Natura & Avventura – Escursione tra Piemonte e Liguria

Tra mare, pianura, Alpi ed Appennini

I monti tra Liguria e Piemonte celano tra le loro valli e i loro picchi, torrenti, prati, boschi, arbusteti e rocche impervie. Qui, trovano la loro casa, animali e piante; specie comuni e meno comuni che rendono questi ambienti, ognuno unico a modo suo.

Sul lato piemontese troviamo il paese di Ponzone, un comune dalla grande superficie che racchiude diverse frazioni. Tra quelle che si spingono di più verso il mare, troviamo Moretti; una piccola borgata di case dalla quale durante le giornate più terse, guardando ad Ovest si può ammirare sua maestà il Monviso, mentre guardando verso est, si osservano i picchi appenninici che danno inizio alla lunga catena.

Oggi ci troviamo qui; siamo a non molti chilometri di distanza dai comuni di Acqui terme ed Ovada e pochi chilometri alle spalle del parco del Beigua. L’ambiente che ci circonda, ha un qualcosa di propriamente montano.

A mano a mano che dalla città saliamo per arrivare a fare un’escursione da queste parti, notiamo che nel giro di pochissimi chilometri, il verde aumenta, i pendii si fanno sempre più scoscesi, le case si riuniscono in piccole e simpatiche borgate oppure fanno capolino tra le fronde degli alberi.

Un senso di tranquillità ci pervade mentre guidiamo su queste strade; non siamo che a due passi dalla città, ma questa, ci sembra già lontanissima dopo pochi minuti.

In questa località ci sono diversi sentieri che ci permettono di apprezzare tutte le peculiarità paesaggistiche che questo tratto di appennino ci può offrire; uno di questi è il sentiero dei Pianazzi: un sentiero di discreta lunghezza che impegna non poco ma che ci porta a visitare una grande varietà di ambienti.

Partendo dal paese e scendendo di quota si raggiungono ambientazioni tolkieniane in cui ci possiamo aspettare di trovare le guardie di Galadriel che ci conducono nelle capanne del regno boscoso degli elfi; boschi umidi che regalano scorci poetici si dipanano lungo le valli e offrono casa a moltissime specie animali striscianti, volanti e reptanti.

Questi boschi sono attraversati da ruscelli brulicanti di vita acquatica e anfibia. Non è raro imbattersi in viscidi animali che passeggiano lungo che rive umide, come rane rosse (Rana sp.), rane verdi (Phelophylax sp.) e salamandre (Salamandra).

Antiche tracce della storia dell’uomo locale compenetrata con la natura del luogo si mostrano con antiche costruzioni che ci lasciano incantati nonostante le condizioni di abbandono in cui versano. Osservando con più attenzione è possibile notare come anche il suolo e le piante, in certi punti sono disposti secondo forme ben precise e non naturali. Anche queste sono tracce di antiche attività antropiche: l’uomo modifica l’ambiente in base ai suoi scopi e questo ritorna a vivere adattandosi alle forme imposte dall’uomo, le quali scompariranno solo decenni più tardi. Con un occhio attento, è possibile osservare resti di alcune carbonaie, antichi siti utilizzati per la creazione del carbone.

Anche qui, come in altri sentieri già esplorati nella mia rubrica, possiamo trovare le tracce del lupo e come al solito, non dobbiamo preoccuparci dal fatto che stiamo camminando nel suo territorio; Ezechiele non è interessato a noi, non rappresenta un pericolo per l’uomo e se troviamo qualche impronta o altre tracce della sua presenza dobbiamo solo ritenerci fortunati di aver avuto un qualche tipo di avvistamento di questa specie.

La roccia del posto è roccia serpentinitica, non ricordo se ne avessi già parlato negli scorsi articoli, per cui il “pippone” lo faccio qui: la serpentinite è una roccia metamorfica derivante da rocce magmatiche che può assumere colorazioni che vanno dal blu al grigio al verde (il colore che le ha fatto assumere un nome che ricorda i serpenti). Questa roccia può mostrare forme strane e curiose dovute agli antichi movimenti a cui è andata incontro nel periodo in cui si sono formati questi monti. Una sua particolarità è quella di contenere grandi quantità di magnesio, che nonostante sia un componente della clorofilla, a volte, in quantità troppo elevate, può risultare dannoso per alcune piante che presenteranno forme sofferenti quasi come se avessero subito incendi.

Questo sito, fa parte del complesso geologico denominato “Gruppo di Voltri” che, a causa dei fenomeni tettonici che hanno portato alla sua formazione, è stato definito come punto di confine tra Alpi ed Appennini.

