Oggi vi porto a Teatro a Palermo.
E probabilmente vi chiederete in quale dei due di questa grande città!
Beh, sì, perché a Palermo non ci facciamo mancare proprio nulla e per una città così opulenta, in effetti, due teatri rappresentano l’orgoglio del mettersi in mostra che ha reso Palermo in quegli anni la capitale europea della Belle Époque.

Poiché i piccoli teatri già esistenti a Palermo non erano più in grado di ospitare il sempre crescente pubblico della nuova società borghese, nel 1865 venne bandito un concorso per la costruzione di un teatro diurno polivalente, un grande anfiteatro a cielo aperto fuori Porta Maqueda ed all’inizio della strada che ha preso in seguito il nome di Via della Libertà, la nuova arteria della città in espansione.
La progettazione del teatro venne affidata al giovane architetto Giuseppe Damiani Almeyda, tenendo conto che in quegli stessi anni si provvedeva alla progettazione di un altro teatro (il teatro Massimo, inizialmente destinato a soddisfare il bisogno aristocratico di un teatro lirico adeguato alle esecuzioni del grand opéra).
Il Teatro Politeama doveva essere dedicato al godimento ed allo svago di un pubblico “popolare” immaginando per lo stesso produzioni quali operette, lavori comici e drammatici, veglioni, feste e perfino spettacoli circensi ed equestri.
Da qui il nome “Politeama” (dal greco “πολύς” molti e “θεάομαι” osservare, guardare): molti temi.

Progettato in origine dunque come teatro diurno all’aperto, il teatro Politeama venne realizzato a più riprese per svariati motivi, spesso legati a questioni finanziarie che lo portarono addirittura all’eliminazione di molti lavori di abbellimento.
Per il progetto, Giuseppe Damiani Almeyda si ispirò ai modelli del classicismo accademico in voga alla fine dell’Ottocento, in particolare a quelli del “teatro-circo” e del Pantheon del periodo romano, in cui l’arena centrale era il vero luogo di scena, la copertura era costituita da un grande telo e gli animali entravano dal lato posteriore dell’edificio, dove ancora troviamo incisa la scritta “cavallerizza”.
Attualmente, la forma semicilindrica del prospetto nasconde una sala a ferro di cavallo con due ordini di palchi ed un profondo loggione. Nel 1868 infatti venne deciso di trasformare l’anfiteatro in una sala teatrale in modo da poter ampliare l’offerta di spettacolo anche con lavori di musica e di prosa, modificando perciò i piani progettuali che prevedevano la scena centrale a mo’ di arena romana.
Il 7 giugno 1874 fu finalmente inaugurato, anche se incompleto, con la rappresentazione de I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini.

La copertura venne realizzata in seguito con una struttura in metallo dalla Fonderia Oretea nel novembre del 1877 e considerata per l’epoca opera di grande ingegneria. All’interno, a memoria della vocazione originaria del circo-teatro, il soffitto si presenta con una copertura in legno che rappresenta la grande tenda di un circo.
Gli ultimi lavori, di abbellimento, furono realizzati nel 1891 in occasione della grande Esposizione Nazionale a Palermo, occasione per la classe alto-borghese palermitana di dar voce al proprio sfarzo, a dispetto della rivalità con la classe aristocratica, ormai sempre più decadente seppur blasonata.
A questa data risale, infatti, l’apertura ufficiale in cui, alla presenza di re Umberto e della regina Margherita, fu rappresentato l’Otello di Verdi.
A sottolineare ancora l’ispirazione di matrice classica, accentuata dai colori e decorazioni in stile pompeiano, ‘ingresso è costituito da un arco di trionfo sormontato da una Quadriga bronzea rappresentante il “Trionfo di Apollo ed Euterpe”, opera di Mario Rutelli, fiancheggiata da una coppia di cavalli bronzei e cavalieri modellati da Benedetto Civiletti rappresentanti i “Giochi olimpici”.
È curioso sapere che questo imponente gruppo scultoreo che domina la piazza dall’alto rimase un monumento di cemento posato a terra nella piazza lontana dal tetto del teatro per molti anni, fino a quando trovò la collocazione attuale soltanto nell’aprile del 1930 quando, lasciato lo stato provvisorio del cemento, diventa bronzeo.



A dispetto dei 5000 posti originari, oggi il teatro può ospitare solo 950 persone a sedere ma è uno dei teatri più ambiti per i concerti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.

L’interno è finemente decorato con motivi in stile neoclassico e pompeiano, senza far mancare motivi di matrice locale con marmi che riportano l’aquila reale, simbolo di Palermo.
E se questo teatro venne in origine concepito per la borghesia, non possiamo certo immaginare che l’antagonista aristocrazia ne prendesse posto. Eh no! Infatti per quello nel frattempo, si provvide subito a realizzare quello che sarà destinato ad essere, con i suoi 7.700 m², il teatro più grande d’Italia, inaugurato definitivamente nel 1897 quando Palermo era già la conclamata capitale europea del Liberty e l’alta borghesia cominciò a prendere posto anche sulle poltrone aristocratiche.

Il teatro Politeama Garibaldi, tutt’oggi in funzione, è visitabile ogni giorno, per scoprire le bellezze delle sue sale, fino al punto panoramico sui tetti, a sentirsi quasi in trionfo accanto alla quadriga di Apollo e con la piazza ai propri piedi.
Sono Loredana Cannova, guida Turistica Sicilia, abilitata in francese e inglese. Appassionata viaggiatrice fin da bambina, mostro il legame con la mia terra anche nelle vesti di youtuber e decoratrice in cui esprimo l’energia dei suoi colori e tradizioni.
Partendo dal concetto che la Sicilia sia da vivere con tutti e 5 i sensi, vi svelerò il fascino della Sicilia attraverso aneddoti storici ed intrecci culturali… ma le mie grandi passioni sono Street food e tradizioni popolari: non lascerò mai andar via un visitatore senza avergli fatto vivere l’esperienza del buon cibo siciliano.
Passeggiate per Palermo o Tour di Sicilia, vi faranno lasciare quest’isola con la voglia di tornare.
Email: loredanacannova@gmail.com
Instagram: @lori.can
Clicca qui per visitare il canale Youtube