Vivere Florencia – Morti sospette e strane feste dentro i misteri di Palazzo Rucellai

Cari miei amici lettori di “Posti e Pasti”, nel mese scorso vi avevo parlato del palazzo residenziale della nota e ricca famiglia fiorentina dei Rucellai, oltre che della loro annessa loggia, ripromettendovi però che nel prossimo articolo avrei voluto svelarvi i misteri legati a questa famiglia e soprattutto al loro stesso palazzo.

E così, eccomi qui!

Attraverso una mia ricerca via web, mi sono imbattuta in un articolo del quotidiano “Corriere fiorentino” dove anch’io sono venuta a conoscenza di certi delitti e morti sospette legate alla famiglia dei Rucellai.

Come ci racconta l’articolo, chi ha portato avanti questo tipo di indagine, tutt’oggi avvolta da misteri, è stata la storica dell’arte e ricercatrice americana Allison Levy a partire dal 2006 in occasione di uno dei suoi ultimi soggiorni a Firenze. Ricerca la sua che si è poi conclusa con la pubblicazione del suo romanzo “House of Secrets: The Many Lives of a Florentine Palace”, nell’aprile del 2019.

Mi auguro che lo troviate interessante e se, particolarmente ispirati, sotto l’ombrellone di questa prossima estate, potrete anche sfruttare l’occasione di leggere questo coinvolgente romanzo…

Buona lettura!

“Morti sospette e strane feste: dentro i misteri di Palazzo Rucellai”

La dimora della famiglia Rucellai è stata una location utilizzata per feste equivoche che hanno portato a strane morti, ai tempi di Gabriele D’Annunzio.

La storica dell’arte e ricercatrice americana, Allison Levy, ne ha ripercorso le vicende, che ad oggi non risultano essere ancora così trasparenti.

L’esterno di Palazzo Rucellai a Firenze – arteopereartisti.it

«Avevo sedici anni quando ho visitato la prima volta Firenze» ci racconta Allison Levy, storica dell’arte del Rinascimento ed editore alla Brown University di Providence, Rhode Island. «Era il classico viaggio in Europa per gli studenti delle high schools. In Italia, abbiamo visitato Pompei, Roma, Venezia. E Firenze, che subito mi colpì più di tutte le altre città. Così, appena arrivata all’Università, scelsi di dedicarmi allo studio di arte e vita nella Firenze fra Quattrocento e Cinquecento. E di tornare tutte le volte che potevo a Firenze. Di quella prima visita mi resta l’impressione provata davanti al David di Michelangelo. Non ricordo però di aver prestato attenzione al Palazzo Rucellai». Che invece doveva diventare uno degli oggetti privilegiati dei suoi interessi, fino a essere il protagonista del suo libro “House of Secrets: The Many Lives of a Florentine Palazzo” (La casa dei segreti. Le molte vite di un palazzo fiorentino), che non solo descrive con una folta documentazione la nascita di uno degli edifici più importanti del Quattrocento fiorentino, ma racconta anche le storie di Giovanni Rucellai, che chiamò Leon Battista Alberti per costruire il palazzo di famiglia, e le diverse vicende dei suoi discendenti.

«Quando nel 2006, approfittando di un anno sabbatico, pensai di fermarmi più a lungo per lavorare al libro, tra gli appartamenti proposti da un’agenzia spuntò proprio il piccolo bilocale di Palazzo Rucellai. Era un segno del destino». E anche se l’affitto era oltre il suo budget, decide di prenderlo comunque.

«Appena arrivata, ho subito ricercato gli amici. Non sapevo certo che mi aspettava una strana sorpresa. Sì, perché tutti gli amici mi dissero che ero andata ad abitare proprio sul luogo di un delitto. Dieci anni prima, nel 1997, un inquilino del palazzo, Alvise di Robilant, fu trovato morto a casa sua, con il cranio spaccato.

Una storia che fece grande scalpore, ma che, nonostante le indagini condotte prima fra mercanti d’arte poi negli ambienti gay di Firenze, era destinata a diventare un cold case, ancora oggi insoluto. Insomma, abitavo in una crime scene!
Ma ero decisa a rimanere nel palazzo, anche se la sera, tornando a casa, ero sempre un po’ spaventata».

Ma non c’è solo il delitto di Robilant a dare un tocco sinistro a quella dimora. Ricostruendo la storia della famiglia, Allison Levy scopre un suicidio, quello di Bianca Rucellai che, alla metà del Settecento, si getta nel cortile alla vigilia del matrimonio. Spettro non placato ma non cattivo, Bianca, secondo la padrona di casa, si diverte a fare piccoli dispetti, come bloccare l’ascensore. E ancora: dalle memorie di Austen Henry Layard, figlio del primo inglese che nel 1826 aveva affittato il piano nobile, spunta un altro macabro episodio. Da ragazzo, Austen Layard, esplorando le sale del palazzo aveva notato una porta chiusa. Aveva convinto un servitore ad aprirla, e in quella stanza buia si era trovato davanti a una teca di vetro con dentro il corpo mummificato di una donna, Camilla Rucellai, fervente savonaroliana, morta nel 1529 in odore di santità.

