La coraggiosa protagonista del Carnevale di Verrès
L’audace contessa dall’animo ribelle Caterina di Challant può essere considerata uno dei personaggi più popolari della Valle d’Aosta: la casata nobiliare, apparsa nel XII secolo, godette di un grande potere durante il Medioevo e il Rinascimento, governando gran parte della Valle d’Aosta per conto dei Savoia. Fu infatti una delle quattro antiche famiglie che tenevano il prim’ordine nelle Assemblee generali del Ducato d’Aosta e nel 1424 Amedeo VIII tramutò la Signoria di Challant in Contea, nominando come primo conte Francesco. Alla sua morte, avvenuta nel 1442, tutti i suoi averi passarono in eredità alle due uniche figlie, Caterina e Margherita, ma la successione venne osteggiata dai parenti maschi desiderosi di impossessarsi dei feudi, in particolar modo dal cugino Giacomo di Challant-Aymavilles che, supportato dal duca di Savoia, si appellò alla Legge Salica secondo la quale «De terra vero nulla (salica) in muliere hereditas non pertinebit, sed ad virilem sexum qui fratres fuerint tota terra pertineat» – «Nessuna terra (salica) può essere ereditata da una donna, ma tutta la terra spetta ai figli maschi».

La giovane Caterina (1415 circa – 1476 circa), distinta da un comportamento anticonformista e forte del testamento del padre, acquistò dalla sorella, più remissiva e timorosa, parte dei beni e una volta citata a comparire in giudizio non si presentò, intensificando le operazioni di difesa dell’eredità e i preparativi di guerra assieme al secondo marito (e cugino) Pierre Sarriod, Signore d’Introd, che raccolse molti uomini d’arme e giovani walser provenienti delle alte vallate di Ayas e Gressoney pronti a combattere usque ad mortem in difesa della loro Signora, la Contessa di Challant.

Le Carnaval historique de Verrès rievoca un fatto realmente accaduto che ci riporta indietro nel tempo, esattamente al 31 maggio 1450 quando, durante i celebrativi della festa della Trinità, Caterina e il marito scesero dal Castello di Verrès scortati da 50 uomini armati per pranzare dal Reverendo Pietro de Chissé, prevosto della Collegiata di Saint-Gilles. In seguito, la contessa compì un gesto a dir poco rivoluzionario: nella piazza sottostante la chiesa si mise a danzare con un popolano al suono del piffero e del tamburo in mezzo alla gente sbalordita che con grande entusiasmo esclamava «Vive Introd et Madame de Challant! Vive, vive, vive!», incoronandola come vera “amica del popolo”. L’eco di quel gioioso grido in onore di Caterina di Challant è udibile ancora oggi: quell’atto democratico e inusuale per l’epoca venne tramandato nei secoli, impresso nella memoria e nella tradizione locale, fin quando nel 1949 alcuni Verrezziesi decisero di rievocarlo fondando il Comitato del Carnevale Storico di Verrès, rendendolo così immortale.


Dopo anni di liti e aspre contese, nel 1456 il cugino Giacomo di Challant-Aymavilles aiutato dal fratello Guglielmo, governatore di Vercelli, assediò contemporaneamente i castelli di Châtillon e Verrès e Caterina, forse presa alla sprovvista, invocò il soccorso del marito che non tardò ad abbandonare la Rocca per accorrere in suo aiuto: purtroppo nei pressi della Prevostura di Saint-Gilles rimase vittima di un’imboscata.

La fiera opposizione incominciò a vacillare e nel mese di dicembre Caterina si arrese, cedendo i feudi di Challant, Verrès, Issogne e Graines, che aveva difeso strenuamente, al cugino Giacomo che divenne così il secondo conte di Challant: ella fu persino accusata di stregoneria per avere effettuato dei presunti sortilegi contro Casa Savoia, ma una volta prosciolta, il duca Ludovico la perdonò. La contessa ribelle si risposò (ebbe in totale tre mariti: Giovanni di Challant-Fénis dalla cui unione nacquero le due figlie Luisa e Giacometta, Pierre Sarriod d’Introd e il sopracitato Pietro de Chissé), ma i suoi ultimi anni di vita furono avvolti dal mistero in quanto gli altri rami della famiglia Challant e i duchi di Savoia probabilmente preferirono cancellarne il ricordo, forse per evitare eventuali episodi di emulazione. All’interno della Prevostura di Saint-Gilles è possibile visitare la cripta funeraria in cui è tumulato il nonno dell’impavida Caterina, Ibleto di Challant, costruttore della Rocca di Verrès: è senza dubbio questo il luogo di sepoltura più probabile della contessa poiché, non a caso, sopra l’ingresso è presente un affresco considerato un suo probabile ritratto, anche se secondo alcuni risale ad un’epoca successiva.

