Fado: canzoni e melodie nostalgiche che fanno bene all’anima

Saudade.

Parola che caratterizza buona parte dello stereotipo della vita portoghese. Parola la cui traduzione letteraria praticamente non esiste. Parola che si tende a tradurre con “nostalgia” ma che in realtà è più una sorta di atteggiamento nostalgico di rimpianto, ritenuto caratteristica spirituale del popolo portoghese principalmente nelle sue manifestazioni letterarie e musicali.

Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco dal novembre del 2011, il fado è senza ombra di dubbio la principale manifestazione musicale della cultura portoghese. Possiamo affermare che il fado sta al Portogallo come il flamenco sta alla Spagna e il tango all’Argentina.

La parola fado deriva dal latino fatum, ovvero destino, e le sue origini ancora oggi sono avvolte da uno spesso velo di incertezza.
Esistono varie teorie in merito alla nascita di questo genere musicale che qualcuno fa addirittura risalire a dei canti popolari che erano diffusi fra la gente araba durante la dominazione della penisola iberica da parte dei loro popoli. Teoria che però non può essere confermata in quanto i primi registri del fado risalgono solamente all’inizio del secolo XIX.

In seguito a numerosi studi e ricerche fatti nel corso dei secoli, si può affermare, quasi con certezza, che il fado abbia origini popolari e che la sua conoscenza avvenga a partire dall’anno 1840, quando inizia a diffondersi fra le strette vie della capitale Lisbona. In quei luoghi dove il confine tra l’ordinaria vita quotidiana e la malavita della piccola delinquenza urbana è molto sottile…

Il primo genere di fado a diffondersi è il “Fado del Marinaio”, una serie di canti e versi che accompagnavano i marinai durante le loro traversate oceaniche. In seguito, il fado si ramifica e nascono numerosi altri stili che arrivano fino ai giorni nostri e che portano alla nascita della figura del fadista, ovvero colui che canta il fado di professione.

Fadista. (Foto: Portugalão)


L’artista che canta il fado è facilmente riconoscibile in quanto veste di nero. È nel silenzio che avvolge la notte che si deve ascoltare questo genere musicale che ci parla dei sentimenti profondi dell’animo portoghese.
Il fadista canta la sofferenza, la nostalgia dei tempi ormai passati, la malinconia di un amore perduto, la tragedia, la disgrazia, il destino, il dolore, l’amore e la gelosia fondendoli con la notte, le ombre, la città, la miseria della vita e la critica verso la società in cui vive.


Assistere a uno spettacolo di fado è un’esperienza che andrebbe fatta almeno una volta nella vita. A dire il vero si dovrebbe assistere almeno una volta a una rappresentazione di fado per ogni luogo in cui esso viene realizzato. Sì, perchè il fado non si ascolta solo nelle Case di Fado, piccoli teatri adibiti appositamente a questo tipo di spettacolo, ma si può assistere a manifestazioni simili anche per strada. Basti pensare alle svariate serenate romantiche che venivano, e vengono ancora oggi, cantate sotto ai balconi o alle finestre delle proprie amate in quel di Coimbra per esempio.

Ecco che si arriva a un punto cruciale: la differenza che esiste tra il Fado di Lisbona e il Fado di Coimbra.

Tra la fine dell’ottocento e i primi anni del novecento, il fado, che come analizzato in precedenza nasce in ambienti popolari, inizia a interessare anche la borghesia e l’aristocrazia dando vita a una sorta di “specializzazione del genere” che vede come città principali la capitale Lisbona e la città universitaria di Coimbra.

Entriamo meglio nel dettaglio.

Il Fado di Lisbona è tendenzialmente più allegro, più animato. Per chi conosce il genere, parliamo di un livello di allegria in più minimo ma che comunque è evidente. Ha carattere più urbano e viene eseguito nelle Tascas (osterie) o nelle Casas do Fado (locali dove si possono consumare anche dei pasti assistendo agli spettacoli). I suoi temi sono legati all’emigrazione e alla vita dei quartieri popolari. Ha contenuti e cadenze musicali drammatiche ma, al suo interno, include anche altre forme come il fado corrido, dal ritmo ben più animato.

Fado di Lisbona. (Foto: Adega Machado)

Il Fado di Coimbra è solitamente legato alla tradizione accademica. Ricordiamo che a Coimbra gli studenti girano con la famosa uniforme caratterizzata dalla Capa e Batina, i mantelli accennati nell’articolo precedente. A Coimbra solo gli uomini possono cantare e suonare il fado sempre indossando il mantello. Solo gli uomini perché secondo la tradizione locale, le parole dei testi delle canzoni sono sempre serenate che si dedicano a un soggetto femminile, sia esso una donna, la città, l’università. Inoltre la tradizione di Coimbra ha una curiosità: se alla fine una canzone ti è piaciuta non puoi battere le mani. Per dimostrare interesse l’unica cosa che puoi fare è piangere!

