Natura & Avventura – Escursione a Cassinelle (AL)

Il mare sulle colline

Cosa ci fanno degli scienziati in un piccolo paesello di campagna? Quando i bambini, incuriositi dalla presenza di insolite persone che parlano di argomenti strani, chiedono ai nonni cosa ci siano venuti a fare, la risposta è quasi sempre la stessa: “beh, una volta qui c’era il mare”.

Infatti, il motivo per cui qui troviamo degli scienziati è lo stesso per cui qui troviamo anche granchi, ricci di mare, coralli e strani organismi a forma di monete; la risposta dei nonni quindi effettivamente è corretta. Una volta qui c’era veramente il mare.

Oggi siamo a Cassinelle, un altro piccolo paese della provincia di Alessandria che, come altri di cui vi ho parlato negli scorsi articoli, nasconde delle strane particolarità naturalistiche. Direi proprio che siamo iniziando a rivalutare questi piccoli anonimi paesi abitati da campioni di briscola e da signore che cantano nel coro della chiesa.

Oggi sarò con Mariano Peruzzo, un biologo originario del posto che si è preso l’impegno di valorizzare il patrimonio naturalistico del suo paese.

Il paese di Cassinelle si snoda su una cresta collinare, è suddiviso in diverse borgate e le sue fondamenta sono costruite su antiche rocce create dall’accumulo di granelli di sabbia depositati da un antichissimo mare chiamato Bacino Terziario Piemontese.

L’escursione inizia dalla piazza del paese dove lasciamo la macchina davanti alla scuola; scendiamo in via Rapallo per poi arrivare sul versante della collina, in zona Chiappini.

La piazza del paese: la nostra escursione parte da qua

Superato il parco giochi iniziamo ad incontrare i primi affioramenti di arenaria che formano delle strane scalinate tra le curve della strada asfaltata. È proprio qui che gli scienziati iniziano a mettere il muso a terra in cerca di qualcosa che agli indigeni solitamente sfugge.

Forse quelle scale sono un po’ troppo grosse

Queste strane formazioni che sembrano un qualcosa che si sta sciogliendo, sono arenarie, rocce sedimentarie formate da sabbia cementata sul fondale marino e che nasconde ancora qualche antico abitante di questo antico mare. La loro forma particolare è dovuta ai processi erosivi dati dal vento e dell’acqua che sgretolano la roccia partendo dalle zone a minore consistenza: un fenomeno già osservato in alcuni luoghi che vi ho descritto nella mia rubrica (come i Murion di Merana) che porta alla formazione di affioramenti di straordinaria bellezza.

Se iniziamo a cercare col muso a terra pure noi potremo trovare alcune conchiglie appartenenti ad organismi chiamati lamellibranchi e se siamo fortunati, potremo trovare resti di ricci di mare e di antichi granchi. Questi fossili non rappresentano l’organismo nella sua interezza ma solamente alcune parti del corpo consumate dal tempo. Per apprezzarne il valore storico-naturalistico è necessaria un’approfondita osservazione dei particolari.

Attenzione! Queste cose sono già belle di per sé e lo sono ancora di più se osservate nel loro contesto naturale, per cui, non raccogliete niente. La legge vieta la raccolta di fossili a meno che questa non faccia parte di progetti di ricerca scientifica, per cui, se siete dei visitatori e non dei paleontologi, vige la regola del guardare, fotografare ma non toccare.

Un’ostrica

Lasciato alle spalle questo primo affioramento ci troviamo nel fondovalle, dove scorre un ruscello di acqua particolarmente ferrosa che sgorga da alcune fessure delle rocce e lungo la destra di questo ruscello, troviamo una parete di arenaria in cui possiamo notare alcune particolarità. Innanzi tutto notiamo delle strane strisce orizzontali; queste strisce ci mostrano i diversi livelli di deposizione della sabbia avvenuti in periodi geologici diversi. Questi periodi non non sono lunghi qualche anno ma bensì, migliaia e migliaia di anni.

Incastonati in questi strati troviamo alcuni ciottoli quasi perfettamente rotondi e di colore diverso dalla sabbia nel quale si trovano…ma perchè? Questi ciottoli sono stati trasportati fin qui dall’acqua esattamente come è stata portata fin qui la sabbia che compone la roccia ma il loro colore scuro tendente al verde, ci indica che originariamente facevano parte di una roccia metamorfica derivante da un’ulteriore roccia magmatica; mentre la loro forma arrotondata, ci dice che dopo lo sgretolamento della roccia di cui facevano parte, sono andati incontro a processi di levigamento da parte delle correnti marine prima che venissero messi in posto e seppelliti dalla sabbia.

