…e il mistero del cartiglio svelato dal restauro!

Questo ritratto risale ai primi anni di Leonardo a Milano. In quella città, presso la corte di Ludovico il Moro, il pittore era giunto in qualità di musico e inventore di uno strumento strano e originale di cui fare dono al duca: una lira a forma di teschio di cavallo. Si trattava di una lira da braccio, da suonare con un archetto, e sappiamo che Leonardo eccelleva proprio nell’uso di questo strumento con il quale si accompagnava improvvisando nel canto e nella recitazione di testi poetici.
Nei suoi scritti Leonardo elogia le qualità della musica che corrispondono a quelle, legate ai concetti di armonia e proporzione, indispensabili anche per la composizione pittorica. È in questi termini che formula la sua definizione del rapporto fra le due arti: «La musica non è da essere chiamata altro che sorella della pittura». La musica è però solo una sorella minore rispetto all’arte privilegiata da Leonardo, la pittura, che invece si distingue e «signoreggia», dichiara lui stesso, «perché essa non more immediate dopo la sua creazione, come fa la sventurata musica, anzi, resta in essere…». Ecco quindi il ritratto, capace di preservare l’effigie della persona oltre i limiti importi dalla natura e dal tempo.
Nel tentativo di riconoscere l’identità del musico rappresentato da Leonardo è stato fatto, fra gli altri, il nome di Josquin des Prez, musicista franco-fiammingo alla corte del Moro. Un’altra supposizione riguarda Franchino Gaffurio, autore del tratto intitolato Angelicus ac divinum opus a cui farebbe riferimento la scritta frammentaria CANT[UM] ANG[ELICUM], decifrabile sullo spartito musicale nella mano del personaggio. Il Gaffurio che fu maestro di Cappella del Duomo di Milano fin dal 1484, aveva però quasi quarant’anni all’epoca in cui fu eseguito il ritratto.

Leonardo potrebbe, invece, aver qui raffigurato il ventenne Atalante Migliorotti che era stato invitato insieme a lui a Firenze per l’ambasceria musicale a Ludovico il Moro promossa da Lorenzo il Magnifico. Di Atlante si dice che avesse imparato l’arte di suonare la lira proprio da Leonardo. E Leonardo, a sua volta, aveva ritratto il viso dell’allievo musico in un disegno di cui dà notizia fra le sue carte menzionando «una testa ritratta d’Atalante che alzava il volto».
Il musico ha la testa sollevata in posizione eretta; sul viso, nel rilievo degli zigomi e della mandibola, si scorge l’eco delle indagine anatomiche sulle ossa del cranio, condotte da Leonardo in quegli stessi anni. Gli occhi fissano un punto lontano, e proprio nello sguardo assorto sembra di cogliere l’allusione al senso dell’udito: il personaggio potrebbe essere intento ad ascoltare una melodia oppure in procinto di intonarne una.
Tradizionalmente si pensava che ritraesse Ludovico il Moro, poiché in passato la mano che regge il cartiglio con lo spartito musicale era stata coperta da una ridipintura. Questa aveva sovrapposto alla mano campiture di colore della veste, riprendendo cioè il tono nero dell’abito e la tinta ocra delle due fasce verticali della stola non finita. Solo agli inizi del Novecento un restauro di Cavenaghi riportò alla luce il particolare fondamentale con il cartiglio che connotava il personaggio come musico. Il dipinto tornava così a testimoniare l’interpretazione da parte di Leonardo di alludere, attraverso la pittura, a quell’arte “sorella” minore, la musica.

Una prima laurea in Scienze dei Beni culturali e una specializzazione in Storia e critica dell’arte. Convinta aspirante insegnante, milanese di nascita, amante di tutto ciò che è artistico!
La rubrica “Finestre sull’arte” nasce per raccontare e condividere con voi ciò che conosco su opere, artisti e correnti artistiche, raccontandole in brevi articoli di pochi minuti, come se fossero delle vere e proprie pillole da assumere una volta al giorno. Perciò, se siete interessati ad approfondire la vostra conoscenza su questi temi, date un’occhiata ai miei articoli sul blog!
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