Piemonte da scoprire – Serralunga d’Alba (CN)

La langa del Barolo

Continuiamo la scoperta della Langa del Barolo con una passeggiata nel piccolo, ma affascinante borgo di Serralunga d’Alba. Serralunga d’Alba deve il suo nome alla sua posizione geografica, infatti il paese si sviluppa su di un crinale collinare dalla conformazione stretta e lunga, a 415 mt s.l.m. Siamo al confine della Langa del Barolo, in lontananza si scorgono le colline dell’Alta Langa che nascondono il mare.

Serralunga d’Alba

Serralunga d’Alba è uno dei comuni più piccoli della Langa del Barolo, con circa 500 abitanti, ma nello stesso tempo è uno dei suoi centri più suggestivi: la sua confromazione medievale a stradine concentriche che si sviluppano a formare una sorta di chiocciola intorno la collina per condurre alla fortezza immergono il visitatore in un’atmosfera passata e invita ad assaporare i dettagli durante la salita alla fortezza, uno dei simboli della Langa.

La passeggiata può iniziare dal bellissimo belvedere recentemente allestito ai piedi del borgo: da qui si ammira uno spettacolare panorama sulle colline del Barolo. Sulla piazza si affacciano un ristorante ed un Wine bar dove poter effettuare una pausa a conclusione della passeggiata o prima di intraprendere la salita.

L’unica via da percorrere si snoda dolcemente verso l’alto: all’angolo si può ammirare l’invitante vetrina di un’enoteca, dove fanno bella mostra di sé le etichette dei più pregiati vini e produttori del territorio, con l’immancabile Barolo in prima linea. Si svolta a sinistra e proseguendo lentamente si possono gustare il silenzio che avvolge il paese in un’atmosfera d’altri tempi, e i particolari delle abitazioni curate da recenti manutenzioni e restauri: la strada acciottolata, i colori soffusi delle case, elementi in cotto come colonnine e archetti al di sopra delle porte e delle finestre, piccoli locali che propongono piatti tipici della tradizione piemontese.

La fondazione del borgo viene fatta risalire all’alto medioevo, contemporaneamente all’edificazione di una torre quadrangolare a scopo difensivo nel XII secolo; il paese è poi feudo di diverse famiglie nobiliari per giungere in mano ai Falletti di Barolo, nella persona di Pietrino, che dal 1340 promuove l’edificazione dell’attuale fortezza sul sito dell’antica torre di avvistamento.

La costruzione si conclude a tempo di record, nel 1357 è già terminata: nei secoli seguenti svolge un ruolo di protezione militare, unitamente a quello di controllo sulle attività del territorio ed esibisce l’importanza e il prestigio dei suoi proprietari. La fortezza rappresenta un vero e proprio unicum nel panorama italiano per la sua forma slanciata e verticale, che ricorda l’aspetto dei donjon francesi, tanto che si è anche parlato di maestranze provenienti da oltralpe per la sua edificazione.

Giunti ai piedi del castello, sulla destra svetta un alto muraglione di contenimento e, sollevando gli occhi, si prova come un senso di vertigine ad ammirare la verticalità possente della fortezza che ci sovrasta. Sulla sinistra, poco dopo la chiesa di San Sebastiano in Borgo, un passaggio ad arco immette nuovamente sulla provinciale: l’ingresso al paese medievale era consentito solamente da due varchi, in modo da favorire al meglio l’accesso al concentrico da parte della popolazione in caso di pericolo e per limitare al massimo quello delle armate nemiche.

Imbocchiamo ora l’ultimo tratto di strada che conduce al maniero, per ammirare uno spettacolare panorama a perdita d’occhio sulle dolci colline vitate.

Giunti ai piedi della fortezza, colpisce la presenza di tre torri dalle forme e altezze differenti: una torre quadrangolare a cui si aggancia l’edificio con altre due torri, una pensile e una circolare. Il motivo è strategico: avendo altezze differenti, le torri non si coprono l’un l’altra la visuale del territorio circostante.

Per quanto riguarda le forme differenti, invece, esse consentivano alla sentinella di osservare, attraverso gli spazi vuoti, un particolare punto del territorio, cosa particolarmente importante di notte quando, nell’oscurità più totale, si sarebbe potuto identificare con precisione la provenienza di un segnale luminoso, come i fuochi di segnalazione inviati di torre in torre in caso di avvicinamento nemico.

Un’altra caratteristica è data da materiali costruttivi differenti, all’esterno mattoni, all’interno pietra: in questo modo, essi reagiscono in maniera elastica ad eventuali movimenti sismici per la diversa vibrazione dei materiali e insieme proteggono meglio dagli sbalzi termici. Risaltano giochi ed effetti cromatici dei mattoni usati per la costruzione in quanto provenienti da varie zone che riflettono dunque le diverse composizioni del terreno.  Furono trasportati fino qui su carri e con catena umana, mentre per mattoni dalle forme particolari venne costruita una piccola fornace all’interno del recinto del castello.

