Splendida Emilia – San Geminiano, patrono di Modena

Il periodo dell’anno è quello giusto per parlare del nostro santo patrono: San Geminiano. Patrono della città di Modena, ma in generale amato e considerato patrono dell’intera provincia. È il momento giusto perché lo si venera il 31 gennaio, anniversario della sua morte.

Il nome viene scritto in maniera diversa a seconda delle zone d’Italia: ad esempio la cittadina toscana che porta il suo nome è San Gimignano. A volte lo si trova scritto anche “Giminiano”; inoltre in antichi documenti il nome ha versioni latine o latinizzanti ancora differenti. Stiamo palando però della stessa persona.

Geminiano, come personaggio storico, è realmente esistito e ci sono diversi documenti che ne attestano l’esistenza o firmati da lui. Poi l’agiografia medievale ha sicuramente arricchito e abbellito la sua figura per renderlo ancora più “santo”, quindi non stupitevi se in alcune storie e miracoli sentite la ripetizione di miracoli compiuti dai vostri patroni: in fondo gli agiografi hanno dovuto anche inventare parecchio.

Geminiano nasce probabilmente a Modena o nei suoi dintorni nel primo decennio del IV secolo. Viene fissata una data di nascita al 312, ma non è sicura. Si suppone anche che fosse originario di Cognento (oggi una frazione di Modena) o quantomeno gli storici ipotizzano che la sua famiglia avesse lì dei possedimenti. Sicuramente era un cittadino romano. Non si sa se la sua fosse una famiglia già convertita o se fu lui a farsi cristiano (in fondo quando era un bambino i cristiani erano ancora perseguiti), ma si sa che lui era diacono del vescovo locale. Alla morte del vescovo (siamo attorno al 350) Geminiano verrà eletto dai fedeli come nuovo vescovo. All’epoca era un’usanza molto frequente l’elezione del vescovo. Era ancora giovane, meno di 40 anni: rimarrà in carica fino alla morte avvenuta nel 397. È quindi vescovo negli stessi anni di Sant’Ambrogio e Sant’Eusebio, molto più conosciuti di lui.

L’unico dato certo della sua vita è la partecipazione ai Concili con altri vescovi della diocesi, incluso l’ultimo del 390 a cui partecipò alla veneranda età di circa 80 anni. Per la cronaca: i documenti vennero firmati per lui dal presbitero che lo accompagnava, quindi possiamo immaginarlo già vecchio e con problemi a scrivere. La presenza al concilio testimonia però della considerazione in cui era tenuto. Quello che sta in mezzo a queste informazioni ci arriva dalle relazioni che parlano di lui, ma che sono state scritte molto dopo: quindi si sono caricate di leggende ed è a volte difficile distinguerle dalla verità. Fortuna che l’archeologia ci aiuta!

Iniziamo con il legame con la città: che fosse un diacono ed una persona amata e rispettata è chiaro già dalla sua elezione e dal partecipare ai concili con gli altri Padri della Chiesa. Ma da lì a diventare santo ce ne vuole: soprattutto servono i miracoli. Il più importante che lo legò indissolubilmente a Modena fu quello di salvare la popolazione dalle catastrofi che avevano colpito la Mutina romana. Si racconta come nella seconda metà del IV secolo Modena fu colpita da un devastante terremoto che fece crollare tantissimi edifici, poi nei giorni successivi cominciò a piovere così tanto che i fiumi Secchia e Panaro devastarono la città sommergendola. La popolazione era disperata perché non aveva più di che mangiare e bere. Geminiano radunò quindi i cittadini e li portò in salvo a Cognento, dove fece sgorgare una sorgente di acqua pulita dal sottosuolo per ristorarli e fece arrivare cibo per nutrirli. L’archeologia ci conferma in parte la leggenda: sappiamo che Mutina fu distrutta durante il IV scolo dalla crisi economica e da catastrofi naturali (in particolare inondazioni). Nel II-III secolo Mutina era definita nei documenti “splendidissima”. A fine IV secolo quando Ambrogio attraversò l’Emilia descrisse Mutina come uno “spettro di città”. Quindi leggenda e storia tutto sommato coincidono almeno nelle linee generali. A Cognento sorge un tempio dedicato al santo sul luogo dove sarebbe sorta l’acqua miracolosa che aveva salvato i cittadini.

