Oltre i confini della routine – La montagna d’inverno, oltre le nostre abitudini

In queste ultime settimane si è acceso, forte, il dibattito su quanto la montagna possa offrire durante la stagione invernale. Complici le copiose nevicate di questi giorni (così come non si vedeva da tanto tempo) e la chiusura degli impianti sciistici per le note vicende legate alla diffusione della pandemia – senza dimenticare la voglia, ormai incontrollabile, che tutti abbiamo di uscire finalmente di casa – si è scatenata la corsa all’attività alternativa da praticare in montagna per non perdere l’occasione di godere di questo straordinario (e ultimamente insolito) inverno innevato. Escursioni invernali, sci alpinismo, freeride e, ovviamente, ciaspolate. Oggi vorrei soffermarmi su quest’ultima attività, non tanto dal punto di vista pratico, quanto dal punto di vista delle opportunità che offre a tantissimi di poter vivere giornate uniche sulla neve, godendo di panorami straordinari, intatti e molto spesso esclusivi.

Cosa vedremo in questo articolo:
1. Cosa sono le ciaspole?
2. Come sono fatte?
3. Dove si può andare con le ciaspole?
4. Perché fare un’escursione con le ciaspole?

Prima di tutto, cosa sono le ciaspole?

Questo termine, entrato ormai a far parte del linguaggio comune, ha una precisa e specifica origine geografica. Il termine “ciaspola” proviene infatti dal dialetto della Val di Non, splendida valle in Trentino Alto Adige, ed è strettamente collegato ad una competizione che negli anni ha riscosso sempre più successo: “la Ciaspolada”. Nata nel 1973 su intuizione del presidente dell’APT locale, è stato il primo vero e proprio evento che metteva in competizione partecipanti muniti delle racchette da neve (le ciaspole appunto). Il fascino di questa manifestazione da allora è cresciuto a dismisura, diventando attrazione turistica e raccogliendo adesioni di atleti provenienti da ogni regione d’Italia e da molte nazioni straniere.

Ciaspole e Cusna

Le racchette da neve, a dire il vero, trovano però la propria origine molto tempo prima. Alcune informazioni le collocano addirittura nel periodo del Neolitico, come strumento necessario alle popolazioni di certe aree del pianeta: Asia e America del Nord su tutte. Contadini e cacciatori utilizzavano le racchette da neve per procedere con più facilità e rapidità sul terreno innevato. Allo stesso modo facevano, più avanti nel tempo, esploratori e militari durante le loro lunghe traversate che prevedevano il passaggio attraverso valichi alpini o ambienti caratterizzati dalla presenza di tanta neve al suolo. Nelle epoche più recenti le racchette da neve vengono utilizzate anche e soprattutto in contesti alpinistici, come parte dell’equipaggiamento necessario (molto spesso nella fase di avvicinamento) per raggiungere le vette più alte.    

Vetta del Ventasso

Come sono fatte le ciaspole?

La loro funzione è in grado di spiegarne il largo utilizzo.  La racchetta da neve, in origine, era costituita da un ampio anello di legno, dalla forma allungata, al cui interno veniva tessuta una rete creata con strisce di corda, di cuoio o di pelle. Grazie a questa particolare forma, la racchetta era in grado di aumentare ed espandere la superficie di galleggiamento, evitando così di sprofondare nella neve durante la progressione. Le moderne e più comuni ciaspole non sono più realizzate in legno e, seppur simili, hanno anche una forma diversa. Alla base, sulla parte anteriore, è stato integrato un rampone che facilita l’avanzamento anche con pendenze maggiori e il piede è inserito all’interno di una talloniera basculabile e regolabile a seconda della dimensione dello scarpone. Le più attrezzate, inoltre, dispongono sia di una piccola staffa per il bloccaggio della talloniera (utile soprattutto in discesa), sia di un rialzo, cosiddetto “alzatacco”, che consente al piede di restare sollevato quando si procede lungo pendii un pochino più aspri, alleviando la fatica.     
Insomma, sono cambiate le necessità, i tempi e i materiali, ma le racchette da neve hanno mantenuto quasi tutto della loro funzione originaria.

Dove si può andare con le ciaspole?

