Romagnatrekking –Escursione nel Parco della Vena del Gesso Romagnola (RA)

L’itinerario di oggi si sviluppa ai margini e all’interno di uno dei Parchi Regionali più interessanti della regione Emilia-Romagna: il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola.

La partenza è direttamente dal paese di Brisighella: dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio della stazione FFSS ci incamminiamo attraverso le vie del borgo, attraversando il Parco Ugonia, fino a giungere quasi all’estremo est del paese. Da qui imbocchiamo la cosiddetta “Via degli Asini”: un tempo camminamento di ronda mentre, successivamente, fu inglobata nelle abitazioni soprastanti costruite fino a trasformarsi in strada sopraelevata utilizzata dai cavatori di gesso (che abitavano in quel quartiere) per il trasporto del materiale a dorso d’asino.

La percorriamo tutta per uscire nuovamente allo scoperto e salire i numerosi gradini che ci portano ad ammirare il paese da una visuale molto panoramica; giungiamo così ai piedi della Rocca dei Veneziani, costruita agli inizi del XIV sec. e poi restaurata dalla famiglia Manfredi.

Ora dovremo percorrere circa un centinaio di metri su strada provinciale (occhio alle vetture e moto!) per riprendere il cammino giungendo all’ingresso del Parco Museo geologico Cava di Monticino, un museo tematico all’aperto su gli aspetti geologici e paleontologici della Vena del Gesso Romagnola. Risulta ancora visibile ancora il fronte di scavo dell’ex cava da cui si estraeva il gesso.

Dopo aver dato uno sguardo alle riproduzioni in scala 1:1 di animali preistorici vissuti in quegli ambienti (ed i cui fossili sono stati ritrovati decenni fa proprio in quel luogo), seguiamo il segnavia del Cammino di Sant’Antonio (in mappa denominato CSA), che aggira da sud l’ex cava.

Ci ricolleghiamo col sentiero CAI 511 imboccato alla Rocca e proseguiamo fra boschi di lecci e roverelle, alternati a piantagioni di olivi (celebre l’olio Brisighello DOP) fino ad arrivare alla Via Rontana (che conduce al piccolissimo borgo omonimo). Dobbiamo percorrere altri 350m di strada asfaltata (ricordate che le buone norme di conduzione in questi ambienti prevedono che i pedoni procedano sempre “contro mano” e con ottima segnalazione della propria presenza), fino al primo parcheggio “basso” del Rifugio Cà Carnè, sito all’interno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, e meta di semplici passeggiate e gite domenicali di famiglie.

Proseguiamo lungo la strada sterrata che porta al rifugio, fino a raggiungere dopo pochi minuti il secondo parcheggio: l’area è più ampia e rappresenta l’ultima possibilità per i più pigri ove poter lasciare l’auto e dover obbligatoriamente proseguire a piedi. Una catena, collegata a due grandi pilastri di gesso scintillante, permette di raggiungere il rifugio solo a piedi, lasciando così ai frequentatori del territorio momenti di pace e tranquillità. La strada è ancora sterrata ma panoramicissima tant’è che possiamo gettare lo sguardo sulla pianura faentina e sui comuni dell’area protetta. Ancora poche centinaia di metri di strada bianca e troviamo sulla sinistra un cartello indicatore molto singolare: un enorme masso gessoso si cui è incisa (e dipinta di giallo) una freccia e l’indicazione per il Monte Rontana, una delle nostre tappe. Iniziamo a salire (il segnavia è il CAI 511A) su un sentiero battuto che alterna tratti di terra a rocce di gesso brillante, a testimonianza che questo minerale costituisce l’ossatura geologica su cui posiamo i piedi.

In questo tratto il bosco alterna aree spontanee (costituite da roverelle, lecci ed altre essenze arboree tipiche delle zone di bassa collina) ad aree di rimboschimenti effettuati con cipressi o conifere, che conferiscono a questo tratto di sentiero una varietà botanica tutto sommato interessante.

