Napolitudine, un viaggio dell’anima – Cuma (NA), la foresta incantata

Quante volte da bambini abbiamo ascoltato di foreste magiche, di boschi che nelle diverse fiabe si popolavano di personaggi inquietanti, dove gli alberi o gli animali prendevano vita donandoci storie fantastiche che hanno segnato la nostra infanzia.

Pensate di ritrovarvi in una di queste foreste al crepuscolo, aspettando che l’occhio si abitui a guardare nel buio, è notte e un po’ il cuore batte nel petto per lo smarrimento di non avere punti di riferimento ed improvvisamente una piccola luce e poi un’altra ed un’altra ancora fino a diventare 10, 100, 1000 luci ovunque, tra i rami di questi meravigliosi alberi secolari.

La foresta – Foto da http://www.famedisud.it

Così la foresta prende vita, la mente torna indietro e si torna un po’ bambini capaci di meravigliarsi per lo spettacolo della natura: sono le Lucciole che nei mesi di maggio e giugno popolano la foresta di Cuma per eseguire la loro danza d’amore, regalando uno spettacolo meraviglioso e indimenticabile a chi ha la fortuna di essere lì ad osservare.

La Foresta di Cuma non è solo un luogo magico ma un ambiente dove storia, mito e natura si fondono per dare vita ad uno dei posti più affascinanti dei Campi Flegrei o campi ardenti, così chiamati dai greci per i numerosi fenomenini vulcanologici che da sempre ne caratterizzano il territorio.

La Foresta di Cuma – Foto di grandecampania.it

Ed è proprio lì dove oggi sorgono la spiaggia e la meravigliosa lecceta, che probabilmente approdarono i Greci proveniente dell’isola Eubea ne VIII a.C. fondando la Città di Cyme o Cuma e sulla sua altura l’acropoli di cui sono stati rinvenuti i resti di questa importante cittadina, strategica per la sua posizione dal punto di vista militare e commerciale.

L’Acropoli di Cuma

Oggi simbolo e custode della foresta regionale di Cuma è l’elefante: una particolare conformazione rocciosa sembra dare vita alla testa del possente animale incastonata nella roccia con la sua proboscide schiacciata, le orecchie e due cavità che fungono da occhi.

L’elefante di Cuma

Egli appare come il guardiano del lecceto superstite di una ricca foresta che un tempo doveva essere molto più estesa, il nome con la quale è conosciuta è Selva Gallinaria, grazie alla considerevole presenza nell’antichità della cosiddetta Gallinella d’acqua, un uccello acquatico dal piumaggio nero, poiché l’umidità del luogo rappresentava per questa specie un habitat naturale come oggi lo è per le lucciole.

Le lucciole da sempre hanno incuriosito gli uomini per la loro particolare capacità di emettere luce ad intermittenza e si è cercato di capire il perché di questa luce e come avvenisse il processo di illuminazione in un animale così piccolo, senza voler entrare nei dettagli tecnici che poco ci interessano e che distoglierebbero da uno degli spettacoli più poetici che è capace di regalarci la natura, basti solo sapere che di lucciole ne esistono diverse specie e che quella che popola la foresta di Cuma è comunemente chiamata Specie Italica.

La luce viene emessa da questi insetti per un processo di ossidazione del substrato fotogeno luciferina con l’enzima luciferasi in presenza dell’ossigeno.

Alcuni segmenti addominali, generalmente gli ultimi, sono trasparenti ed è qui che viene emessa questa luce fredda, con un dispendio bassissimo di energia, che l’uomo non è stato in grado ancora di riprodurre. Sta di fatto che ciò che ci interessa è che ci piace poeticamente immaginare è che la luce ad intermittenza viene emessa perché inizia il corteggiamento, il maschio e la femmina cercano di sincronizzarsi fino a trovarsi, solo la luce di uno sarà giusta per l’altra come due anime gemelle. A volare però sappiate è solo il maschio più slanciato e con ali sviluppate mentre la femmina aspetta il suo amore su un ramo una foglia o per terra emettendo la sua luce finché lui non la trova. 

Tutto questo è reso possibile perché l’inquinamento luminoso qui è inesistente e la natura è davvero rigogliosa grazie alla presenza della macchia mediterranea che in primavera riempie di profumi e colori tutta l’area della foresta e dove è possibile ammirare tutti i tipi di vegetazione, da quella costiera a quella rocciosa, dal bosco al sottobosco. Ma la foresta non è solo la natura.

Camminando all’interno di essa ci si imbatte in resti archeologici come quelli del Tempio di Iside (nella foto) o poco lontano scorgere i resti dell’acropoli oggi patrimonio custodito nel parco Archeologico di Cuma.

Infine, all’interno della foresta si trovano anche i resti di un faro arcaico che gli antichi mettevano in funzione con segnali di luce ad intermittenza, dati dalla combustione del fuoco e da cui si gode un’impareggiabile  veduta sulla lecceta ed in lontananza le isole di Ischia, Procida e tutto il litorale flegreo.

Esplorare la foresta di Cuma resta un’esperienza indimenticabile tra arte, natura e… un pizzico magia!


Ciao, sono Roberta Paparo, guida turistica della Regione Campania dal 2011 e laureata in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. Amo il mio lavoro perché adoro la mia terra e tutto ciò che di bello ha da offrire.
Lavorare come Guida mi dà al possibilità di studiare e scoprire aspetti sempre nuovi ed interessanti del territorio campano, dalle bellezze storico-artistiche a quelle del paesaggio, dalle tradizioni popolari e folkloriche alle leggende e ai miti, rinnovando le mie conoscenze e visitando luoghi diversi ogni giorno.
Inoltre, amo anche l’arte a 360°, dalle arti figurative al teatro, dalla danza alla musica. Proprio per questo, recito  nella compagnia teatrale amatoriale “Gli ardisti” da oltre 20 anni ed ho partecipato a diversi laboratori teatrali che mi hanno aiutata anche nell’approcciarmi in modo diverso rispetto ad una semplice visita guidata, cercando di coinvolgere i turisti in una esperienza che gli permetta di essere protagonisti e non passivi ascoltatori, con la speranza che tornando a casa possano portare con sé un po’ di Napoli nel cuore.

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