
Il cuore della perla dei due mari è indubbiamente la città vecchia, un’isola tra il Mar Piccolo e il Mar Grande, collegata alla terra ferma dal ponte girevole, dedicato a san Francesco da Paola, a est ed il ponte di sant’Egidio, o come lo si chiama qui, il ponte di pietra, a ovest.
Viene anche chiamata “L’isola madre”, perché è lei che per secoli è stata l’unica Taranto, tant’è che una cittadina una volta mi disse che la città nuova in fondo era solo una borgata, ed è per questo che si usava dire “u’ burghe”, il borgo, ossia l’odierno borgo umbertino.





Come abbiamo visto nel precedente articolo di questa rubrica, la città vecchia era in epoca magno greca il sito dell’acropoli, ma già a partire dall’alto medioevo la popolazione inizia a concentrarsi in questo territorio, che aveva ancora forma di penisola, collegata con un piccolo istmo ad est alla terra ferma, per proteggersi dalle invasioni dovute alle guerre greco-gotiche.
La città vecchia ci mostra una stratificazione millenaria nel suo carparo, o calcarenite arenarica, il banco di roccia nel quale è scavata, emerso dalle acque mediterranee circa due milioni di anni fa, e allo stesso tempo si presenta con diverse tipologie di stili architettonici, artistici, soprelevazioni ardite, strettoie, luci e ombre tra le scalinate che scendono giù alla marina, tutto in uno scrigno di tesori da scoprire. Tesori che sono la testimonianza delle svariate dominazioni subite dall’antica Taras: romani, bizantini, longobardi, normanni, saraceni, spagnoli, aragonesi, Borboni, francesi, austriaci, fino ad arrivare all’unità d’Italia, quando fu concesso alla popolazione di costruire al di là dell’isola.
Io consiglio di visitarla a piedi, naturalmente meglio con una guida turistica, e di mattina, o al pomeriggio fino al tramonto, quando arriva l’ora d’oro, momento in cui la luce veste la città vecchia di oro e ocra.
Arrivando dalla città nuova, in particolare dal lungomare Vittorio Emanuele II, possiamo attraversare il Ponte girevole, che sovrasta il canale navigabile, ammirando intanto il castello aragonese e l’incontro del mar piccolo con la rada del mar grande, per arrivare in Piazza Castello, dove la stratificazione millenaria del tessuto edilizio ci si presenta già nella diversità dei monumenti che vi sorgono.
Il piccolo istmo che rendeva la città vecchia una penisola venne tagliato per la prima volta, in parte, nel 500, dal generale bizantino Giovanni, chiamato dall’imperatore d’oriente a rinforzare la difesa militare della città contro i Goti, il quale realizzò al suo posto un fossato difeso da un imponente muro, a difendere la rocca bizantina, sulla quale venne poi edificato il castello aragonese. (il canale verrà poi scavato nel 1481 e ulteriormente nel 1887).
Il castello, imponente nella sua armonia di torrioni rotondi, capaci di resistere per ergonomia ai colpi di cannone, venne costruito tra il 1486 e il 1492, su commissione di Ferdinando, figlio di Alfonso V d’Aragona, dagli architetti militari Francesco di Giorgio Martini e Ciro Ciri di Casteldurante, per difendere la città dall’imminente attacco dei turchi, che nel 1480 avevano conquistato violentemente Otranto, più a sud sul versante adriatico. Esso s’inseriva bene nella cinta muraria in carparo che circondava la città, ed essendo sul mare e più in basso del piano stradale, risultava pressoché invisibile ai nemici. In effetti i turchi attaccarono Taranto nel 1594 e furono sconfitti.
Oggi è sede della Marina Militare Italiana, che se ne prende cura e lo rende fruibile al pubblico con visite guidate gratuite su prenotazione, a cura del personale militare.
Prima di inoltrarci all’interno della città vecchia, facciamo una sosta alle colonne doriche, unica testimonianza in superficie della maestosità dei templi che i greci eressero sulla loro acropoli. Le due colonne e i tre rocchi della terza risalgono al Vi sec a.C. (il più antico della Magna Grecia) e facevano parte del lato lungo di un tempio esastilo (tredici colonne sul lato lungo e sei sul corto) erroneamente attribuito al dio Poseidone, dagli scavi di fine ottocento condotti dal prof. Luigi Viola, e successivamente ad una divinità femminile ancora non bene identificata…Artemide, Hera, Persefone? Certo è che nelle vicinanze sorgeva un altro tempio, dedicato ad Afrodite, i cui resti insistono sotto la chiesa di Sant’Agostino (come spesso accade templi cristiani sorgono sui resti di templi magno greci); chissà che non fosse una zona dell’acropoli “presidiata dalle dee” e dedicata a rituali connessi al mondo femminile, i cui luoghi di culto erano collegati da assi viari, le plateje, di cui ancora oggi si studiano i tracciati!
A questo punto, se non si è fatto mezzogiorno, io vi consiglio di scendere per le scale del pendio la Riccia e fare una capatina al mercato del pesce, giù alla marina, sul mar piccolo.
Qui i pescatori vendono frutti di mare e pesce freschissimo e saranno felici di aprirvi un paio di cozze nere, o pelose (le mie preferite!), o ostriche, per farvele assaggiare con una goccia di limone per chi ama i frutti di mare crudi è un’esperienza da non perdere!). Tra l’altro le cozze tarantine sono uniche nel mondo per il loro sapore dolce, dovuto alla bassa salinità del Mar Piccolo ricco di fonti d’acqua dolce, dove vengono coltivate.
Siamo proprio vicino al canale navigabile e vediamo dal basso il ponte girevole, tipica icona della città. Realizzato nel 1887 dalla napoletana Impresa Industriale Italiana, il primo ponte prevedeva un movimento orizzontale idraulico, azionato dalle turbine ancora oggi visibili nel torrione San Lorenzo del castello. Del 1956 è invece l’attuale ponte, che gira orizzontalmente con movimento elettrico, una delle opere ingegneristiche più pregevoli in Italia.
Inoltre da qui si può fare una passeggiata sui moli, per poi risalire più avanti per la postierla della via nuova, e raggiungere la cattedrale di San Cataldo, di cui parleremo nel prossimo articolo.

** Si ringrazia Riccardo Tedeschi per le fotografie gentilmente concesse per questo articolo. **
Mi chiamo Lucia Francioso e vivo a Taranto. Sono una guida turistica abilitata dalla Regione Puglia. Mi piace dire SONO, e non FACCIO, la guida turistica, perché amo profondamente il mio lavoro.
Amo la conoscenza di questa Terra meravigliosa che è la Puglia e amo condividere tale conoscenza con chi sceglie di visitarla. Guido le visitatrici e i visitatori a Taranto, nei luoghi bianchi e barocchi della valle d’Itria, a Lecce, Bari e un po’ ovunque nella regione, ed in Basilicata, a Matera e Metaponto.
Nella mia città, faccio parte dello staff delle guide del MarTa, Museo Nazionale Archeologico, perla della cultura, rinomato nel mondo per la sua collezione Magna Grecia, ed in particolare per “Gli Ori di Taranto”. Svolgo il mio amato lavoro in italiano e in inglese.
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