Ma la particolarità di questo tracciato è il gesso e le sue formazioni: lungo il sentiero ci imbattiamo in numerose grotte/inghiottitoi, frutto dell’erosione lenta dell’acqua sul terreno gessoso, che ha reso unico questo ambiente carsico. Il valore di tutta l’area è notevole, tanto che il Parco Regionale ha intrapreso il percorso per ottenere il riconoscimento dei fenomeni carsici delle evaporiti come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.

Si continua a salire per il sentiero (da percorrere solo nella bella stagione, per via della pendenza non facilmente affrontabile se c’è fango), fino a giungere sulla sommità del Monte Rontana, ove troviamo i resti di un antico castello costruito poco prima dell’anno Mille.

Saettone vs Talpa… chi vincerà

Al momento l’area è oggetto di scavi archeologici, ma salendo sulla struttura che ospita la croce di cemento armato (datata 1901) che guarda la valle si possono chiaramente vedere i resti dei muri perimetrali, dei pozzi per l’immagazzinamento dell’acqua e altri ambienti dell’antico castrum.

Riprendiamo il cammino fra lecci, roverelle e arbusteti di ginestre, fino a ricongiungerci con la Via Rontana lasciata poco prima; dobbiamo percorrere ancora circa 400m su strada asfaltata (ma in diversi tratti la banchina ci permette di procedere su terra), fino ad incrociare l’acceso “alto” del cosiddetto Parco Carnè. Una bacheca didattica illustra in maniera semplice il territorio ed i vari percorsi escursionistici presenti. Dal punto di attacco del sentiero è visibile il Rifugio Cà Carnè e la grande dolina carsica che si trova a sud del rifugio. Percorriamo il vialetto alberato di accesso, scendendo rapidamente di quota fra leccete e rimboschimenti, fino a giungere al grande prato di fronte al rifugio. La struttura è accogliente e caratteristica: in mattoni rossi, presenta tavoloni di legno e un soffitto a travature e, particolarità, infissi realizzati con lastre di Lapis specularis, sottilissime lastre di gesso trasparenti al posto del vetro. Possibilità di pranzare all’esterno, grazie a gazebo in legno o grandi tavoli realizzati in gesso.

Le doline e, sullo sfondo, il Rif. Cà Carnè

Dopo una sosta ristoratrice (ottime le birre artigianali a km 0) si riparte per lo stradello ghiaiato che, in circa una decina di minuti, ci riporta al secondo parcheggio incontrato all’inizio: da qui la strada è la medesima dell’andata, fino all’incrocio col sentiero CSA. A questo punto, anziché tornare per la stessa via; proseguiamo dritto seguendo sempre il sentiero CAI 511 fino a ritrovarci ad osservare il Parco geologico dall’alto, con una meravigliosa vista sull’abitato di Brisghella. La Rocca e la Chiesa della Beata M.Vergine del Monticino ci osservano dalla loro posizione dominante sulla vallata. Ancora poche centinaia di metri e ritorniamo sotto alla Rocca e sulla via già percorsa che ci condurrà al punto di partenza.


Laureato in Scienze Faunistiche, sono Guida Ambientale Escursionistica dal 2006 e fondatore di Romagnatrekking®. Innamorato fin da piccolo di montagna, natura e soprattutto di animali selvatici, da molti anni ho fatto di questa passione il mio mestiere.
Accompagno in escursioni giornaliere e trekking di più giorni, in ogni ambiente naturale e area protetta dell’Emilia-Romagna e d’Italia. Mi occupo di Outdoor Education per scuole di ogni ordine e grado. Organizzo anche corsi di aggiornamento per Guide GAE e per chiunque voglia saperne un po’ di più di Natura. Sono docente nei corsi di formazione per aspiranti Guide Ambientali Escursionistiche.
Sono il Responsabile delle Attività Didattiche del Museo Ornitologico “F.Foschi” di Forlì e collaboro con altri musei naturalistici.
“Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori.” (R.Messner)
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