Venezia d’autore – La magnificenza di Palazzo Labia

Su Campo San Geremia prospetta una delle facciate di Palazzo Labia, un maestoso edificio barocco seicentesco, la cui facciata principale è sul retrostante Canale di Cannaregio.

Palazzo Labia visto da San Geremia

I Labia erano una famiglia originaria della Catalogna, che per meriti nei confronti della Repubblica ottengono nel Cinquecento la cittadinanza de gratia (la cittadinanza veneziana poteva essere: de iure, de gratia, de intus, de extra – de jure: natali legittimi in città e avi cittadini veneziani; de gratia: per merito o per aver abitato in città almeno 25 anni; de intus: reggevano uffici interni della città; de extra: navigavano sotto protezione di Venezia e negoziavano nei luoghi di commercio veneto).

Palazzo Labia visto dal Canale di Cannaregio

I Labia erano immensamente ricchi e nel Seicento acquistano la nobiltà per trecentomila ducati. In quegli Venezia si trovava in difficoltà finanziarie causate dalla lunghissima guerra con i Turchi a Candia (quasi 24 anni di guerra), e così il Senato decise di mettere in vendita il titolo nobiliare.

A metà Seicento i Labia danno quindi il via ai lavori di costruzione del loro maestoso palazzo, situato alla confluenza del Canale di Cannaregio con il Canal Grande.

Spicca, tra le innumerevoli sale, la grande Sala da Ballo progettata dal Massari e decorata da Giambattista Tiepolo. In un continuo scambio tra pittura e spazio reale, sulle pareti della Sala da Ballo si dispongono le scene dell’Incontro di Antonio e Cleopatra e del Banchetto, durante il quale la regina egiziana scioglie una perla per dimostrare la sua ricchezza.

La Sala da Ballo di Palazzo Labia

Dei Labia si narra spesso un celebre aneddoto: in occasione di visite importanti, alla fine del pranzo, il padrone di casa gettava dalle finestre nel canale le posate d’oro e d’argento, dicendo “Ch’io l’abia o non l’abia resto sempre un Labia”.
Però voci di popolo dicevano che ai servi veniva ordinato di stendere delle reti sul fondo del canale per recuperare le posate!

Il palazzo fu poi abbandonato a metà Ottocento, a cui seguirono diversi usi, tra cui anche frammentazione e affitto delle varie stanze. La stanza da ballo veniva usata per stendere il bucato … c’era un gancio per la corda sul naso di Cleopatra!

Dopo la seconda guerra mondiale, un ricco petroliere messicano acquistò il palazzo e lo fece restaurare. Il 3 settembre 1951 organizzò una grande festa d’inaugurazione. Tra gli invitati c’erano anche Churchill, Orson Welles, Salvador Dalì e il Re Faruq. Gli abiti erano stati disegnati da un giovane Pierre Cardin e realizzati da Dior.

La festa del 1951

Walter Fano, nato da padre piemontese e madre veneta, ha vissuto per lo più tra Torino, Milano e Venezia, ma è in quest’ultima che si sente a “casa”. Appassionato di storia dell’arte decide di diventare guida turistica, ma con un’impronta meno accademica e più narrativa (le date e i nomi si dimenticano facilmente, le storie no). Crea l’associazione “L’altra Venezia” con l’intento di mostrare ai viaggiatori più sensibili e curiosi una Venezia meno turistica e più autentica.
Sito web: http://www.laltravenezia.it/

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