La cattedrale più antica della Puglia
L’arcivescovo Drogone pose la prima pietra di questa cattedrale nel 1071, probabilmente nel luogo dove sorgeva una precedente chiesa Longobarda dedicata a Santa Maria Assunta, della quale però abbiamo poche e incerte testimonianze, secondo alcuni tale chiesa si trovava da tutt’altra parte della città.

La tradizione racconta che durante i lavori di costruzione l’arcivescovo trovò le reliquie del Vescovo “Cataldus”, evangelizzatore della città insieme a San Marco e San Pietro. A rendere riconoscibile il Santo divenuto patrono della città, una croce aurea sul suo petto con inciso il suo nome (conservata nel Museo Diocesano).
Secondo il racconto della chiesa cattolica il vescovo, di origine irlandese, ricevette in sogno l’ordine di Dio: “Cataldo vade Tarentum”, mentre era in pellegrinaggio a Gerusalemme. Secondo le fonti storiche il vescovo si chiamava Gaido Aldus (potente con la lancia) ed era longobardo. La cittadinanza resta devota al santo irlandese amico dei forestieri.
La cattedrale racchiude in sé lo stile barocco romanico le tre navate (facciata e cappelle), e bizantino (la cripta), ed è frutto di numerosi interventi di rifacimento e ristrutturazione che la rendono un po’ lo specchio delle molteplici culture che in questa città, attraverso i secoli si sono susseguite. La facciata del 1713 realizzata dall’architetto Mario Manieri, presenta un barocco elegante e lineare, nella parte inferiore si aprono le due nicchie che ospitano le statue di san Pietro e San Marco, in alto le statue di Santa Irene e San Rocco accompagnano la statua centrale del santo patrono che si erge su un timpano spezzato decorato da putti paffuti.

All’interno, superato il vestibolo realizzato nel quattordicesimo secolo dove si apre la cappella del battistero luogo del ritrovamento delle reliquie del santo patrono, ci troviamo nella navata centrale ad ammirare le svariate fattezze dei capitelli delle colonne tutte diverse per foggia e tempi di realizzazione. Esse sono un mirabile esempio di riutilizzo, provengono infatti da diversi templi greci romani ebraici e bizantini.
In fondo alla navata sul pavimento sono visibili i resti del mosaico posto in opera nel 1160 e raffigurante l’ascesa di Alessandro magno sorretto da due grifoni messaggio allegorico che afferma la supremazia della chiesa cattolica di Roma sulla chiesa di oriente.
Dalla scalinata sulla destra si accede al transetto e di qui al cappellone di san Cataldo. Cappellone non per la sua grandezza in termini di misure bensì per la sua straordinaria ricchezza di decorazione. Dal 1600 al 1800 dall’arcivescovo Caracciolo il primo, passando per l’arcivescovo Mastrilli, Pignatelli, Sanchez de Luna, ecc. i migliori maestri marmorari, maestri orafi e pittori e allustratori del tempo hanno realizzato quello che Vittorio Sgarbi ha definito il miglior esempio del barocco del meridione.
La forma ellittica della cappella la si deve all’ingegno di Cosimo Fanzago e tra le tarsie marmoree che rivestono il cappellone fin quasi al soffitto, si aprono le nicchie che ospitano le otto statue di santi e sante realizzati da Giuseppe Sanmartino uno dei maggiori scultori del 77 italiano (autore tra l’altro del Cristo velato di Napoli).

Sull’altare, onorato dalla platea di santi nelle nicchie laterali si staglia la statua argentea di San Castaldo, la stessa che in occasione della sua festività, 8 9 10 maggio, viene portato in una suggestiva processione per mare e per terra accompagnato dalla folle dei fedeli. La volta ellittica viene affrescata nel diciottesimo secolo dal pittore Paolo de Matteis che vi raffigura la gloria di san Cataldo, mentre sul tamburo egli rappresenta le diverse scene della vita del Santo e i suoi miracoli.

Mi chiamo Lucia Francioso e vivo a Taranto. Sono una guida turistica abilitata dalla Regione Puglia. Mi piace dire SONO, e non FACCIO, la guida turistica, perché amo profondamente il mio lavoro.
Amo la conoscenza di questa Terra meravigliosa che è la Puglia e amo condividere tale conoscenza con chi sceglie di visitarla. Guido le visitatrici e i visitatori a Taranto, nei luoghi bianchi e barocchi della valle d’Itria, a Lecce, Bari e un po’ ovunque nella regione, ed in Basilicata, a Matera e Metaponto.
Nella mia città, faccio parte dello staff delle guide del MarTa, Museo Nazionale Archeologico, perla della cultura, rinomato nel mondo per la sua collezione Magna Grecia, ed in particolare per “Gli Ori di Taranto”. Svolgo il mio amato lavoro in italiano e in inglese.
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