Il miracolo che però gli diede fama internazionale fu tutta un’altra cosa. L’agiografia ci dice che la figlia dell’imperatore romano d’oriente Gioviano era stata posseduta da un demone. Questo diavolo dichiarò che avrebbe lasciato il corpo della giovane solamente se esorcizzato da Geminano di Modena, l’unico che aveva tale potere. L’imperatore mandò quindi un messo e fece condurre Geminano a Costantinopoli. L’esorcismo fu condotto ovviamente a buon fine e Geminiano tornò alla sua città carico di onori e di doni preziosi.

Geminiano aveva quindi due crismi, che tutto sommato hanno accompagnato la diocesi modenese: evangelizzatore dei territori emiliani (che ricordiamo: all’epoca erano ancora in massima parte pagani) ed esorcista.

Alla sua morte fu sepolto in una semplice ara di pietra a lato della via Emilia, poco fuori dalle mura romane. In questo era stata rispettata la tradizione romana delle sepolture vicino alle principali strade e fuori dai centri abitati, sommata alla nuova tradizione cristiana di seppellire i corpi interi, in attesa della resurrezione. Dopo la sua morte il vescovo che gli succedette decise di costruire un tempietto al di sopra della sua tomba, perché Geminiano era già venerato come un santo. Successivamente venne edificata una prima cattedrale sopra la tomba del santo, sostituita poi nell’XI secolo da una seconda cattedrale. La città romana, pesantemente in rovina, vede il suo centro abbandonare il foro e proprio la cattedrale diventerà il nuovo fulcro cittadino.

Passano i secoli e alla fine del XI secolo si decide di dare una più degna sepoltura al santo, creando una nuova e più imponente chiesa: il duomo di Modena. Già ve ne avevo parlato, quindi non riprendo tutta la narrazione. Durante la costruzione sorgono problemi tecnici a cui il santo non è sordo e viene in aiuto. In particolare, data la penuria di marmo, un miracolo del santo farà sì che vengano ritrovate le rovine della città romana e che quindi si trovi tanto marmo da terminare non solo la copertura e l’arredo della chiesa, ma si coprirà anche la torre campanaria (la Ghirlandina) e ne rimarranno anche dei pezzi sparsi. È nel 1106 che verrà spostato nella cripta del duomo il sarcofago originario con le spoglie del santo, occasione che vedrà presente anche il papa e altri vescovi oltre a Matilde di Canossa, cavalieri e rappresentanti della città.

Il sarcofago di San Geminiano

Il sarcofago è interessante e significativo. È di pietra e non di marmo, rozzamente scolpito senza nessun tratto distintivo particolare e senza nessun fregio od ornamento. Segna sia del periodo di decadenza che attraversava Mutina all’epoca della morte del santo, tanto diverso dai grandi sarcofagi monumentali romani esposti nelle gallerie Estensi. Segno anche però che Geminiano non era figlio di una ricca famiglia patrizia romana, come a volte si era ipotizzato.

Durante la traslazione del sarcofago si decise anche per una ricognizione del santo, ovvero aprire il coperchio e verificare lo stato dei resti. In fondo erano passati sette secoli dalla sepoltura: secoli difficili e turbolenti! I vescovi volevano verificare la presenza delle reliquie, per comprovare il culto. I cittadini e i cavalieri invece si opponevano. E se il corpo fosse sparito o si fosse consumato dopo tanti secoli? I cittadini si sentivano molto legati al loro protettore, ma soprattutto rivendicavano anche una libertà e delle prerogative che in piena lotta per le investiture con l’Impero non era certo una cosa così banale. Si arrivò ad un compromesso: ricognizione ma alla presenza, oltre che degli ecclesiastici, anche di 6 miles e di 12 cives: di fatto un embrione di libero comune. La ricognizione ebbe esito positivo: il corpo (lo scheletro, ovviamente, e qualche brandello di veste) era ancora presente. Sospiro di sollievo degli alti prelati e si chiuse nuovamente il sepolcro. Una seconda ricognizione fu fatta a fine XII secolo, quando il duomo completamente terminato fu consacrato ufficialmente: in questa occasione vennero inoltre prelevate alcune ossa usate per alcuni reliquiari.

