Le Coste del Sinis a Cabras (OR) in fuoristrada

In questo nuovo articolo vi porterò con me in una delle zone incontaminate delle coste del Sinis, e più precisamente nell’Area Marina Protetta del Sinis, situata nel comune di Cabras in provincia di Oristano.

Io e la mia compagna, ci svegliamo di buon ora e decidiamo di farci una bella passeggiata a Trekking in quelle zone. Prendiamo il nostro 4×4, la borsa frigo, un paio di panini e via!

Arrivati a destinazione

Una volta arrivati a destinazione, dopo una mezza- ora di strada, parcheggiata la macchina, a San Giovanni di Sinis e ci prepariamo: zaino in spalla, una borraccia di acqua e via che partiamo a fare un po’ di Trekking. La nostra prima tappa e Tharros. Durante la passeggiata si sentono profumi del mare, della macchia mediterranea e come retroscena di tutto questo, sempre il mare, che primeggia su tutto. Dopo un paio di km, arriviamo alla Torre di San Giovanni. Girandosi intorno si vede, il mare, i resti della fantastica città di Tharros e una bellissima vista della penisola del Sinis.

La Penisola del Sinis

Ammiriamo la vista da quella posizione. Questa torre spagnola fa parte di un complesso di altre torri comunicanti che venivano utilizzate come vedette e sino a pochi anni fa anche da Faro per la Navigazione. Dopo alcuni scatti proseguiamo a percorrere il nostro itinerario, costeggiamo la scogliera sino a che la strada arriva a livello del mare. Durante il tragitto si possono vedere un sacco di piante e arbusti tipici della macchia mediterranea. Questa vegetazione è presente in tutta l’Area Marina Protetta del Sinis. Piante di Cisto, piante di ginepro nano, palme nane e finocchio marino selvatico primeggiano lungo tutta la strada che ci porta al faro della Punta di San Marco, l’estremo più lontano della penisola.

Il mare sulla nostra sinistra ed una meravigliosa distesa di macchia mediterranea nella nostra destra. Nel men che si dica arriviamo in un punto meraviglio per fare delle fotografie un po’ particolari. Entro dentro questa vedetta e metto il telefonino in posizione, in modo tale da vedere e da inquadrare il panorama come se fosse uno schermo televisivo. Proseguiamo per il sentiero e arriviamo in un altro luogo per fare delle meravigliose foto. Oltre che il panorama, ci sono delle rovine di una necropoli, di tombe etrusche.

È il momento di tornare alla macchina e decidiamo di prendere la strada di ritorno. Cuscini enormi di rosmarino selvatico, fiori di ogni tipo e tanto altro ci coprono la visuale sino all’auto. Dopo esserci rinfrescati e aver mangiato un panino, decidiamo di percorrere la strada sterrata che fiancheggia tutta l’Area Marina Protetta del Sinis, sino a Putzu Idu, un percorso in off road fantastico che percorre tutta la costa. Fine della strada bianca, fine del divertimento ed è ora di tornare in sede. Una giornata, come tante altre fantastica, quando si passa all’aria aperta.

I segreti dell’Area Marina del Sinis

Relitto di un rimorchiatore

I resti metallici che si trovano in spiaggia fanno parte di un rimorchiatore a vapore di nome “Terralba” della flotta “Rimorchiatori Sardi spa“. Questo era a Olbia. Varata nel 1956 con un primo nome “Quarto-Nord” n° 187.150 e bandiera GBR, intestata ad una compagnia navale di nome Alexandra Towing Company, era motorizzata da un motore a vapore Charles D. Holmes da 1000 CV. Una stazza da 219 tonnellate, larga 9 mt e lunga 32 mt, fu venduta e arrivò in Italia presso una ditta Sarda, per poi ribattezzarla, appunto “Terralba” nel 1972. Dopo la manutenzione, che avveniva a Cagliari, al ritorno e nel tragitto Cagliari Porto Torres, naufragò nel 1983 del 3 febbraio di fronte alle coste tra la Torre e Mai-mone. Con l’andare del tempo si spezzò in due di cui una parte s’intravede ancora oggi a poche decine di metri dalla spiaggia, mentre la parte che si vede in foto è proprio a portata di foto e di mano. (Fonte E-book “Storia di un marinaio” di Gerolamo Esposito).

I pozzi sacri

Ci sono dei Pozzi situati vicinissimo alla spiaggia di Mai-moni, all’interno dell’Area Marina Protetta del Sinis. Uno di Questi è interamente scavato nella roccia e se non hai la posizione giusta, non è per niente facile da trovare. Lungo i sentieri e lasciando la spiaggia si trova un pozzo sacro scavato, per prendere l’acqua potabile, del periodo nuragico. Quest’ultimo invece e stato costruito scavando nella sabbia e poi sono state posizionate con arte le pietre formando un cono molto stabile che ha portato il pozzo di millenni, sino ai nostri giorni. Tutta la zona è presente dei pozzi, considerati sacri, per il motivo che sappiamo tutti: la Sardegna ha mesi lunghissimi di siccità e poi non ci sono fiumi nelle vicinanze, ecco il motivo del culto dell’acqua esistito in Sardegna millenni d’anni fa.


Mi chiamo Massimo, e gli amici mi chiamano ORSO, sono nato a Milano e mi sono trasferito in Sardegna 25 anni fa. Diplomato come Tecnico Geometra, ed esperto in “Promozione Turistica attraverso i Media Digitali”, nel tempo libero mi piace percorrere strade bianche con il mio 4×4, per raggiungere località e mete poco conosciute. Il Tracking è una delle attività che fanno parte della giornata. ProviamoaViaggiare.it è un blog che vuole descrivere punti d’interesse che siano di argomento archeologico, naturale o paesi che hanno qualcosa da raccontare, la cultura, le sfumature e i misteri di questa grande Isola. Tutto questo è nato per gioco, ma dopo, con qualche consiglio e molti corsi professionali, ha preso un’indicazione ben precisa: far conoscere la Sardegna al mondo, perché a conti fatti, pochi conoscono questa grande isola. Come dico sempre a tutti la Sardegna non è solo mare, ma tanto altro!
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