Brescia, leonessa d’Italia – La chiesa di S. Maria della Carità

Il trionfo del Barocco a Brescia

In via Musei (il decumano massimo della Brescia romana), si trova la chiesa di S. Maria della Carità: la sua storia si intreccia con le vicende della città.

Chiesa di Santa Maria della Carità – Foto di Wolfgang Moroder

A partire dal 1426 Brescia si trovava sotto il dominio della Serenissima. Fu una città sempre contesa all’interno dello scacchiere politico: nel 1438 riuscì a sconfiggere le truppe viscontee guidate dal Piccinino. La leggenda vuole che in questa occasione, i santi patroni di Brescia, Faustino e Giovita, liberarono la città dal dominio visconteo.

Nel 1512 per la seconda volta, la città si trova contesa.

Il contesto storico è quello delle Guerre d’Italia: Spagna e Francia sono alla ricerca di nuovi territori e solo Venezia si dimostra essere forte via terra e via mare.

Papa Giulio II contrario a questa supremazia, promuove una Lega anti veneziana – Lega di Cambrai. Nella battaglia di Agnadello, Venezia viene sconfitta e soccombe al re di Francia Luigi XII: ricevute le chiavi entra in città con tutti gli onori ma le ostilità e le numerose congiure antifrancesi non si fanno attendere.

Per soffocare l’indomito spirito bresciano, entrerà in scena Gastone de Foix soprannominato “folgore d’Italia” per la vittoria fulminea che culminerà con il Sacco di Brescia-1512.

La città verrà messa a dura prova: saccheggi, devastazioni, violenze di ogni genere sulla popolazione inerme quindi anche su bambini e donne.

In questo contesto storico la contessa Laura Gambara fonda l’istituto delle convertite della carità: esso doveva accogliere le donne vittime dei soprusi e delle violenze dei soldati francesi durante il sacco di Brescia. L’istituto, conosciuto anche con il nome Buon Pastore, era vicino alla chiesa e oggi è sede di facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali.

Chiesa di Santa Maria della Carità – Antonio Ferretti

La primissima chiesa era dedicata alla Maddalena, esplicito richiamo al pentimento in quanto l’istituto accoglieva anche le donne di strada che volevano dare un cambio alla propria vita.

L’altare maggiore

Nel maggio del 1647 per decreto del Consiglio della città, venne portato in chiesa un affresco quattrocentesco ritenuto miracoloso: la Madonna che allatta il bambino. Lo si può ammirare sopra l’altare maggiore, uno degli esempi più significativi in città di altari a commesso (da committere, aggiungere).

La Madonna che allatta il bambino

È un capolavoro dei Corbarelli, intarsiatori fiorentini di pietre dure che introducono l’arte del commesso, detto anche mosaico fiorentino. I Medici lo incentivano nel corso del XVI secolo e verrà in seguito perfezionato dall’Opificio delle pietre dure istituito nel 1588. Intarsi naturalistici destinati all’architettura sacra: una sorta di “pittura” di pietra che offre al fedele un modello di istruzione religiosa e uno spunto di devozione.

Il dipinto della Maddalena è il riferimento al pentimento cui l’istituto si ispirava: Antonio Gandino la rappresenta in preghiera davanti al crocefisso e al teschio, memento mori e attributo della santa.

La pala di Antonio Gandino

Dietro l’altare si trova la riproduzione della Santa casa di Loreto. custodita in una cappella.  Grazie al cappuccino Fortunato Ghidoni di ritorno da un pellegrinaggio a Loreto che portò con sé suppellettili simili agli originali conservati nella santa casa a Loreto è possibile ammirare la riproduzione. Un richiamo alla santa casa lo troviamo anche sulla facciata della chiesa: un angelo tiene infatti tra le mani proprio un modello della casa.

Vi aspetto a Brescia alla scoperta di questa splendida chiesa!


Sono Vanessa Marcolla, guida turistica abilitata per la lingua tedesca, iscritta con l’Associazione Arnaldo da Brescia, fondata nel 1986, la più attiva e conosciuta in città e provincia. Il mio ambito di lavoro è la città di Brescia, la sua provincia con i laghi (Iseo e Garda), la Franciacorta – rinomata terra di vini e patria indiscussa del Bollicine Franciacorta – e la Valle Camonica. E’ in questa valle che risiedo da più di 20 anni: ho imparato ad amarla e apprezzarla, per la sua storia, legata soprattutto alle incisioni rupestri (Patrimonio UNESCO dal 1979), i suoi borghi, i suoi paesaggi montani.
Brescia, “La leonessa d’Italia” è la città che amo, ricca di storia, colpisce il visitatore per il bianco latteo del suo marmo di Botticino. Esso caratterizza chiese e palazzi. Al visitatore attento non sfugge il vicoletto nascosto, un particolare portale, un affresco che il tempo ancora non si è portato via.
Vi farò conoscere arte e storia, il buon cibo e il “saper bere bene”. Vi aspetto!
E-mail: vanessamarclla@gmail.com

Rispondi