Viaggiando nell’entroterra del Parco Nazionale più grande d’Italia, tra le valli modellate dall’acqua e le verdi montagne dei Massicci del Pollino e del Pellegrino, si scorge d’un tratto un nucleo abitato che si sviluppa su di una serie di colli ad una quota di circa 840 m s.l.m. a dominio e controllo del Fiume Battendiero, affluente del più consistente e famoso Lao. Compare così il paese di Mormanno (CS). All’occhio più attento non sfuggirebbe nemmeno la presenza di una evidente torre, più in alto e isolata dal resto dell’effettivo centro storico, elemento che i più frettolosi assocerebbero ad un comune campanile di una qualche chiesa.
Ebbene la risposta non è così scontata!
Panoramica su Mormanno
Infatti quello che si trova in località Torretta, sul colle di San Michele, è qualcosa di molto più particolare da trovare in un ambiente circondato da monti: un faro; un Faro Votivo localizzato in montagna e unico in Italia, divenuto Monumento Regionale nel 1.928 e segnalato nel 1.938 dall’aeronautica militare come punto di riferimento per la navigazione aerea; oggi a tutti gli effetti simbolo di Mormanno.
Il faro ricorda i caduti della Grande Guerra (1.915-1.918). Una scalinata conduce al portico formato da archi a tutto sesto e sormontato da una torre a due piani. Al primo piano si apre una monofora su ciascun lato, e sopra l’arco principale, si possono ammirare due cannoni in bronzo ed un’elica risalenti alla Grande Guerra. Il secondo piano è dotato di una balaustra formata da tre colonne per lato in stile dorico, sul quale la costruzione termina con una piccola base poligonale sulla quale poggia il vero e proprio faro.
Scalinata del Faro Votivo Il Faro Votivo

È importante dire che dal portico si può accedere al Parco delle Rimembranze, un viale alberato con i nomi dei tanti caduti del paese calabrese, oltre che alla seicentesca Chiesa dell’Addolorata di cui il Faro, ne ha occupato a seguito della sua costruzione, l’atrio.

L’origine del nome “Mormanno” è ancora al centro di studi e valutazioni. Tra le teorie più accreditate e certamente affascinanti, si cita la derivazione dovuta alla presenza di alcuni mercenari germani al soldo dei Longobardi, gli “Arimanni”, che stanziatisi nel territorio, avrebbero dato il nome prima all’area, e poi all’attuale borgo. Altri affermano che possa derivare invece da “Miro magnum” tradotto come “ammiro il grande”, riferendosi al grande panorama che effettivamente si può osservare dal punto in cui sorge l’abitato. Il tempo e lo studio permetteranno di dare una risposta certa!
Di sicuro, una volta in visita a Mormanno, non è da lasciarsi sfuggire dopo il Faro votivo, la bellissima e importantissima Chiesa di Santa Maria del Colle.

Intorno alla metà del 1.400 il paese si espande sempre più, diventando un centro ecclesiastico molto importante. Questo, insieme alla crescente esigenza della popolazione, fa sì che venga iniziata la costruzione di una nuova chiesa sugli spazi di un precedente edificio di culto. La realizzazione di questa fase è attribuita all’architetto Giovanni Francesco Donadio detto il Mormando, nativo appunto di Mormanno, celebre capostipite del Rinascimento napoletano che in breve tempo si diffuse in tutto il Regno di Napoli. La nuova chiesa si adagiò sui precedenti spazi, che divennero le cripte della struttura, oggi aperte al pubblico a seguito di una serie di restauri, e visibili anche dal pavimento dell’attuale chiesa. Uno spazio unico da esplorare!

Non fu però l’ultima modifica, perché agli inizi del 1.700 con Mormanno quale sede vescovile, ritornò l’esigenza di ingrandire la struttura, rimodulata come appare attualmente: tre navate a croce latina, e gli interni in stile barocco napoletano. Della chiesa originaria resta il campanile, con un caratteristico passaggio ad arco, e la presenza in una nicchia della preziosa statua lapidea della Madonna col Bambino, databile tra fine ‘300 e inizio ‘400.
Oltre la facciata, interamente realizzata in tufo, di Pietro Scardino da Padula, e molto particolare rispetto alle altre del territorio, sono presenti all’interno, degli elementi lignei di pregevolissima fattura: l’organo costruito nel 1671 di intarsio conosciuto e praticato da artigiani della scuola di Morano Calabro; e il pulpito che secondo alcuni storici locali proviene da un convento francescano, come suggeriscono le due nicchie laterali in cui compaiono le figure di S. Francesco di Paola e S. Francesco d’Assisi.

Particolare del pulpito ligneo del XVII secolo Statua Madonna con Bambino fine 300 inizi 400
Una passeggiata come questa, ricca di storia e cultura, può concludersi ancor meglio, provando gli ottimi piatti presso la vicinissima Osteria del Vicolo (http://www.osteriadelvicolo.it/home/). Immersa nelle stradine proprio di fronte la Chiesa di Santa Maria del Colle, questo luogo è un ottimo locale caratterizzato dall’accoglienza per ogni ospite, e per la qualità dei piatti che vengono serviti. Come dice lo stesso oste, Francesco Armentano “…dalla semplicità della terra si possono creare le suggestioni del domani. Interpretare il cibo della nostra tradizione, accogliere gli ospiti così come facciamo nelle nostre case, abbinare la cucina casereccia ai vini di Calabria e raccontare l’identità delle genti del Pollino”. Sicuramente il luogo giusto dove provare le tante ricchezze gastronomiche ed enologiche che rispecchiano il valore del nostro territorio.
Antipasto Pollino Ravioli ripieni di baccalà su fonduta di pecorino e coriandoli di peperoni cruschi
Polentina con guanciale croccante e nero pregiato Bocconotto di Mormanno
Mormanno si presta alla curiosità del visitatore, e alla sua scoperta. Se vuoi visitare questo borgo con me, contattami subito. I luoghi, i particolari e le altre storie da poterti raccontare sono ancora tanti. Ti aspetto!
Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici.
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