Tre tesori barocchi di Palermo
Palermo vanta una storia millenaria, e tra i tantissimi monumenti che possiede e che non dovete dimenticare di visitare vi sono gli splendidi oratori barocchi serpottiani, veri e propri contenitori di opere d’arte.
La fama di Giacomo Serpotta è legata alla decorazione di oratori e piccole chiese delle compagnie e delle congregazioni che sorsero nel fervore della Controriforma e che, animati da un acceso spirito di competizione, intrapresero il rinnovo delle proprie sedi negli ultimi decenni del Seicento.
Gli oratori erano luoghi di culto e di riunione privilegiati ed esclusivi, riservati ai membri delle congregazioni e delle compagnie, aventi una precisa tipologia architettonica. Di dimensioni più piccole rispetto alle chiese gli oratori hanno prospetti sobri e severi, cosa che stride con la ricchezza decorativa degli interni.
Una piccola aula rettangolare con copertura a volta, la luce penetra da finestre aperte sui lati maggiori, un altare sopraelevato nel presbiterio, e scanni lignei lungo le pareti laterali, sui quali sedevano i confratelli durante le cerimonie religiose. Questa disposizione permetteva ai confratelli di parlare senza dare le spalle né all’abside né al seggio, addossato alla parete d’ingresso, riservato al superiore che presiedeva le riunioni. Altro elemento importante è il vestibolo che fungeva da intervallo tra lo spazio profano e quello sacro dell’oratorio e riuniva coloro che ancora non erano degni di entrare nel luogo degli eletti, i quali, tra le altre cose, vi lasciavano tutto ciò che non era consono alla sacralità del luogo, come le armi.
Il materiale caratterizzante gli oratori palermitani è lo stucco, facilmente lavorabile ed anche poco costoso rispetto al marmo e il palermitano Giacomo Serpotta (1656-1732) è stato definito dallo storico dell’arte, Donald Garstang, il principale artista dello stucco in Europa. Discendente da una famiglia di marmorari palermitani, quella del Serpotta fu una vera e propria rivoluzione stilistica e culturale, egli infatti riuscì a rinnovare la tecnica dello stucco in un’arte raffinata ed alla moda. La produzione serpottiana si inserisce nel grande movimento barocco seicentesco che trasformerà la città di Palermo: le sue strade, le sue chiese, le sue piazze.
Gli stucchi del Serpotta sono davvero stupefacenti: gioiosi putti, eleganti allegorie, rilievi prospettici e ornati fantasiosi si arrampicano sulle pareti degli oratori sopra, sotto e tra le finestre, creando uno spettacolo drammatico e intimo, reale e fantastico al tempo stesso.


I suoi puttini sono angeli del cielo ma soprattutto sono dei bambini rappresentati nelle diverse manifestazioni della vita: il gioco e la riservatezza, il dolore e la passione, la gioia e la sofferenza. Essi conferiscono all’ambiente piacevolezza e leggerezza. Le sue statue allegoriche sono dame sensuali ornate di piume, pizzi e merletti, leggiadre e dalle movenze eleganti.

I suoi teatrini prospettici, con minute sacre rappresentazioni, trasmettono forza espressiva e senso drammatico. Rimarrete davvero di stucco per l’armonia dell’insieme!
I tre oratori che vi consiglio di visitare si trovano nel centro storico e non molto distanti tra di loro.
L’oratorio del SS. Rosario in Santa Cita e quello in San Domenico sono nel mandamento Castellammare o Loggia, vicini al famoso mercato della Vucciria.
L’Oratorio di Santa Cita L’Oratorio SS. Rosario in San Domenico
Così dopo la visita sapete già dove fare uno spuntino tipicamente palermitano, infatti al mercato troverete dal pesce alla carne e soprattutto l’imperdibile street food locale.
Il terzo oratorio, quello di San Lorenzo, si trova nel mandamento Tribunali o Kalsa a due passi dalla chiesa di San Francesco d’Assisi e dalla Focacceria di San Francesco, famosa per la sua cucina popolare.

Siete pronti ad immergervi nella bianca atmosfera dei gioielli serpottiani?
Qui di seguito vi mostro alcune foto dei tre oratori e vi racconto la storia del mio preferito: l’oratorio del SS. Rosario in Santa Cita (Via Valverde).