Poi il corpo e il sarcofago rimasero chiusi e sigillati fino al 1955. In questo caso furono le autorità civili a richiederla con forza. Opposero una loro obiezione il vescovo e le autorità religiose: erano gli anni di forte crescita del comunismo e il santo costituiva uno degli ultimi legami religiosi per i cittadini. Se il corpo del santo non fosse stato presente, sarebbe stato un disastro di immagine. Anche in questo caso però tutto andò bene e lo scheletro era ancora in buone condizioni (come ci si può espettare di uno scheletro vecchio di 1600 anni, ovviamente!). Si capì però che questa storia delle ricognizioni doveva finire ed essere gestita diversamente, quindi si decise di renderla pubblica e periodica. Lo scheletro fu ricomposto e rivestito di paramenti sacri vescovili e il sarcofago fu sigillato con una lastra di vetro infrangibile. Al di sopra venne rimessa la lastra di pietra originale.

Oggi tutti gli anni in occasione della festa del patrono il sarcofago viene aperto e tutti i modenesi vanno a trovare il santo e porgergli un saluto od una preghiera. La fila è sempre lunghissima per potere entrare nella cripta. Gli altri giorni dell’anno il sarcofago è invece chiuso. L’apertura avviene anche il 30 aprile, altro giorno in cui il santo è venerato (è l’anniversario della traslazione). Un piccolo trucco per i curiosi: la lastra che chiude il sarcofago è molto pesante, quindi difficile da muovere. Non viene rimessa a posto subito la notte del 31, ma alcuni giorni dopo. Quindi chi volesse visitare il santo de visu senza la ressa del giorno del patrono può andarci il giorno successivo.

Una curiosità: i cittadini di Modena vengono detti anche geminiani, dal nome del patrono. Questa caratteristica è abbastanza rara in Italia, nonostante il forte legame con i patroni. Fra le città è interessante notare che accade anche con altri due santi quasi coevi di Geminiano: Ambrogio che dà il nome ai milanesi (ambrosiani) e Petronio che dà il nome ai bolognesi (petroniani).

La festa laica del patrono cade solitamente in tempo di carnevale e forse anche per questo è una festa civile molto sentita a Modena. Oltre alle processioni, messe e cerimonie la parte laica della festa prende quasi il sopravvento. Il centro storico diventa un enorme mercato, dove si contano centinaia di bancarelle di ogni tipo. Negli anni in cui il patrono è caduto nel fine settimana ci sono state anche più di mille bancarelle. La ressa è veramente considerevole e in molte delle strette stradine del centro si è costretti a camminare fitti fitti seguendo il flusso della corrente.

Una cosa buffa è il gadget: da diversi anni capita che di tanto in tanto salti fuori un prodotto “magico”. Tipo lo strofinaccio che pulisce perfettamente, la pentola che cuoce in due minuti… cose così. Quindi nella resa si nota che una percentuale elevata di gente gira con questo oggetto. Quindi è diventato un po’ il gioco moderno scoprire se è stato presentato un nuovo gadget imperdibile!

Ovviamente bancarelle ce ne sono di tutti i tipi e quelle gastronomiche la fanno da padroni. Non solo cibi locali e tradizionali, ma anche cose nuove ed esotiche. La mia associazione mentale con la festa del patrono ad esempio è con i brigidini: una sorta di biscotti od ostie dolci a base di anice. Tipici del pistoiese era normale che durante le sagre si trovassero venditori che erano scesi in città dai monti.

