Hai mai fatto una vacanza in bicicletta?
Nell’immaginario collettivo la bicicletta è principalmente un mezzo sportivo o al limite per piccoli spostamenti in città e solo nelle zone dove c’è poco traffico. Invece la bici può adattarsi anche a viaggi lunghi, alla pari di altri mezzi più veloci, regalandoti, anzi, esperienze e sensazioni che non proverai con nessun mezzo a motore.
Ogni anno, infatti, sono tantissime le persone scelgono una vacanza in bicicletta; secondo le ultime statistiche ufficiali, nel 2019 ci sono state 5 mln di presenze cicloturistiche in Italia. Molti di loro non sono atleti super-allenati, ma persone “normali” come me e te. Perché lo fanno? Ognuno ha le sue motivazioni ed il suo stile, a me vengono in mente questi sei vantaggi principali.

Accessibilità: intesa in due modi, ovvero nel senso che la bici è accessibile ed utilizzabile da tutti, basta scegliere un percorso adatto o farsi aiutare dalla tecnologia (leggi e-bike) e nel senso che con la bici è accessibile tutto, anche strade e luoghi non percorribili in auto: argini di fiumi, sponde di laghi, sentieri nel bosco o tracciati ottenuti pavimentando ferrovie dismesse, che sono i miei percorsi preferiti come la Tarvisio – Grado che ti presento oggi.
Ambiente: la bicicletta, anche se elettrica, è il mezzo più ecologico che l’uomo abbia inventato, l’unico che ci permette un viaggio on the road in perfetta armonia con la natura. Magari tu nella vita di tutti i giorni non sei attento all’inquinamento e preferisci le comodità, ma ti consiglio lo stesso di provare a viaggio itinerante nella natura senza avvelenarla con i gas di scarico di un motore, ti darà una sensazione unica di pace e benessere.
Relax: ognuno di noi ha i suoi hobby preferiti, ma la bici è universale: se ne regalate una ad un bambino sarà sempre contento di poterci correre avanti e indietro ovunque si trovi. Ed anche i grandi, quando pedalano, tornano un po’ bambini ed ogni km percorso è un motivo di relax e divertimento. Se viaggiamo in auto o in moto, dopo qualche ora alla guida ci sentiamo stanchi e sentiamo il bisogno di scendere per sgranchire le gambe o di prendere un caffè per svegliarci. In bici, non ci si annoia mai, al massimo ci viene fame, ma questo può essere un vantaggio: possiamo fermarci a mangiare quello che vogliamo senza paura della bilancia.
Velocità: quelle della bici sono le migliori per un viaggio itinerante, abbastanza veloci da spostarsi da un posto all’altro e visitare posti diversi nello stesso giorno, abbastanza lento da poter godere a pieno il panorama senza che questo scappi via lungo i nostri finestrini.
Salute: non c’è bisogno di una salute di ferro per diventare un ciclo viaggiatore, ci sono percorsi facili che vengono pedalati anche da bambini. Al contrario un ciclo viaggio è l’unica vacanza in cui ti divertirai e non tornerai rammollito, ma sicuramente più in forma di come sei partito.