La compagnia del SS. Rosario in S. Cita (o Zita) fu fondata dal padre domenicano Mariano Lo Vecchio nel 1570 e l’attuale nuovo oratorio fu inaugurato nel 1686. La compagnia era molto ricca e prestigiosa e godeva di grandi privilegi dedicandosi ad opere assistenziali.
Dal portale d’ingresso si accede ad un cortile porticato.


Salendo la scalinata si arriva ad un ballatoio maiolicato dove trova posto il mezzobusto realizzato dallo scultore Antonio Ugo raffigurante Giacomo Serpotta, che iniziò a decorare questo celeberrimo oratorio nel 1685.
L’aula colpisce per l’armonia dell’insieme in cui trionfa lo stucco: i Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi ci mostrano il cammino per la salvezza e le statue delle Virtù sono gli esempi da seguire. Al di sopra dei cosiddetti “teatrini”, raffiguranti i Misteri del Rosario, prendono posto oltre alle statue delle Virtù gli splendidi putti ritratti in pose e atteggiamenti correlati alle scene sottostanti. Teneri e paffuti, sembrano giocare interpretando a loro modo gli episodi evangelici come dei veri e propri attori.


Sulla controfacciata, centro iconografico dell’oratorio, si stende un movimentato drappeggio sorretto da una moltitudine di putti e al centro il rilievo prospettico della battaglia di Lepanto, rappresentazione della vittoria del Cristianesimo riportata a Lepanto il 7 ottobre del 1571.
Insieme all’arte trionfa anche la fede: la scena della battaglia navale è sovrastata da un cielo gravido di nuvole sulle quali la Madonna, invocata da San Domenico al quale consegna il Rosario, intercede per la flotta cristiana.
Bellissimo è anche il pavimento marmoreo policromo con simboli mariani: la rosa mistica e la stella mattutina.
Sulle pareti lunghe ci sono gli scanni lignei con intarsi floreali in madreperla e mensole scolpite con soggetti zoomorfi.
E finiamo con la zona del presbiterio decorato dal Serpotta tra il 1717 e il 1718. Ai lati dell’arco dell’abside si trovano le statue di Ester e di Giuditta che completano la celebrazione delle virtù della Vergine. Giuditta sospinge di lato la testa di Oloferne con un piede elegantemente calzato; al di sopra dell’arco, la statua della Fede, seduta su una nuvola, completa il trionfo della Lega cattolica e tutta la gioia celeste.

La splendida pala d’altare è del pittore romano Carlo Maratta con la Madonna del Rosario, la sua elegante cornice fu scolpita da Pietro Navarrino.

Tra i tanti dettagli curiosi che troverete all’interno dell’oratorio vi segnalo quello più evidente relativo alla firma che Giacomo Serpotta apportava ai suoi rilievi. L’artista si firmava usando una piccola lucertola, la “serpuzza” in dialetto siciliano, traendo ispirazione dal proprio cognome.
Se siete amanti del Barocco la città di Palermo sarà in grado di stupirvi!
Non lasciatevi ingannare dalla semplicità delle facciate perché è negli interni delle chiese e degli oratori che troverete un tripudio di marmi, stucchi e affreschi.
Meraviglia e stupore vi accompagneranno in questo viaggio nella Palermo barocca!
Mi chiamo Paola Ponte e sono una guida turistica dal 1997, laureata in Storia dell’Arte, parlo francese, inglese e spagnolo. Vivo a Palermo dove svolgo principalmente la mia professione, abilitata inoltre per tutta la Sicilia.
Le tre parole che descrivono meglio il mio lavoro sono: passione, condivisione, bellezza. E’ un lavoro emozionante e non avrei potuto scegliere di meglio. Ogni giorno è diverso, nuove opportunità, straordinarie esperienze, la fortuna di conoscere persone nuove e condividere con loro l’amore per la mia terra.
La Sicilia è una terra antica, fatta di storia, arte, leggende, tradizioni e con una natura esplosiva. Ecco perché un viaggio in Sicilia è sempre una buona idea!
Per saperne di più leggi gli articoli che ho scritto per il blog e troverai tanti consigli utili per vivere un’esperienza unica!
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