Nel nord della Calabria, quasi al confine con la Basilicata, e divisore dei due Massicci che compongono il Parco Nazionale del Pollino, è localizzato l’Altopiano di Campotenese con il suo omonimo Valico. Un luogo che geograficamente ed in maniera netta divide i due gruppi montuosi del Parco Nazionale più grande d’Italia, ma che era ed è ancora il principale punto di comunicazione dell’entroterra fra la Calabria e il resto dello stivale.
Oggi è una zona a vocazione prettamente zootecnica e turistica/escursionistica con diversi punti di attrazione oltre che tanti percorsi escursionistici che si diramano dalle pendici montuose circostanti.
Potremmo definirlo a tutti gli effetti un punto focale di quest’area del Parco; ma anche nel passato è da sempre stato un polo di rilevanza primaria proprio per mettere in comunicazione le due differenti regioni, Calabria e Basilicata. Andiamo a vedere in che periodi, e precisamente come!

Nel 132 a.C., in pieno sviluppo ed espansione, il governo romano decise di realizzare una strada che collegasse stabilmente la città di Roma con la città federata di Regium (l’odierna Reggio Calabria). Questo sicuramente per poter meglio favorire il commercio e i trasporti, ma anche per poter avere un’importante arteria di comunicazione che avvantaggiasse gli spostamenti militari per poter meglio difendere le nuove aree, ma anche sedare rivolte e conquistare nuovi territori. Questa via attraversava il Valico di Campotenese oltrepassando l’ultima stazione lucana, probabilmente Nerulum, prima di arrivare a Moranum (l’odierna Morano Calabro). La presenza di Moranum già in quell’epoca è un dato di fatto, in quanto durante degli scavi presso la località di San Pietro di Polla (in provincia di Salerno), venne ritrovata un’epigrafe in lingua latina su una lastra di marmo 70×74 cm che cita proprio Muranum come stazione di posta tra Capua e Cosenza, indicando anche le distanze in miglia. Un reperto importantissimo fatto realizzare, secondo la teoria maggioritaria, proprio dal console che le avrebbe dato il nome Publio Popilio Lenate, da cui Via Popilia altrimenti detta via Capua-Regium.
Lapis Pollae – Foto dal Web Tracciato della via Popilia – Foto dal Web
Questa importante via di comunicazione si svilupperà attraversando nell’area di Campotenese il confine tra la Lucania e il Bruzio per garantire un passaggio comodo e quanto più rapido possibile. Continuerà ad essere fondamentale per diverso tempo e anzi, proprio il Valico di Campotenese rimarrà un punto di passaggio strategico per diverse epoche successive, come vedremo tra poco. Le strade che verranno realizzate sotto le varie dominazioni seguenti a quella romana più antica, si svilupperanno in questo territorio proprio seguendo in maniera a volte sovrapposta, e a volte parallela il tracciato originario della strada romana, di cui purtroppo oggi rimane davvero poco.
Proprio qui si svolgerà un altro decisivo evento che influenzerà le sorti di tutta la Calabria. Infatti Campotenese, sarà il terreno di scontro tra le truppe di due eserciti che circa 2.000 anni più tardi dei Romani, si batteranno per il controllo di questo passaggio fondamentale.
Siamo infatti nel 1.806 e le truppe napoleoniche stanno avanzando alla conquista del Regno di Napoli. Napoli stessa cadrà il 15 Febbraio di quell’anno, e solo Gaeta e la Calabria, trincea dell’esercito borbonico, resisteranno per qualche altro giorno ai francesi, in piena avanzata fino a raggiungere Lagonegro, Lauria e Castelluccio.
L’esercito borbonico, comandato da Roger de Damas, si ritira dunque raggiungendo proprio il Piano di Campotenese. Damas disporrà tra questo e la Valle di San Martino, passaggio quasi obbligato verso la Basilicata, le proprie truppe, in attesa dell’arrivo da quel passaggio dell’esercito avversario. Le truppe francesi invece, guidate da Jean Reynier, superato Castelluccio si dirigono verso il Valico.
Ritratto di Jean Reynier – Foto dal Web Vista di Campotenese da Colle S. Martino Ritratto di Roger de Damas – Foto dal Web
Tuttavia la precaria condizione dell’esercito borbonico (affamato, in fuga e privo di acqua) era aggravata dal tempo rigido che nella data del 9 marzo insisteva sull’Altopiano posto sopra i 1.000 metri di quota. Neve, freddo e nebbia, non facilitavano certo entrambi gli eserciti, ma quello borbonico era tra i due sicuramente quello meno preparato.
Così mentre Damas, stava valutando la ritirata strategica verso Morano Calabro, l’esercito francese, impetuosamente e rapidamente sfondò le linee poste a difesa, conquistando subito una posizione di favore che non fece altro che aggravare la debole difesa borbonica. Damas fu costretto in breve tempo a chiamare la ritirata, fuggendo prima verso Morano Calabro, e poi a Castrovillari per proseguire poi verso Sud. Questa sconfitta segnerà la perdita della parte continentale del Regno, e le truppe borboniche rimaste salperanno da Reggio e Bagnara alla volta di Messina, dove già i Principi Reali si erano rifugiati.
