Siviglia arte e passione – La Settimana Santa della città

Oggi, ultimo giorno della Settimana Santa, celebriamo la Pasqua di Resurrezione, la principale solennità del cristianesimo. A causa della pandemia, Siviglia non ha potuto vivere questo periodo con l’intensità, sia estetica che spirituale, che caratterizza la sua “Fiesta Grande”, dichiarata Festa di Interesse Turistico Internazionale.

Nazareni della confraternita della Paz

L’ultimo antecedente storico in cui Siviglia ha dovuto rinunciare alle processioni della “Semana Santa” risale al 1933. Quell’anno le confraternite sivigliane decisero di annullare le “stazioni di penitenza” dato il clima d’insicurezza venutosi a creare per la situazione politica e sociale della Seconda Repubblica.

La Settimana Santa, in cui la tradizione, l’arte e la spiritualità si fondono armoniosamente, costituisce un fenomeno complesso e talvolta contraddittorio in cui religione e arte, dolore e gioia, semplicità e voluttuosità si combinano in una celebrazione che coinvolge tutta la popolazione, senza distinzione di classi sociali.

Secondo la tradizione, la Via Crucis che il marchese di Tarifa, Fadrique Enríquez de Ribera, celebrò per la prima volta nel 1521 dalla Casa di Pilatos alla “Cruz del Campo” (una croce eretta extra muro) costituisce il germe dell’attuale Settimana Santa di Siviglia.  

Recatosi in pellegrinaggio in Terra Santa, il nobile sivigliano era rimasto affascinato dalla Via Crucis celebrata a Gerusalemme. Dopo aver scoperto che la distanza di 997 metri che separava il palazzo del Pretorio dal monte Golgota era la stessa che divideva la Casa di Pilatos, sua residenza a Siviglia, dalla “Cruz del Campo”, decise di organizzare tutti gli anni una Via Crucis che iniziava proprio nel suo palazzo, con la prima stazione nella Cappella della Flagellazione.

Da quel momento le processioni hanno subito una graduale trasformazione fino ad arrivare all’odierna Settimana Santa alla cui evoluzione ha contribuito anche la nascita delle confraternite.

Queste furono create nel XVI secolo quando gruppi di fedeli, nella maggior parte dei casi laici, si riunirono in associazioni per contemplare la passione e la morte di Cristo e imitarla mediante atti penitenziali, durante la “stazione di penitenza”.

Seguendo le direttive del Concilio di Trento, celebrato nella seconda metà del XVI secolo, le confraternite iniziarono a portare in processione le loro immagini sacre con l’obiettivo di avvicinare i fedeli al divino.

La rivalità tra le varie confraternite le spinse a commissionare le loro immagini titolari a grandi artisti dell’epoca, del calibro di Juan Martínez Montañés e Pedro Roldán, che scolpirono su legno le effigi rappresentate nei loro stendardi.

I penitenti, che fino a quel momento erano stati l’emblema delle processioni, cedettero il protagonismo ai “pasos”, denominati vare in italiano, costituiti da statue o gruppi d’immagini che raffiguravano la Passione.

Il termine “paso” deriva dall’incedere lento dei passi dei “costaleros”, i portatori che, situati all’interno delle vare, ne consentono lo spostamento per le vie della città.

Inizialmente queste processioni non erano regolamentate, e ogni confraternita faceva “stazione di penitenza” presso le chiese e i conventi vicini alla propria sede.

Fu nel 1604, in un Sinodo presieduto dal Cardinale Niño de Guevara, che si stabilì che tutte le confraternite, tranne quelle di Triana, dovessero fare “stazione di penitenza” presso la Cattedrale. Le confraternite di Triana furono autorizzate ad andare in processione fino alla chiesa di Sant’Anna per evitare il difficile attraversamento del ponte di barche, unico collegamento tre le due sponde del Guadalquivir.

Grazie al Sinodo, si disciplinarono le processioni ponendo fine al disordine originato dai tanti cortei che, senza alcuna pianificazione, sfilavano per le strade della città provocando il caos generale. Questa regolamentazione servì per istituzionalizzare la festa e aumentare così la devozione popolare.