«Il piano nobile oggi è affittato a una scuola americana» dice Allison Levy. «Non credo che quel corpo sia ancora là».

Ogni edificio, scrive Allison Levy, è come un palinsesto, un’antica pergamena su cui ogni generazione lascia la propria traccia. Così nel libro si avvicendano le varie stagioni della famiglia Rucellai. Che deve il suo nome, e la sua fortuna, a un lichene, la oricella che, messa a macerare nell’orina, produceva il colore rosso usato per tingere le stoffe. La pianta dell’oricella, detta anche «la porpora dei poveri» (la vera porpora, ormai rara, costava troppo), quella tintura cremisi, compare sugli abiti di tanti ritratti rinascimentali.

La ricchezza guadagnata permetterà a metà del Quattrocento a Giovanni di commissionare all’Alberti il progetto del palazzo e la facciata di Santa Maria Novella. Una storia, quella dei Rucellai, con i suoi alti e bassi. Il momento di maggior splendore cade nell’anno 1466, quando Bernardo, figlio di Giovanni, sposa Nannina de’ Medici, la sorella maggiore del Magnifico: oltre cinquecento invitati parteciparono alla festa di nozze. Poi segue una lunga decadenza, fino a quando nella prima metà dell’Ottocento, i Rucellai si vedono costretti ad affittare il piano nobile e a vendere i tesori d’arte conservati nella casa.

L’ultimo guizzo di vita e di splendore lo darà, all’inizio del Novecento, la figlia di una principessa cosacca, Elisabeth Pilar von Pilchau, detta Lysine, che aveva sposato nel 1890 il conte Giulio Rucellai. Quest’ultima, amica di Gabriele D’Annunzio e di altri artisti, organizza nei suoi saloni dei festini molto esclusivi, che suscitavano pettegolezzi e maldicenze: per molti fiorentini si trattava di «orge».

Politicamente conservatrice, Lysine deve sospendere feste e balli nel giugno del 1914, durante la Settimana rossa, per timore degli anarchici. Per anni le luci delle sale che danno su via della Vigna restano spente. Poi, finita la prima guerra mondiale, impaurita dalla rivoluzione bolscevica, la «contessa cosacca» si avvicina al fascismo nascente e, dopo la marcia su Roma, esprimerà la sua gratitudine a Mussolini. Morirà nel 1939, a 84 anni.

Nel 1929, intanto, aveva pubblicato un libro di ricordi: “Souvenir d’une cosaque” (Ricordo di un cosacco).

«Scampato all’alluvione del 1966, anche se con qualche macchia di fango fra le pagine, quel libretto si trova al Gabinetto Vieusseux».


Ciao, sono Eleonora, ho 35 anni e una vera e propria passione per l’arte, ma soprattutto per la mia città natale… Firenze! Motivo per cui, dopo una laurea in Lingue e Letterature Straniere e dopo vari impieghi, ho deciso di ascoltarmi veramente e seguire le mie passioni di sempre, ovvero l’arte e la storia: sono così diventata una guida turistica! Lavoro ogni giorno con un pubblico molto variegato, straniero e locale, e sono lieta di poterti parlare della mia città da “ambasciatrice dell’arte”!
Ecco che mi sono catapultata in questa nuova avventura… diventare una guida turistica, riuscendo così ad unire finalmente i miei due più grandi amori: l’arte e la mia città!
Fin da bambina in realtà ho sempre osservato con interesse e meraviglia gli splendidi monumenti che hanno fatto e che continuano a fare grande una città come Firenze. Quegli stessi monumenti ed opere d’arte che non smettono di catturare l’attenzione di studiosi, oltre che stupire le migliaia di turisti che in nessun momento dell’anno abbandonano il nostro territorio!
Al momento lavoro con un pubblico molto variegato, tanto straniero quanto locale privato e soprattutto con i fiorentini d’ hoc, i quali amano seguirmi nei miei tour non stancandosi mai di apprendere sempre più informazioni storico – artistiche inerenti alla loro città.
Vorrei poter proporre molte delle mie iniziative di visite guidate (anche personalizzate e su richiesta) ma soprattutto, il mio unico obiettivo è quello di riuscire a far divertire e trasmettere tutta la mia passione per la storia e per l’arte attraverso il mio ruolo di “ambasciatrice dell’arte”… eh già, perché è questo il vero ruolo che noi guide turistiche svolgiamo e per me è un vanto, oltre che un orgoglio portare con me un appellativo e una responsabilità di questo genere!
Vi aspetto quindi numerosi a Firenze e intanto mi auguro di riuscire a destare la vostra attenzione e curiosità tramite la mia rubrica “Vivere Florencia” che potrete trovare sulla pagina blog “Posti e Pasti”, oltre che sui principali ed odierni canali social.

Eleonora Pezzino (Vivere Florencia)
Mobile phone: 333/4301264
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Canale YouTube: Eleonora Pezzino Florence Tour Guide

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