Roma, un’eterna sorpresa – Il monumento funebre di Alessandro VII nella Basilica di San Pietro

Il maestoso monumento funebre del pontefice

Nella Basilica di San Pietro a Roma le meraviglie non mancano di certo: le bellezze architettoniche ed artistiche, le sorprese storiche, le reliquie. Artisti e maestri di ogni epoca hanno dato il loro appoggio, prestando le loro idee, per rendere il luogo un punto focale di tutta la cristianità e, al contempo, un edificio di assoluto interesse. Artisti come Bernini, il geniale maestro del Barocco romano e non solo, che firmò numerosi progetti che oggi possiamo ammirare nella Basilica di San Pietro, dal celeberrimo Baldacchino in bronzo a questo straordinario monumento funebre dedicato ad un Papa molto importante del Seicento: Alessandro VII.

La Basilica di San Pietro a Roma

Costui, al secolo Fabio Chigi, membro di un’influente famiglia nobile che già da un secolo aveva stretti rapporto con il papato e la Chiesa Cattolica, salì al soglio di Pietro nel 1655 rimanendo pontefice per ben 12 anni. In questo lasso di tempo non certo breve Alessandro VII, grande mecenate, si fece ricordare per la volontà di rendere la Città Eterna ancora più bella, ammodernandola con progetti urbanistici d’eccezione ed abbellendola con opere d’arte incommensurabili. A lui, ad esempio, dobbiamo il celeberrimo colonnato che abbraccia Piazza San Pietro, uno dei progetti da lui commissionati direttamente a Bernini, un uomo ed un artista già molto importante e famoso che, certamente, accrebbe il suo prestigio proprio grazie alle committenze del pontefice.

Non ci si deve sorprendere, dunque, se Alessandro VII Chigi chiese proprio al Bernini di disegnargli un monumento funebre che potesse essere degno di un pontefice così importante. Sebbene, c’è da dirlo, pare proprio che il papa commissionò l’opera appena cinque mesi dopo la sua elezione. Come mai così presto? Che avesse dei brutti presentimenti? Quel che è certo è che Fabio Chigi soffriva di quello che una volta era chiamato “mal di pietra”, calcolosi renali, un qualcosa che gli dava parecchio dolore. Però, nonostante la fretta con cui il pontefice chiese a Bernini di fare qualcosa per il momento in cui non ci sarebbe stato più, non tutto andò liscio…

Infatti si immagini come solo nel 1678, quindi dopo la morte del pontefice, il monumento funebre di Papa Alessandro VII Chigi fu completato. Perché tanto ritardo? Cosa era successo? Dobbiamo immaginare Bernini come un artista famoso a capo di uno studio molto prestigioso, un uomo che utilizzava numerosi aiutanti, delegando i lavori, per poter completare i progetti a lui richiesti.

Ovviamente Bernini cercava di sovrintendere il tutto, realizzando i disegni preparatori, stringendo rapporti con le persone giuste e dando il suo personale tocco qualora servisse. Ma tutta quella fama gli costava a volte ritardi nella consegna dei lavori, in quanto era semplicemente talmente tanto oberato di richieste da non poterle soddisfare tutte, e tutte assieme! Inoltre a volte gli inghippi capitano anche ai grandi maestri, magari ritardi nella consegna dei materiali o similari. Pertanto non sorprendiamoci se il monumento funebre ad Alessandro VII vide la luce molto in ritardo rispetto alla presunta tabella di marcia. Nonostante questo, però, Bernini riuscì comunque a disegnare qualcosa di davvero eccezionale.

Monumento funebre Alessandro VII – Basilica di San Pietro

La figura del pontefice posta in primo piano esprime dedizione ed umiltà, con il papa inginocchiato intento a pregare. Attorno a lui ci sono quattro figure femminili che rappresentano quattro virtù: la Prudenza e la Giustizia in secondo piano e la Carità e Verità sul davanti. Quest’ultima ha il suo caratteristico globo che simboleggia l’universalità di una virtù importante che è appannaggio di un pontefice, una rappresentazione del mondo che avrebbe una particolarità. Secondo la tradizione, infatti, Bernini avrebbe inserito una spina nel punto in cui vi è l’Inghilterra, e questo a simboleggiare come per Alessandro VII quel paese fosse davvero una spina nel fianco, per svariate ragioni…

Ma non finisce qui, perché la composizione è completata da un basamento arricchito da un magnifico drappeggio in diaspro rosso che dona preziosità, nonché leggerezza, all’intera composizione. Una struttura quasi piramidale quella di questo monumento funebre che ha, tra gli altri elementi, qualcosa di davvero interessante da vedere e che si nota a prima vista: uno scheletro, in bronzo, con in mano una clessidra ed il capo ricoperto dal drappo.

Ovviamente lo scheletro simboleggia la morte, in questo caso Thanatos per la precisione, la versione maschile della Morte che abitava nei più profondi e bui recessi della terra. Un qualcosa che pochi possono intravedere, qualcosa che si cela nell’oscurità, un mistero insondabile ed un destino inesorabile, come rappresentato dalla clessidra che sottolinea l’incedere del tempo.

Secondo un’altra spiegazione, poi, Thanatos sarebbe a volto coperto come se fosse stato sconfitto, una Morte detronizzata dalla misericordia divina a cui Alessandro VII sembra, in quest’opera del Bernini, fare pieno riferimento.


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