Quella che segue è la prima di una serie di suggerimenti per vacanze in bicicletta in Italia. Il nostro paese ha una cultura della bicicletta “arretrata”, se mi si concede il termine; noi siamo il paese di Coppi e Bartali, piuttosto che della bicicletta usata tutti i giorni da tutti, come ad es. in Austria, Germania, Olanda o Danimarca. Non è un caso che la ciclovia del Danubio (326 km da Passau a Vienna) e la ciclovia del Reno (1233 km dalla Svizzera all’Olanda) siano le più conosciute in Europa e percorse ogni anno da milioni di ciclisti di tutte le età, o che siano soprattutto gli stranieri a fare cicloturismo in Italia. Ma è vero anche che l’Italia si sta adeguando, che gli appassionati crescono sempre di più e che molte regioni si stanno attrezzando per presentare una valida offerta cicloturistica.
E sarebbe un vero peccato non farlo, perché ovunque si vada in Italia, mare, collina, valli o montagna si incontrano borghi interessanti ricchi di storia e di arte e panorami unici, potenzialmente molto più belli rispetto al paesaggio piatto e monotono del Danubio, nonostante il suo fascino innegabile. E sicuramente in Italia si mangia meglio che altrove.
L’itinerario proposto è una parte dell’Alpe Adria, uno dei tracciati internazionali più battuti e meglio organizzati che da Salisburgo porta al mare, collegando per l’appunto le Alpi e l’Adriatico. Il tratto italiano si svolge interamente in Friuli-Venezia Giulia, da Tarvisio (UD) a Grado (GO), 175 km per lo più in discesa, ben segnalato ad ogni incrocio e davvero alla portata di tutti.
Si inizia a pedalare nel paesaggio montano delle Alpi Carniche, per poi scendere verso la pianura lungo le valli del Fella e del Tagliamento. Venzone, caratteristico borgo medioevale, Udine, i resti romani di Aquileia e Grado con la sua laguna sono alcune delle località attraversate e che vale la pena di visitare.
La partenza e l’arrivo del viaggio possono essere facilmente raggiunte in treno con la propria bici, oppure si possono usufruire dei servizi di noleggio o di trasferimento privati, i cui contatti sono riportati sul sito ufficiale della ciclovia www.alpe-adria-radweg.com/it
Il sito è davvero esaustivo e contiene le mappe, le tracce GPS e tante informazioni utili sia dal punto di vista turistico che ciclistico.
Le note che seguono ne sono un piccolo estratto, arricchito dei ricordi personali della mia ciclo vacanza del 2019 lungo quasi tutta l’Adria Weg.
La road map ufficiale prevede tre tappe che sono descritte sotto, perfette per un weekend da venerdì a domenica. Ovviamente l’itinerario può essere personalizzato, variando lunghezza e durata per adattarlo alla gamba di ognuno.
PRIMA TAPPA: Tarvisio – Venzone 61km
Si parte da Tarvisio, nello spigolo di nordest della nostra penisola, posto in un triplice confine con l’Austria e la Slovenia, e pertanto un interessante crocevia di lingue e culture, come si può notare dalla sua storia e dalle sue tradizioni culinarie.

Da un punto di vista unicamente geografico, Tarvisio non fa parte della regione italiana, in quanto situata oltre lo spartiacque alpino. Questo vuol dire semplicemente che le acque del fiume che attraversa la città, il Sizza, sfociano attraverso vari affluenti nel Danubio e quindi nel mar Nero e non nell’Adriatico.
Questa curiosità ideologica ha un impatto significativo sul nostro viaggio perché per tornare nel bacino del Mediteranno bisogna scollinare i 150 m di dislivello verso Camporosso, l’unica salita vera di questo itinerario. Passato lo spartiacque la strada è perlopiù in discesa, lungo un percorso suggestivo che è stato realizzato asfaltando la vecchia ferrovia pontebbana. Parliamo di un tracciato a binario unico che costeggiava il fiume Fella, affluente del Tagliamento, con molti viadotti e ponti dal notevole interesse paesaggistico.