Le ciaspole, come visto, sono strumenti utilizzati per facilitare la progressione su neve. Il loro utilizzo è prevalentemente indicato per procedere su ambienti con presenza di neve fresca al suolo laddove i pendii siano leggeri o comunque non troppo accentuati. Muoversi con le ciaspole è piuttosto semplice (anche se non scontato) e non necessita di grandi competenze. Ma, allo stesso tempo, è sempre utile ricordarsi che in montagna, soprattutto in inverno, l’ambiente circostante, per quanto incantevole, è notevolmente diverso e per certi versi molto meno “accogliente”. Per questo è sempre necessario informarsi prima circa l’itinerario (un itinerario estivo privo di difficoltà rischia di essere molto impegnativo in inverno), le condizioni del percorso, tenendo sempre monitorati i bollettini meteo e quelli sul rischio valanghe (evitando di consultare le tradizionali app per il meteo e affidandosi ai siti ufficiali delle agenzie locali o degli enti turismo).

Alpe di Villandro – Dolomiti

Sì ok, ma perché val la pena fare un’escursione con le ciaspole? 

Immaginate che nei giorni precedenti abbia nevicato abbondantemente e oggi, invece, splenda il sole. Magari per molti è una giornata lavorativa, quindi non ci sarà tanta gente in giro. Vi preparate, prendete con voi le ciaspole, un paio di bastoncini da trekking (con la rotella in fondo così sprofondano meno nella neve) e un paio di ghette (le ghette si agganciano sotto lo scarpone e coprono il pantalone; in questo modo evitano che, procedendo nella neve fresca, la stessa possa entrare all’interno, finendo per bagnarvi i piedi). Preparate un termos di the caldo – o meglio ancora di vin brulé – il pranzo e via, siete pronti.   
Arrivate al punto di partenza, il sole splende e la temperatura è sotto lo 0, sono le condizioni perfette. Iniziate il vostro percorso e, immediatamente, vi sembrerà di essere catapultati in un mondo magico, come in una favola: il candore della neve appena caduta, intatta e vergine, copre ogni cosa donandogli un tocco fiabesco; c’è un silenzio surreale, interrotto solo dal rumore del vostro respiro che scandisce il ritmo con cui vi girate intorno per ammirare quello che vi circonda; di tanto in tanto una spolverata di neve cade dagli alberi, come zucchero a velo; le luci sono più nitide, i colori più vivi, l’animo più leggero. Procedete lungo una traccia che non c’è, sarete voi i primi a farla. È vero, può anche essere faticoso a seconda del percorso e della quantità di neve caduta, ma vi assicuro che poche altre cose sanno darvi che quel senso di esclusività: lì ci siete solo voi, nessun altro e, in quel momento, tutto quello vi sembrerà vostro e solo vostro.        

Il lago Calamone in inverno

Ho conosciuto la montagna sotto svariati punti di vista, anche se non tutti. Ho avuto la fortuna di apprezzare momenti unici, difficili da spiegare a parole. Attimi in cui ho creduto di essere il più fortunato di tutti, come se quel particolare istante fosse stato donato solo a me. Per tanti anni ho apprezzato la montagna nella sua veste invernale utilizzando soltanto un paio di sci ai piedi. Anche adesso che gli impianti sono chiusi, fremo per poter tornare a sciare lungo le mie piste preferite tra Alpi e Appennino. Ma, allo stesso tempo, ho colto il fascino di molte altre attività che la montagna consente di praticare, cercando sempre di vivere il lato più emozionale di esse, quello in grado di lasciarmi dei ricordi che porterò con me. La situazione che stiamo vivendo rappresenta, da questo particolare punto di vista, una ghiotta opportunità per scoprire nuovi mondi e nuove sensazioni.     
La montagna, con consapevolezza e buon senso, è un’emozione che val la pena di vivere sempre, anche e soprattutto oltre le tradizionali abitudini che abbiamo conosciuto e seguito fino ad oggi.

Rifugio Segheria all’Abetina Reale

Sono Paolo, guida e vagabondo pieno di sogni e speranze. Non ho un’unica origine e la natura, in ogni sua sfaccettatura, è il luogo dove mi sento più a mio agio. La mia casa è ovunque e da nessuna parte, conseguenza di una vita trascorsa in posti diversi: l’Emilia, la mia terra natale; la Liguria, la mia casa; la Sicilia, a cui una buona parte delle mie origini è legata; l’Alto Adige, le cui montagne mi hanno catturato influenzando molte delle mie scelte. Tra cui quella più recente e forse più importante: diventare una guida. Perché come ogni buon vagabondo e chiacchierone, ho un sacco di cose che vorrei condividere e raccontare. Venite con me?!
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