabeschi, degni della fabbrica di Willy Wonka. Nonostante a molti sia sembrata un’eresia lo sbarco in Italia del colosso statunitense, a distanza di due anni il marchio ha moltiplicato i suoi punti vendita grazie a un livello qualitativo davvero alto- niente a che vedere con certe “sbobbe” anglosassoni- e si è conquistato un posto nel cuore dei milanesi. D’altra parte l’esperienza non è solo gustativa: all’interno dei 2400 metri quadrati della roastery campeggia una enorme tostatrice funzionante, cuore della catena della lavorazione del caffè di cui è possibile fare esperienza. Ovunque è un tripudio di marmi pregiati, legno, tubi in ottone e mille sfavillanti gadget. Piacevolissimi contorni dell’esperienza del caffè che spazia dai Roastery Classics alle Roastery Classic and Reserve Creations. Che dire? Io mi farei consigliare la miscela più adatta da uno dei preparatissimi barman: dalla Bolivia al Rwanda al Vietnam, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ed è anche l’occasione per un brindisi, seppur irrituale, alla città di Milano.


Mi chiamo Francesca Giorgetti, una milanese quasi DOC: sono accompagnatrice turistica abilitata, faccio food tour di Milano per Withlocals e sono educatore museale. Sono da sempre appassionata di arte e natura, oltre che di luoghi e mondi “altri”; dopo la laurea in lingue e letterature straniere per molti anni ho fatto la giornalista, mestiere che ha sviluppato la mia innata curiosità, fino a quando nel 2015 ho avuto l’occasione di “fare il giro” del mondo portando ragazzi e adulti a visitare i meravigliosi padiglioni di EXPO. Da allora sono entrata nel magico mondo del turismo, che spero di non lasciare più. Sono una grande appassionata di bicicletta e di trekking, che ho praticato e pratico appena posso. Mi piace scoprire la bellezza della natura e la storia che si cela dietro ogni luogo, meglio ancora se è ammantata della bellezza dell’arte. Vi propongo itinerari in bicicletta in città, alla ricerca di angoli sconosciuti, di storie inedite, di scorci particolari, e nei dintorni di Milano, dove a pochi minuti dalla “Big Apple” italiana si riesce a dimenticare subito il caos e il rumore e immergersi in una natura spesso sorprendente. Sono anche appassionata di buona tavola e mi diverto a creare food e beverage tour nei luoghi più belli di Milano e dintorni.
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