Finestra sull’Arte – L’enigmatico Narciso di Caravaggio

Narciso, 1597-1599, Galleria nazionale d’arte antica, Palazzo Barberini, Roma.

La Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma ospita una delle nostre più ricche e interessanti collezioni di dipinti caravaggeschi, di opere, cioè, realizzate nel Seicento da artisti diversi, influenzati in vario modo dal potente e innovativo linguaggio pittorico di Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610). Nello stesso museo sono inoltre conservate tre tele molto conosciute, presentate al pubblico come originali del pittore lombardo: Giuditta e Oloferne, San Francesco in meditazione e Narciso.

Quest’ultimo è un personaggio della mitologia greca, un cacciatore, famoso per la sua bellezza. Figlio del dio fluviale Cefisio e della ninfa Liriope, nel mito appare incredibilmente crudele. Si racconta che non ricambiò la travolgente passione di Eco e per questo fu punito dalla dea Nemesi che lo fece innamorare della propria immagine riflessa per poi morire consumato da questa vana passione. Il mito di Narciso è presente sin dall’antichità, grazie alle Metamorfosi di Ovidio e ai racconti di Pausania, godendo poi di una potente eco nel Rinascimento, grazie a Leon Battista Alberti, che lo introduce nel suo trattato, De pictura pingendi, del 1435. Di questo mito si conoscono anche altre due versioni: secondo quella ellenica, Narciso si sarebbe suicidato con una spada, dopo aver compreso di non poter avere l’amore del suo riflesso; in quella beotica di Pausania, Narciso, specchiandosi nell’acqua, vide il riflesso della gemella morta e lì rimase, guardando la sua immagine per consolarsi della perdita, fino a morire di stenti. Anche il testo di Leon Battista Alberti risulta di grande importanza, poiché definisce Narciso come l’inventore della pittura ed il dipingere diventa l’abbraccio della superficie, in cui il giovane si specchiava.

Queste riflessioni di Alberti ritornano nelle concezioni pittoriche di Caravaggio, il quale rende il suo Narciso una metafora dell’arte pittorica, che viene vista come un rispecchiamento della realtà. Il rimirarsi di Narciso nella fonte va a riprendere, quindi, un concetto fondamentale riguardo l’origine della pittura, che ha una tradizione classica di lunga durata, ripresa nella cultura umanistica. È presumibile che Caravaggio abbia tratto l’ispirazione per il suo dipinto da questi due testi, lavorandoci poi negli anni del pieno inserimento nella cerchia del cardinale Del Monte a Roma.  

Dettaglio

Per quanto riguarda il dipinto di Caravaggio, è interessante notare come l’artista abbia ripreso alcuni dei tratti stilistici caratteristici di artisti precedenti, di cui un esempio è lo sfondo nero, tipico dei quadri fiamminghi, oppure l’attenzione alla fisionomia del modello, tema ricorrente in tutto il Cinquecento. Bisogna sottolineare, però, che ci sono anche delle originalità, come la scelta del momento da dipingere; infatti, Caravaggio si distingue dagli artisti che hanno ripreso questo mito per l’attimo che decide di rappresentare; la scena si focalizza sulla scoperta di Narciso di se stesso, quindi l’attimo esatto dell’inizio della sua rovina.

È notevole, inoltre, l’assenza della ninfa Eco, che invece appare nell’opera di successiva di Poussin (Eco e Narciso, 1627-1630), ripristinando l’attinenza al testo classico.  

Nicolas Poussin, Eco e Narciso, 1627-1630, Museo del Louvre, Parigi.

Di particolare interesse è anche lo stile utilizzato da Caravaggio per compiere quest’opera. L’artista gioca con il ruolo dell’ombra e cerca di fissare la transitorietà del momento con i colori, i rapporti chiaroscurali e le ombre. Un dettaglio fondamentale, in questo caso, è la scurezza del riflesso di Narciso; il doppio del protagonista presenta delle forti ombreggiature sia sul corpo sia sulle vesti, come se l’acqua stessa fosse stata contaminata dal colore. Questo dettaglio, però, è in antitesi con il testo ovidiano, che descrive la fonte come «una fonte che splendeva come argento liquido, non contaminata» (Le metamorfosi, Bur, 2013, p. 195). Inoltre, come segnalato da Rossella Vodret, Caravaggio dipinge un’immagine che guarda sé stessa riflessa nello specchio d’acqua (Vodret, 1995, p. 170).


Una prima laurea in Scienze dei Beni culturali e una specializzazione in Storia e critica dell’arte. Convinta aspirante insegnante, milanese di nascita, amante di tutto ciò che è artistico!
La rubrica “Finestre sull’arte” nasce per raccontare e condividere con voi ciò che conosco su opere, artisti e correnti artistiche, raccontandole in brevi articoli di pochi minuti, come se fossero delle vere e proprie pillole da assumere una volta al giorno. Perciò, se siete interessati ad approfondire la vostra conoscenza su questi temi, date un’occhiata ai miei articoli sul blog!
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