Tutti voi conoscete, quantomeno per sentito dire, la celeberrima Piazza Navona a Roma, uno dei luoghi più iconici della Città Eterna.

Certamente, al primo impatto, rimarrete esterrefatti dalla meravigliosa Chiesa di Sant’Agnese in Agone su progetto anche del Borromini, così come sarete estasiati dalla magnificenza della Fontana dei Quattro Fiumi, ad opera del geniale Bernini.
Il Seicento ed il Barocco, dunque, nei monumenti simbolo di Piazza Navona la fanno da padroni, ma a volte è bello soffermarsi su alcuni dettagli, altri elementi che rendono la piazza ancor più speciale ed unica. E questo è proprio il caso della Fontana del Nettuno, la cui storia è molto interessante!

Pensate che le tre fontane che oggi abbelliscono Piazza Navona, quella del Moro, quella dei Quattro Fiumi e quella del Nettuno appunto (partendo dal lato che dà su Palazzo Braschi), hanno un’origine comune. Inizialmente infatti l’area era abbellita da due semplicissimi bacini d’acqua, forse abbeveratoi per cavalli, in una Piazza Navona che fino al Quattrocento circa non era così prestigiosa come lo è oggi.
Poi le cose cambiarono e la prima svolta ci fu nella seconda metà del Cinquecento, quando Giacomo Della Porta, architetto molto attivo nella Città Eterna e, soprattutto, grande esperto di fontane, ebbe la commissione di restaurare quei semplici abbeveratoi, rendendoli fontane vere e proprie. Dobbiamo però aspettare Papa Innocenzo X Pamphilj il quale, dopo aver commissionato nella prima metà del Seicento la realizzazione di Palazzo Pamphilj e della Chiesa di Santa Maria in Agone, ancora oggi ben visibili sulla piazza, richiese al Bernini di abbellire anche la piazza ricostruendo interamente le due fontane ed aggiungendone una completamente nuova.
La più monumentale è quella centrale, quella dei Quattro Fiumi, ma anche sulle altre due il genio del Barocco intervenne modificando in parte l’impostazione data dal Della Porta. Purtroppo, però, la Fontana del Nettuno non fu fortunata come le altre due…
La Fontana del Moro, infatti, fu presa subito in considerazione in quanto posta proprio dinanzi a Palazzo Pamphilj, divenuta sede di rappresentanza della famiglia. Purtroppo, invece, i lavori della Fontana del Nettuno non andarono mai avanti.
Originariamente si pensò di traslare quattro tritoni da una fontana di Piazza del Popolo, ma anche questo progetto non vide mai la luce. Bernini stesso, per svariate ragioni, non ebbe più la possibilità di occuparsi di questa povera fontana, rimasta incompiuta e messa sempre in correlazione con le altre.
Si pensi, infatti, che i lavori ripresero solo nel 1873, dopo l’Unificazione d’Italia e la proclamazione di Roma come nuova Capitale del neonato regno. Questo fu uno dei piccoli interventi che contribuirono a completare la ricostruzione della Città Eterna sotto la nuova veste, con un lavoro di restauro che, ovviamente, doveva seguire l’apparato decorativo della Fontana del Moro, quella più simile a questa.
Per tale ragione anche qui vennero scelti personaggi mitologici, come il Nettuno centrale che lotta contro un mostro marino, nonché le ninfe che giocano con altre creature degli oceani, a completamento delle figure della fontana. Tutto doveva rimandare all’acqua, ovviamente.

Dunque, sebbene con notevole ritardo, alla fine Piazza Navona ebbe completato il proprio apparato decorativo, facendo entrare di diritto anche la Fontana del Nettuno tra le piccole meraviglie della Città Eterna.
Mi chiamo Gianluca e sono una guida turistica ufficiale di Roma. Il motivo di questa scelta? La mia passione per una città incredibile come Roma! Per questo il mio percorso di studi e le materie che più amo, come storia dell’arte o archeologia, hanno come unico scopo quello di approfondire la conoscenza di questa città. Volete farlo anche voi? Per saperne di più, su me e Roma, CLICCA QUI!
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