Il venerdì e il sabato che precedono la Domenica delle Palme, le dieci confraternite dei quartieri più periferici di Siviglia organizzano le loro “stazioni di penitenza”, ma la Settimana Santa ufficiale prende il via la Domenica delle Palme e termina la Domenica di Pasqua. Le confraternite che portano i loro simulacri in processione durante questi otto giorni sono sessanta, sette di queste (El Silencio, El Gran Poder, Macarena, El Calvario, Esperanza de Triana e Los Gitanos) fanno “stazione di penitenza” nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo, conosciuta come Madrugá (da “madrugada”, mattina in castigliano).

Cristo de la Fundación della confraternita Los Negritos

Tutte le confraternite sono obbligate a includere nei loro itinerari un percorso comune, denominato “Carrera Oficial”, che prevede l’attraversamento di “Plaza de la Campana”, “calle Sierpes”, la principale via commerciale della città, “Plaza San Francisco”, “Avenida de la Constitución”, la “Puerta de San Miguel”, che da accesso alla Cattedrale e “Plaza Virgen de los Reyes”.

Lungo il tragitto della “Carrera Oficial” le autorità municipali montano dei palchi in cui si collocano delle sedie che sono date in affitto, permettendo a un ristretto numero di persone di assistere al passaggio delle confraternite da una posizione privilegiata.

La “Croce guida” (Cruz de guía), in molti casi di grande valore artistico, apre il corteo di tutte le confraternite e ne rappresenta l’essenza. Le sue forme riflettono le caratteristiche di ogni confraternita e il loro modo di vivere la tradizione: con sobrietà, raccoglimento, austerità, ricchezza o esuberanza.

Croce guida della confraternita Los Negritos

Seguono nel corteo i penitenti che portano cilici, candele e croci come atto di penitenza. La processione dei penitenti finisce di solito con le trombe che annunciano il passaggio delle sezioni costituite dalla presidenza, dagli accoliti (coloro che hanno il compito di illuminare il percorso e incensare le immagini) e dai “pasos”.

I nazareni sono i confratelli che accompagnano i simulacri. Questi indossano la tunica, con i colori che caratterizzano la confraternita, e il tipico “capirote”, il copricapo a forma di cono con un’armatura di cartone all’interno. Nel caso dei penitenti, il “capirote” è floscio e ricade sulla nuca e sulle spalle.

I “pasos” sono delle preziose opere d’arte e per questa ragione, in caso di pioggia, la processione viene annullata per non correre il rischio che si danneggino.

Sono costituiti da una piattaforma sulla quale si collocano le immagini sacre. Alcuni “pasos” portano l’Addolorata, altri il Cristo o alcune scene della Passione. Sotto la piattaforma, nascosti alla vista degli spettatori da alcuni drappi, i “costaleros”, il cui numero varia dai ventotto ai sessanta in base alle caratteristiche e al peso del “paso”, sorreggono il simulacro mediante alcune assi di legno trasversali.

Le vare misurano solitamente tra i 2,20 e i 2,40 metri di larghezza e i 3,50-5,50 metri di altezza e sono decorate con fiori, candele, fiaccole o lanterne.

Quando la Vergine Maria va sola o accompagnata dall’apostolo Giovanni, il “paso” è coperto da un palio, un monumentale baldacchino sostenuto da dodici aste finemente cesellate, ripartite sui due lati.

Quando la pandemia sarà solo un ricordo, ti consiglio di visitare Siviglia durante la Settimana Santa. Sarai inebriato dal profumo dell’incenso e dalla fragranza degli aranci in fiore; ti emozionerai ascoltando il canto, pieno di sentimento, delle “saetas”, dedicate alle immagini sacre; godrai della bellezza e del valore artistico dei “pasos”, nel loro lento incedere per le vie cittadine. La Settimana Santa non è solamente una festa cattolica ma la sintesi di una cultura centrata nel piacere dei sensi e nell’essenza dell’essere umano.

Se decidi di visitare Siviglia facendoti accompagnare da una guida ufficiale non esitare a contattarmi! Sarò felice di aiutarti!


Sono Giusy Serraino, guida accreditata dalla Junta de Andalucía. Nel 1994 ho iniziato la mia carriera professionale lavorando come accompagnatrice turistica in giro per la Sicilia. Nel 2008 mi sono trasferita a Siviglia. Qui, grazie alla mia professione, continuo a coltivare le mie più grandi passioni, l’arte e la storia. Accompagno gruppi e clienti individuali alla scoperta di questa splendida città, di cui mi sono innamorata fin dal primo istante. Per me sarà un piacere farti conoscere la Siviglia più autentica!

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