I panorami che ci si aprono innanzi lungo il cammino, sono letteralmente mozzafiato; le ambientazioni tolkieniane proseguono man mano che si cammina sui sentieri che percorrono a mezza costa i rilievi che circondano le vallate. Sui versanti si alternano rocce e boschi mentre di fronte a noi si aprono scenari immensi.

Nel cielo, con un po’ di fortuna si possono avvistare rapaci quali la poiana (Buteo), l’astore (Accipiter gentilis) o il biancone (Circaetus gallicus) mentre tiene qualche serpente tra le grinfie. Quest’ultimo è un bellissimo rapace migratore che torna in questi luoghi nei primi giorni di primavera dopo aver svernato in Africa.

Come già accennavo pocanzi, il sentiero, come un po’ tutti i sentieri della zona è discretamente impegnativo e non è per improvvisati escursionisti della domenica il cui tragitto preferito è quello tra il divano e il bar; infatti, sono frequenti i tratti di terreno instabile e le salite; in particolare, a metà tragitto è presente una salita notevole che può sfiancare anche i più allenati. Giunti in cima, i sopravvissuti potranno osservare il panorama dal punto più suggestivo.

Oltre ai più comuni mammiferi come il capriolo (Capreolus capreolus) e il cinghiale (Sus scrofa), in questa zona è comune incontrare il muflone (Ovis musimon), una grande capra con corna possenti che ruotano all’indietro. Possiamo avvistarne alcuni che vagano da soli o avvistarne branchi che non si fanno problemi a scalare anche i più ripidi pendii.

Dopo aver passato ore ad attraversare le vallate boscose e ripide rocche, arriviamo in cresta dove i boschi si alternano a praterie punteggiate di freddissimi stagni alimentati da falde sotterranee. Qui, dove antiche case e antichi muretti a secco, aggiungono un valore storico oltre che naturalistico al sito, all’imbrunire, si possono osservare i cervi volanti (Lucanus cervus) che svolazzano da un albero all’altro. Questi sono i classici coleotteri lunghi qualche centimetro dotati di un paio di potenti tenaglie sulla testa; non vi auguro il piacere di essere pinzati.

Su questa cresta si può letteralmente osservare il panorama a trecentosessanta gradi: alla sera verso sud, si possono intravedere le luci di Genova, oltre i monti, mentre dalla parte opposta le luci dei noiosissimi centri abitati in uno scorcio di Palude Padana, ehm no…volevo dire Pianura padana, sorry.

Il momento del tramonto in cresta ci offre uno spettacolare skyline delle Alpi occidentali (a condizione che il cielo sia limpido) e la possibilità di osservare alla luce della luna, alcuni lavori di fine ingegneria: le grosse tele da parte di alcuni araneidi (Araneus sp., in particolare Araneus angulatus) che si preparano alla caccia notturna.

Lungo il sentiero ci si potrà fermare a tirare il fiato e fare qualche foto presso l’area attrezzata del bivacco dei pianazzi prima di concludere l’anello e scendere al paese per la consueta birra di fine escursione.

Le camminate mettono fame e sete per cui è bene rifocillarsi al termine di un’escursione, e perché no, iniziarne una dopo aver preso un bel caffè, può farci partire con l’umore giusto.

Quindi, prima e dopo aver fatto trekking in questa zona, possiamo passare in paese al bar di ASD La Ventura, l’associazione locale che oltre a sfamare i camminatori, organizza escursioni sul territorio avvalendosi di guide molto competenti. I due boss, Ale e Ricky, vi aspettano per parlare di Natura & Avventura.

Anche per questa volta di animali, rocce e piante ne abbiamo viste. Nei prossimi articoli si parlerà di nuovo di natura o ricominceranno le avventure tra roccia e acciaio? Chi lo sa…nel mentre continuiamo a camminare, seguiamo le tracce e ogni tanto, usciamo dal sentiero e facciamoci guidare dalla nostra curiosità per andare esplorare ogni anfratto che pare nascondere cose insolite.

Namasté!


Ciao a tutti, mi chiamo Matteo, e la natura è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Questa passione mi ha accompagnato durante la mia crescita, finché non è sfociata in determinazione nel volerla trasformare in una professione. Ho frequentato così un percorso universitario a tema ambientale naturalistico che mi ha dato modo di ampliare ed approfondire nel modo migliore le mie conoscenze in materia e, successivamente, spinto dal voler trasmettere le sensazioni che la natura può regalare, sono diventato guida escursionistica. Inoltre, faccio parte dell’associazione Docet Natura e collaboro con ASD La Ventura. Provo un’immensa soddisfazione nel vedere i sorrisi e gli sguardi pieni di meraviglia nelle persone che scoprono la maestosità di piccoli fenomeni naturali, a loro poco prima sconosciuti.
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Email: msp.90@hotmail.it 
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