Per ironia della sorte, lo stesso problema di successione si ripresentò un secolo dopo con il quinto conte Renato (René) di Challant che, privo di eredi maschi, decise di lasciare tutti i suoi beni alla primogenita Filiberta, che però compromise il suo futuro di contessa con una fuga d’amore con il palafreniere e parte del tesoro. Nel testamento del 1557 istituì come erede universale l’altra figlia Isabella che sposò (al posto della sorella) Giovanni Federico Madruzzo, conte di Avio appartenente alla famiglia dei principi vescovi di Trento, divenuto così il sesto conte di Challant.
Il motto degli Challant era “Tout est et n’est rien” – “Tutto è e non è niente”, un calembour che non portò così fortuna alla casata che scomparve definitivamente nel 1802, dopo poco meno di quattro secoli di Contea.
Ai giorni nostri, in un anno normale
Il Carnevale Storico di Verrès vede il coinvolgimento di circa 250 figuranti: il sabato Caterina di Challant e Pierre d’Introd giungono in piazza Chanoux a Verrès per incontrare il popolo in mezzo allo sfolgorio delle fiaccole, alle note delle trombe e ai rulli dei tamburi e, dopo la presentazione del seguito di nobili, al grido di «Vive Introd et Madame de Challant! Vive, vive, vive!» Caterina incomincia a danzare con un popolano.



Il Gran Ciambellano attorniato da armigeri, arcieri e portabandiera legge il proclama in lingua antica “maccheronica”, invitando tutti all’allegria e a dimenticare i problemi e la tristezza; la sfilata raggiunge poi piazza René de Challant dove Caterina riceve i poteri e le chiavi d’oro del Comune dal sindaco. Infine, la schiera di nobili e popolani si dirige verso il castello, pronta a trascorrere una lunga nottata tra musica e balli.

Il giorno seguente, nel primo pomeriggio, si ripetono la presentazione e la sfilata di Caterina, poi la festa prosegue al maniero con cena e serata danzante.

Il lunedì, al mattino, la Castellana visita i ristori del borgo e si reca alla micro-comunità, mentre in serata al castello è prevista la rappresentazione dell’opera teatrale “Una partita a scacchi” (1871) di Giuseppe Giacosa, seguita dal Gran Galà. L’ultimo giorno di Carnevale, il Martedì Grasso, comincia con la distribuzione di polenta, saucisses, fisous et vin clair de notre (salsiccia, fagioli e vino locale) mentre nel pomeriggio si snoda per le vie del borgo una sfilata di gruppi folkloristici e mascherati, carri allegorici e bande musicali sempre accompagnati da Caterina e dal suo seguito: la grande festa termina con il “Veglionissimo di chiusura”, un divertente e affascinante ballo in maschera all’interno della Rocca di Verrès.
Ricordo ancora qualche anno fa quando partecipai all’evento: sembrava di essere tornati indietro nel tempo, alla corte degli Challant: un’atmosfera davvero magica e unica tra le mura del castello!
Scacco matto!
L’opera teatrale in versi martelliani “Una partita a scacchi” di Giuseppe Giacosa (1847-1906) fu il primo vero successo del celebre drammaturgo piemontese e venne rappresentata per la prima volta all’Accademia Filarmonica di Napoli il 30 aprile 1873: l’azione si svolge “nel castello di Renato in Valle d’Aosta nel XIV secolo”, traendo ispirazione dal quadro “I signori di Challant (sec. XV)” ambientato nella cappella del Castello di Issogne, dipinto nel 1865 da Federigo Pastoris e conservato a Torino nella Civica Galleria d’Arte Moderna. Giacosa dedicò l’opera all’amico pittore, scrivendo nel dicembre 1875: «Nessuno meglio di te, e pochi al pari di te, intendono ed amano la poesia grave delle cose passate. Il tuo quadro: I Signori di Challant fa riscontro alla mia Partita a scacchi, così che io mi compiaccio di chiamare Renato il tuo canuto castellano e Iolanda la sua bella e pietosa figliuola…».

