Se fem en Brianza – Il Museo Civico “Carlo Verri” di Biassono (MB)

Biassono è una cittadina della Brianza Centrale, le cui origini risalgono al X-IX secolo a.C., ossia tra l’età del bronzo e quella del ferro. Testimonianze a riguardo furono alcuni reperti celtici rinvenuti durante degli scavi, che hanno portato alla luce anche una necropoli e una cisterna risalente all’epoca romana.

Villa Verri – Foto da inlombardia.it a

Nel centro della città si distingue il Museo Civico “Carlo Verri”, adiacente Villa Verri, oggi sede municipale.

Il Museo, forse poco conosciuto, è un gioiello che mostra collezioni che ci parlano delle tradizioni contadine e quotidiane brianzole, ma anche di reperti archeologici trovati qua e là sul territorio, o da depositi statali.

Perché Carlo Verri?

Carlo Verri, milanese, era fratello dei più celebri Pietro e Alessandro. Nel 1787, con la divisione dell’eredità paterna, entrò in possesso dei beni di Biassono. Si riconobbe come personaggio molto appassionato dell’arte e della pittura.

Fu proprio però nella campagna lombarda che scoprì il forte interesse nei confronti dell’agricoltura. A Biassono, infatti, portò avanti sia colture tradizionali che più sperimentali. Pubblicò gli esiti in alcuni saggi a stampa, specialmente sulla coltivazione della vite, del gelso e dell’allevamento del baco da seta.

Il Museo

Foto del museo dall’esterno – Pagina Facebook Museo Civico Carlo Verri Biassono

Il Museo Civico “Carlo Verri” nacque nel 1977. La fondazione è specialmente collegata agli importanti ritrovamenti archeologici in Biassono, da parte del Gral (Gruppo di Ricerche Archeostoriche del Lambro). Iniziali mostre temporanee fecero sì che si incrementasse la raccolta della collezione museale, in parte oggi da deposito statale, oppure acquistata da fondi comunali, o ancora donati e recuperati. Il Museo fu riconosciuto ufficialmente dalla Regione Lombardia nel 1980. Fu invece nel 1994 che si inaugurò la nuova sede adiacente la villa ora Municipio, quelle che ancora oggi è definita Cascina Cossa.

La collocazione

Cascina Cossa deriva il nome da uno degli ultimi proprietari. Già esistente nel 1722 poiché rilevata nel catasto del tempo, appariva ben collegata alla villa dei Verri.

In tal epoca apparteneva alla famiglia nobile milanese dei Bossi, che affittava alcuni locali ad uso osteria già dalla seconda metà del XVII secolo. L’osteria fu proprio acquistata – e ancora per tempo mantenuta – dalla famiglia Verri, nel 1737.

Da studi archeologici si rileva come Biassono fosse cinta da un fossato antico, colmato verso la fine del XVI secolo. Si pensa che proprio questa cascina potesse essere stata edificata nei pressi di questa cinta difensiva. Divenne proprietà comunale nel 1965. Fu invece verso il 1990 che fu riscoperta la ghiacciaia di casa Verri: una struttura ancor oggi visibile, circolare e a cupola, in mattoni, profonda più di 6 metri e larga 5.

Le collezioni del Museo Carlo Verri

Le collezioni del Museo si concentrano su due tematiche: lo sviluppo della vita contadina e agricola, le sue tradizioni, la vita quotidiana; e l’esposizione di materiali archeologici locali e non, dalla preistoria all’epoca medioevale.

Proprio nella piazza vicino all’ingresso del museo, è collocata una grossa macina utilizzata per i semi di lino, con mole in ceppo, tipica pietra a conglomerato e facilmente trovabile presso le rive del fiume Lambro.

La sezione etnologica del piano terra consente quindi di scoprire diversi aspetti della vita brianzola del passato. Spiccano l’esposizione di vecchie macchine e attrezzi per la coltivazione e la lavorazione dei prodotti dei campi. Non mancano però neppure altri strumenti, legati ai mestieri artigianali tradizionali. Un percorso che sorprende in ogni angolo, portandoci indietro nel tempo a scoprire mestieri e laboratori che oggi diventano sempre più rari: aratri e seminatrici, strumenti e torchi per il vino, tagliafoglie per gelso e una rara incubatrice per le uova del baco da seta.