Questa parete ci mostra il tempo trascorso sul fondale marino e rocce ancora più antiche che sono finite qui.

Immaginate quanto tempo è passato per formare un piccolo strato di cinquanta centimetri e quanti fenomeni avvenuti migliaia di anni fa esso racchiude…mind blowing!

Testimonianza di due rocce formatesi in tempi diversi

Risaliamo di quota fin sotto la borgata Crenna e troviamo affioramenti rocciosi simili a quelli visti in precedenza ma in più, qui troviamo diversi ciottoli di piccole dimensioni di forma irregolare con gli spigoli levigati, esattamente come quelli che si trovano in riva al mare. Possiamo immaginare questo punto, come un antico bagnasciuga, sul quale i piccoli mammiferi cenozoici prendevano il sole e si godevano in tutta libertà la terra, liberi dal dominio dei dinosauri.

Saliamo di quota fino a trovare delle formazioni calanchive sulle quali sono ben visibili i solchi dell’acqua di ruscellamento, tra i quali continuiamo a vedere antichi piani del tempo con incastonati antichi ciottoli arrotondati dall’acqua.

Aggiriamo il versante ci troviamo sul set di un film di Sergio Leone.

Spaghetti western è il nome che darei a questo sito. Un torrione di terra sormontato dalla vegetazione, domina su un paesaggio a tratti desertico solcato da calanchi e costellato da guglie di arenaria. Impossibile non fermarsi a guardare in silenzio quello che ci circonda. La sommità del torrione ci mostra qual era l’antico livello del suolo e lo spessore originario dei sedimenti deposti dall’antico mare piemontese.

Sulle pareti ancora intatte ci sono dei buchi: tane di animali, probabilmente gruccioni (Merops apiaster), i quali costruiscono i loro nidi dentro a cavità argillose.

Il verde che troviamo in questo punto è dato da vegetazione a macchia mediterranea che domina l’ambiente. Arbusti e piante xeromorfe trovano in questo sito il loro habitat ideale; suolo molto scarso e radiazioni solari che picchiano per la maggior parte del giorno, rendono questo luogo, un luogo inospitale per molte piante, ma non per queste, maestre nell’accumulo e nell’uso di acqua in situazioni difficili.

Il ginepro (Juniperus communis), lo troviamo in tutti gli ambienti che visitiamo oggi ed a tratti è accompagnato da querce e piccole leguminose erbacee.

Siti come questo, aree aride che formano zone di transizione con praterie ed aree boschive più ombrose, forniscono un habitat ideale per i rettili che riescono a trovare ottimi punti per fare i loro bagni di sole e zone in cui possono trovare di che cibarsi. Tra questi troviamo le più comuni lucertole della zona (Podarcis muralis), i ramarri occidentali (Lacerta bilineata) e i biacchi (Hierophis viridiflavus).

L’erosione qui ci mostra forme spettacolari che non si vedono tutti i giorni e all’ombra di queste, in un angolino riparato, troviamo alcuni Gaggioli (Iris lutescens) che conferiscono al sito quel valore in più che non ci saremmo aspettati.

Nessun architetto può eguagliare tale design!

Proseguiamo il sentiero camminando letteralmente sotto delle pareti sormontate da dei cornicioni arenacei; questi sono ornati da dei buchi che si aprono sul lato volto verso il basso, ma perché? Opera del vento. Il vento entra in tutte le cavità in cui riesce, portando con se dei granelli di sabbia, che iniziano a sgretolarne le pareti, creando così forme particolari…come se ancora non ne avessimo già viste abbastanza.

Scendendo verso valle attraversiamo un prato e ci dirigiamo sotto la borgata Fogli, al successivo sito di interesse: una grossa tettoia rocciosa sotto alla quale sono stati scavati nella roccia due rifugi. Vista la forma e la struttura di questi antri, si può ipotizzare che siano stati costruiti dai pastori di qualche decennio fa per mettere a rifugio il bestiame al pascolo; troviamo infatti delle cavità scavate nell’arenaria, in corrispondenza dell’entrata le quali possiamo ipotizzare siano state usate come appoggio per travi di legno poste a mo di cancello. Altre cavità che troviamo internamente ad uno dei due rifugi, possiamo ipotizzare invece fossero state usate per costruire un bivacco di fortuna ad altezza di un metro e mezzo da terra, usato dal pastore per sonnecchiare sopra le sue bestie.

