Che confusione con questa “basilica”!
La Basilica Palladiana è uno dei simboli della città di Vicenza. Nato nel XV secolo come Palazzo della Ragione, l’edificio ha subito il più importante intervento di consolidamento nel 1546 grazie al provvidenziale progetto di Andrea Palladio che metteva “in sicurezza” le arcate precedentemente costruite definendo all’esterno la sua sequenza di logge, dette serliane. La “serliana” esisteva già nel linguaggio architettonico, la troviamo applicata in alcune opere dell’epoca romana, ma deve il nome a Sebastiano Serlio che l’ha descritta e trattata nei suoi libri di architettura ed è stata interpretata in modo innovativo e decisivo dal Palladio. Sì perché il Palladio, con il suo intervento a Vicenza, ha dimostrato che la serliana non era solo una “bella soluzione” di apertura verso giardini (Palazzo Te a Mantova, per esempio), ma che poteva anche divenire elemento di adattamento e sostegno in un edificio chiaramente rivelatosi “fragile”. Lo so, il discorso si fa complicato, proviamo a renderlo più chiaro.

Il Palazzo della Ragione a Vicenza era, come a Padova, il tribunale della città, dove si dava ragione o torto, e il luogo dove si riunivano i consigli che amministravano la città stessa. Era nato a metà del 1400, dall’unione di due precedenti edifici, ma si era rivelato di lì a poco una costruzione debole e poco stabile, tanto che alla fine del 1400 la sequenza degli archi che rivestivano all’esterno il palazzo era già in buona parte crollata. Di certo non una bella immagine per il luogo che avrebbe dovuto rappresentare “la solidità del Buon Governo e della Giustizia”!

A molti architetti venne richiesto un progetto risolutivo, persino il grande Giulio Romano arrivò da noi da Mantova… eppure nulla si decise, passarono cinquant’anni fino a che il “giovane” (aveva già trentotto anni in quel momento e per il 1500 non si può certo dire fosse “giovane”) Andrea detto il Palladio presentò, nel concorso di idee indetto dall’allora Comune, il proprio progetto che venne accettato perché, come caldeggiato da alcuni dei sostenitori nobili dell’architetto che avevano già avuto modo di testare il suo talento, l’intervento che Palladio prospettava nasceva ed era guidato dai tre grandi pilastri del buon costruire secondo le regole di Vitruvio: bellezza, funzionalità (il “commodo” di Palladio) e, ultima ma qui fondamentale, solidità.
I lavori per le nuove arcate iniziarono tre anni dopo, nel 1549, ma Palladio non vide mai l’opera finita, perché i lavori si protrassero fino al 1600 inoltrato (Palladio morirà nell’agosto del 1580) e per fortuna, perché a casa Palladio “erano più le uscite che le entrate” e quindi il cantiere della Basilica, sponsorizzato dal Comune, garantì uno stipendio fisso all’architetto fino alla fine dei suoi giorni. Il Palladio fu comunque così bravo nel reinventarsi la “serliana” da sottrarla alla memoria etimologica legata al Serlio e da farla diventare semplicemente “Palladian window”, (chiedete agli Americani…)
Al nostro architetto si deve però la scelta del nuovo nome: Basilica. Ancora oggi alcuni dei miei turisti, ahimè, più italiani che stranieri, arrivano in Piazza dei Signori, dove si trova l’edificio, pensando di poter entrare in una chiesa. Ma Palladio è architetto laico per eccellenza, e il suo stile si rifà chiaramente, nei modi e nei termini, all’architettura romana antica. Quindi nessuna preghiera si può rivolgere a Dio nella Basilica di Vicenza. Si può salire al piano intermedio e ammirare la sequenza di serliane e il maestoso tetto a forma di carena di nave che preesiste, nella forma appunto ma non nei materiali, al Palladio. Qui, in inverno soprattutto, nel salone centrale sovrastato dall’ampio tetto, vengono organizzate mostre ed eventi. Da qualche anno è possibile anche salire ancora più su, all’ultimo piano e, in bella stagione, fermarsi a bere qualcosa nel confortevole e panoramico bar creato tra le statue del secondo ordine di logge, dal quale si ammira anche la piazza sottostante. Al piano terra, protette dalle logge di Palladio si trovano, fin dal passato là collocate, le botteghe: una volta qui c’era una sorta di mercato coperto, oggi i negozi sono ancora tradizionali ma sono soprattutto legati alla nostra produzione orafa. E tra le vetrine delle gioiellerie si trova poi l’ingresso al Museo del Gioiello, l’unico del genere in Italia, giusto per ricordarci che Vicenza è una delle capitali dell’oreficeria e del design italiani.

Ma allora che differenza c’è tra Basilica cristiana e Basilica laica? Si parlava poc’anzi di Giustizia. Bene, nasce prima la Basilica laica come tribunale, il luogo dove il basileus amministra la giustizia, la giustizia nelle mani del re, dell’uomo insomma, pensate alle basiliche romane vicine ai luoghi del commercio: come amo dire a chi viene in visita a Vicenza, “se ben si amministra la giustizia, ben si amministrano i commerci”. E solo dopo l’introduzione della religione cattolico-cristiana e l’affermazione della libertà di culto, nascerà la basilica religiosa, il luogo della Giustizia nelle mani di Dio, che si ispirerà nella struttura alla basilica romana antica.
E allora, nel dubbio, come faccio a riconoscere quando è un ex-tribunale o una chiesa? Questo ve lo dico nel video, perché certi segreti si condividono solo in visita, in quello che definisco un sopralluogo sul posto… Vi aspetto su Posti e Pasti TV e, ovviamente, a Vicenza!
CHIAVE di VOLTA è un’organizzazione di guide turistiche qualificate, esperte e appassionate, che opera dagli anni ‘90 in Veneto. Ha sempre puntato alla qualità dei servizi offerti e alla ricerca di itinerari meno frequentati e noti. Il gruppo delle guide è coordinato da Deborah Marra, guida accreditata in Veneto da molto tempo. Laureata in Lingua e Letteratura Giapponese, è lei stessa un’instancabile viaggiatrice e, da qualche anno, ha pubblicato anche dei libri, “Vegana? No, chemio” (2016) e “Cupido è guercio” (2020).
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