All’ombra dei Monti Sibillini – Sant’Angelo in Pontano (MC)

A ridosso della catena dei Sibillini, incorniciato dalle guglie svettanti degli appennini e dalla rasserenante bellezza delle vallate, Sant’Angelo in Pontano si svela timidamente all’occhio del turista più curioso mostrandosi come un vero e prezioso polittico di storia, natura, arte e misticismo.

Sant’Angelo in Pontano – Foto di Giada Testarmata

Antico castello longobardo del ducato di Spoleto come il nome stesso suggerisce, il piccolo borgo di Sant’Angelo in Pontano incanta ed affascina per la sua posizione arroccata, per il suggestivo intrico di ripidi viottoli e per le vestigia dell’antica rocca risalente al 1160.

Partendo dalla suggestiva chiesa romanica di San Salvatore risalente al XII secolo con cripta in cui si conservano fondazioni e strutture murarie della prima fase costruttiva, si procede verso l’antico girone e, superata la torre dell’XI secolo, s’incontra il piccolo ma prezioso teatro comunale “Antonio Nicola Angeletti”. Alloggiato nell’antico palazzo comunale dove si riunivano i massari prima e il gonfaloniere con gli anziani poi, il teatro di Sant’Angelo in Pontano è uno dei 23 teatri storici della provincia di Macerata risalente al 1883 e dedicato al patriota risorgimentale Nicola Antonio Angeletti.

Proseguendo la salita sulle orme di antichi cavalieri medievali, signorotti e capitani di ventura, si raggiunge il punto più alto del borgo dove una terrazza panoramica si apre sui monti azzurri di leopardiana memoria:

“…quei monti azzurri, che di qua scopro, e che varcare un giorno io mi pensava, arcani mondi, arcana felicità fingendo al viver mio!”

G. Leopardi

Il magnifico belvedere è dominato dall’imponente mole della chiesa agostiniana dedicata ad un illustre concittadino: San Nicola da Tolentino. Nato a Sant’Angelo in Pontano nel 1245, San Nicola passa la sua infanzia nel castello di Sant’Angelo e diventa uno dei personaggi più importanti dell’ordine agostiniano per il suo misticismo e per il suo potere taumaturgico. Trasferitosi nel convento agostiniano di Tolentino, San Nicola vivrà lì fino alla sua morte nel 1305. La fondazione agostiniana di Sant’Angelo in Pontano risale al XIII secolo ma è tra il XVII e XVIII secolo che la chiesa viene aggiornata secondo il gusto artistico dell’epoca.

Dedicata a San Nicola, oggi la chiesa è uno scrigno di oggetti preziosi a partire dall’imponente impianto architettonico abbellito da affreschi del pittore ginesino Domenica Malpiedi, da opere sette-ottocentesche, dalla pregiata cantoria con organo settecentesco fino ad arrivare alla sagrestia con pregiati mobili contenenti paramenti sacri.

La Cupola di San Nicola

Scendendo nuovamente verso la piazza centrale, una sosta merita il laboratorio di tessitura delle monache benedettine che ancora oggi confezionano splendidi corredi tessuti con l’utilizzo dell’antico telaio e ricamati a mano.

“Galoppano i colli verso le trasparenze degli appennini sui quali sosta un cielo terso e l’aquila firma, con ampio e calmo giro, il suo possesso”

Oggi Sant’Angelo in Pontano è uno di quegli incantevoli borghi lesionati dal terremoto che, più di tutti, hanno bisogno di essere raccontati per non essere dimenticati e abbandonati a loro stessi. Dal 2017 fino alla pandemia Covid, la comunità olandese risiedente a Sant’Angelo ha cominciato ad organizzare “Sant’Angelo Festival”, un appuntamento musicale di primo livello con artisti italiani e stranieri dove la musica si è fatta portavoce dei luoghi feriti.

Conoscere Sant’Angelo in Pontano significa anche assaggiare la tradizione a tavola che vede il polentone al ragù come specialità locale.

La Cucina di Vincenzo

L’ingrediente base è la farina di buona qualità, tipo vitrea ad 8 fili e macinatura a pietra dopo di che riempire il pagliolo d’acqua ed iniziare a versare la farina a piccole dosi prima che l’acqua arrivi ad ebollizione. Mescolare con una frusta sino a quando la consistenza lo permette, dopo di che sostituire la frusta con un cucchiaio di legno ed aggiungere la farina fino al raggiungimento di una notevole consistenza per massimo 60 – 70 minuti.
A questo punto rovesciare il contenuto su una tavola di legno e lasciare raffreddare un po’. Quando la polenta si è raffreddata iniziare a dividere la massa in sezioni di circa 1 kg cad. ed iniziare a tagliare a fette (spessore di circa ½ cm) utilizzando un filo di cotone.
Disporre le fette su un vassoio di cottura ed aggiungere, ad ogni strato, il ragù precedentemente preparato insieme ad una spolverata di pecorino stagionato. Fatti almeno 5 strati, rimettere in forno per almeno 30 minuti a 170°; tolto dal forno va tagliato a scacchi e servito ben caldo.

La polenta marchigiana

Se volete scoprire questo piccolo gioiello, sarò lieta di accompagnarvi!
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Mi chiamo Daniela, abito nelle Marche e precisamente a Macerata e lavoro come guida e accompagnatrice turistica da 25 anni. Svolgo la professione di guida turistica principalmente da Ancona fino ad Ascoli Piceno passando per piccoli ed incantevoli borghi dell’entroterra e adoro condurre i visitatori nel cuore autentico delle Marche svelando loro suggestivi ed infiniti angoli sconosciuti delle Marche “….ove per poco il cor  non si spaura”.
Amo narrare la bellezza della mia terra in modo insolito con letture e piccole teatralizzazioni affinché i visitatori conservino il ricordo di un viaggio che è vera esperienza. Se desiderate, dunque, conoscere meglio questo piccolo angolo di mondo, non esitate a contattarmi!

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