Si può pedalare, quindi, non soltanto su una ciclabile dedicata, ma su una vera e propria autostrada per biciclette, lontana dal traffico veicolare e ammirare sia la bellezza della natura, attraversando i boschi ed osservando il paesaggio alpino che le opere fatte dall’uomo per realizzare la strada ferrata. Ad esempio, si pedala all’interno delle vecchie gallerie (sono illuminate non temete), che soprattutto d’estate oltre alla suggestione ti regalano un piacevole fresco.
Tra i punti di interesse della tappa segnaliamo:
Pontebba (UD) Il paese, che dava il nome alla linea ferroviaria, segnava fino alla Prima guerra mondiale il confine tra Regno d’Italia ed Impero Austro-Ungarico. Il torrente Pontebba divide la parte italiana da quella austriaca del borgo e su un ponte ci sono ancora i cippi che lo testimoniamo. Nel piccolo borgo adagiato sul fianco della collina, sono degni di nota il Municipio e la chiesa di Santa Maria Maggiore.
Stazione di Chiusaforte. Con la conversione della ferrovia in pista cicloturistica, se i binari sono diventati un’autostrada, la stazione è stata trasformata in un bici-grill.
C’è una piccola ciclofficina attrezzate con chiavi, brugole, pompa e attrezzi vari a disposizione, ma legata con delle catenelle stile penne agli uffici postali, (la prudenza non è mai troppa); c’è un bar con i tavolini disposti su quella che una volta era la banchina ferroviaria, e soprattutto ci sono decine e decine di bici parcheggiate sull’ex binario di incrocio. Nell’alta stagione, è impagabile sedersi e vedere tanti appassionati, soprattutto tante famiglie, ognuno con il proprio mezzo ed i propri borsoni a godere il tuo stesso tipo di viaggio.

Venzone (UD) Per entrare a Venzone bisogna lasciare la ciclabile e percorre con cautela la viabilità ordinaria. I pericoli, chiamiamoli così, del traffico sono ripagati già soltanto dall’immagine esterna delle mura in pietra diroccate che lasciano intravedere i tetti delle case del paesino tutto stretto in un fazzoletto di terra. Il centro storico, di origine veneziana, è molto pittoresco, composto da viuzze strette decorate color lavanda. Fu distrutto dal terremoto del 1976 e ricostruito così come sarebbe apparso ad un visitatore del Medioevo, meritando la dichiarazione di Monumento Nazionale. Da visitare le mummie di Venzone, che hanno la particolarità che il processo di mummificazione è naturale a causa della presenza di solfato di calcio nel terreno.

SECONDA TAPPA: Venzone – Udine 55km
In questa tappa si lascia l’autostrada delle bici, ed i tratti su ciclabile si alternano a strade secondarie aperte al traffico, anche se scarso, eccetto in qualche attraversamento.
La partenza da Venzone è lungo il fiume Tagliamento, appena a valle della confluenza del Fella. La vista sul fiume è impressionante. Soprattutto chi, come me, viene da una città di mare ne resta colpito quando ad agosto si vede davanti un letto esteso e per gran parte in secca e popolata da bagnanti con teli ed ombrelloni, con un contrasto netto di colori tra il bianco chiarissimo della ghiaia e lo scuro dell’acqua poco profonda. La fama del fiume è legata alle vicende della Prima guerra mondiale ed alle poesie di Ungaretti, ed in effetti fino alla Guerra Fredda era considerato una difesa militare strategia.

Questa circostanza è stata la salvezza del fiume, perché per motivi militari era vietata ogni costruzione su una zona molto ampia, per cui ad oggi è l’unico fiume rilevante a non avere argini artificiali e quindi a meritare l’appellativo di “ultimo fiume selvaggio d’Europa”, la cui struttura unica a canali intrecciata è oggetto di numerosi studi.
Altri punti di interesse del percorso sono:
Gemona del Friuli. L’itinerario attraversa questa località storica anch’essa simbolo della rinascita post terremoto. Da visitare il Duomo di Santa Maria Assunta, Palazzo Elti, sede del Museo Civico, la Cineteca del Friuli, ricca di materiale sulla regione e soprattutto l’Ecomuseo delle acque del gemonese. La sua filosofia di museo diffuso che ha l’obiettivo di far conoscere ed apprezzare le natura e le opere di sfruttamento sostenibile delle acque si sposa perfettamente con quelli di un cicloturista.
Osoppo. Ospita il Parco naturale del Rivellino ed i resti della fortezza bellica con Vista mozzafiato sulla valle del Tagliamento.
Udine La città è considerata la capitale del Friuli, mentre Trieste fa parte della Venezia Giulia. In città ci sono numerosi musei tra cui il palazzo Patriarcale che ospita le gallerie del Tiepolo, pittore veneziano che proprio a Udine ha raggiunto la maturità artistica e in cui ha ricevuto numerose commissioni.
Dopo una passeggiata per i musei, o tra piazze e palazzi dal fascino veneziano (si dice che piazza Libertà a Udine sia “la più bella piazza veneziana sulla terraferma”, è d’obbligo provare rito del tajut.
Si tratta di una tradizione friulana di bere, uscendo dal lavoro al tardo pomeriggio, un “tajut” di vino accompagnato da prosciutto (San Daniele) e formaggi locali. Non è chiaro cosa significhi esattamente il termine tajut, ci sono diverse interpretazioni possibili, quello che è certo è che ci sembra il modo migliore per concludere un giro in bici.