Due sale sono state destinate alla ricostruzione di ambienti quotidiani, come la cucina e la camera da letto.

Nella cucina si nota il necessario, prima dell’arrivo dell’energia elettrica e della produzione in serie di accessori. Il mobilio è sobrio ed essenziale, con l’immancabile camino di “molera”. Comuni, oltre al tavolo e alle sedie, gli sgabellini per sedersi vicino al fuoco e la piattaia per riporre le stoviglie. Non mancava mai un mobiletto distante dal camino, più freddo, utilizzato per conservare i cibi al fresco.

Nella camera da letto vi è invece un letto dalla bella testata, il cassettone comò per riporre biancheria e lenzuola. In un angolo c’è anche la toilette, composta dal lavabo con catino, il raccoglitore dell’acqua sporca e la brocca per l’acqua pulita. A fianco, delle aste servono per far pendere gli asciugamani. La casa contadina non aveva servizi igienici interni. Esisteva un’unica stanzetta esterna usata come latrina, posta sul pozzo nero.

Salendo al primo piano del museo, in quello che era l’ex granaio, sono esposti materiali archeologici, dalla preistoria all’epoca medioevale.

Le opere locali più importanti

C’è un prezioso complesso archeologico con materiali di scarico di una fornace a Capriano (Briosco), costituito da frammenti di grandi recipienti aperti, con un becco versatoio, ai cui lati sono impressi bolli con iscrizioni con nomi a lettere rilevate entro cartiglio rettangolare decorato. Il nome apparteneva forse all’artigiano che modellava i recipienti o a colui che conduceva la fornace.

Foto d’insieme museo sezione archeologia – pagina Facebook museo Carlo Verri

Si documenta l’ultima fase della cultura La Tené degli Insubri (I secolo a.C.) attraverso la scoperta di una necropoli presso Cascina Marianna in Biassono, nel 1996. Sono stati ritrovati diversi esempi di ceramica.

Importante anche lo scavo della villa romana di Cascina Sant’Andrea di Biassono. Doveva essere originariamente la dimora di un personaggio di alto rango e possidente. Tra i suoi abitanti c’era sicuramente qualcuno che nascose il grande ripostiglio di 2235 monete romane in bronzo e argento, ritrovate a poca distanza. Vi sono poi uno spillone in osso con testa femminile, piccoli oggetti in bronzo, frammenti di recipienti di vetro e altro.

Interessante anche la tomba ad incinerazione in cassetta laterizia detta “del vaso a trottola”, da Robbiano, frazione di Giussano. Conteneva ceramiche tra cui il tipico vaso celtico “a trottola”, per vino, oggetti di ferro. La tomba è databile al 50-30 a. C.

Il Museo possiede pure due sezioni distaccate: la prima è dedicata a “Segno, Scrittura e Stampa” ed è situata dietro il museo stesso e a fianco della biblioteca civica. La seconda è ancora dedicata al mondo contadino e si trova sotto i portici della Cascina Ca’ Nova.

Presta attenzione poiché il Museo è aperto in giorni specifici della settimana. Controlla sempre il sito internet ufficiale per essere certo della sua apertura! A questa pagina web potrai trovare tutte le informazioni pratiche: http://www.museobiassono.it/app/#/home

Per concludere, ti segnalo che vicino al museo sono presenti diversi locali tra cui pasticcerie, bar, gelaterie e ristoranti, in cui è possibile concedersi una gradita sosta.

Spero che il mio articolo ti abbia incuriosito/a. Se così fosse, ti aspetto a Biassono!


Sono Laura Valleri, guida turistica abilitata in Milano, Monza e Brianza.
Lo scopo del mio lavoro è questo: far sì che le persone possano sapere di più dei luoghi in cui abito, affinché la loro storia, i monumenti, le tradizioni possano continuare ad essere tramandati.
Svolgo servizi di visite guidate da più di 10 anni in italiano, spagnolo e inglese,  per diversi target di clienti.
Al lavoro di guida turistica affianco il progetto di rivelare scritti locali oramai persi e dimenticati nel tempo: promuovo e consiglio la lettura di svariati libri o articoli sul mio territorio.

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