Altro elemento di pregio sono le decorazioni esterne lungo le pareti dell’edificio, che si arricchiscono man mano che si sale: al primo piano, la fascia decorativa è costituita da mattoni arrotondati sovrapposti; la seconda da archetti; la terza da una fila di ben tre archetti sovrapposti.

In origine, il castello non aveva il terzo piano, ma terminava con archi a coda di rondine, di cui si scorgono ancora le tracce in seguito al tamponamento per l’innalzamento dell’edificio.

Il castello era dotato di fossato e di ponti levatoi: se a questi elementi difensivi si aggiunge la sua struttura verticale insolita, si può capire come esso fosse praticamente inespugnabile. Venne infatti occupato solamente una volta, nel 1616 dalle truppe spagnole guidate dal Governatore di Milano.

A sud del castello di erge una costruzione a due piani: si tratta di una foresteria costruita nel XVII secolo.

Il palazzo in sé è costituito da un edificio massiccio ed allungato, con sale sovrapposte: gli interni sono semplici, quasi spartani. Pochi affreschi ancora visibili si trovano nell’antica cappella della sala principale; soffitti a cassettoni e camini sono ciò che rimane dell’arredo originario. Molte sono le curiosità che possono stimolare ad una visita approfondita che porta a concludere il percorso al terzo piano, dove si trovava il tamponato camminamento di ronda, da cui, attraverso ben 23 finestre, si gode di scorci favolosi sulle colline dell’intera Langa del Barolo.

Il castello rimase proprietà dei Falletti di Barolo fino all’estinzione della casata nel 1864 e passò quindi all’Opera Pia Barolo, ente fondato dalla marchesa Giulia Falletti di Barolo, utlima esponente della nobile famiglia. Nel 1949, dopo essere stato acquistato dallo Stato grazie all’intervento del primo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, è stato restaurato ed è ora in gestione alla Barolo & Castles Foundation.

Il palazzo in sé è costituito da un edificio massiccio ed allungato, con sale sovrapposte: gli interni sono semplici, quasi spartani. Pochi affreschi ancora visibili si trovano nell’antica cappella della sala principale; soffitti a cassettoni e camini sono ciò che rimane dell’arredo originario. Molte sono le curiosità che possono stimolare ad una visita approfondita che porta a concludere il percorso al terzo piano, dove si trovava il tamponato camminamento di ronda, da cui, attraverso ben 23 finestre, si gode di scorci favolosi sulle colline dell’intera Langa del Barolo.

Il castello rimase proprietà dei Falletti di Barolo fino all’estinzione della casata nel 1864 e passò quindi all’Opera Pia Barolo, ente fondato dalla marchesa Giulia Falletti di Barolo, utlima esponente della nobile famiglia. Nel 1949, dopo essere stato acquistato dallo Stato grazie all’intervento del primo Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, è stato restaurato ed è ora in gestione alla Barolo & Castles Foundation.

Si tratta di vino Barolo con addizione di alcool e zucchero in cui vengono messe a macerare varie spezie, tra cui principalmente china calissaia (da cui il nome), ma anche genziana, cardamomo e molte altre. La ricetta originale di Calissano prevede l’uso di ben 13 diverse spezie e oltre che dagli eredi della famiglia, il Barolo Chinato viene oggi proposto da tanti produttori delle Langhe, ognuno con la sua ricetta.


Mi chiamo Raffaella, sono guida abilitata per il Basso Piemonte e lavoro principalmente con ospiti stranieri, per lo più di lingua tedesca. I miei tour toccano diversi aspetti: storico-culturale ed enogastronomico, per unire le eccellenze che il Piemonte sa offrire ai suoi visitatori. Amo la mia regione ricca di cittadine piene di arte e di storia; amo la tranquilla bellezza dei paesaggi delle colline del Monferrato e delle Langhe che invitano a rilassanti passeggiate immersi nella natura, nella cultura e nelle tradizioni.
Cerco di trasmettere ai miei ospiti questo amore con passione e professionalità, mostrando attenzione e sensibilità verso le esigenze di ognuno. Insieme scopriremo le sfaccettature più o meno note di un territorio variegato: dai bellissimi scorci panoramici alle prelibatezze gastronomiche, dai prodotti vitivinicoli conosciuti nel mondo ai paesi adagiati sulle colline con le loro curiosità Spero che ne sarete affascinati e che potrete  innamorarvi e appassionarvi al  Piemonte, portando con voi e trasmettendo a chi incontrerete le emozioni e le esperienze provate!
Contatti
E-mail: raffaella.bonetto@libero.it
Cell: 3408278414
Sito web: www.cascinadellarocca.it

Rispondi