La scelta del mezzo per viaggiare: perché il van

Scegliere il mezzo con cui affrontare un viaggio è di per sé una dichiarazione di intenti molto precisa.
Il mezzo di locomozione esprime molto del nostro stile di vita, del tipo di avventura nella quale vogliamo immergerci, della “filosofia” del nostro viaggiare, oltre naturalmente alla distanza, ai tempi ed ai terreni sui quali vogliamo impegnarci.

Ogni viaggiatore potrà e dovrà decidere se motorizzarsi a due o a quattro ruote e di quale tipo di esse, se navigare per mari, laghi e fiumi o sorvolare stati e continenti con aerei ed elicotteri, oppure ancora se dedicarsi ad avventure immerse nella natura selvaggia, dove kayak e canoe, corde da roccia, pedule ed ali di tela prendono il posto di posto di carburanti e motori.

A mio avviso il miglior modo di vivere una avventura vera, tenendo conto di quanto la tecnologia moderna possa fornirci, è quello di affrontare un viaggio con sistemi di locomozione misti, dove un intelligente e ponderato mix di attrezzature permetta di raggiungere in tempi ragionevoli, luoghi e situazioni capaci di soddisfare le nostre esigenze.

Probabilmente questo mio modo di vedere le cose è stato fortemente influenzato dal mio passato di atleta di gare multidisciplinari estreme e di adventure-raid, quali il Marlboro Adventure Team, il Camel Trophy, ecc., ma ritengo che la possibilità di riunire più discipline in un’unica avventura, non solo ci rende appagati e realizzati come atleti e viaggiatori, ma ci completa come uomini del terzo millennio, mentalmente liberi, capaci fisicamente e armonicamente inseriti in un contesto nel quale natura e tecnologia convivono a stretto contatto.

Ritengo comunque che anche un viaggio condotto con un unico mezzo di trasporto possa essere ugualmente piacevole ed interessante, esempio ne sia la mia passione per i viaggi in moto con il vento in faccia e la destinazione da decidere cammin facendo.

Non ci sono dubbi sulla validità di una vacanza in barca a vela o su quella di un trekking alpino, due esempi perfetti di situazioni che regalano emozioni uniche, sempre ricordando che la dimensione della nostra ricerca dipende dalla grandezza del territorio che vogliamo esplorare e dal tempo che abbiamo a disposizione per farlo.

Vale a dire che praticando dell’alpinismo o del canyoning, ci vorranno alcuni giorni di tempo per portare a termine una impresa che si svolgerà su pochi chilometri quadrati, mentre attraversando un mare a bordo di una barca da altura, nello stesso tempo e con uguale soddisfazione, l’equipaggio potrà vivere un’avventura che si si svilupperà su di un territorio enormemente più vasto, dove però i dettagli del viaggio avranno necessariamente una risoluzione minore.

Più precisamente ritengo che il mezzo con meno limiti in assoluto sia rappresentato dai mezzi 4×4 preparati per il fuoristrada.

Per quanto mi riguarda, fin da quando ho compiuto 19 anni ho iniziato a viaggiare sui van, ovvero furgoni nati per l’uso commerciale di trasporto merci e adattati per la vita all’aria aperta e per il trasporto delle attrezzature sportive.

In un’epoca, quella degli anni settanta e ottanta, assolutamente pionieristica per questa tipologia di veicoli, mi sono appassionato alla sensazione di libertà assoluta che il muoversi in van sa regalare, con la possibilità di avere tutti i giocattoli al seguito e senza l’obbligo di dover trovare per forza un punto di sosta attrezzato o di una locanda al termine di ogni tappa del viaggio.

Ricordo quando da bambino dodicenne, ho assillato fino allo sfinimento i miei genitori per farmi portare alla fiera delle moto di Milano (Eicma) e a quella dei camper, dove nel 1972 mi sono fatto regalare un prezioso dépliant del VW T2 raffreddato ad aria e camperizzato Westfalia, che conservo gelosamente ancora oggi.

Il T2 Westfalia l’ho comperato con grande orgoglio negli anni ottanta e l’ho stupidamente venduto ad un collezionista negli anni novanta!

Anche il camper inteso come mansardato o motorhome ha parte di queste caratteristiche, con in più la comodità derivante dall’ampiezza delle superfici a disposizione, ma proprio questo ingombro e la struttura apparentemente fragile e impacciata, mi hanno sempre impedito di prendere in considerazione tale tipologia di mezzo come una reale possibilità di strumento per il mio tempo libero, con grande disapprovazione dei miei famigliari da sempre camperisti di grossa taglia.