La trama della leggenda drammatica in un atto narra del cruccio del conte Renato: sua figlia non è ancora sposata e desidererebbe tanto trovarle un marito e avere dei nipoti, ma Iolanda rifiuta tutte le proposte di matrimonio. Un dì, il vecchio amico Oliviero, conte di Fombrone, giunge al castello per rendere omaggio a Renato accompagnato dal paggio Fernando, un giovane e impavido orfano che nel viaggio verso la Valle d’Aosta è riuscito a salvare la vita al conte e al suo seguito da un agguato di pericolosi masnadieri. Renato ammira il coraggio del ragazzo, ma ne biasima l’eccessiva vanagloria: decide così di metterlo alla prova invitandolo a una partita a scacchi con l’abilissima figlia, del tutto ignara della scommessa. Qual era la posta in gioco? «Se tu vinci, io ti do per consorte la mia figlia Iolanda» …«E se perdo?» …«La morte!» Il giovane, affascinato dalla contessina, accetta la sfida e Renato, pentito dello scellerato patto, cerca di dissuaderlo dal continuare la partita: Fernando rifiuta risolutamente affermando «Conte… Fate opera inutile, nessuno mi cancella dal cuore una promessa!». Anche Iolanda rimane colpita dalla bellezza e dall’audacia del paggio e durante la partita si scambiano reciproci complimenti: alla fine sarà proprio lei stessa ad effettuare una mossa per l’innamorato, dandosi scacco matto e concedendosi in sposa per la gioia e la soddisfazione di tutti.
L’opera teatrale ispirò a sua volta il pittore Gerolamo Induno che nel 1881 realizzò il quadro “La partita a scacchi”, attualmente conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.

Il silenzio assordante del 2021
La malinconia e il silenzio hanno contraddistinto la 73ͣ edizione del Carnevale storico di Verrès, rallegrata solamente dalle vetrine dei commercianti del paese addobbate a festa con i cappelli e i vestiti indossati dalle varie donne che hanno impersonificato Caterina di Challant negli anni. Gli organizzatori hanno voluto comunque scrivere il proclama del 2021 smorzando la tensione: ecco qua le parole “maccheroniche” del Gran Ciambellano 😉
POPOLO DE VERRETIO ET POPOLO TUTTO ANSINTOMATICI E NON
CATHERINA DE CHALLANDI
AUDITE, AUDITE,
CATHERINA DE CHALLANDI PRO GRATIA DEI ET CONGREGATI OMNES VERRETIESI, DOMINA CLARISSA DE VERRETIO, QUASSU, RIVAROLLA, ROVAREY, OMENS, CIAMPORE ET OMNIA CASTELLA.
ORDINIAMO ET DECRETIAMO CON D.C.P.M.
ORDINIAMO SUBITO DE LEVARE LO MUSELLO IMPERROCCHE’ LO PROSSIMO ANNO CI METTERANNO LO FERRO AL LO COLLO E FINIRA’ ANCO LA LIBERTA
ORDINIAMO SUBITO LA LIBERA USCITA PER POTER ANDARE DA LA AMATA A LA AMANTE
ORDINIAMO DI LEVARE DA LI BALCONE GLI STENDARDI CON LA SCRITTA ANDRA’ TUTTO……
BASTA CON LE STRIMPELLATE E LE UGOLATE DA LE FINESTRE SE DEVE CANTARE QUANDO E’ FESTA NON QUANDO SE PERDE LA LIBERTA’
BASTA CON LO JOCO POLITICO DOVE SE SI PERDE SE COMANDA E CHI VINCE NON CONTA UN NULLA
NE LA NOSTRA EPOCA ERAVAMO OBBLIGATI GUERREGGIARE CONTRO LI DRAGHI MA QUESTO SPERIAMO SIA VENUTO PER AIUTARCI
NON SI PUOTE INVITARE A LO MIO MANERO LO POPOLO TUTTO PER BIBERE MANDUCARE E FOLLEGGIARE ET SPERANDO NE LA MEDICINA E NE LO VACCINO E NE LA POLENTA SAUCISSES ET FISOUS NE LO COMUNE VI INVITO SIN D’ORA PER LO ANNO PROSSIMO.
A TUTTI PACE ET BENE.
DATO DA LA ROCCA DE VERREZIO LO DIE DECIMOSECONDO DE LO MESE DE FEBBRUAIO DE LO ANNO DOMINEBISMILLESIMOVIDGESIMOPRIMO
Con l’augurio di tornare presto tutti assieme a festeggiare e divertirci, esclamiamo anche noi “Vive, vive, vive!”
Ciao a tutti, mi chiamo Caterina e sono giornalista, accompagnatrice turistica e guida museale. Nel tempo libero mi dedico alle altre mie passioni: l’arte, i viaggi e la promozione della mia amata regione, la Valle d’Aosta, un piccolo scrigno tutto da scoprire! Seguite i miei consigli per conoscere le curiosità e le meraviglie custodite tra le montagne più alte d’Europa. Siete pronti a partire?
Non esitate a contattarmi: libellulatour@gmail.com
[…] troviamo ora a Châtillon, punto strategico in quanto la Dora Baltea cambia qui direzione e si dirige da est verso sud. In […]