Il mercato di San Geminiano è preceduto due settimane prima da un altro mercato solo di poco meno importante per i modenesi: quello di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali. Essendo un territorio molto legato all’allevamento (in particolare i maiali per farne salumi e le vacche per il Parmigiano-Reggiano, ma anche tutti gli animali da cortile) è normale che anche questo santo sia venerato e che la sua festa si trasformi in un grande mercato. Le due giornate si abbinano nella città di Modena non solo per l’aria di festa, ma anche per una tradizione locale. Il giorno di Sant’Antonio (ribadisco: protettore degli animali) le mogli fanno il regalo ai loro mariti, mentre i mariti contraccambiano il regalo nel giorno di San Geminiano. Non chiedetemi come funziona fra conviventi e congiunti vari.

Invece solo il giorno di San Geminiano si tiene la Corrida: una corsa podistica dal centro di Modena fino al santuario a Cognento e ritorno. Poco più di 13Km corsi fra il freddo e la nebbia (qualche volta anche la neve) che mettono assieme appassionati e professionisti: può essere infatti corsa sia in maniera competitiva da atleti professionisti, ma anche corsa leggermente o camminata da amatori o da chi deve ancora smaltire eccessi natalizi o carnevaleschi.

Un’ultima curiosità: San Geminiano nei quadri e immagini è rappresentato anziano e con una folta barba bianca. Questa caratteristica è comune anche ad altri santi che cadono sul calendario negli stessi giorni, che sono i più freddi dell’anno di solito. A Modena quindi i giorni più freddi a cavallo di gennaio e febbraio sono detti i “giorni dei sdanti dalla barba bianca”. Si allude contemporaneamente all’iconografia e al bianco del gelo che tutto ricopre.

Al di fuori di Modena Geminiano non è un santo molto venerato, ma spesso in maniera molto sentita. Fra le località più famose è patrono ovviamente della cittadina toscana che ne prende il nome. Sempre in Toscana, ma in Lunigiana, è patrono di Pontremoli, dove il giorno del santo (o meglio, la notte successiva) si accendono dei gradi falò rituali lungo il letto del fiume.

Per chi viene a visitare Modena sono quattro i luoghi da visitare in relazione a San Geminiano. Ovviamente la Cattedrale, con le opere lapidee (tra cui segnalo l’architrave di porta dei Principi con i bassorilievi che raccontano l’esorcismo della figlia dell’imperatore e la lastra vicino alle absidi con altre storie legate al santo) e il sepolcro.

Il museo della Cattedrale conserva diverse reliquie legate al santo, fra cui l’altariolo (un piccolo altare portatile di pietra trovato nel sarcofago durante la prima ricognizione e poi arricchito da Matilde di Canossa), diverse monete poste nel sarcofago in occasione delle due ricognizioni medievali e la Relatio, ovvero la cronaca quasi coeva della costruzione del Duomo e della traslazione del corpo del santo.

Le Gallerie Estensi, in particolare la pinacoteca. Durante i secoli la devozione popolare ha creato e commissionato diverse opere pittoriche e scultoree dedicate al santo. Qui se ne può vedere una raccolta molto ampia.

Il tempio a Cognento. Quello attuale fu costruito nel 1836 dal Costa e sorge nel luogo dove si crede da tempo immemorabile che San Geminiano fece sgorgare l’acqua benedetta che salvò la popolazione. La tradizione vuole che la prima chiesetta in questo punto fu costruita da Geminiano stesso, ma non si hanno fonti documentali. L’acqua che qui sgorga è considerata benedetta e miracolosa.


RICCARDO SOLI
Sono Riccardo Soli, guida turistica abilitata dalla regione Emilia-Romagna. Nato nella provincia modenese 46 anni fa e qua sempre vissuto, da alcuni anni ho trasformato una passione in una professione diventando guida e accompagnatore turistico. Lavoro tanto con i turisti stranieri che vogliono conoscere la mia regione, occupandomi in prevalenza di enogastronomia e motori: due temi che dalle nostre parti sono sicuramente molto ricchi! Amo molto anche la storia ed è bellissimo ragionare sugli intrecci che si sono susseguiti in una regione che essendo in mezzo ha visto passare praticamente tutti gli eventi e personaggi storici italiani.
Vi racconterò della mia terra, magari di qualche specialità, qualche curiosità o qualche monumento.
E-mail: riccardo@soli.info
Sito internet: www.soli.info

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