TERZA TAPPA: Udine – Grado 59 km
Ci si lascia alle spalle la città di Udine, dove si è costretti a pedalare per qualche tratto sulla viabilità ordinaria e si riprende l’itinerario ciclabile verso il mare. Dopo un tratto sterrato si entra a Palmanova, città fortificata veneziana a pianta stellata e patrimonio Unesco. Icona della fortezza sono le tre porte monumentali di accesso, che rendono quasi d’obbligo un selfie mentre le si valicano in bici.
L’itinerario poi tocca Strassoldo ed i suoi due castelli e Cervignano del Friuli per giungere ad Aquileia, città romana e capitale storica del Friuli. Qui è d’obbligo una sosta per visitarne gli scavi, considerati il più importante sito archeologico del Nord Italia, dove è possibile ammirare il porto fluviale, il foro romano e resti di case, oltre alle testimonianze, come la Basilica di Santa Maria Assunta, del periodo medioevale in cui la cittadina assunse il ruolo di centro propulsore del Cristianesimo nell’Europa Centrale.
Superata Aquileia, detta anche la seconda Roma, ci dirige verso la prima Venezia, ovvero Grado destinazione conclusiva del nostro viaggio. Si torna a pedalare sul tracciato della vecchia ferrovia, fino alla stazione di Belvedere, dopo la quale, nonostante un breve inevitabile tratto sulla trafficata SR352, si attraversa la laguna godendo di un panorama mozzafiato.


Gerardo Della Greca
Classe 1981, salernitano di nascita e residente a Milano da una decina d’anni. Ho da sempre la passione per i viaggi, il cibo, la bicicletta e l’ambiente, che racconto sul mio blog Ruote e Ruoti. Organizzo “pubblicamente” escursioni in bicicletta, di uno o due giorni, da volontario per alcune associazioni di cui faccio parte o per la scuola dei miei figli.
Sul blog racconterò soprattutto le mie esperienze, come ciclo-viaggiatore o come ciclista urbano, sperando di farvi conoscere il piacere di un bel giro in bicicletta e di una bella mangiata e bevuta al termine della pedalata. Se convincerò un solo lettore a mettersi sui pedali, mi riterrò completamente realizzato!
Contatti
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[…] Se sei nato alla sinistra del Garigliano, probabilmente conoscerai la Val Brembana solo tramite il film “Totò, Peppino e la Malafemmena” ed invece questa valle esiste veramente e verrà scoperta assieme in questa prima tappa. Il ghisa che la nomina nella famosa scena di fronte al Duomo di Milano, forse ci andava in gita domenicale, in auto oppure in treno, dal momento che, quando è stato girato il film negli anni ‘50, era ancora attiva la linea ferroviaria che collegava Bergamo a Piazza Brembana. Quella linea è stata dismessa nel 1966 ed oggi, sul suo posto è stata progressivamente realizzata una pista ciclabile, offrendoci una possibilità decisamente più lenta e piacevole di visitare la Valle, così come fatto su altre tratte dismesse in Italia (scoprile cliccando qui). […]
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