Qualche metro più in là troviamo un terzo rifugio, questa volta più piccolo nel quale possiamo chiaramente una zona di contatto tra due strati di arenarie diverse che senza farlo apposta sono diventate una il muro e una il tetto. Nella roccia che compone il muro possiamo trovare ammassi di nummuliti. Cosa sono i nummuliti? I nummuliti sono organismi unicellulari (composti da una cellula) che possiedono un guscio calcareo a forma di moneta (in latino nummulus vuol dire moneta).

In questo settore ne possiamo trovare moltissimi incastonati negli strati di roccia. La loro presenza è di grande aiuto ai geologi perché permette loro di datare le rocce sedimentarie in cui ci troviamo.

Poco sotto ci troviamo in una barriera corallina. Si…ho detto proprio barriera corallina. Qui è possibile trovare fossili di coralli, in particolare quelli volgarmente detti brain corals appartenenti alla specie Diploria clivosa (i coralli che ricordano le circonvoluzioni di un cervello umano), ma sono anche abbondanti resti fossili di coralli a nido d’ape (Siderastrea siderea).

La Siderastrea siderea

Ci lasciamo alle spalle la barriera corallina e ci inoltriamo nel bosco. Qui attraversiamo un ruscello che forma una pregevole cascata in corrispondenza di un vecchio mulino e poco sopra, possiamo iniziare a notare alcune differenze nelle rocce rispetto a quelle viste finora. Questo perché ci troviamo nella zona di confine tra i complessi rocciosi del gruppo di Voltri (quindi le serie ofiolitiche tipiche del ribaltamento dei fondali marini) e i depositi sedimentari del Bacino Terziario Piemontese. In pratica stiamo appoggiando i piedi su due complessi rocciosi derivanti da due diversi fenomeni geologici spettacolari avvenuti milioni di anni fa.

Le restanti rocce arenacee che vediamo adesso, oltre ad essere ripiene di nummuliti più grossi ed evidenti di quelli visti dieci minuti fa, presentano forme arrotondate, quasi come se fossero corde raggomitolate: questi particolari ciottoli sono detti botroidi. I botroidi si originano dal deposito di materiale in sospensione che circola nell’acqua che scorre tra gli interstizi delle rocce; sono molto comuni in zone le cui rocce hanno origine sedimentaria e se ne possono trovare molti anche in alcune zone delle Langhe in provincia di Asti.

Botroidi con nummuliti

Da quest’ultimo sito prendiamo un sentiero che ci porta di nuovo in cima alla cresta su cui si snoda il paese di Cassinelle e arriviamo nei pressi della borgata Galanti; seguiamo la strada asfaltata e con questa passeggiata defaticante in piano ripensiamo a quello che abbiamo visto. Esattamente come il mese scorso, abbiamo esplorato un piccolo paesino di collina e ne abbiamo potuto osservare e apprezzare i suoi pregi più belli, che si celano dove? Proprio tra le sue colline.

Anche oggi la nostra escursione si è conclusa. Oggi abbiamo abbiamo avuto modo di visitare un altro di quei luoghi che ad una prima occhiata possono sembrare anonimi ma che in realtà nascondono particolari (anche non troppo piccoli) che possono stupire e far si che un’escursione possa durare molto di più di quanto stabilito.

Salutiamo Mariano lì dove lo abbiamo incontrato e ci incamminiamo in cerca di altre avventure, perché la natura oltre ad essere cultura è anche avventura.

Namastè!


Vorresti organizzare una visita guidata qui?

Clicca qui e compila il form: selezioneremo per te la giusta Guida turistica, escursionistica o esperienziale che possa accompagnarti alla scoperta del territorio secondo le tue preferenze e il tuo budget!

Seguici sui canali social per non perdere novità, eventi, consigli e idee per il tuo tempo libero:


Ciao a tutti, mi chiamo Matteo, e la natura è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Questa passione mi ha accompagnato durante la mia crescita, finché non è sfociata in determinazione nel volerla trasformare in una professione. Ho frequentato così un percorso universitario a tema ambientale naturalistico che mi ha dato modo di ampliare ed approfondire nel modo migliore le mie conoscenze in materia e, successivamente, spinto dal voler trasmettere le sensazioni che la natura può regalare, sono diventato guida escursionistica. Inoltre, faccio parte dell’associazione Docet Natura e collaboro con ASD La Ventura. Provo un’immensa soddisfazione nel vedere i sorrisi e gli sguardi pieni di meraviglia nelle persone che scoprono la maestosità di piccoli fenomeni naturali, a loro poco prima sconosciuti.

Rispondi