Va però detto che negli ultimi anni, con l’aumento del turismo, ci sono state notevoli aperture in merito in quanto l’elevata richiesta di serate di fado da parte dei turisti ha portato anche le donne a cantare il fado locale e adesso, alla fine di uno spettacolo, è concesso fare un applauso finale.
Forse si saranno stancati di spiegare ogni volta al pubblico come funziona oppure semplicemente hanno intuito che un pubblico felice è meglio di trovarsi di fronte una valle di lacrime…

Fado di Coimbra. (Foto: Fado ao Centro)

Entrambe le tipologie hanno in comune l’esecuzione.
Uno spettacolo viene eseguito da una formazione composta dalla voce (fadista) che dialoga con la chitarra portoghese, un tipo di chitarra particolare dalla forma di un mandolino più grande e che conta ben 12 corde, accompagnati da una chitarra classica. Possono essere aggiunti un basso portoghese e una seconda chitarra portoghese.
La musica è suonata su un tempo pari (2/4 o 4/8) e, nella tradizione, ripete di volta in volta le coppie di versi variandone la melodia.
L’unica differenza in merito è che il fado di Coimbra è suonato con una tonalità più bassa per accentuare il senso di malinconia.

Il massimo esponente, nel mondo intero, di questo genere musicale è senza dubbio Amália Rodrigues (1920 -1999).
Di origini umili, Amália sin da bambina si fece notare per la sua voce in piccole manifestazioni locali alle quali prendeva parte facendosi chiamare col cognome della madre, Rebordão.
A diciannove anni, con la complicità di una zia, riuscì a farsi ascoltare dal proprietario di un famoso locale di Lisbona, cominciando una carriera che la portò quasi subito a livelli altissimi di notorietà e cachet.

La sua carriera durò più di cinquanta anni, con centinaia di concerti in tutto il mondo ed almeno 170 LP pubblicati. Il pubblico era ammaliato dalla sua voce e dall’espressività delle sue interpretazioni, rigorosamente ad occhi chiusi per nascondere la timidezza che da sempre l’accompagnava, al punto da non aver bisogno di capire il portoghese per captarne il messaggio.

Alla sua morte furono proclamati tre giorni di lutto nazionale e i funerali vedono la commossa partecipazione di decine di migliaia di persone.
Attualmente riposa fra i grandi portoghesi di tutti i tempi nel Pantheon di Lisbona.
Verrà ricordata per sempre come la “Regina del Fado”.

Per capire meglio il mito di Amália basti pensare che oltre al fado, Amália ha prestato la sua voce anche alla musica italiana, interpretando brani moderni e canzoni italiane come ad esempio La tramontana di Gianni Pettenati, brani siciliani come Vitti ‘na crozza e Ciuri ciuri, napoletani come La tarantella.
Queste e altre interpretazioni furono raccolte in due album incisi in Italia.
Nel 1995 canta due splendidi duetti con Roberto Murolo, Dicitincello vuje e Anema e core.

Analizzando il percorso al contrario, la nostra Milva, scomparsa poche settimane fa, nel 1971 canta la versione italiana di “É ou não é” di Amália Rodrigues. Canzone che passerà alla storia con il titolo “La Filanda”.

Nel 2018 Marco Mengoni scrive il testo “Amalia Fado” per raccontare di questo personaggio così importante, nel brano si inserisce la straordinaria voce di Vanessa Da Mata, che Marco Mengoni ha incontrato proprio a Lisbona, e che insieme ai Selton restituisce tutte le vibrazioni e le sonorità tipiche della musica brasiliana e portoghese.

Una volta un’amica che viveva anche lei a Coimbra mi disse:

Carmine, ascoltare il fado una volta a settimana fa bene all’anima”.

Mai parole furono più sagge. Rossella è il suo nome e aveva perfettamente ragione.


CARMINE PUGGILLO
Napoletano di origine, arrivo in Portogallo nel 2011 come molti altri giovani per il progetto Erasmus e me ne innamoro.
Laureato in Archeologia e Storia delle Arti, oggi sono guida turistica.
Odio il poco produttivo “turismo ignorante” di massa e per questo ho deciso di mettermi in proprio mostrando a modo mio, con gli occhi di un innamorato, quello che mi ha convinto a restare in un posto così piccolo.
Le leggende sono la cosa che più mi piace tramandare e le strade di Coimbra ne sono piene.

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