Torino e oltre – Il Parco Naturale della Collina Torinese

Con l’arrivo di giugno l’estate comincia a farsi sentire e per chi vive in città non c’è niente di meglio di una gita fuori porta per godere di un po’ di frescura. Senza andare troppo lontano si può fare una gita sulla collina torinese, che un tempo era conosciuta come la “Montagna di Torino”.

Parte di quest’area è affidata al  Parco Naturale della Collina Torinese e sono più di 800 i chilometri percorribili a piedi o in bicicletta. Per i meno sportivi l’automobile rimane una buona alternativa per  scoprire degli itinerari storico-artistici e godere non solo della natura, ma anche delle specialità enogastronomiche tipiche dei villaggi collinari.

La prima tappa, imprescindibile e così vicina al centro città, è la Villa della Regina. Il complesso di villa con giardino fu costruita ad inizio Seicento dal Cardinal Maurizio di Savoia su modello delle ville romane. Il Cardinale era un uomo raffinato, promotore delle lettere, dell’arte e del teatro.

Il meraviglioso giardino all’italiana, l’unico rimasto in questo stile tra le residenze sabaude, segue una composizione scenica che desta meraviglia nel visitatore: Il Ninfeo del Nettuno con i suoi 20 metri di diametro, i Parterre, la Vasca con la Sirena e dietro la villa un giardino ad anfiteatro con  grotte, mascheroni e statue che seguono il dislivello della collina, fino al Belvedere.

Il primo nome della villa era “Ludovica”, perché nel 1642 il Cardinal Maurizio, lasciato l’abito cardinalizio, convogliò a nozze con la nipote di 36 anni più giovane e proprio a lei volle dedicare questa meraviglia.

L’edificio venne ingrandito nel Settecento dall’architetto Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano, su progetto del messinese Filippo Juvara. Residenza preferita dalle Regine Anna d’Orleans e Polissena d’Assia, prese il nome attuale nel XVIII secolo. L’interno è un gioiello rococò: il salone centrale fu dipinto con effetti “tromp l’oeil” da pittori come Corrado Giaquinto, Giovan Battista Crosato, Giuseppe Dallamano e Giuseppe Valeriani. Da questo ambiente  si accede agli appartamenti nord, destinati al re, e a quelli a sud, destinati alla regina.

Le peculiarità della villa sono i quattro Gabinetti “alla China”, ognuno diverso dall’altro. Furono progettati dall’artista piemontese Pietro Massa, esperto di “chinoiserie”, ovvero di imitazioni di lacche e boiserie cinesi. Il gabinetto a nord-ovest è caratterizzato da dei pannelli lignei a fondo giallo inseriti in montanti bianchi con decoro floreale in azzurro, ad imitazione delle porcellane cinesi. I temi sviluppati da Massa sono paesaggi, animali esotici e personaggi orientali. Quello verso levante conserva  poco  degli arredi originali, salvo il soffitto. Infatti le boiserie e la meravigliosa libreria dell’ebanista Pietro Piffetti furono trasferite al Quirinale per volere di re Vittorio Emanuele II. Il salottino a sud-est è caratterizzato da delle lacche nere e arancioni. Dietro a questi pannelli Massa ha dipinto degli ideogrammi, copiati chissà dove, per renderli simili alle lacche cinesi originali. L’ultimo gabinetto orientaleggiante è un misto di pitture a “grottesche” sul soffitto e specchi con cornici rococò alle pareti.

La visita alla Villa della Regina è l’occasione per degustare un buon bicchiere di vino rosso, prodotto con le uve della vigna, reimpiantata tra il 2003 e il 2006. Dal 2011 il vino freisa “Villa della Regina” prodotto con queste uve ha preso la DOC.

Continuando il nostro viaggio e percorrendo poco più di un chilometro, si giunge al Monte dei Cappuccini, dove sorge la chiesa di Santa Maria, il cui primo impianto risale al 1583.

La chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini

Nell’ala sud del convento dei frati Cappuccini è possibile visitare Il Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi e, se il cielo è terso,  godere del panorama spettacolare sulle Alpi: dal massiccio del Monte Rosa fino al Monviso e le Alpi Marittime. Un museo tutto dedicato alla montagna non poteva che sorgere a Torino, dove nel 1863 viene fondato il CAI, il Club Alpino Italiano.

Il panorama dal Monte dei Cappuccini

A pochi minuti a piedi dal Monte dei Cappuccini si può fare una breve sosta per fotografare la meravigliosa Villa Scott, un capolavoro Liberty dell’architetto Pietro Fenoglio, location di diverse scene del film di Dario Argento “Profondo Rosso”. 

Questa villa non è l’unico esempio di residenza elegante.  Infatti la collina è sempre stata la sede preferita dalla nobiltà e dalla borghesia per edificare dei veri gioielli architettonici con giardini e parchi. Ne sono prova la Villa appartenuta al l’imprenditore Riccardo Gualino, oggi destinata a struttura alberghiera, congressuale, con annessi  uffici e laboratori o la Vigna di Madama Reale, conosciuta come Villa Abegg, perché acquistata nel 1932 dall’imprenditore svizzero Wermer  Abegg.

Il luogo più famoso e noto, dominante la città, è la collina di Superga (669 m) con la sua Basilica. Sito molto frequentato dai Torinesi durante l’estate, si può raggiungere con una carrozzabile oppure in soli 20 minuti a bordo della cremagliera che dalla Stazione Sassi si inerpica sulla collina del Parco Naturale, con pendenze fino al 21% . E’ un’esperienza da provare; sembra di tornare bambini! E mentre il trenino fischia, tutti a guardare lo spettacolo della collina dai finestrini !

Superga

La Basilica è uno dei capolavori del già nominato architetto Filippo Juvara che ad inizio Settecento cambiò il volto di Torino, trasformandola in una città capitale di un regno.  Per erigere la Basilica abbassò la punta della collina di 40 metri, così da ricavare un giusto spazio per la chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie. Superga  è il simbolo di Casa Savoia, nata dal voto che il duca Vittorio Amedeo II fece alla vigilia della battaglia di Torino del 1706. Salito fin quassù con il cugino Eugenio di Savoia Soissons per studiare l’appostamento dell’esercito francese che assediava da mesi la città, pregò davanti alla statua della Madonna, che era riparata da un’edicola o forse da una piccola cappella, e le promise una grande Basilica in cambio della vittoria contro l’esercito nemico. E così fu. Il 7 settembre 1706 gli eserciti sabaudi ed austriaci scacciarono gli assedianti francesi. Dopo  la pace di Utrecht, Vittorio Amedeo II, diventato re di Sicilia e di Piemonte, assolse al suo voto incaricando il neo-architetto regio di erigere la chiesa, alta ben 75 metri e con un pronao così maestoso da essere visibile da lontrano.

L’interno della basilica è luminoso e desta stupore. Sull’altar maggiore un rilievo marmoreo dello scultore Bernardino Cametti rappresenta  Il Beato Amedeo IX che intercede presso la Madonna di Superga per il successo della battaglia di Torino. Sul registro più basso è rappresentato lo scontro tra gli eserciti, su quello più alto, oltre alla Vergine e al già citato Beato Amedeo, due angioletti si disputano la corona reale.

Il mausoleo di casa Savoia si trova nella cripta, dove sono sepolte oltre 60 salme tra le quali 9 regine e 6 re. La tomba centrale è quella del re Carlo Alberto, mentre le tombe artisticamente più belle  si trovano nella Camera delle Regine. Qui è sepolta Maria Adelaide, moglie del primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II. 

Superga è conosciuta mondialmente anche per un fatto molto tragico. Il 4 maggio del 1949 l’aereo che portava a casa la squadra di calcio del Grande Torino si schiantò contro la collina. Nessuno sopravvisse all’impatto. Le vittime furono 31, non solo i giocatori, ma anche l’equipaggio dell’aereo e il pilota. Una passeggiata dietro alla Basilica ci conduce alla lapide posta in memoria sul luogo dell’incidente che segnò il popolo italiano, già provato da anni di guerra e che aveva ritrovato nello sport la voglia di ricominciare a vivere.