A dire il vero anche il van, per un pazzo scatenato come me, abituato a vivere tutta la vita con moto da enduro e automobili fuoristrada, aveva dei seri limiti, quelli della mobilità su terreni difficili e fuoristrada o meglio fuori asfalto.

Quando nel 1989 la Volkswagen mi chiese di lavorare come dimostratore per il loro Transporter T3 Syncro, mi si aprì un mondo, quello del van a trazione integrale.

Trovai l’amore della mia vita e non lo lasciai più!

In seguito mi cimentai nella camperizzazione di ogni tipo di mezzo di cui divenni utilizzatore: Land Rover 110, Toyota Land Cruiser, Toyota 4 Runner, Nissan King Cab, VW T4 Syncro, Mercedes Viano, VW T6 4motion, ecc. di tutto e di più, persino una R4!

Ancora oggi, quando mi muovo in moto, il primo dei miei amori motorizzati, spesso mi fermo con gli occhi sognanti a pensare a come mi divertirei se in quel momento avessi il mio van con le mie amate attrezzature, ma non si può avere tutto dalla vita e quasi sempre in tali situazioni rimedio soltanto la canzonatura di amici e compagni di viaggio.

Anche se adire il vero, molte volte trasporto una delle mie moto da enduro sul van 4×4, insieme ad attrezzature varie e in quei frangenti mi sento il “padrone del mondo”.

Non me ne vogliano i navigatori della terra, del cielo e del mare, ma penso che l’aereo, il treno e la nave siano soltanto i mezzi migliori per percorrere le grandi distanze che ci separano dai luoghi desiderati, che una volta raggiunti dovranno essere esplorati dettagliatamente trasportando le nostre attrezzature per la pratica di canoa, rafting, deltaplano, parapendio, alpinismo, trekking, mountain-bike, vela, mongolfiera, sub, speleo, sci, snowboard, surf, wind-surf e kite-surf, ecc., ovunque sia necessario.

Dal momento che la pratica delle discipline sportive dell’outdoor richiede autonomia e impone il trasporto di attrezzature sportive ingombranti e visto che la realizzazione della maggior parte delle avventure ancora possibili si svolge in territori privi di infrastrutture e morfologicamente impegnativi, ecco che il van diventa il mezzo principe nonché l’elemento indispensabile per il raggiungimento dell’obiettivo. Nel mio caso, ovviamente, un van a trazione integrale!


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Mi chiamo Fabrizio Bruno e sono nato in Provincia di Cuneo al cospetto del Monviso, dove vivo tutt’ora, nella Valle del Po, quando non sono in viaggio.
Da oltre trent’anni mi occupo professionalmente di viaggi, attività outdoor, discipline sportive attive ed estreme e turismo tecnico, come consulente, docente e accompagnatore nonché come organizzatore, con il Tour Operator Culture Lontane di cui sono socio e direttore.
Sostengo ed insegno a colleghi e allievi che per essere sempre frizzante e piacevole nei confronti dei clienti è importante non essere monomaniacali; anche per questo motivo nell’arco dell’anno spazio da una disciplina all’altra, cambiando spesso regione, nazione e continente. Passo infatti da attività molto slow, quali il volo in mongolfiera, il trekking o il turismo enogastronomico ad altre molto adrenaliniche e veloci, quali il rafting, i viaggi in moto e le escursioni in 4×4 tra le piste e le dune del deserto.
Abitualmente vivo più di 300 giorni l’anno fuori casa e racconto le mie esperienze on line oppure sui libri e sulle guide turistiche che pubblico da oltre 20 anni. Ho viaggiato in oltre 100 stati del mondo, in alcuni per poche volte, in altri molto più sovente (ad esempio sono stato 69 volte in Islanda), in altri luoghi ho vissuto per lunghi periodi, come ad esempio è avvenuto per il Sahara, il Nord del Brasile, l’Ovest degli USA e l’Est del Canada.

Un commento

  1. E’ affascinante questa cosa di camperizzare ogni mezzo che ti capiti sottomano. Talvolta mi capita di vedere una persona caricare attrezzature sul proprio van e osservo con curiosità i contenitori che utilizza e la quantità di oggetti che riesce a portare con sé. Guardo anche affascinata la creatività con cui alcuni riescono a suddividere il van in più ambienti (ad esempio garage e posto per dormire).

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