A seguito di tale evento, per circa dieci anni i francesi manterranno la loro presenza nel nostro territorio apportando modifiche e intervenendo sulla sua gestione amministrativa ed infrastrutturale. In questo periodo, proprio la strada di Campotenese che proseguiva da Rotonda, per arrivare a Castrovillari venne allargata e migliorata per volere di Murat, che ne migliorò di molto la carrabilità. Il vecchio tracciato anche in questo caso, verrà ricalcato dall’odierna strada, ed in parte invece rimarrà ad antica testimonianza lungo il versante della montagna, incrociandosi con la strada attuale.



Testimonianza dello strategico ruolo del valico sono i ruderi rimasti dei due fortini di origine borbonica. Uno situato sul Colle di San Martino, a dominio dell’omonima valle, e l’altro il località Le Teste. Entrambi a vista uno con l’altro erano disposti sulle due aree di ingresso all’Altopiano, uno sul versante nord ed uno sul
versante sud. Il primo, posto a nord, rimane oggi molto più visibile e si affianca all’attuale strada che conduce da Campotenese a Rotonda. Il secondo a Sud, è ormai immerso dalla vegetazione che si è sviluppata a seguito di rimboschimenti che sono stati realizzati dalla Regione Calabria negli anni ‘60-’70 ed ora è nascosto all’occhio. Ma percorrendo le giuste piste, si arriva ancora dove è situato. Questa località, “Le Teste” inoltre, è così chiamata per l’uso che qui, i francesi fecero del passaggio posto sulla via di comunicazione. Infatti a monito di tutti gli altri briganti, e delle rivolte che la popolazione calabrese organizzò contro il loro dominio, i francesi posavano su dei ceppi le teste mozzate delle persone ritenute colpevoli di questi reati e condannati a morte. Di quel nefasto periodo rimane il nome del Colle.
In ultimo, importante è sottolineare ancora una volta la valenza del tracciato indicato, lungo altre due parallele dell’antico percorso romano.
Una si realizzerà tra il 1.915 e il 1.931, e cioè la linea ferroviaria “Lagonegro – Spezzano Albanese”. Questa era solo una parte di un colossale progetto di rete che non venne mai completato e realizzato così come era stato pensato. La stessa linea sarà costituita da un progetto rimodulato, rispetto all’idea iniziale, e reso molto meno complesso. Nel suo arco di vita la linea subì diverse problematiche man mano che i tempi e la tecnologia avanzava, su tutti scarsità di traffico e tempi di percorrenza troppo lunghi e sempre meno concorrenziali con il trasporto su strada. Tuttavia, fino alla sua dismissione nel 1.979, rimase un’importante
modalità di collegamento e di trasporto per gli abitanti e i lavoratori dell’entroterra dal Pollino fino alla costa ionica, favorendone sicuramente il benessere dell’epoca.
Oggi questo tracciato è stato protagonista di un recupero, in via di ulteriore definizione e miglioramento, che ha dato la possibilità di creare uno stupendo itinerario ciclopedonale che permette di ripercorrere i panorami che l’antica ferrovia attraversava, adatto ai tanti appassionati del biciclo, ma anche dei camminatori.
La seconda è invece proprio il tracciato autostradale che iniziato nel 1.962 , venne aperto nel tratto Lagonegro – Cosenza tra il 1.967 e il 1.969 che attraverserà, come ora, proprio l’Altopiano di Campotenese lungo un passaggio suggestivo tra le due aree montuose, per poter poi procedere alle pendici del Massiccio del Pollino.
La cosa che deve far riflettere è come, sia la via Murattiana, che la linea ferroviaria, che l’odierna A2 siano state realizzate ad almeno 2.000 anni dopo la via Capua – Regium, ma che in buona parte nel tratto di Campotenese, e successivamente in quello restante della Calabria per quanto riguarda gli attuali collegamenti, abbiano mantenuto distanze e percorso molto simili, mantenendo addirittura chilometraggi tra le varie tappe quasi uguali.
Una straordinaria competenza e capacità degli antichi che già alle origini avevano scelto con maestria ed accuratezza il migliore passaggio possibile, anche rispetto alle successive decisioni con mezzi e tecnologie di certo più avanzate.
Campotenese è un luogo ricco di tanti aneddoti di storia locale e percorsi escursionistici che permettono di esplorare sotto diversi aspetti un punto di collegamento cruciale tra la Calabria e il resto dell’Italia. Ti aspetto per visitare questi luoghi con me, e ammirare le loro meraviglie: contattami!
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Ciao, sono Andrea. Vivo nell’area protetta più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata. E proprio qui, amante della mia stupenda e controversa terra, sono diventato prima Guida ufficiale del Parco (2013), e poi Guida Turistica abilitata (2019). Ho intrapreso questa strada con passione e voglia di fare perché credo nel valore di questo territorio che ha conservato luoghi ricchi di arte, storia e natura davvero unici.
Ti aspetto per visitarli insieme!