Da Superga è possibile, se muniti di automobile, andare verso Pino Torinese, per scoprire un luogo speciale: l’Osservatorio Astronomico. Il primo osservatorio risale al 1789 e si trovava in pieno centro città: sui tetti dell’Accademia delle Scienze. Nel 1822 fu trasferito sul Palazzo Madama e poi a Pino nel 1913.

Accanto all’Osservatorio c’è il Planetario, Museo dell’Astronomia e dello Spazio di Torino. E’ un museo per tutti, dove si può imparare provando, guardando e facendo. Si possono sperimentare le leggi della fisica e godere dello spettacolo delle stelle proiettate in una sala super-tecnologica.

All’inizio dell’estate, nella località collinare di Pecetto a circa 400 metri di altezza, maturano le famose ciliege. Le varietà sono tante, ci sono quelle più precoci e quelle tardive : Gariolina, Matinera, Vittona… Le aziende agricole spesso accolgono i visitatori e vendono i loro prodotti freschi oppure le marmellate di fragole, ciliegie e i famosi “graffioni da spirito”, una qualità di ciliegia tipica del Piemonte atta ad essere  conservata sotto alcool e da consumare nelle fredde giornate d’inverno, perché “scaldano il cuore”.

Per apprezzare appieno la cucina collinare, suggerisco la discesa su Chieri con tappa a Baldissero o a Pavarolo. Qui i ristoranti servono il tipico fritto misto alla piemontese. E’ un piatto che va gustato molto caldo, possibilmente servito un po’ alla volta e direttamente dalla cucina.

Il tipico fritto misto alla piemontese

Nel passato, quando le famiglie contadine macellavano in casa, per evitare sprechi,  impanavano animelle, rognoni, cervella e fegato e poi friggevano tutto nell’olio bollente. Oggi questo piatto è molto più ricco, infatti ci sono salsicce, bistecchine di vitello, di maiale, di agnello, rane,  funghi porcini, fiori di zucca, melanzane, fiori di sambuco e verdure a seconda della stagione. Ma la parte più speciale del fritto sono gli elementi dolci: mela, amaretto, semolino, zabaione, pavesino… Il piatto deve essere accompagnato da un buon vino, magari una freisa frizzante di Chieri.

Il villaggio di Pavarolo è legato ad un nome importante nel mondo dell’arte del Novecento: Felice Casorati. Qui in via Maestra 31 c’è la casa dove l’artista, insieme alla sua famiglia, trascorreva il periodo estivo, da giugno fino a novembre e dove ha lavorato per immortalare sulla tela i paesaggi che tanto ha amato. Si narra che l’amore per Pavarolo arrivò con il fritto misto. Infatti, mentre Casorati e la famiglia gustavano questa specialità in un noto ristorante del paese, la moglie dell’artista si innamorò di una casa che vedeva dal suo tavolo e Casorati la acquistò.

Il punto più alto della collina torinese è il colle della Maddalena (715 m). Qui un’imponente statua in bronzo alta 26,5 metri e rappresentante la vittoria alata sorregge un faro. Fu donata dal senatore Giovanni Agnelli nel 1928 per celebrare i 10 anni dalla vittoria italiana nella prima guerra mondiale e da allora illumina e protegge tutti i Torinesi.

Vi aspetto a Torino per visitare insieme questa magnifica zona! A presto!


Ciao, sono Donatella. Avete sentito dire che Torino è una città industriale, grigia? O che in Piemonte non c’è molto da vedere, salvo le montagne? Allora il mio obiettivo sarà quello di farvi innamorare del mio territorio, non solo con gli articoli che scrivo, ma anche con delle visite pensate ad hoc per ogni esigenza. Mi piacciono la storia, l’arte, l’enogastronomia, le curiosità legate alla mia Regione e le lingue. È per me fantastico lavorare con turisti di altre Regioni d’Italia e con stranieri. Soprattutto quando tornano a casa con un po’ di Piemonte nel cuore.
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